Burnout Paradise Remastered – Ver. Switch – Recensione

Paradise City in una tasca

La serie di Burnout è tanto amata dai fan dei racing game arcade, quanto stranamente ignorata da Electronics Arts. Da sempre più concentrata su Need for Speed, i produttore americano ha spostato abbastanza in fretta gli sviluppatori Criterion su questa più famosa serie, ma i risultati non sono mai stati selvaggi e anarchici come quando si correva sotto il nome di Burnout. Eppure c’erano sempre auto che correvano, c’erano salti e incidenti… ma lo spirito scanzonato, esagerato e folle mancava, e manca tutt’oggi, a ben 12 anni di distanza dall’ultimo capitolo, quel Burnout Paradise che proponeva qualcosa di nuovo per il genere e per la serie. Due anni fa però la sua Remastered ha raggiunto Playstation 4 e Xbox One, e oggi arriva anche su Nintendo Switch, diventando per la prima volta anche portatile. Vediamo com’è schiantarsi mentre si gioca sul divano.

Per tutti quelli che voglio approfondire cosa sia Burnout Paradise e come sia venuta la Remastered originale sulle console più potenti, non posso che consigliare il nostro precedente articolo, con tanto di video recensione al seguito. Se però volete un veloce riassunto posso dirvi che da sempre nella serie di Burnout si corrono gare in cui gli incidenti sono sempre dietro l’angolo. Dal terzo immortale capitolo (in tanti vorremmo una remastered collection di Burnout 3 Takedown che contenesse magari anche il divertente Revenge), questi incidenti possono anche essere provocati a suon di sportellate e tamponamenti, mandando fuori strada gli avversari e creando un’atmosfera che ricorda a tratti un picchiaduro. Se però nei precedenti capitoli c’erano tracciati specifici e chiusi che ci portavano in ambientazioni diverse e separate, in Burnout Paradise tutta l’azione si svolge nella fittizia Paradise City, metropoli americana divisa in più aree che ne caratterizzano la conformazione e che la rendono riconoscibile. Ad ogni semaforo vi attende una sfida che può essere una gara, una sfida che vi chiede di raccogliere punti facendo acrobazie o manovre spericolate come salti e derapate, gare in cui si deve raggiungere un traguardo mentre altre auto cercano di distruggervi e prove in cui dovrete distruggere voi un numero minimo di avversari entro un tempo limite. Poi ci sono record da battere su ogni singola strada, così come oggetti da distruggere e negozi da trovare. Il tutto mentre migliorate il livello della vostra patente, sbloccate vetture sempre nuove e rendete più difficili le sfide che dovrete affrontare per adeguarsi al vostro migliorato parco macchine.

Tutto questo è il gioco base, una serie di prove d’abilità che vi lascia la libertà di agire come volete, anche durante le gare. In Burnout Paradise infatti non esistono percorsi chiusi, e l’unica cosa che conta è arrivare primi al traguardo indicato, piazzato in uno degli otto punti cardinali della mappa. Potete seguire gli altri e sorpassarli sul finale, potete prendere scorciatoie (se le conoscete), oppure potete seguire i segnali visivi che il gioco vi offre facendo lampeggiare le strade a cui vi state avvicinando e su cui dovete girare. Tutto è concesso, con una libertà che all’inizio sembra addirittura troppa. Se poi ci aggiungiamo l’area extra chiamata Big Surf Island e tutte le vetture speciali, moto comprese (tutti contenuti rilasciati a suo tempo come DLC), le cose si fanno ancora più libere e ricche di divertimento. A qualcuno questa libertà sembrò eccessiva, ma se l’idea di girovagare per una grande città, al vostro ritmo, esplorando le zone e affrontando sfide ad altissima velocità vi attira, su Nintendo Switch non troverete nulla di meglio.

