Call of Duty: Black Ops 2 – Recensione

Come ogni anno, con le feste natalizie in avvicinamento, arriva un nuovo episodio della serie Call of Duty. Mentre una marea di giocatori si scagliano contro meccaniche ritenute troppo superficiali, novità rasenti lo zero assoluto e dinamiche troppo casual, un numero ancora più grande di persone diventano puntali acquirenti del gioco Activision, rendendo la serie la più remunerativa dell’intero mercato videoludico.

C’è chi lo acquista perchè “fa figo”, c’è chi lo acquista perchè non conosce (o tragicamente non vuole conoscere) nessun’altro brand e c’è chi lo acquista perchè comunque si diverte tramite un metodo di gioco molto istintivo e meno tecnico. Tra detrattori e ammiratori si colloca questo Call of Duty: Black Ops 2, forse il capitolo della serie più riuscito e probabilmente l’unico che fino ad ora potrebbe convincere un po’ dei detrattori storici a concedergli almeno una chance. Vediamo perchè.

Come già ampiamente annunciato dagli sviluppatori Treyarch durante i mesi precedenti all’uscita, il gioco propone tre differenti modalità di gioco in cui dovrete impiombare soldati nemici, giocatori umani o zombie brutti e cattivi. Per fare gli alternativi togliamo subito di mezzo proprio la modalità zombie che rimane sicuramente la più debole dell’offerta. Potrete giocare da soli (sconsigliatissimo a causa della difficoltà elevata e di un divertimento piuttosto scarso) oppure con altri tre amici o perfetti sconosciuti online alla modalità Tranzit, una sorta di “avventura” in cui dovrete sopravvivere ai vari assalti spostandovi su un autobus che vi porterà in giro per una mappa. Nulla di paragonabile ad una vera e propria campagna ma carina per passare il tempo e distrarsi dalla componente multigiocatore vera e propria.

Oltre alla modalità Tranzit potrete affrontare le care e vecchie ondate qui battezzate Sopravvivenza in cui rimarrete sempre e comunque nella location iniziale, o ancora potrete giocare alla modalità Dolore in cui due squadre di sopravvissuti cercano di avere la meglio sull’altra utilizzando la terza fazione degli zombie come ulteriore arma a proprio vataggio. Pur interessante sulla carta, la messa in pratica tende a rendere difficilmente completabili gli scontri, resettando la partita nel caso in cui nessuno dei due team sopravviva. Se nel primo Black Ops la modalità Zombie era quindi una simpatica aggiunta al pacchetto, qui risulta leggermente ampliata, ma comunque assolutamente imparagonabile ad un Left 4 Dead, tanto per citarne uno.

Archiviati gli zombie, concentriamoci su Campagna e Multigiocatore, ossia i veri motivi per cui decidere se acquistare questo nuovo Black Ops 2, grazie soprattutto alle interessanti novità introdotte.

La campagna per giocatore singolo offre all’utente due piani narrativi ben distinti, aventi come protagonisti il vecchio Alex Mason, già protagonista del primo Black Ops datato 2010 e suo figlio David. Il primo sarà il protagonista di missioni inserite cronologicamente negli anni ’80, mentre il secondo ci rappresenterà in quelle datate 2025. A fare da collante tra le due diverse linee temporali ci penserà Melendrez, cattivo di spicco della storia, che passerà dell’essere un “semplice” narcotrafficante, a minaccia globale. La storia viaggia su due binari inizialmente scollegati, attraverso missioni che non sembrano offrire davvero qualcosa di nuovo rispetto ai soliti vecchi episodi. Eppure le differenze ci sono e non sono nemmeno tanto trascurabili. Tanto per cominciare potremmo iniziare a parlare della possibilità di cambiare il proprio equipaggiamento prima di ogni livello. Ci sarà sempre un’arma consigliata ma la libertà di sceglierne un’altra tra quelle disponibili, di inserire mirini differenti, di attivare o meno alcune abilità speciali, permette di approcciare ogni livello in maniera differente, o quanto meno di poter scegliere qualcosa di più congeniale rispetto al classico assetto standard. Continuando nei livelli poi ci si accorge che in diversi casi i campi di battaglia sono maggiormente aperti rispetto ai classici “corridoi” a cui ci aveva abituato la serie. Non pensate neanche lontanamente di poter scegliere un approccio differente rispetto a quello pensato per la missione, ma vedere che le mappe offrono diramazioni maggiori rispetto al passato rende più facile illudersi di aver trovato una via migliore rispetto ad un’altra. Notevole poi accorgersi a fine missione di aver completato o meno determinate sfide insite nel livello stesso. Ogni stage ne prevede dieci e riuscire a adempierle sblocca nuovi equipaggiamenti e aumenta la rigiocabilità dello stesso.

