Vichinghi e Assassini per un grande capitolo
Assassin’s Creed è sicuramente una delle saghe più celebri al mondo. Negli anni è passata dall’essere un curioso free roaming ambientato in epoche lontane, fino a proporre avventure con ampi risvolti da gioco di ruolo. Se a questo si aggiunge una trama incredibilmente intricata che incrocia due linee temporali e artefatti magici, è facile capire perché alcuni pensino che la serie abbia un po’ perso la sua identità. A rispondere a queste critiche ci pensa Assassin’s Creed Valhalla, un’avventura che sceglie un’ambientazione che potremmo definire “di moda” come quella dei vichinghi, ma che si impegna a rispettarla. Il suo desiderio più grande è però quello di modificare ulteriormente il gameplay, trovando la ricetta che metterebbe d’accordo chi amava le meccaniche classiche e chi si era appassionato a quelle nuove di Origins e Odyssey.

Da sempre Assassin’s Creed ha raccontato la guerra tra Assassini e Templari, due forze silenziose che combattono tra loro attraverso la storia dell’umanità. Come potessero entrare a far parte di un mondo così lontano come quello dei vichinghi residenti in Norvegia, non ci è stato chiaro finché non abbiamo giocato il lungo prologo di Assassin’s Creed Valhalla. E quando parliamo di un lungo prologo, intendiamo una frazione della storia di oltre cinque ore che precede addirittura la comparsa del titolo del gioco. È vero che ci abbiamo inizialmente vagato per le lande innevate a caccia di missioni secondarie e punti da sincronizzare, però va anche detto che ne avremo completati, al massimo, meno della metà. Questo è accaduto perché il gioco cattura in fretta, nonostante all’inizio il protagonista Eivor sia del tutto privo di abilità speciali. Con il senno di poi, il nostro consiglio è di procedere abbastanza spediti attraverso le missioni principali per iniziare a far maturare il protagonista (che può essere anche femminile), per poi tornare sui vostri passi quando diverse meccaniche saranno sbloccate. Il ritmo comunque sarà totalmente a vostra discrezione.

La trama di Assassin’s Creed Valhalla ci porta nella fredda Norvegia del IX secolo dopo Cristo. Dopo un’introduzione piuttosto concitata, scopriremo che qualcuno sta usando un Animus ai giorni nostri per rivivere la vita e le avventure di Eivor, guerriero vichingo che in qualche modo incrocerà il credo degli Assassini. La storia di vendetta che dà inizio al tutto è solo la scintilla che porterà il nostro e altri membri del suo clan in Inghilterra, luogo in cui si svolge la stragrande maggioranza del gioco. La narrazione si dimostra un po’ lenta giusto all’inizio (motivo per cui vi consigliamo di procedere con le missioni principali nella prima fase), ma approfondisce adeguatamente molti personaggi fornendo il giusto background storico. Ci sono anche sezioni nel presente che approfondiscono molti aspetti e strizzano l’occhio a eventi del passato, facendo da ponte per molte situazioni vissute nei giochi precedenti. La matassa della trama generale è ancora ingarbugliata, ma il desiderio di tirare le fila e recuperare il focus della serie è concreto. Inoltre la storia di Eivor basta già da sola a tenervi incollati allo schermo, permettendo di prendere anche decisioni che possono influire sul finale del suo viaggio.

Il gameplay di Assassin’s Creed Valhalla ha subito importanti cambiamenti; probabilmente non vi sembreranno tali all’inizio, accostandolo alla filosofia di Origins che ci consegnava un titolo affine ai giochi di ruolo, con statistiche e danni espressi attraverso valori numerici. Andando avanti vi accorgerete però delle tante modifiche che lo tengono in equilibrio tra il precedente Odyssey, con la sua voglia di farci ottenere bottino, e le origini della serie, in cui si otteneva solo quello che ci serviva. I pezzi di equipaggiamento da reperire sono diminuiti enormemente per esempio, lasciandoci concentrare sul miglioramento di quelli presenti, attraverso materiali rari che troveremo in rari forzieri. Anche il potenziamento di Eivor e il suo modo di approcciarsi con la mappa è differente: i punti esperienza si ottengono in molti modi, ma la maggior parte arriveranno dalle vostre esplorazioni e dal completamento di missioni, piuttosto che sull’eliminazione di soldati. Con l’esperienza non salirete però di livello in maniera canonica, ma otterrete dei punti talento da spendere su un gigantesco tabellone che ricorda la sferografia di Final Fantasy X e che si amplierà man mano che otterrete i potenziamenti. Si tratta di boost alle statistiche ma anche di abilità passive che miglioreranno il vostro stile di gioco aumentando le vostre possibilità in modo concreto. Inoltre, spendendo questi punti abilità, otterrete ogni volta un punto potere, valore non più legato all’equipaggiamento, che va da tenuto d’occhio quando ci si avventura in aree pericolose. Avere lo stesso livello di potere dell’area garantisce una progressione agevole, ma essere troppo al di sotto di quel valore può rendere molto complesso, se non impossibile, proseguire in quella zona.

