Berserk and the Band of The Hawk – Recensione

La furia di Guts diventa musou

Probabilmente l’essere un manga molto più adulto e cupo rispetto ad altri classici, ha impedito a Berserk di avere tutte le trasposizione videoludiche di un Naruto o un Dragon Ball. Ad esclusione di un gran bel titolo uscito su Dreamcast e un altro arrivato nell’epoca PlayStation 2, l’opera di Kentaro Muira è rimasta vincolata alle pagine del proprio manga e a qualche sporadica uscita televisiva e cinematografica. Per ovviare a questa mancanza e cercando di tradurre in videogame la brutalità presente nelle avventure di Gatsu (in originale Guts), Koei Tecmo ha pensato di affidare il lavoro a Omega Force, sviluppatore nipponico esperto in musou. Il risultato come vedremo poteva essere migliore, ma non si può dire che lo spirito originale dell’opera non venga rispettato.

Visto che non tutti gli appassionati di videogiochi conoscono le vicende di Gatsu, Caska e Griffith, il primo passo è stato quello di ricreare la storia del manga, facendo qualche taglio qua e là, ma mantenendosi fedeli nelle situazioni più famose. Scopriremo quindi come Gatsu conoscerà Griffith e come si unirà alla Banda dei Falchi, come supererà l’eclissi e come si svolgerà la sua vendetta. Se siete appassionati saprete quindi tutto quello che serve per capire quali archi narrativi copre questo Berserk and The Band of The Hawk, mentre se non li conoscete potrete scoprire i retroscena senza perdere parti eccessivamente importanti di trama. Inoltre, per tutta la prima parte, il gioco beneficia di alcuni innesti degli OAV usciti al cinema e riassunti nei tre film Berserk: L’Epoca D’Oro, aumentando l’immersione e la gioia di continuare a combattere. Va solo segnalato il fatto che il gioco mantiene i dialoghi nell’originale giapponese, richiamando addirittura i doppiatori di questi film, ma purtroppo i testi a schermo rimangono in inglese.

Chi conosce l’opera di Kentaro Miura sa che i combattimenti hanno una grande importanza e perciò è difficile dimenticare la battaglia in cui il nostro sconfigge ben cento avversari. Proprio per questo, ritengo che l’esagerazione tipica di un musou in cui i nemici sconfitti alla fine di uno stage possono raggiungere anche le mille unità, sia adatta a questo franchise che ha fatto della sua brutalità un marchio di fabbrica. La scelta di ingaggiare lo sviluppatore che in passato ci ha portato alcuni dei migliori esponenti del genere, tra cui il notevole Hyrule Warriors, ha permesso l’inserimento di una serie di regole ben conosciute che possono dare la giusta complessità al gioco senza appesantirlo. Di contro bisogna ammettere che le novità in questo caso latitano, con meccaniche che sono state traslate senza tanti complimenti da altre uscite, per poi farle aderire alle vicende qui presentate. La prima è riscontrabile nel sistema di combattimento che richiede l’uso di due attacchi (debole e potente) e di eventuali passaggi dall’uno all’altro per creare delle combo e delle mosse speciali. Queste sono abbastanza varie e vanno da attacchi potenti contro singoli bersagli, fino a spazzate giganti per colpire nel mucchio. Certo non impediscono l’accanimento su di un singolo tasto, ma chi desidera il minimo sindacale in fatto di strategia, è comunque accontentato. Per il resto ritroviamo le classiche attività da svolgere in battaglia come eliminare tutti i nemici, far fuori comandanti specifici, distruggere catapulte o scortare un alleato. Infine per enfatizzare il fatto di stare giocando ad un titolo di Berserk, va nominata la possibilità di riempire una barra che ci farà poi entrare in modalità Frenzy e che ci farà menare fendenti come non mai. Subiremo meno danni, ne faremo un sacco di più e, riempita un’ulteriore barra, potremo scatenare un Death Blow che ripulirà il campo donandoci soddisfazione e alcuni istanti di pace.

