A tu per tu con il padre putativo degli X-men
30 ottobre. La sala stampa del Lucca Comics 2019 accoglie con uno scrosciante applauso Chris Claremont, il padre putativo dell’universo mutante della Marvel. La conferenza si apre subito con il tema centrale della manifestazione: la diversità ed il suo abbracciarla, uno dei temi centrali delle opere di Claremont, oggi più che mai importante. Così il grande autore ci parla di New York, e di tutte le sue sfaccettature; New York è un melting pot di cultura e di sapori, dove si può trovare di tutto (tranne la pizza deep dish, lo scrittore ci tiene a ricordare) in poco spazio, e proprio da quell’ambiente Claremont ha assorbito tutto quello che c’era da assorbire, per poterlo canalizzare nei suoi X-men.

Si è poi parlato della collaborazione con Bill Sienkiewicz e del loro lavoro sui Nuovi Mutanti, testata che viene rivitalizzata per gli 80 anni della Marvel, dallo stesso team creativo. Claremont racconta di come Bill sia un artista unico nel suo genere e di come si sia evoluto in un grande artista moderno. Lavorare bene con lui è stato come scrivere un nuovo numero della serie, solo con un tempo di gestazione un filo più lungo. Claremont e Sienkiewicz inoltre, vorrebbero ripetere questa esperienza.
Abbiamo è poi chiesto che cambiamenti ci vorrebbero nel sistema del mondo del fumetto, ma l’autore è stato molto serafico: come impiegato freelance, crede che la compagnia sappia come muoversi, come scrittore ha molte idee ma non si sposano troppo bene con quelle dell’impiegato.
Ovviamente non si poteva tacere sui fim degli X-men: a Claremont alcuni sono piaciuti e altri meno, ha parlato di come X-men del 2000 abbia canalizzato perfettamente l’essenza di Wolverine, di come il suo film preferito sia Giorni di un futuro passato, e come secondo lui Dark Phoenix non fosse un brutto film. Ha infatti espresso il suo apprezzamento per il cast ed il regista, ma purtroppo, secondo lui, era un film molto poco degli X-men.

Inoltre, avendo iniziato la carriera come attore da giovane, Claremont non ha potuto non vantarsi di aver conosciuto alcuni dei suoi miti come sir Ian Mckellen.
La discussione si è poi spostata sul target dei lettori e Claremont sostiene che le grandi regole e la censura del periodo in cui il nostro scriveva fumetti, lo hanno aiutato molto nel processo. È infatti riuscito a creare un mondo che ad una prima lettura era adatto ai bimbi, ma ad una seconda lo era anche per gli adulti, creando una sottigliezza pari a molti autori come Walt Simonson, che permette a tutti di usare la propria immaginazione al meglio.
Abbiamo poi concluso parlando di storie lunghe e Claremont ci ha spiegato come, sebbene a lui piaccia pianificare a lungo, spesso i piani vengono modificati in itinere anche grazie alle idee degli artisti che hanno lavorato con lui, come Dave Cockrum che ha aiutato a dare forma al personaggio di Nightcrawler, e John Byrne a quello di Wolverine. Claremont vuole che i lettori vedano quello che vede il team creativo nei personaggi: delle cose molto, ma molto fighe. E a volte anche disgustose.

Si è poi parlato dell’importanza dei grandi editor, che riescono a potare le idee delle storie a renderle migliori, e si è anche citato Jack Kirby, il re del fumetto, che invece dell’editor, secondo Claremont, non ne aveva bisogno perchè le sue idee erano talmente tante, che sfoltirle sarebbe stato impossibile.E per quanto riguarda il successo di una testata, Claremont non sa come succeda, ma sa quanto questo sia una fusione di momenti e persone giuste. E se in corso d’opera si capisce di avere qualcosa di grosso, allora bisogna solo pigiare il piede sull’acceleratore e godersi la corsa.
Così si è esaurita la lunga – ma mai noiosa – chiaccherata, con uno dei pilastri del fumetto mondiale, lasciandoci in attesa di vedere cos’altro tirerà fuori dal cilindro per i suoi lettori.
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