E qui arriviamo al punto che tutti aspettano: com’è Burnout Paradise Remastered su Switch? Tutti sappiamo che la console di Nintendo non punta sulla grafica, specie in produzioni che sono già arrivate su altre console con hardware più potenti (ma non portatili!). Questo però non vuol dire che non possa gestire a dovere un’uscita del 2008 e per fortuna il risultato ottenuto con Burnout Paradise Remastered è davvero notevole. Intanto, anche se la risoluzione è minore e gli effetti meno estremi, questa versione del gioco garantisce sempre un aggiornamento a schermo di 60 frame per secondo, risultato ottimo per poter godere al massimo della velocità che Burnout ci regala. La velocità con cui vi muoverete attraverso la città è fantastica anche in portabilità e spesso potrebbe anche essere eccesiva su veicoli molto potenti con il turbo al massimo. Situazione che però è così anche nelle versioni su hardware più potenti. Al massimo posso segnalarvi che, in modalità portatile, quando il ciclo giorno/notte vi porta a gareggiare sotto le stelle, la lettura della mappa, con elementi come muretti indistruttibili in alcune curve a gomito, non è il massimo. Questo accade anche per via dei fanali che spessissimo sono i primi a fare una brutta fine quando si gareggia, ma in linea generale può risultare (giustamente) più difficoltoso correr di notte. Per fortuna nelle opzioni potete selezionare vari modi per far scorrere il tempo, lasciando che ci sia sempre il sole, oppure potete anche scegliere che il gioco riproduca l’ora reale a cui state giocando. In alcune situazioni mi è sembrato che il gioco fosse stato ritoccato lasciando correre qualche incidente “minore” quando la velocità è ancora bassa, ma nulla che intacchi minimamente il cuore del gioco.

Tecnicamente, anche se il gioco non raggiunge mai la pulizia grafica delle Remastered per PS4 e Xbox One, giocare con Burnout Paradise è sempre un bel vedere e un bel sentire. Le strade sono come le ricordavo, il traffico è presente per svolgere il ruolo di imprevisto, ma non è nemmeno eccessivo per impedire di divertirsi. Le gare funzionano tutte alla grande e la possibilità di riavviare un evento premendo la croce direzionale a destra è sempre a portata di mano, anche ad evento concluso. La città poi, anche dopo tutti questi anni, mantiene una sua identità ed è un piacere da esplorare, anche nel caso lo abbiate già fatto all’uscita o appena due anni fa, tra salti estremi, corse sui binari del treno, autostrade che portano fuori città, tornanti, e acrobazie in riva al mare. E poi c’è la colonna sonora, una delle migliori mai realizzate per un racing game come questo, guidata dalla meravigliosa Paradise City dei Guns ‘n Roses, fino ad una collezione di brani di musica classica che, per quanto suoni strano, accompagnano a meraviglia queste folli scorribande. Il tutto per circa 80 brani che potrete attivare/disattivare/ascoltare da menu, così da personalizzare anche questa parte dell’esperienza. Non manca nemmeno la modalità Party, che permette di gareggiare a turno con gli amici in diverse prove e una modalità online che invece permette di gareggiare ma anche di cooperare per portare a termine obiettivi sempre diversi che vanno dal “Guidate fino allo stadio”, fino ad eseguire speciali acrobazie in specifiche aree della città.

Arrivati al commento finale per me è davvero semplice promuovere questa edizione di Burnout Paradise Remastered. Se non vi è mai piaciuto questo capitolo più libero della serie non cambierete idea, ma se siete utenti “only Nintendo” che arrivano per la prima volta a Paradise City, un po’ vi invidio: potrete infatti scoprire un racing game arcade originale, velocissimo e spassoso che vi catturerà fin dall’avvio grazie alla canzone in sottofondo e alla presentazione di DJ Atomica che vi accompagnerà per tutta l’esperienza con commenti e suggerimenti (in ottimo italiano). Inoltre la possibilità di entrare a Paradise City in ogni momento, grazie alla portabilità, mi ha permesso di godermelo più di quanto non avrei fatto su una console casalinga: grazie alla sua natura arcade infatti, avviare il gioco, fare una gara e poi chiudere, è una possibilità concreta che non rovina in alcun modo l’esperienza. L’unico grosso appunto che mi sento di fare a questa versione sta nel prezzo ufficiale di circa 50 euro: per essere un titolo che è una remastered di un’uscita del 2008 (e su Switch il suffisso “Remastered” non è meritatissimo, visto il comparto grafico vicinissimo alla versione originale), mi aspettavo un prezzo in linea con la Remastered di PS4 e Xbox One che, per la cronaca, era di circa 30 euro. A parte questo sovrapprezzo che fatico a giustificare, il gioco è uno dei racing game più spassosi disponibili su Nintendo Switch e il suo passaggio su questa console è stato migliore di quanto fosse lecito aspettarsi. Detto questo, ora lo facciamo un nuovo Burnout?!?

Pro
  • – Gameplay fresco anche dopo 12 anni
  • – 60 frame per secondo
  • – Paradise City è sempre bellissima
  • – Tante sfide e tanti sbloccabili
  • – Tutti i DLC
  • – In portabilità va che è una meraviglia
Contro
  • – Qualcuno potrebbe preferire le gare classiche
  • – Grafica meno “brillante” su Switch
  • – Doveva costare 30 euro, non 50

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