Il gameplay di base è invece rimasto pressoché immutato, con scalate che ora comprendono anche immense montagne e con una gestione dei combattimenti che si basa su quanto sviluppato da Origins e Odyssey, con attacchi e parate da eseguire con i dorsali. I grilletti, oltre a farvi eseguire attacchi pesanti e a farvi impugnare l’arco, attivano quattro possibili mosse speciali per il corpo a corpo e altrettante per i tiri a distanza. Queste abilità si sbloccano recuperando libri, spesso nascosti in accampamenti o luoghi pericolosi, ma aggiungono ulteriore varietà ad un combat system che prevede diverse armi e relativi move set. L’esplorazione viene facilitata dal corvo Synin che accompagna Eivor ma, questa volta la sua presenza è un po’ meno preponderante, potendolo usare come se fosse un moderno drone, ma evitando di facilitarci troppo il compito come in passato. In giro per la mappa poi potremo trovare diverse sfide, che vanno da un particolare gioco con i dadi, fino a gare di bevute e altre in cui bisogna insultarsi a suon di rime. Solitamente si vincono monete d’argento, ma nella gara di insulti si può anche migliorare il carisma di Eivor, permettendoci di sbloccare ulteriori risposte in particolari frangenti. Tra le tante attività da portare a termine poi troverete anche razzie e conquiste di roccaforti: le razzie potrebbero annoiarvi dopo un po’, visto che si tratta semplicemente di far fuori diversi nemici in un avamposto per poi recuperare un po’ di bottino. La parte interessante è che le svolgerete insieme ad altri alleati guidati dalla CPU che vi daranno man forte. Molto meglio invece le conquiste delle roccaforti, luoghi che spesso nascondono un valido level design oltre a qualche ben coreografato scontro con personaggi più potenti del solito, che potremmo considerare veri e propri boss.

Durante i vostri viaggi e le vostre razzie otterrete sicuramente risorse e se alcune le vorrete investire per migliorare la borsa dei medicinali così da potervi curare più volte, altre le investirete obbligatoriamente all’interno dell’accampamento. Questo luogo che si renderà disponibile progredendo con la storia, vi permette di creare una base che dovrete creare da zero, scegliendo le botteghe da realizzare e come migliorarle. Avere un fabbro è sempre un’ottima idea all’inizio, ma creando nuovi edifici e potenziandoli potrete sbloccare possibilità che si ripercuoteranno anche su gameplay generale. Il crafting che quindi inizia quasi in sordina e solo per migliorare le armi in nostro possesso, riceve un grande incremento con questa meccanica, rendendo molto piacevole combattere ed esplorare, così come tornare a casa e poter spendere un po’ delle risorse che ci sono finite in tasca.

Abbiamo giocato Assassin’s Creed Valhalla sia su Xbox One X che sulla nuova Xbox Series X. In entrambi i casi il gioco si è comportato bene, ma la nuova console Microsoft – così come probabilmente farà la nuova PlayStation 5 – ha dalla sua una maggiore qualità dell’immagine e caricamenti molto più veloci, specie quando si sceglie di usare il viaggio rapido. Pochi secondi dopo aver scelto la destinazione la si raggiunge, laddove su console old-gen si impiegava almeno due o tre volte di più. Anche i volti e i vestiti sono molto più dettagliati e precisi, mentre la fluidità è ora fissa sui 60 frame per secondo. Alcuni panorami sono da mozzare il fiato e i giochi di luce si sprecano, specie in momenti come le albe e i tramonti. Le animazioni sono invece un po’ sporche, specie in momenti in cui ci si muove in spazi ristretti e in ambientazioni ricche di elementi. Un po’ dispiace, visto che talvolta anche i colpi finali che si infliggono appaiono visivamente poco chiari, ma il resto è davvero ammirevole: gli accampamenti, i villaggi e persino le città che attraverserete sono caratterizzate in modo maniacale, facendoci sentire davvero tra le loro strade. Meno interessante invece l’intelligenza artificiale che non brilla mai né in combattimento, né nelle fasi furtive. Il gioco è altamente personalizzabile e si può alzare in ogni momento la difficoltà, potendo scegliere in modo separato come gestire lotte, stealth ed esplorazione, ma da questa generazione appena iniziato ci aspettiamo comportamenti più realistici per quanto riguarda l’IA. Molto belle ed evocative le musiche, con le sonorità tipiche della cultura rappresentata e con canzoni marinaresche che ci accompagnano durante i nostri viaggi per mare. Al doppiaggio italiano troviamo diversi professionisti che sanno come trasmettere emozioni, rendendo davvero vivi gli scambi di battute, specie tra personaggi principali come Eivor e Sigurd.

Assassin’s Creed Valhalla è uno dei migliori episodi della serie. Riesce a coniugare elementi dei primissimi capitoli con altri sviluppati da Origins in poi. La componente GDR è forte ma non impedisce di divertirsi ai meno esperti. Inoltre ridurre le meccaniche di recupero del bottino ha fatto bene a questo capitolo, sperando che anche i prossimi prendano esempio da questo rinnovato equilibrio. Ci sono novità interessanti un po’ dappertutto ma la cosa incredibile è che, proprio grazie a queste modifiche, siamo tornati ad avere un Assassin’s Creed più classico ma al tempo stesso più ricco di contenuti e capace di tenervi compagnia per un centinaio di ore, nel caso voleste recuperare ogni tesoro sulla mappa e completare ogni missione. Se la serie non vi è mai piaciuta potete risparmiare anche quest’anno, ma se al contrario avreste sempre voluto un capitolo meglio bilanciato, Eivor vi aspetta in queste terre lontane che imparerete presto a conoscere e ad amare.
- – Storia appassionante
- – Personaggi carismatici
- – Tantissimi contenuti
- – Gameplay equilibrato tra capitoli classici e quelli moderni
- – Migliorata gestione del bottino
- – Tecnicamente valido, specie su console next-gen
- – Presenti alcuni bug e glitch grafici
- – Inizio un po’ lento
- – IA da migliorare

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