Interessante poi la presenza delle missioni Forza d’attacco, ossia missioni strategiche che si inseriscono nella storia e che vi chiederanno di coordinare i vostri uomini sul campo. L’intelligenza artificiale degli stessi però è piuttosto scarsa ed è estremamente gradita la possibilità di impersonare un soldato specifico per facilitare il buon esito della missione. Ultima, ma non per questo meno importante, è la presenza di ben sei finali diversi per la campagna, tramite un sistema che prevede delle scelte più o meno nascoste, che andranno a modificare alcuni snodi della trama e che aumentano ancora di più la già notevole rigiocabilità. Tutte queste novità non snaturano un gameplay che rimane nel bene e nel male quello di sempre, ma riescono a rendere questa modalità per singolo giocatore davvero interessante, tirandola fuori dall’anonomato grazie a scelte di design azzeccate. Persistono scene scriptate più o meno spettacolari, i soldati nemici non paiono mai particolarmente intelligenti e in qualche punto si assiste al respawn infinito dei nemici fintanto che non si segue un personaggio specifico o non si compie una determinata azione, ma l’esperienza globale risulta comunque molto più completa e godibile che in passato, seppur per procedere non serve mai che mettiate in moto il cervello.

Arrivando a parlare del comparto multigiocatore classico è facile rimanere inizialmente spiazzati dalla mole di possibilità e di scelte che si viene chiamati a compiere. Il solito sistema di punti esperienza, sblocchi e ricompense ci accoglie insieme ad una possibilità di personalizzazione inizialmente limitatissima. Ottima la possibilità di partecipare ad un bootcamp per neofiti e ancor di più la possibilità di eseguire ogni tipo di partita classica (si va dal solito deathmatch, all’ottimo Uccisione confermata, passando per bandiere da catturare, zone da presidiare e bombe da difendere o da innescare) contro dei bot di cui potrete scegliere anche il livello di difficoltà. Giocare contro la CPU non vi porterà alcun punto esperienza, ma tutti gli equipaggiamenti saranno automaticamente sbloccati, permettendovi di provarli accuratamente prima di acquistarli tramite le monete sblocco guadagnate ad ogni passaggio di livello per poi usarle contro altri giocatori. L’equipaggiamento del vostro alterego online potrà essere personalizzato in maniera estrema, grazie soprattutto al sistema Pick 10 introdotto per bilanciare il gioco. In pratica il vostro soldato non potrà equipaggiare più di 10 cose contemporaneamente tra armi, modifiche, granate, abilità e wildcard (veri e propri modificatori alle regole del gioco). Volete aggiungere una modifica al fucile d’assalto ma siete già a quota 10? Potete decidere di eliminare una granata non letale, oppure potete eliminare del tutto l’arma secondaria. Volete equipaggiare una seconda abilità anche se il gioco non lo concede? Aggiungete una wildcard preventivamente sbloccata (che occuperà comunque uno slot su 10) e inseritela. Prima o poi, considerando la grandissima community salteranno fuori set di equipaggiamneti più letali di altri, ma per ora il gioco online sembra funzionare particolarmente bene, alla faccia dei tanti squilibri che si erano invece verificati nel precedente capitolo. Le mappe presenti su disco sono una quindicina circa e tutto appaiono ben disegnate e soprattutto pensate per approcci e stili di gioco differenti. Tutte poi offrono più punti in cui sfuggire al nemico o tendere agguati ai giocatori meno attenti. Nonostante siano già state annunciate nuove mappe a pagamento rilasciate tramite DLC, attualmente non se ne sente affatto il bisogno. A tutte queste caratteristiche positive, a cui si può tranquillamente aggiungere la trasformazione delle Killstreak in Scorestreak, si aggiungono le solite meccaniche che faranno storcere il naso a chi è crescuito giocando ad altri FPS. Per uccidere o venir uccisi per esempio basta una piccola raffica. Questo rende le partite decisamente frenetiche, ma anche un po’ troppo basate sul caso. Chi studierà la mappe palmo a palmo non avrà problemi ad abbattere i giocatori meno smaliziati, ma resta il fatto che se un giocatore vi spara alle spalle, 99% delle volte siete morti. Il respawn è immediato e vendicarsi è un attimo, però è giusto segnalare che se si viene colti alla sprovvista, viene quasi sempre negata una seconda possibilità.

