Burnout Paradise Remastered – Recensione

Take we down to the Paradise City!

Quante sgommate ho fatto a Paradise City! Uscito dieci anni fa, Burnout Paradise ha cambiato volto alla sua serie, staccandosi dalla progressione a semplici percorsi del mai dimenticato Burnout 3:Takedown per immergerci in una città che offriva un impianto free roaming in cui ci si fermava al semaforo solo per far partire una rocambolesca sfida. Con Burnout Paradise Remastered si è scelto di rimasterizzare un racing game assolutamente insolito, senza vetture su licenza, senza tracciati famosi e proprio per questo fattibile. Queste “mancanze” sono anche state il punto di forza di una serie che ha sempre puntato sull’adrenalina piuttosto che sul logo stampato sul modello poligonale riprodotto, facendola diventare un piccolo fenomeno che non si è mai ripetuto nei successivi Need for Speed sviluppati dallo stesso team. Vediamo quindi cosa potremo recuperare portandoci a casa questa nuova versione rilasciata per PS4 e Xbox One.

Bastano le note di Paradice City dei Guns’N Roses per accendere l’adrenalina di un gioco che ne sa distribuire a fiumi. Trattandosi di un titolo prettamente arcade non esiste alcuna storia, ma solo una sfilza di sfide da affrontare e vincere, attivabili sgommando ai semafori. La planimetria della città propone corse sul lungomare, così come in collina, passando per campi di aviazione, stazioni ferroviarie, capannoni del porto, autostrade, dighe e addirittura lo stadio locale. Ognuna di queste aree e molte altre saranno a vostra disposizione per essere esplorate a caccia di cartelloni da sfondare e di cancelli da rompere, ma saranno anche luoghi di passaggio per gare totalmente aperte. In altre parole ogni corsa inizia e finisce in due punti ben precisi, ma in mezzo potrete correre dove vorrete per arrivare primi al traguardo. Non essendoci GPS o percorsi segnalati, viene da sé che la conoscenza della città diverrà presto molto importante, ma giocando imparerete a riconoscere punti di riferimento e pian piano avrete la meglio sulle macchine avversarie.

Non di sole corse è composto Burnout Paradise Remastered e infatti gli sviluppatori hanno creato diversi eventi che richiedono di ottenere punti eseguendo derapate, sgommate, salti e avvitamenti volanti, così come prove in cui dovrete raggiungere il traguardo senza essere distrutti dai vostri agguerriti inseguitori o, per contrappasso, dovrete demolire nel modo più spettacolare possibile un numero minimo di avversari, sbattendoli fuori pista con le sportellate e i tamponamenti più brutali che vi vengono in mente. Se tutto questo nella vita vera farebbe disintegrare la vostra patente, a Paradise City sarà proprio la patente a salire di grado completando gli eventi che avrete scelto, sbloccando bolidi via via sempre più performanti. Questi saranno divisi in tre categorie che varieranno per caratteristiche quali velocità, turbo e resistenza, oltre che per il modo in cui si otterrà il boost, elemento fondamentale per vincere le sfide.

Tutto questo era già presente nell’edizione del 2008, ma per rendere appetibile questa uscita ai giocatori che potrebbero già aver giocato il titolo in passato, sono stati inseriti tutti i contenuti a pagamento rilasciati via via nel corso del tempo. Oltre ad una serie di auto di varia natura tra cui figurano le versioni non ufficiali ma assolutamente riconoscibili della Ecto-1 dei Ghostbusters e la DeLorean di Ritorno al Futuro (con tanto di sistema di volo), la parte del leone viene fatta di Big Surf Island una nuova area della città situata a est che comprende ulteriori sfide e alcune delle evoluzioni più incredibili presenti nel gioco. Non manca nemmeno l’espansione che fu gratuita ai tempi e che introduceva le moto, mezzi che comunque sono molto più limitati delle vetture e che vi torneranno utili principalmente per le gare a tempo. Tutti questi contenuti e altri che coinvolgono anche la riuscita componente online (specie le missioni da fare in cooperativa con gli amici) sono aggiunte di valore al pacchetto finale, ma la mancanza di vere novità, fossero anche delle nuove auto, si fa sentire per chi ha già giocato in lungo e in largo la versione originale. Inoltre non ci saremmo mai aspettati l’impossibilità di ricominciare una qualsiasi sfida finita male: nell’originale l’opzione “riprova” era stata implementata in seguito ma qui era lecito trovarla fin da subito… Speriamo che anche stavolta una patch correttiva reinserisca questa possibilità, perché altrimenti occorre rifare tutta la strada al contrario se si vuole riprovare.

Come in tutte le remastered, la parte più curata è quella grafica, con una risoluzione che sulle console 1.5 come PS4 Pro e Xbox One X raggiunge i tanto desiderati 4K con un aggiornamento a schermo che corre a 60 fps costanti e granitici. Anche in questo caso si nota il grandissimo lavoro fatto originariamente da Criterion, visto che il gioco a questa risoluzione può essere scambiato senza tante difficoltà per un racing game recente. I modelli poligonali sono rimasti quelli di un tempo, quindi il paragone con le uscite attuali risulta obbligatoriamente a favore di questi ultimi, ma i giochi di luce sulle carrozzerie, il passaggio giorno/notte e più in generale la voglia di ricreare una città solare e veloce, aiutano questo upgrade grafico molto più che in altre uscite, rendendolo davvero un piacere per gli occhi. Anche le musiche poi sono un vero spettacolo, avendo nella propria colonna sonora pezzi veloci e scanzonati che guadagnano anche alcuni brani inseriti successivamente, senza dimenticare alcune celebri composizioni di musica classica, tanto assurda in un gioco del genere, quanto eccellente.

Se vi siete persi l’uscita originale di Burnout Paradise, ora avete una ghiottissima occasione per recuperare. Per circa 40 euro potrete fare vostro un racing game totalmente arcade che richiederà comunque diverse decine di ore per essere completato. La sua natura esagerata va vista come il suo più grande punto di forza insieme ad una città ricca di possibilità e bellissima da esplorare. La libertà che concede può essere un’arma a doppio taglio, ma avendo fin da subito una gamma enorme di sfide, se una non vi riesce, potrete sempre riprovarla quando avrete acquisito maggiore esperienza. Inoltre, grazie alla modalità Party, sarà possibile affrontare delle sfide a turni con fino a 8 partecipanti, cosa solitamente preclusa nei racing game attuali. Un’ultima nota per i possessori di Xbox One: tempo addietro l’originale Burnout Paradise è stato rilasciato tra i giochi gratuiti dell’abbonamento Gold. Se già siete in possesso di quella copia, la spesa di circa 40 euro potrebbe essere eccessiva visto che il gioco se la cava benissimo ancora oggi nella sua forma standard. Se siete attratti da questa uscita e non siete interessati ai DLC inclusi nella remastered, date quindi un’occhiata alla vostra libreria perché, grazie alla retrocompatibilità della console, potreste già avere tutto quello che vi serve per divertirvi a Paradise City. Ora però, cara EA e Criterion, non pensate che sia giunto il momento di far uscire un vero seguito per questo titolone tanto amato?

Pro
  • – Adrenalina allo stato puro, ancora oggi
  • – Divertente, giocabile e velocissimo
  • – Tutti i DLC in un unico pacchetto
  • – Prezzo corretto
  • – Tecnicamente in gran forma
Contro
  • – La libertà concessa può essere addirittura troppa
  • – Manca l’ozione per riprovare una sfida finita male
  • – Non esiste il “viaggio rapido”

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