A Plague Tale: Innocence – Recensione

Una delle cose più belle che possono succede ad un videogiocatore è essere sorpresi: da un evento, da una situazione e, in alcuni casi, dal videogioco tutto, partendo dalla schermata di avvio e arrivando fino ai titoli di coda. Non è una situazione comune, ma quando capita ci si sente Davvero fortunati. Questa sensazione mi è capitata con A Plague Tale: Innocence, un titolo sviluppato dal team francese Asobo Studio che lentamente ma inesorabilmente ha catturato l’attenzione dei videogiocatori più curiosi. L’ambientazione trattata, il focus sulla storia e lo stile di gioco non erano chiarissimi fin da subito, ma dopo aver iniziato l’avventura di Amicia e Hugo sarà impossibile fermarsi, a meno che non siate particolarmente sensibili o non abbiate il terrore di quei simpatici topoloni che furono tra i protagonisti delle Peste Nera che imperversò in Europa dal 1347 al 1352.

La trama di A Plague Tale: Innocence si incrocia con la Storia, quella con la S maiuscola, portandoci negli anni in cui una persona su tre in Europa fu colpita e uccisa da quella pandemia conosciuta come Peste Nera. I nostri protagonisti sono Amicia e Hugo, sorella maggiore e fratellino che si troveranno soli e inseguiti dall’Inquisizione mentre dilaga il letale morbo. Questa estrema sintesi degli eventi non fa certo onore ad una delle storie più sentite e “sofferte” che io ricordi, capace di colpirti allo stomaco già dopo una decina di minuti e metterti a terra durante la prima vera sessione giocabile del titolo, mentre si fugge dalla casa dei due protagonisti lasciandosi alle spalle ogni cosa.

Già da quello che a conti fatti possiamo considerare un eccellente tutorial si avvertono le basi per un gioco che fa della narrazione il suo cavallo di battaglia, creando situazioni scriptate che però hanno il buon gusto di non sembrare tali, immergendo il giocatore in un mondo vivissimo e pericoloso. La regia delle scene, anche quando controllate dal giocatore, appare naturale e ci accompagna in un viaggio terribile per i protagonisti, quanto affascinante per noi che siamo comodamente seduti ad osservare e ad interagire in questo fetido mondo attraverso lo schermo. Eppure gli accadimenti che si susseguiranno dall’inizio alla fine non riescono ad essere visti come qualcosa di estraneo, grazie ad un empatia per i due protagonisti che si instaura in un batter d’occhio.

Se questo accade è merito della scrittura così come dalla caratterizzazione dei due personaggi principali. Non hanno chissà quale contesto alle spalle, ma il loro essere giovanissimi e praticamente indifesi fa sì che il giocatore si assuma da subito il compito di tenerli al sicuro. O almeno di provarci. Pur non essendoci alcun livello di difficoltà da selezionare, va considerato che la ripartenza da un checkpoint è sempre dietro l’angolo, visto che il combattimento contro i nemici è a dir poco sconsigliato. Ci troviamo infatti davanti ad un esponente del genere stealth, con oggetti da lanciare per distrarre le guardie sfruttando l’ambiente. Usare la fionda di Amicia contro un cavaliere in armatura non è una grande idea, ma non pensiate che la strada dei due protagonisti sia tutta basata sullo scivolare alle spalle degli inconsapevoli nemici. Ad aiutarci nella loro eliminazione ci pensano i famelici ratti che hanno tristemente caratterizzato questo periodo. Famelici e mostruosamente numerosi, questa fiumana disgustosa è in grado di sbranare in pochi istanti un essere umano. Il solo modo per tenerli a distanza è usare il fuoco di una lanterna o di qualsiasi altro elemento in grado di trasportarlo. Abbiamo così una serie di meccaniche che, insieme a vari proiettili della fionda, concorrono a creare sessioni in cui sembra di aver a che fare con un puzzle game, con più soluzioni da mettere in atto per proseguire.