Tecnicamente il gioco appare graficamente discreto, anche se un occhio attento non faticherà a notare texture poco rifinite e modelli poligonali un po’ vecchiotti. Buone le animazioni facciali, mentre sono parecchi i problemi grafici che affliggono diverse situazioni, specialmente durante i momenti più spettacolari della campagna. Ci è capitato di trovarci con un cavallo incastrato dentro al retro di un pickup o di veder sparire  una barca da un attimo all’altro dopo essere esplosa. Non certo lo stato dell’arte dunque ma comunque abbastanza da mettere in scena un gioco che sa anche stupire chi magari non è proprio espertissimo in materia grafica. Buono invece il level design sia delle mappe della campagna, sia di quelle in cui affronterete gli altri giocatori online. Decisamente migliore il comparto sonoro che promuove l’azione tramite effettistica estremamente realistica e che si adatta all’ambiente in cui viene chiamata in causa, creando l’eco ai colpi sparati al chiuso o garantendo una resa sonora ottimamente dislocata da chi possiede un buon impianto home theater. Estremamente valido il doppiaggio, con un picco di eccellenza nel cattivo Melendrez, interpretato per l’occasione dal sempre grande Giancarlo Giannini. Valide anche le musiche, seppur non memorabili, capaci di adattarsi non solo alle situazioni, ma anche alle ambientazioni, proponendo sonorità molto diverse in base alla location in cui si svolge l’azione.

Molto probabilmente Call Of Duty: Black Ops 2 è il capitolo più completo e ricco mai uscito. Quello che rimane immutato (a parte il motore grafico…) è la sua impostazione istintiva e fracassona che anche quest’anno spaccherà in due i giocatori. C’è chi lo odierà per colpa del suo essere sempre “il solito Call of Duty” e se ne fregherà delle comunque notevoli introduzioni, e chi invece lo amerà alla follia solo per il fatto che, come dicevamo all’inizio, “fa figo” giocarci. A noi onestamente è piaciuto impersonare i due membri della famiglia Mason e combattere un bel po’ in multiplayer, schierandoci al centro di queste due fazioni. Se però siete alla ricerca di vere novità in ambito FPS, vi consigliamo di guardarvi intorno molto attentamente prima di procedere all’acquisto.

Pro
  • – Modalità per singolo giocatore interessante sia nella trama che nella messa in scena
  • – Gradita la presenza dei bot nelle varie modalità multigiocatore
  • – Tante aggiunte che rendono l’esperienza globale più godibile
  • – Comparto sonoro eccellente
Contro
  • – Le meccaniche shooter sono sempre le stesse
  • – Graficamente solo discreto a causa di un motore grafico troppo vecchio
  • – Modalità Zombie accessoria e nulla più

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