Anthem – Recensione

L’unica introduzione che mi sembra utile fare per un gioco come Anthem è quella in cui si dice quanto a poco possa servire un voto per titoli di questo genere. In qualsiasi modo vogliate chiamare il genere di sparatutto nato con Destiny, da sempre il rilascio della versione day one altri non è che l’intelaiatura su cui si andranno a costruire i miglioramenti che questo genere di prodotti sforna a cadenza regolare nel suo ciclo vitale. Chi compra queste produzioni all’uscita fa quindi una specie di salto nel buio, dando fiducia al team con una quota di partecipazione che corrisponde al prezzo di vendita. Quello che proverò a fare in questo articolo sarà farvi capire cosa funziona e cosa no in questa intelaiatura iniziale che, in base a come andranno le cose, potrebbe ospitare incredibili evoluzioni, così come crollare rovinosamente dopo un po’ di tempo (EDIT 2022: è crollato).

Creato da Bioware, sviluppatore salito alla ribalta con titoli indimenticabili come Star Wars: Knights of the Old Republic e la saga di Mass Effect, in molti potrebbero aspettarsi una qualità narrativa che possa competere con quelle uscite. Chiunque la pensi così ha fatto il primo passo falso, visto che Anthem nasce per essere uno sparatutto in terza persona, principalmente in coop. La narrazione è presente ma la sua integrazione all’interno di un’esperienza così diversa rispetto al solito ha avuto bisogno di alcune modifiche così da poter essere apprezzata dai più curiosi, ma anche aggirata (o quasi) da chi vuole solo combattere. L’introduzione è gestita bene e ci fa giocare un tutorial che mostra anche fatti importanti che contestualizzano la caduta degli Specialisti, i piloti delle celebri armature potenziate. Una successiva missione ci porterà poi a Fort Tarsis (hub principale del gioco) dove potremo approfondire la conoscenza con questo mondo. Il fatto è che questa partenza lenta, fatta di dialoghi e raccolta di informazioni, frena quello che dovrebbe essere uno sparatutto veloce e adrenalinico, rendendo questi approfondimenti poco divertenti. Anche la terminologia usata non è delle più immediate e passare minuti a leggere informazioni testuali quando invece si può indossare un’armatura volante, non è il massimo. Semplificare gli elementi a cui si fa riferimento non avrebbe fatto male a nessuno e il ritmo ne avrebbe sicuramente giovato. In parole semplici: Bioware ha creato mondi e ha raccontato storie in modi decisamente migliori.

Indossato uno degli strali (le armature volanti di cui sopra) le cose cambiano in meglio, specie nelle prime missioni, quando si iniziano a padroneggiare questi potenti equipaggiamenti. Prima potrete selezionarne solo uno, ma già dal livello 8 potrete sbloccarne un altro a scelta, fino ad avere tutte e quattro le classi a disposizione a ridosso del level cap fissato per ora a 30. Ho definito gli strali come classi poiché la loro differenziazione corrisponde più o meno a guerriero, ladro, mago e tank, con potenza, resistenza e velocità variabili. Oltre a queste caratteristiche di base, migliorabili con specifiche componenti, ogni strale/classe ha una mossa Ultimate e due abilità differenti che potranno anche variare raccogliendo oggetti speciali. Queste due mosse sono ben differenziate in inneschi e detonatori, con le prime che creano un indebolimento e le seconde che approfittano di questo malus per attivare una combo e infliggere danni aumentati. Inutile dirvi che questo sistema funziona a meraviglia in cooperativa, con indicatori che ci aiutano a capire su chi è possibile eseguire una potente combo. Purtroppo il gioco online non permette di comunicare con gli altri giocatori se non con cuffie e microfono, strumenti che raramente vengono usati da chi affronta la rete con sconosciuti. Un sistema di ping non sarebbe dispiaciuto ma potrebbe essere una delle future aggiunte atte a migliorare Anthem.

L’assenza di un sistema di comunicazione in stile Apex Legends si avverte, ma giocare online ad Anthem è anche così un piacere: il matchmaking, passati i primi giorni, è ora rapido e permette di incontrare facilmente altri tre giocatori per avere una squadra al completo durante una qualsiasi missione. Quello che funziona un po’ meno è la struttura delle missioni stesse che si dimostra poco varia: solitamente si procede di punto in punto fino ad uno scontro o fino ad un semplice enigma ambientale, il tutto per volare poi fino alla prossima zona che, se conclusiva, proporrà anche uno o più nemici che svolgono il ruolo di boss. L’azione a schermo è tanta ma si sente la mancanza di variabili che possano risultare memorabili all’interno dell’esperienza.

A complicare un po’ questa situazione ci pensano le armi, spesso molto standard e tutt’altro che particolari. La loro creazione e raccolta si vivacizza principalmente sul finale, quando iniziano a spuntare fuori alcune leggendarie, ma fino ad allora, a parte l’incremento dei parametri e qualche bonus (che talvolta fa a pugni con un secondo valore presente sulla stessa arma), non noterete particolari benefici. Chi invece vorrà giocare in solitaria potrà godersi meglio l’evolversi delle missioni, ma risentirà parecchio di un gameplay che mostra i propri limiti in fretta, senza la presenza di compagni al proprio fianco. Anche le spedizioni libere in cui potremo vagare per il mondo di gioco non sono ancora particolarmente utili, permettendo di raccogliere qualche risorsa, di combattere con qualche nemico e poco altro. Mancano insomma un po’ di contenuti che vadano a coinvolgere anche l’endgame.

