Abbiamo incontrato Frank Miller a Lucca Comics 2016-Speciale

Un vero evento pulp, ed esclusivo!

Ore 14.14, Sala Stampa del Lucca Comics. La conferenza con più presenze a Lucca di sempre secondo gli organizzatori. Giornalisti e fotografi aspettano tutti lui. E poi, entra in scena. Un piccolo uomo in nero, con indosso un cappello. La sala si riempie di un applauso, di click di macchine fotografiche, ma il rumore si placa appena lui parla. E’ Frank Miller. E tutti lo ascoltiamo rapiti.
Per motivi di salute e di impegni, l’incontro durerà 25 minuti, nel quale chi vuole sarà libero di porre domande ad uno degli scrittori che più ha influenzato il fumetto americano.

Ovviamente, si parla di fumetti. Miller racconta del suo prossimo progetto, Xerxes, prequel di 300, ma con un’idea molto più “mistica”, uno studio che racconterà il re del Persia, e le sue origini, ed inoltre mette in chiaro che finchè il nostro sarà in vita, non metterà mai la parola fine alla sua Sin City.
Sempre a proposito di questo argomento, si parla di Ava Lord, personaggio che è sia Femme Fatale, sia donna in pericolo. Per il suo autore, lei è Femme Fatale e basta, epigono del male, capace di diventare il sogno di ogni uomo. E per alcuni, il sogno è una fanciulla in pericolo.
Viene anche buttata un’idea per un sequel dell’opera Ronin, che vedrebbe Casey, la protagonista femminile, combattere demoni nel futuro.
Alla domanda se Miller abbia ancora dei progetti su Devil, viene data risposta negativa, ma una storia su Elektra non gli dispiacerebbe, sopratutto perchè Elektra è rimasta morta a lungo. Miller la vede come un personaggio che è riuscita a sfuggire al suo destino, di essere morta fin dalla sua creazione.

La conversazione vira poi su Batman e su come il fumettista del Maryland abbia segnato la sua storia.
Batman è parte di un pantheon, di personaggi che sono come dei, come icone. GLi unici suoi pari sono Superman e Wonder Woman, ma solo Batman non ha superpoteri. Quello che lo rende un’icona è la sua furia infinita, la sua sete innata di giustizia, e il suo genio. Il Batman di Miller è molto emotivo, come il suo autore, che rivela anche come la sua opera Sacro Terrore – che vede uno pseudoBatman combattere i terroristi – fosse uno risposta di pancia con cui stava cercando di canalizzare la rabbia del pubblico. Avere questa visione di Batman così forte, non ha reso difficile però collaborare con Brian Azzarello, che Miller vede come uno degli uomini più intelligenti che conosca, e come un autore che ha un grande senso della storia. Anche il Batman di Brian, sempre secondo Miller è molto intelligente.

Anche il cinema è stato ampiamente citato, anche perchè Miller non fa segreto di voler tornare a fare film. Inoltre, lo scrittore ci rivela che il suo film preferito è Mezzogiorno di Fuoco, mentre il suo cinecomic preferito resta il primissimo Superman di Richard Donner. E proprio sui cinecomic, il nostro aveva da dire che è normale che in una trasposizione da carta a pellicola, qualcosa si cambi. A volte il cambio funziona, a volte no. Il primo Superman e 300, sono esempi di trasposizioni migliori degli originali per Miller.
Infine, non sono mancate le domande personali, come il suo rapporto con Dio che Miller giura di non aver mai incontrato. Si parla poi del modo con cui il nostro ha fatto evolvere i supereroi: il fatto non viene negato, ma lo scrittore afferma anche che non può prendersi tutto il merito, poichè il cambiamento è stato figlio del periodo, e successe anche grazie ad altri scrittori come Alan Moore. Non manca però un tagliente commento sul fatto che questo cambiamento abbia anche ispirato fumetti molto pretenziosi.
L’amore per il noir nasce dallo Spirit di Will Einsner, e dai film francesi che hanno inventato il genere (oltre ad un buon numero di romanzi di Mickey Spillaine). Sorge anche una domanda su che cosa ci sia ancora da decostruire, ma non sono cose a cui il nostro pensa più.

Miller risponde anche a domande sulla violenza, la quale certo non risolve nulla (altrimenti non avremmo bisogno di polizia ed esercito), ma che comunque è un ingrediente stabile del genere d’avventura e che il nostro si ritiene molto bravo ad illustrare. Interrogato sul perchè si debbano affrontare situazioni complesse nei fumetti, la risposta che viene data è molto semplice: il lavoro di Miller non è quello di dire cosa fare o pensare, è quello di raccontare una buona storia. E il suo stile è quello di dire le cose come stanno. Anzi, Miller si vede come un cartoonist, un autore di Comics book, libretti divertenti, il cui compito è prendere in giro tutto quello che è stupido.
Non sono neanche mancate domande su Trump, davanti alle quali Miller ha avuto reazioni molto divertenti, sostenendo che fosse un modo per umliarlo. Se Batman è un personaggio finto, Trump è un pagliaccio molto reale, secondo lo scrittore. E peraltro, coi capelli arancioni.
Infine, viene fatta una domanda su Superman. Perchè non piace a Miller? Alla quale viene risposto che non è vero. Lui ama Superman. E se lo scrivesse, lo adoreremmo tutti.

E così, senza clamore, l’intervista finisce. Il maestro sparisce fra la folla, e tutto torna alla normalità. Se non fosse che abbiamo avuto il piacere di parlare per 25 minuti con una leggenda.

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