A tu per tu con l’erede dei paperi di Carl Barks
Don Rosa entra in sala stampa con un bel cappello a falde larghe ma ha fretta perchè ha lasciato 300 persone in fila per una firma, e a Don Rosa piacciono molto i fan. Sono loro che gli hanno dato la forza per continuare a lavorare per 20 anni sui paperi Disney, che Don Rosa però non ama definire così. Li definisce Paperi di Carl Barks.

A Don Rosa la Disney, ma di base tutto il sistema dei fumetti americani, piace molto poco: c’è un genere solo ormai, non come quando leggeva i fumetti da bambino. Gli autori, lui compreso, prendono ormai un retribuzione molto magra mentre le compagnie fanno i milioni. Non è un questione di soldi per il maestro, ma una questione di rispetto; il nostro non vuole che il suo nome compaia su prodotti scadenti ed infatti, su quel nome, Don Rosa ci ha messo pure il copyright.
Per l’autore il lavoro è tutto: lui non fa neanche il turista per le fiere come queste, anche perchè si sentirebbe in colpa a farlo senza la moglie.
Don ci racconta di come ha iniziato a raccontare storie, e lo ha fatto raccontando cose a se stesso, nel mezzo del nulla dove era cresciuto, per tenersi compagnia e mischiando i fumetti di sua sorella ai vecchi film. E fra quei fumetti c’erano i paperi di Carl Barks, un amore a prima vista per Don Rosa, che però ora è piuttosto risentito per il fatto che non siano più molto conosciuti in America, patria che di solito punta a creare un monogenere che oggi è quello dei supereroi.

Il nostro è stanco, indispettito e passionale, ma la sua voce ed i suoi modi garbati, anche quando è arrabbiato, sono ipnotici e continuiamo ad ascoltarlo rapiti. A Don non piacciono gli adattamenti dei lavori di Barks, non piace che altri si prendano il merito per cose non loro, e che il sistema non premi gli autori. Se potesse, starebbe fuori dal mondo del fumetto, ma i fan, e non lo dice per piaggeria, lo spingono ad andare oltre, a spingere per dare sempre di più, lavorando anche dieci ore al giorno.
Ma solo per i fan, Don è stato categorico: non lavorerà mai più ai fumetti, perchè sebbene sia innamorato dei paperi e sia contentissimo quando incontra un uomo coi capelli bianchi che è un fan di Barks come lui, semplicemente hanno ucciso la sua voglia di lavorare in quel mondo. Don ha altre cose a cui pensare: la sua tenuta di 38acri, le sue collezioni di libri, fumetti, flipper e molto altro.

Tratto caratteriale che condivide col suo Paperone, che il nostro ha deciso di scrivere come un personaggio non solo avaro, ma avido di esperienze e di trofi, il più duro dei duri, il più furbo dei furbi e colui che fa quadrare i conti, per ottenere alla fine il suo trofeo, che è poi una grande e bellissima avventura. Don vuole solo intrattenere con le sue opere, e spera di aver fatto un buon lavoro.
Se ci è permesso, per noi ha fatto un lavoro magnifico
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