Riflessioni fra un gioco e l’altro
Da buoni appassionati di videogiochi, noi della redazione di GameSailors sappiamo bene che parlare di console ed avventure virtuali con gli amici è spesso la parte più divertente di tutto l’apparato videoludico.
Discutere per ore in qualunque luogo se questa o quella scelta narrativa sia stata intelligente o meno, raccontarsi i punti in cui siamo rimasti bloccati e scambiarsi i segreti di questo o quel livello… insomma, ci sono molti, moltissimi modi di parlare di videogiochi.
Massimo Villa, ha deciso di scriverci un libro: Gioco Dunque sono. Filosofia dei videogamer, uscito quest’anno per la casa editrice il Nuovo Melangolo.

Il signor Villa scrive di videogiochi dagli anni 90 su diverse riviste e siti di settore, e questa esperienza si vede subito: il libro è scritto in modo molto pulito ed è da subito scorrevolissimo, come una piacevole chiaccherata tra amici al bar, e racconta non solo aneddoti e curiosità su una selezione di giochi, ma anche e soprattutto le sensazioni ed i pareri dell’autore, che in alcuni casi si lancia anche in digressioni molto interessanti, facendo notare anche alcuni parallelismi molto originali e personali fra un gioco e l’altro.
Il libro in se si compone di dieci capitoli, un paio scritti in collaborazione con Pier Marco Rosa, insegnante universitario e giornalista genovese che ci racconta della potenza e della portata del fenomeno di GTA e con Lorenzo Plini e Giacomo Conti fondatori del sito di riferimento MMO.it, che ci parlano un po’ del futuro dei videogiochi. Nella saggistica, il passaggio della torcia fra un argomento e l’altro è convenzione comune, e spesso si arriva a notare una differenza stilistica molto forte che può disorientare un po’ il lettore, ma in questo caso la transizione è davvero indolore, a anzi i capitoli “esterni” sono estremamente godibili e si incastrano perfettamente nel resto del libro.
Inoltre, il libro si conclude con un racconto in prosa sempre di Villa, che dimostra da subito la sua vera origine di scrittore del genere e di romanzi, che funge anche da dizionario di termini tecnici del mondo del videogioco, risultando così piacevole anche per chi conosca quelle parole meglio del suo stesso nome di battesimo.

Personalmente, il capitolo che ho apprezzato di più, è stato quello riguardante l’arte nei videogiochi, dove Villa intervista Eva Widermann, illustratrice tedesca che i giocatori di Heartstone conoscono molto bene.
Non solo perchè all’interno di quest’ultimo è inserito in modo molto intelligente l’antico dibattito se il videogioco sia o meno arte (e ovviamente, nel parere di chi scrive la risposta è positiva), ma anche perchè è sempre interessante ed illuminante riuscire ad ascoltare le minuzie del lavoro di ciò che viene prima dell’esperienza del gioco, che di sicuro è quella che tutti ricordiamo di più, ma che non esisterebbe senza tutti i vari studi preparatori.
Non credo sia un azzardo dire che la maggior parte dei nostri lettori sguazzi da anni nel mondo dei bit e dei bottoni sui controller, e potrebbe pensare di conoscere già la parte più didascalica del saggio, ma il motivo per cui la nostra utenza si approccia a questo libro non è certo la conoscenza, ma soprattutto gli spunti mentali che Villa semina per tutto il libro.
Se invece siete nella percentuale (credo piuttosto piccola) di chi passa per le nostre pagine ma non ha mai visto un videogioco, siamo sicuri che troverete nei menadri del libro un sacco di informazioni interessanti e anche alcuni trucchi non solo per stupire i vostri amici, ma anche per provare ad entrare in punta di piedi nel mondo dei videogiochi.
Fondamentalmente, Gioco dunque sono. Filosofia dei videogamer, si è rivelata una lettura molto piacevole, fresca, divertente e agile, gestita in modo informale e dinamico. Questo stile, che per la maggior parte del tempo ci è piaciuto, ha avuto però nel parere di chi scrive, un piccolo scivolone quando, nel parlare dell’importanza di Pac-Man, ha deciso di usare per sua stessa ammissione come spiegazione di un concetto un paragrafo di Wikipedia. Sicuramente è il mio passato da scienziato sociale che parla, ma trovare una citazione non ad un testo accreditato ma all’enciclopedia online su cui chiunque può aggiungere fonti, sebbene fosse perfettamente in tema con il libro, mi ha lasciato un po’ spiazzato.
A parte questo, il libro resta un prodotto di qualità oltre che una pausa piacevole fra una partita e l’altra, che ci permette di distrarci un po’ offrendoci interessanti spunti di riflessione. E per chi cerca del buon intrattenimento, non si può chiedere niente di meglio!

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