Lo Story mode procede senza intoppi attraverso una serie di stage che ci permetteranno di raccogliere equipaggiamenti, materiali con cui potenziarli, denaro da usare nel negozio in game e soprattutto esperienza con cui i nostri saliranno di livello. Procedendo si sbloccheranno diversi personaggi giocabili, tutti con parametri differenti e soprattutto con mosse e abilità esclusive. Alcune di queste missioni saranno affrontabili con diversi guerrieri, ma se vorremo avere assoluta libertà di scelta, dovremo puntare sul Free Mode, zona franca in cui ogni battaglia sarà affrontabile da qualsiasi personaggio. Se però volete una sfida alternativa che non si basi sui livelli già affrontati, dovrete recarvi alla Endless Eclipse, modalità in cui troverete cento piani da affrontare e da ripulire, e in cui potrete attivare alcuni “desideri” specifici per ogni combattente che altro non sono che differenti missioni da affrontare durante la vostra discesa negli inferi. Il fatto che si debba raggiungere almeno il ventesimo piano per evitare di ricominciare dal primo, rende questa modalità piuttosto lunga e complessa, dandole l’onere di rappresentare un discreto endgame anche se potrà essere affrontata già dopo il superamento del primissimo stage. Bisogna ammettere che quello che ci viene richiesto non differisce da ciò che affronteremo nella campagna principale, ma la presenza di boss e miniboss differenti, aumenta la rigiocabilità mentre si migliorano i propri personaggi preferiti.

Tecnicamente Berserk and The Band of The Hawk mostra la sua originale natura PlayStation 3, non facendo nulla per mostrare i muscoli dell’hardware che l’ha succeduta. La presenza del cel shading maschera la scarsità in dettagli e la povertà poligonale durante i primi minuti, ma quando ci si accorge che i nemici sono tutti uguali e che le ambientazioni propongono texture di scarso valore, un po’ della magia va a farsi benedire. Quello su cui non ci si può lamentare è però il numero di avversari a schermo che in alcune situazioni si dimostra altissimo senza creare problemi al framerate. Ho poi apprezzato l’intelligenza artificiale dei boss e dei nemici più importanti che si dimostrano quantomeno adeguati nel mettere in scena mosse e abilità che possono effettivamente complicare la vita al giocatore, specie dal livello di difficoltà difficile (il terzo su quattro). Il resto delle truppe invece è solo carne da cannone che fa il minimo indispensabile per reggersi in piedi e saltuariamente attaccare, ma questo fa parte della filosofia dei musou e va semplicemente accettato. Il comparto audio è anch’esso discreto ma senza particolari vette artistiche, limitandosi a produrre effetti sonori che ben si sposano con la potenza di certi colpi e musiche che fanno da sottofondo alle battaglie presenti.

Berserk and The Band of The Hawk è un musou incredibilmente classico che non aggiunge nulla al gameplay visto in altre uscite recenti. Missioni, sistema di combattimento e progressione dei personaggi sono rimasti inalterati rispetto per esempio ad Hyrule Warriors ma la modalità Endless Eclipse non riesce ad eguagliare gli extra presenti in quel titolo. Rimane però un’uscita molto fedele alla brutalità del manga originale e capace di rendere divertenti le battaglie viste finora solo sulla carta. È quindi un buon titolo sia per gli appassionati del genere, sia per gli estimatori del lavoro di Kentaro Miura, grazie ad una storia principale arricchita anche da inseriti animati e da una buona rappresentazione dei personaggi giocabili e potenziabili. Solo non aspettatevi nulla di nuovo.

Pro
  • – Buona attinenza con il manga
  • – Storia ben riassunta e arricchita da spezzoni dei film
  • – Personaggi ben diversificati
  • – Meccaniche musou funzionali
Contro
  • – Nessuna sostanziale novità per il genere
  • – Sistema di combattimento poco sviluppato
  • – Comparto tecnico da PS3 (ma molto fluido)

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