I mostriciattoli tascabili si gettano nella mischia
Annunciato nell’estate dell’anno scorso, il MOBA Pokémon UNITE è stato l’emblema di una collaborazione tra The Pokémon Company e Tencent, affidato a TiMi Studio Group, noto principalmente per titoli mobile come ad esempio Call of Duty: Mobile e Arena of Valor, un altro MOBA. Si tratta di un titolo piuttosto atipico per la serie, che per la prima volta propone un gioco improntato esclusivamente sul multiplayer. Ma è solo un MOBA con i Pokémon o c’è qualcosa in più? È il momento di scoprirlo.

Prima di iniziare vorrei mettere in chiaro una cosa: come succede spesso per titoli di questa categoria, Pokémon UNITE è stato lanciato in uno stato ancora un po’ acerbo. Perciò, nonostante si dimostri un titolo solido e funzionante, direi che sia il caso di rimandare un qualsiasi giudizio. Non è presente nemmeno la lingua italiana ma, visto che le terminologie sono state tradotte sul sito ufficiale, si può sperare in un’implementazione futura.
UNITE si ambienta sull’isola di Aeos, dove la Professoressa Phorus e il suo assistente Erbie stanno studiando una particolare energia che dona i Pokémon capacità straordinarie e sull’isola si svolgono particolari lotte che sfruttano tale fonte d’energia. Questa semplice infarinatura del contesto e un veloce tutorial ci introducono subito nel gameplay. Il roster comprende ben 20 mostri tascabili, 21 col neo-introdotto Gardevoir, numero che speriamo aumenti in futuro. Ognuno è differenziato per ruolo e caratteristiche, cosa che rende la scelta più influente, ma sappiate che nella stessa squadra non ci possono essere due esemplari della stessa creatura. Sebbene alcuni possano spiccare rispetto ad altri, attualmente non sembrano esserci problemi di bilanciamento. Per ottenerli, oltre che con bonus e missioni, bisognerà acquistarli da un negozio. Potremo poi equipaggiare degli strumenti per avere bonus (che si potranno anche potenziare) ed uno ulteriore da usare nello scontro.

È arrivato il momento di parlare delle battaglie: in totale ci sono tre modalità, ossia Standard Battle, Ranked Battle e Quick Battle. La prima è in un certo senso il cuore pulsante della produzione: queste battaglie, che ricordano l’ormai scomparsa modalità Dominion di Legue of Legends, si giocheranno nella mappa Remoat Stadium, uno stadio di forma ovale disseminato di aree di goal, cinque per team, con partite dalla durata di 10 minuti. Si gioca 5 contro 5, e noi saremo sempre il team viola, con l’obiettivo di guadagnare più punti rispetto agli avversari. Il nostro Pokémon partirà dal livello 1, ma, sconfiggendo sia i nemici che Pokémon selvatici, accumuleremo sia punti esperienza che ci faranno livellare ed evolvere, sia i punti alla base del gioco. Oltre ad un attacco standard, avremo a disposizione due mosse, più una terza speciale, e con l’aumento di livello potremo apprendere altre, sostituendo le precedenti. Per esempio Venusaur, in sostituzione di Foglielama (Razor Leaf), può apprenderne una tra Solarraggio (Solar Beam), un raggio a lunga gitta, o Petalodanza (Petal Dance), che infligge danni in un’area attorno a lui. Ora parliamo delle zone di goal: esse sono delle aree circolari, divise per squadre, dove si può recuperare energia nelle alleate e fare un canestro (letteralmente) di punti accumulati in quelle nemiche. Lo scopo è distruggerle tutte, eccetto una impossibile da eliminare, continuando a metterci punti e impedire al team avversario di fare altrettanto con le nostre. L’azione del canestro ha bisogno di essere caricata, con una durata direttamente proporzionale alla quantità di punti che abbiamo, tranne quando la zona di goal è temporaneamente senza difese e che in quel caso sarà immediata. Fate molta attenzione ai nemici perché, in caso di sconfitta, sebbene si torni in gioco, si perdono un po’ di punti raccolti, se non tutti. Ci sono poi molte variabili, tra cui creature che ci potenziano una volta battute, cespugli d’erba in cui nascondersi e Pokémon speciali come Rotom che compare a nord, Drednaw a sud e Zapdos al centro. Il primo, una volta sconfitto, oltre a far guadagnare molti punti, se raggiunge una zona nemica infliggerà danni e la renderà indifesa, mentre il secondo fornirà uno scudo a tutti i membri del team che l’ha battuto. Zapdos, oltre a far accumulare parecchi punti alla squadra che lo sconfigge, toglierà le difese a tutte le zone opposte. A fine partita, il team totalizzerà più punti sarà decretato vincitore.