Ecco quindi che A Plague Tale: Innocence, mentre ci racconta una storia toccante con personaggi empatici e sentiti, ci offre anche momenti per pensare e risolvere situazioni complesse. A volte si può distruggere la lanterna di un nemico mentre passa accanto ai topi per farlo divorare, altre volte si deve accendere una fiaccola per potersi aprire il passaggio. Ci sono anche momenti in cui si combatte davvero con i cavalieri dell’Inquisizione, ma il più delle volte “spada batte fionda” senza nemmeno pensarci. Questo potrebbe portare a situazioni da trial & error, ma grazie ad un design sopraffino delle ambientazioni, è difficile che ciò avvenga proprio per via delle diverse soluzioni che potrete adottare. Inoltre voglio tranquillizzarvi anche sulla gestione dei due personaggi: durante l’avventura voi muoverete Amicia, cosa che inizialmente potrebbe farvi pensare ad Hugo come un fardello da doversi portare appresso. Nulla di più sbagliato: non lo vedrete andare in giro per la mappa in autonomia, immune a ratti e cavalieri come succedeva per esempio con Ellie in The Last of Us. Il piccolo segue ordini semplici e vi segue quando decidete voi, così come si ferma e resta nascosto quando gli chiederete di farlo. Essendo però un bambino di appena quattro o cinque anni, restare troppo tempo da solo o perdervi di vista lo metterà in crisi, obbligandovi a gestirlo con coscienza e rendendo più facile per gli sviluppatori creare degli enigmi interessanti per un’avventura che durerà anche una quindicina di ora. A quel punto teoricamente potreste non aver più stimoli a rigiocarlo, ma visto il numero di soluzioni che si possono attuare e considerando che potreste esservi lasciati alle spalle diversi collezionabili, l’idea di farsi un secondo giro in compagnia di personaggi così ben caratterizzati non è da escludere.

Tecnicamente A Plague Tale: Innocence è davvero convincente. È vero che essendo una storia che procede per ambienti chiusi e non un open world, i casi di bug e glitch sono inferiori, ma vedere al giorno d’oggi un gioco così rifinito è una rarità bella e buona. Tutto funziona a meraviglia, dalle animazioni degli umanissimi protagonisti, fino all’inquietante marea di ratti che infesta le ambientazioni. Queste poi sanno passare dalle atmosfere idilliache dell’inizio a veri e propri incubi a occhi aperti, con passaggi differenti per raggiungere lo scopo e con scene incredibilmente realistiche da vivere sulla propria pelle, anche grazie ad una recitazione che viene a galla attraverso dei volti realizzati con grande maestria. La gestione delle luci ovviamente è di primissimo piano ma anche il comparto audio non scherza affatto. Le musiche sono infatti un perfetto veicolo per le emozioni, dimostrandosi sempre centrate e centrali. Leggermente strana la recitazione in inglese visto che le parole vengono recitate alla francese (luogo in cui si svolgono gli avvenimenti), ma assolutamente pregevole. Se volete il massimo dell’immedesimazione potete anche giocare con il doppiaggio in francese, ma ad ogni modo potrete godervi un’ottima traduzione in italiano attraverso i sottotitoli.

Potremmo quasi dire che A Plague Tale Innocence è un gioco semplice nella struttura, che alterna sessioni stealth con altre di puzzle solving, mentre ci fa procedere attraverso una storia, ma sarebbe incredibilmente riduttivo. Quello che accade ad Alicia e Hugo ci permette di gettare uno sguardo crudo e realistico su un periodo estremamente buio, complesso e disperato della storia umana, facendo risaltare però anche sentimenti di varia natura. La parte giocosa funziona benissimo per tutta la notevole durata dell’avventura, circa una quindicina di ore, e ciò accade anche grazie ad un semplice ma efficace sistema di crafting e potenziamento; eppure è grazie all’incrocio con la storia e alla caratterizzazione dei due protagonisti che il titolo prende il volo. L’unico motivo per non giocarlo è essere troppo piccoli o troppo sensibili per assistere alla crudeltà di certe scene e situazioni, ma se volete vivere un’avventura che lascerà un segno, allora Asobo Studio ha creato il gioco che fa per voi e che saprà sorprendervi più di tanti altri illustri contendenti.

Pro
  • – Narrazione eccellente
  • – Personaggi credibili ed empatici
  • – Situazioni sempre varie
  • – Enorme cura dei dettagli
  • – Tecnicamente validissimo
Contro
  • – Un po’ di trial & error
  • – Una volta finito non ha molto altro da offrire

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