A Way Out – Recensione

Una delle più grosse sorprese dello scorso E3 è stata A Way Out di Hazelight Studios. Con la scusa di raccontare la fuga dalla prigione di due detenuti, il titolo ha subito messo in chiaro la sua più grande peculiarità: l’unico modo per giocarlo è farsi accompagnare da un amico. L’obbligo del multigiocatore a tutti i costi ha subito frenato diversi giocatori, ma la questione si è risolta con una mano tesa da parte degli sviluppatori non da poco. Per prima cosa il gioco è fruibile con un amico anche in locale grazie ad uno split screen più che dinamico che rende giustizia a questa possibilità troppe volte sacrificata. In secondo luogo, per giocare online, basta che solo un giocatore abbia acquistato A Way Out; il “proprietario” farà da host per tutti quelli con cui vorrà giocare, i quali saranno solo obbligati a scaricare la versione di prova gratuita che a conti fatti comprende il gioco completo ma che può essere avviata solo dopo aver ricevuto l’invito da chi possiede il titolo. La versione di prova può essere scaricata da chiunque e in qualsiasi momento, così da essere subito pronti non appena riceverete l’invito.

Dopo avervi spiegato come si può fare per giocare a A Way Out è giunto il momento di raccontarvi perché dovreste giocarlo. Leo è in prigione già da sei mesi quando un giorno assiste all’ingresso del suo futuro compagno di cella Vincent. In pericolo per via di una rissa, i due si avvicineranno controvoglia ma inizieranno a lavorare per evadere dalla prigione in cui sono rinchiusi. Questo classico incipit narrativo fa da traino per un’avventura che si articola molto oltre le mura del carcere e soprattutto in varie declinazioni giocose.

L’inizio assomiglia molto ad un’avventura grafica in stile Telltale per quanto riguarda le meccaniche, ma la possibilità di affrontare quel tipo di gameplay con una seconda persona che si conosce, diventa immediatamente più interessante e soprattutto più varia grazie a meccaniche inedite. Senza voler rovinare le tante sorprese proposte, sappiate che si va spesso molto oltre al classico “io distraggo la guardia e tu passi” con cui si inizia. Il gioco quindi procede ad aree ma lo fa con una fluidità registica eccellente che renderà la progressione molto fluida e appassionante.

Anche se A Way Out racconta una storia, questa storia finisce per diventare anche quella dei due giocatori, grazie a dinamiche cooperative che spingono alla comunicazione più di quanto si pensi. Questo avviene anche grazie ad uno split screen fondamentale anche quando si gioca online. Se pensate che questa possa essere una scelta invasiva, sappiate che spesso dovrete usare la parte di schermo del vostro amico per monitorare una situazione di cui altrimenti non avreste il controllo. Inoltre questa scelta permette di godersi l’avventura in modo molto cinematografico, prendendo in prestito inquadrature e soluzioni registiche anche molto sofisticate e riuscite. Tutto ciò senza nominare il continuo parlare, informarsi e discutere su quello che sta avvenendo sullo schermo o sulle decisioni che dovreste prendere. Non mancano infatti situazioni in cui le possibilità per proseguire variano in base al diverso carattere dei due protagonisti che le propongono, con scelte che non cambiano davvero la progressione ma aggiungono un po’ di varietà e spingono i giocatori a confrontarsi sul da farsi, facendo poi agire Vincent e Leo di conseguenza.

Oltre alle sfide mentali richieste per risolvere alcune situazioni, non mancano sezioni stealth e altre più action che continuano a proporre nuove idee e impediscono ai giocatori di annoiarsi. La cosa sorprendentemente positiva è che quando si guida ad alta velocità o si spara, i comandi rispondono come ci si aspetterebbe, rendendo queste sezioni molto divertenti e godibili senza far sentire il peso di essere solo delle variazioni. Questo accade perché il gioco propone modifiche al gameplay continue, creando anche situazioni inedite che vivono grazie alla coraggiosa scelta di creare un gioco cooperativo per due giocatori. Implementare un IA che svolga in automatico alcuni compiti appiattirebbe le dinamiche di squadra che il gioco propone. E se ve lo state chiedendo, no, non funzionerebbe nemmeno con la possibilità di passare da un personaggio all’altro. In questo caso, se possedete due controller e pensate di poterli alternare senza l’aiuto di una seconda persona, sappiate che, se all’inizio la cosa è comunque fattibile, seppur macchinosa, andando avanti vi troverete impossibilitati a proseguire poiché il gioco in contemporanea diventa essenziale.

Il comparto tecnico di A Way Out convince senza difficoltà. La modellazione degli ambienti, dalla prigione a tutto quello che esplorerete in seguito, è molto curata, con alcune texture che potevano anche essere migliori, ma che comunque ricoprono benissimo ogni cosa. Per quanto riguarda i modelli poligonali Leo e Vincent sono caratterizzati in modo eccellente anche sul versante grafico, subito distinguibili e dotati anche di un motion capture diversificato. I comprimari non sono ai loro livelli, ma svolgono egregiamente il loro ruolo di comparse, specie per quanto riguarda i brevi dialoghi che potrete intraprendere con loro. A questo riguardo va detto che il doppiaggio è completamente in inglese, ma sono comunque presenti sottotitoli che permettono la piena comprensione della storia. Musiche di qualità e suoni ambientali immersivi chiudono poi un quadro complessivo incredibilmente alto che si aggiunge ad una fluidità generale che evita agilmente i plausibili rallentamenti dati da uno split screen sempre attivo. A questo riguardo va ribadito che il suo uso è non solo funzionale e imprescindibile per le dinamiche di coppia che si attivano, ma rende molto più cinematografica un’avventura che si vive in due dall’inizio alla fine.

A Way Out è un giocone inaspettato per molti motivi, il primo dei quali è la visione cocciutamente cooperativa del suo creatore Josef Fares, già autore – non a caso – di un altro titolo cooperativo come Brothers: A Tale of Two Sons. Il voler coinvolgere due persone a vivere un’avventura adulta e appassionante è la chiave per il successo di un gioco che altrimenti sarebbe potuto essere solo discreto e su cui molto probabilmente ci lamenteremmo riguardo l’intelligenza artificiale. Così invece, con Leo e Vincent nelle nostre mani e in quelle di un amico, potremo goderci un’esperienza piena di soddisfazioni, risate e momenti esaltanti che, soprattutto, potranno essere vissuti spalla a spalla sul divano. Il gioco non è lungo e la prima volta può essere completato in circa sei ore se si perde un po’ di tempo chiacchierando con i PNG, ma la qualità altissima dell’esperienza e il prezzo ridotto di 30 euro (che potreste anche scegliere di dividere con l’amico che “gioca gratis”) rendono quest’esperienza imperdibile per chi ama giocare in cooperativa e per chi apprezza le storie narrate con cura e con molto pathos. E una volta finito, scommettiamo che vi ritroverete a pensare alla storia e al suo coinvolgimento per molto più tempo di quanto vi sareste aspettati inizialmente. Ce ne fossero di giochi così!

Pro
  • – Storia adulta e appassionante
  • – L’obbligo della coop diventa subito un marchio distintivo
  • – Varietà di situazioni
  • – Discuterete e parlerete anche più dei protagonisti
  • – Uso dello split screen eccellente e perfetto per partite sullo stesso divano
  • – Prezzo budget (30 euro)
Contro
  • – Sei ore per completarlo
  • – La storia non ha bivi significativi
  • – Rigiocabilità limitata

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