Questa importantissima parte di gioco che dovrebbe tenere i giocatori sul titolo anche dopo aver finito la storia, in realtà fa davvero poco in questa versione da day-one, con appena tre raid, qui chiamate fortezze, e con alcune taglie leggendarie. Il resto del lavoro spetterà invece ai tre livelli di difficoltà extra che si aggiungono ai tre presenti all’inizio e che aumentano le probabilità di veder spuntare equipaggiamento di valore. Peccato che queste difficoltà extra non intervengano sulle routine comportamentali dei nemici, ma, apparentemente, solo sul numero di proiettili che possono beccarsi prima di lasciare questo mondo. Giochi come questo dovrebbero vedere la scalata verso il level cap come una sorta di grande tutorial per iniziare davvero a divertirsi con le vere sfide. Con Anthem invece, si arriva a questi obiettivi già con il fiato un po’ corto, per via di dinamiche che funzionano e divertono per le prime ore ma che non riescono a farlo sul lungo periodo. Colpa anche dei nemici, poco vari e tutt’altro che indimenticabili, sia che si tratti di comuni avversari, sia che si tratti di bestioni più pericolosi. Anche la mappa di gioco per quanto navigabile anche in verticale, si mantiene poco varia, proponendo poche alternative che vadano oltre al verde pianeta che abbiamo conosciuto fin dal reveal.

E poi ci sono i caricamenti. Ne hanno già parlato tutti ma preferisco evidenziarlo anche qui: Anthem attualmente effettua caricamenti molto spesso, anche a missione in corso; basta passare dalla mappa principale ad una caverna considerata come un dungeon, ed ecco che all’entrata il gioco vi porta per 20 secondi ad una schermata statica mentre carica l’interno. La cosa è ulteriormente strana se si pensa che allontanandosi dalla missione in corso o al massimo rimanendo un po’ più indietro rispetto agli altri giocatori, il titolo avvia un conto alla rovescia che, dopo un altro caricamento, ci riporta accanto ai compagni. Questa soluzione poco elegante lascia interdetti, ma forse la cosa che maggiormente ho patito è stata l’impossibilità di usare immediatamente un’arma rinvenuta in missione; prima di poterla equipaggiare infatti bisogna completare l’incarico attuale, ritornare all’officina (che richiede un altro caricamento…) e solo allora si possono modificare armi e poteri degli strali. La scelta è abbastanza insolita per il genere ed è probabile che presto il discorso cambi, però attualmente Anthem non sembra aver preso spunto dalle uscite della concorrenza, rimanendo quindi indietro su alcuni aspetti che ormai tutti reputano alla base di questo genere.

Io vi ho elencato una serie di problemi non da poco, ma si spera che la maggior parte di essi sia eliminata con le future patch a cui il team sta già lavorando. Alla base di quanto detto c’è il desiderio di vedere Anthem per quello che può diventare, sulla base di un gameplay generale comunque valido e divertente. Il sistema di volo con conseguente riscaldamento della tuta funziona bene e offre una liberta inedita; il gunfight, grazie soprattutto alla combinazione dei poteri e alla devastazioni che si può ottenere con una squadra affiatata, è sufficientemente preciso, richiedendo anche un saggio uso della schivata per uscire vittoriosi dagli scontri più accesi. Peccato per la gestione dei colpi che, oltre alla comparsa dei numerini drelativi al danno, fa davvero poco per dimostrarci la potenza delle varie armi. I combattimenti comunque hanno un buon impatto sul divertimento generale, rendendo anche necessarie alcune strategie che cambiano in base allo strale che starete utilizzando e al suo equipaggiamento. Dispiace però vedere come l’ambiente di gioco sia particolarmente statico rispetto a quello che accade sul campo, abolendo qualsiasi tipo di distruttibilità. Per il resto il gioco appare graficamente valido, specie quando ci si libra in volo durante le prime ore o quando si scoprono le differenti animazioni dei vari strali, peccando giusto nella varietà che probabilmente attenderà i nuovi contenuti gratuiti per poter aggiungere carne al fuoco. Buone le musiche e gli effetti sonori, ma il picco più alto riguardante l’audio viene raggiunto dal doppiaggio in italiano che è davvero immersivo e ben recitato in qualsiasi circostanza.

Per qualche strana legge di internet, Anthem ha attirato su di sé molte critiche eccessivamente negative. C’è stato un po’ di downgrade grafico rispetto al filmato del reveal, qualche intoppo al lancio come spesso accede con questo genere di prodotti e qualche dinamica un po’ troppo imprecisa per un titolo di questa portata però dirvi che con Anthem mi sono annoiato sarebbe una grossa bugia. I difetti ci sono e sono anche parecchi, ma in quanto gioco in divenire, sarebbe ingiusto condannarlo dopo poche settimane dall’uscita. I giocatori che lo popolano sono numerosi ma è più che comprensibile attendere una sua evoluzione prima di prenderlo in considerazione. Non va poi sottovalutato il supporto gratuito che il gioco riceverà in termini di contenuti extra, oltre alle limature che stanno già arrivando per migliorare la situazione dei caricamenti e per risolvere ulteriori problematiche. Anche se non è il giocone che tutti speravano, diamogli un po’ di tempo per prendere le misure e chissà che non possa modificarsi fino a diventarlo.

Pro
  • – Mondo di gioco profondo
  • – Quattro strali ben diversificati
  • – Tante armi e abilità per personalizzare il proprio gioco
  • – Combattimenti divertenti e spettacolari
Contro
  • – Storia complessa e raccontata maluccio
  • – Caricamenti troppo frequenti
  • – Impossibilità di cambiare equip in azione
  • – Endgame ancora povero
  • – Bug da correggere nel tempo
Voto originale
Voto aggiornato 2022

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