Le Ranked Battle sono identiche alle standard, con solo due differenze, ossia l’influenza di un rango globale e l’obbligo di utilizzare solo Pokémon che abbiamo, mentre nelle altre alcuni posso essere provati. Le Quick Battle sono un po’ più particolari invece. Esse durano 5 minuti, con meno partecipanti ed hanno tre mappe che ruotano giornalmente, dove appare solo il Pokémon speciale al centro. Una è Mer Stadium, versione più piccola e semplificata di Remoat Stadium con solo tre zone di goal per team. Poi c’è Shivre City, sempre di forma ovale, ma con solo una zona per squadra, ovviamente indistruttibile. L’ultima, ma non per importanza, è Auroma Park, caratterizzata da una forma quadrata, da vari nastri trasportatori che ci fanno muovere automaticamente e da due zone che entrambe le squadre condividono. Queste idee alternative sono molto interessanti, e ci auguriamo che possano venir implementate anche per le battaglie standard, così da poter ridurre l’inevitabile ridondanza delle partite, problema comune a tutti i MOBA. Possiamo intanto dire Pokémon UNITE è un titolo semplice ma stratificato, e accessibile a tutti, anche a chi non se la cava con questo genere di giochi, complici soprattutto l’obiettivo di ricavare punti e la durata delle partite decisamente più contenuta rispetto alla media. L’unico difetto attualmente fastidioso è l’assenza di controlli touch su Switch in modalità portatile, la cui mancanza si fa sentire, specialmente per quanto riguarda il problematico sistema di mira automatica.

Come ogni free-to-play che si rispetti, anche Pokémon UNITE presente missioni periodiche ed un sistema di livellamento. Ci sono poi un pass battaglia, una sorta di casse premio apribili solo con Energia Aeos, accumulabile a fine partita, e diversi negozi per acquistare Pokémon, strumenti, cosmetici e skin. Ma, a proposito di ciò, siamo davanti ad un pay-to-win? È ancora troppo presto per poterlo valutare e bisogna vedere come si evolverà la situazione, ma attualmente si può dire che il rischio è basso. Infatti, acquistare con soldi reali può dare una marcia in più, ad esempio acquistando oggetti per potenziare gli strumenti, ma al momento nulla di eccessivo o non fattibile altrimenti.

Visivamente, si può dire che TiMi Studio Group ha fatto un buon lavoro: le arene hanno molti dettagli, e gli effetti speciale, per quanto semplici, rendono piuttosto bene. Stessa cosa vale per le musiche e gli effetti sonori, nonostante qualche verso dei Pokémon abbia ancora la sensazione di vecchio. Il frame rate, 30 fps, si è dimostrato stabile, e c’è anche la possibilità di aumentarlo o diminuirlo, ma è meglio lasciarlo com’è. Inoltre, per ora la connessione e il matchmaking sono risultati stabili, fluidi e rapidi.

In definitiva, Pokémon UNITE è un free-to-play fresco di pubblicazione con tutti i crismi di un prodotto del genere. Il suo gameplay più semplice, le partite più brevi e un roster già corposo lo rendono un titolo accessibile a tutti rispetto alla media dei MOBA. Sebbene restino ancora vari dubbi, in particolare per quando riguarda l’evoluzione in futuro del sistema di monetizzazione, ci troviamo davanti ad un titolo solido e ben riuscito che dovrà essere supportato a dovere. Un’ottima aggiunta al cenone di festeggiamento dei 25 anni di Pokémon, che però deve ancora arrivare al piatto forte. Prima di lasciarvi, vi ricordo che fino al 31 agosto sarà possibile riscattare il mostro tascabile Zeraora gratuitamente.
- Divertente e accessibile
- Roster già bello corposo
- Le Quick Battle hanno idee dal grande potenziali
- Attualmente non si sente il rischio di pay-to-win…
- …ma in futuro?
- Non c’è l’italiano (sperando per ora)
- L’assenza del supporto al touch screen di Switch si fa sentire
- Il supporto è vitale, e sarà all’altezza?