Lancia la sfera, raccogli la sfera
Per anni i fan dei Pokémon si erano abituati al fatto che, qualche anno dopo l’uscita di un gioco, Game Freak avrebbe lanciato sul mercato una seconda versione “migliorata” del pacchetto, tanto che queste nuove versioni sono sempre state considerate dagli appassionati come le versioni “Definitive” di questo o quel titolo dei nostri amati mostriciattoli parlanti.
Con l’uscita dei nuovi Pokémon Spada e Scudo però, Game Freak e Nintendo hanno pensato ad un qualcosa di diverso per proporre contenuti, un qualcosa che per moltissimi appassionati di videogochi è ormai la norma, ovverosia un DLC diviso però in due parti: L’isola dell’Armatura e la Tundra della Corona.
Pochi giorni fa è arrivata la prima parte di questo contenuto scaricabile e siamo pronti a darvi le nostre opinioni in merito.

Che siate veterani che hanno speso più di 100 ore nel gioco, o giovani avventurieri che hanno appena acquistato il gioco, non avete di cui preoccuparvi: il DLC inizia per tutti dallo stesso posto ed è disponibile da subito per ogni giocatore. Se ci rechiamo alla stazione di Brassbury, verremo subito accolti da due nuovi personaggi Sofora (In Spada) o Savory (Scudo), che ci metteranno alla prova chiedendoci di catturare uno dei nuovi pokémon presenti del gioco: la forma Galar di Slowpoke. Dopo questa breve missione, potremo partire per il nostro viaggio verso la grande Isola dell’Armatura, dove si trova un dojo guidato da un grande allenatore chiamato Mustard, che ci chiederà di compiere alcune sfide, per ottenere come ricompensa “L’armatura sacra del dojo”.

Appena arrivati sull’Isola, noteremo subito come tutta l’area si sviluppa come le Terre Selvagge gia presenti nel gioco: una zona molto ampia, con un insieme di Pokemon che camminano allegramente per il paesaggio, ed alcuni ben nascosti nell’erba alta o in punti appositamente dedicati alla pesca.
Son ben 107 i mostriciattoli che andranno ad infestare le nostre collezioni, e alcuni ritorni sono davvero sentiti, specie per chi, quando si gioca a Pokémon, mette l’accento sull’aspetto competitivo.
Inoltre, all’interno del Dojo potremmo sbloccare alcuni interessanti miglioramenti alla qualità di vita del gioco, come una zuppa speciale che permette ai Pokémon che hanno il potenziale di sbloccare la loro rara forma Gigantamax, una macchina in grado di creare nuovi oggetti, item che sbloccano nuove opzioni stilistiche per i nostri protagonisti e sfide in cui guadagnate i tanto agognati punti lotta, usando però solo squadre monotipo, portando un’interessante livello di sfida al gioco.
Questi però restano forse l’unico aspetto prettamente positivo per chi gioca Spada e Scudo dal giorno dell’uscita, poichè, quando si tratta di trama, i contenuti lasciano un poco a desiderare.

Sebbene i nuovi personaggi introdotti siano tutti sommato simpatici e spicchino molto di più rispetto anche ad alcuni protagonisti della trama principale (soprattutto i due nuovi rivali, estremamente espressivi e divertenti), le sfide che incontreremo sul nostro cammino non saranno all’altezza delle aspettative di un’espansione il cui scopo era stato annunciato come “la crescita dei pokémon”.
All’interno dell’Isola è sì presente un sistema di che adegua le lotte con il livello dei vostri pokémon, per permettere sia ai veterani che ai principianti di godersi la vera sfida del gioco, ma questo sistema è implementato in un modo molto poco felice: se si arriva sull’isola essendo già campione di Galar, quasi tutti i pokemon selvatici saranno di livello 60, e anche i pokemon degli allenatori si muoveranno intorno ai quei livelli, mentre se campione non lo si è, il livello medio sarà il livello 20. Logica vuole che, se qualcuno avesse già sconfitto il campione di Galar prima di accedere al DLC, il suo team di pokemon sarebbe già di livelli molto superiori al cap di 60, e che qualunque sfida gli venisse tirata contro, sarebbe una passeggiata. Così in effetti è: noi, con un team assolutamente non competitivo, abbiamo finito la missioni della storia dell’Isola dell’Armatura, in poco meno di due ore.

L’unica vera difficoltà, se così la vogliamo chiamare, è data dall’allevamento del nuovo Pokémon leggendario, Kubfu, che richiede il raggiungimento di un livello specifico, che però, con tutti gli strumenti messi a disposizione dal gioco per evitare il lungo e tedioso processo del grinding, diventa una bazzecola.
L’area dell’isola poi, sebbene abbia un paio di punti più o meno segreti da esplorare, resta comunque una mappa molto lineare e molto semplice, la cui totalità si può battere in davvero pochi minuti, ma la cui lunghezza viene aumentata artificialmente dal dover scovare tutto intorno all’isola 151 Diglett di Alola, che, se riconsegnati a gruppi di dieci, ci varanno alcune ricompense interessanti, ma non imprescindibili all’esperienza. Se poi ci mettete, che a volte i Diglett addirittura non appaiono dove dovrebbero apparire, capirete che per quanto possa esser ghiotta una ricompensa, il gioco non vale la candela. Ultimo punto, che ha un’importanza variabile: all’interno dell’isola dell’Armatura, torna una feature tanto amata dai giocatori veterani: il primo Pokémon nel nostro party, invece che stare in una pokéball, decide di seguirci. Ora, se da un punto di vista nostalgico, questa feature è molto ben accetta, la programmazione della stessa è piuttosto ballerina, con pokemon lentissimi che non riescono a tenere il passo dell’allenatore, e con i quali non si può neanche un minimo interagire, tanto che spesso e volentieri, ci si dimentica della questione, e si scambia il proprio compagno per un normale Pokémon selvatico.

Sicuramente, non esiste un modo giusto o sbagliato di giocare ad un gioco Pokémon. C’è chi ama il competitivo e chi lo detesta, che usa sempre gli stessi mostri da anni e che varia ad ogni gioco, insomma, abbiamo davanti un franchise piuttosto plastico. Sicuramente, l’idea di aggiungere un’espansione, invece che una terza versione “definitiva” è una mossa molto intelligente, che porta Nintendo nel presente, e che i nostri portafogli ringraziano. Però, tenendo presenti tutti questi fattori, il DLC di Pokémon Spada e Scudo risulta un pelo deludente, e più che una scusa per tornare a perdersi nel magico mondo dei Pokémon, assomiglia più ad una capatina di cortesia per ricevere un presente da una vecchia zia: non ci dispiace andarla a trovare e, anzi, è bello rivederla, ma fare un sacco di chilometri per un cioccolatino, o in questo caso per qualche Pokémon in più, non è proprio il massimo. Per chi ha giocato i giochi dall’inizio, quest’espansione è una deviazione un po’ appesantita, mentre per chi ha iniziato da poco, forse il DLC potrebbe essere una spedizione forzata che distoglie un po’ troppo dall’avventura principale. Speriamo che la seconda parte nella Tundra della Corona, riesca a soddisfare meglio la nostra sete di avventure in mezzo ai mostriciattoli.
- – Alcuni mostri tascabili iconici tornano nelle nostre squadre
- – Alcune modifiche alla qualità della vita del gioco sono davvero piacevoli
- – I nuovi rivali sono personaggi simpatici
- – Troppe fetchquest per allungare il brodo
- – I Pokémon che seguono l’allenatore sono programmati in modo non ottimale
- – La declamata difficoltà scalabile è gestita male.
