Call of Duty: Black Ops Cold War – Recensione

Ritorno agli ‘Anni 80 secondo Treyarch

La serie di Call of Duty è da tempo un punto di riferimento per gli sparatutto in prima persona, merito di campagne estremamente coinvolgenti ma soprattutto di un comparto multigiocatore che sa incollare allo schermo. Insomma, l’uscita di un nuovo episodio è sempre sinonimo di festa e record di preordini; la pubblicazione di Call of Duty: Modern Warfare avvenuta l’anno scorso è poi riuscita ad esaltare un po’ tutti, compreso qualche detrattore, registrando un successo incredibile. Dopo dodici mesi dal grandioso lavoro di Infinity Ward, tocca a Treyarch con il suo Call of Duty: Black Ops Cold War entrare in scena per mantenere alta la rinnovata qualità di questa famosissimo serie.

Narrativamente parlando, Call of Duty: Black Ops Cold War si può collocare subito dopo le vicende del primo Black Ops datato 2010, riprendendo le tematiche della Guerra Fredda e riscrivendole attraverso uno stile ancor più fantapolitico di quanto ci saremmo potuti immaginare. Come per Modern Warfareè stato realizzato un soft-reboot capace di riprendere personaggi iconici come Woods, per catapultarli in una trama ancora più coinvolgente e tutta da scoprire. L’obiettivo principale durante le missioni è quello di trovare Perseus, terrorista in combutta con alcune forze del KGB e mai identificato dalla CIA, che gestisce da dietro le quinte un palcoscenico creato appositamente per destabilizzare la situazione già tesa tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Le missioni in giro per il mondo agli inizi degli Anni ’80 ci permettono di portare alla luce l’ennesimo complotto focalizzato sulla corsa al nucleare, alternando le famose fasi action ad alcune sequenze ben più stealth di quanto ci saremmo potuti immaginare. Purtroppo se le prime garantiscono il solito, elevato tasso di spettacolarità, le fasi in cui dovremo agire nell’ombra non riescono mai a coinvolgere del tutto lo spettatore: anche a causa di un’intelligenza artificiale nemica deficitaria, sarà facile veder saltare la copertura per poi uscire dalla situazione in modo ben più rocambolesco.

Ciò che rende però estremamente interessante la campagna di Call of Duty: Black Ops Cold War è una struttura di base completamente stravolta, rappresentando un parziale punto di rottura con la linearità che aveva spesso contraddistinto questa modalità per giocatore singolo. Inizieremo la nuova avventura impersonando un soldato dal nome in codice “Bell” e del quale potremo personalizzare origine e alcune caratteristiche legate a bonus applicabili durante le missioni. Nel nostro caso ad esempio, abbiamo optato per un passato da ex soldato del KGB, background estremamente utile per individuare i computer con cui bypassare svariati sistemi di sicurezza nelle basi russe. Oltre a ciò alcuni bonus applicabili permettono di migliorare determinate abilità di dialogo, avere una maggiore resistenza ai proiettili oppure migliori abilità con le armi da fuoco. Si tratta di un’introduzione interessante e che non è possibile modificare in corso d’opera, andando soprattutto a influenzare il finale stesso.

Infatti nel nuovo capitolo di Call of Duty realizzato da Treyarch, in collaborazione con Raven Software, tornano i bivi narrativi già visti nel lontano Black Ops II , grazie a scelte morali che possono determinare la vita o la morte di un personaggio, o peggio, le sorti di un’intera nazione. Considerando poi anche la presenza di un paio di missioni secondarie da portare a termine cercando indizi specifici in quelle principali, i maniaci del completismo avranno il loro bel da fare; parliamo di una campagna dalla durata di circa 6-7 ore ma che ha un discreto livello di rigiocabilità e che, se non fosse per una sezione finale eccessivamente sbrigativa rispetto al naturale evolversi delle vicende, potrebbe essere considerata come una delle migliori per la serie. Per i più nostalgici, segnaliamo anche la presenza di alcuni cabinati storici di Activision come Enduro o Pitfall che rischiano seriamente di interrompere il completamento di un livello per una pausa spesso più lunga del dovuto. Sono piccole cose, ma arricchiscono l’intera esperienza per giocatore singolo, portandoci un ottimo risultato finale.

Ovviamente con Call of Duty: Black Ops Cold War torna anche un comparto multigiocatore corposo e ricco di modalità, tra innovazione e tradizione, proprio per accontentare sia i nuovi arrivati, sia i fan di lunga data. Rispetto ai round di Modern Warfare, un po’ di realismo viene sacrificato in favore di una maggior rapidità e frenesia degli scontri, con un time to kill più alto e la necessità di aspettare qualche istante per veder risalire la barra della propria energia vitale quando si viene feriti. Scelte che ben si sposano con la volontà di differenziare l’esperienza dal citato capitolo del 2019 e, nonostante l’introduzione di un sistema di progressione similare basato sulla personalizzazione della propria arma (con numerosi accessori da poter implementare in numero limitato), si può modificare il proprio equipaggiamento in base al proprio modo di giocare. Fucili, pistole e mitragliette sono presenti in buon numero e la loro riproposizione è molto fedele alle controparti reali. Ritornano anche le Specialità come l’invisibilità alle segnalazioni radar o la possibilità di portare due armi principali, affiancate alle nuove Wildcards da sbloccare ai livelli superiori per bonus ancora più interessanti. Abbiamo anche apprezzato la scelta di introdurre le scorestreak per accumulare punti al posto delle serie di uccisioni, permettendo anche ai giocatori più casual di ottenere rifornimenti e attacchi letali come bombardamenti a tappetto e elicotteri da combattimento; una scelta saggia da una parte, ma che implica la presenza di troppe esplosioni e veicoli da metà partita in poi, rischiando di sbilanciare eccessivamente i match.

Anche le mappe si presentano in buon numero fin dal day one, alternando spazi aperti e vicoli più adatti ad accerchiamenti o scontri ravvicinati, spesso ricchi di zone che fin dalla prima partita rimangono impresse nella mente del videogiocatore. Tra le modalità più divertenti ovviamente non mancano i classici scontri in Deathmatch, così come Dominio o Uccisione Confermata con annesse varianti, mentre altri tipi di match con più giocatori e quadre, come Bomba Sporca o Armi Combinate, rischiano di essere troppo confusionarie. Eccezionale poi il ritorno dell’acclamata modalità Zombie, dove fino a quattro giocatori collaborano partendo da un bunker della Seconda Guerra Mondiale in Polonia per far luce su oscuri esperimenti, mentre cercano di sopravvivere a ondate di non morti sempre più letali. Questa modalità è ricca di segreti da scoprire, potenziamenti per armi e armature e bonus da acquistare come la maggior rapidità o resistenza ai danni, fondamentali per sopravvivere a boss e orde continue. Se poi volete qualcosa di diverso potrete anche giocare con Dead Ops Arcade 3, iconico minigioco della serie che rende più arcade e scanzonata la resistenza alle ondate di zombie, con la visuale dall’alto tipica dei twin-stick shooter.

Tecnicamente parlando Call of Duty: Black Ops Cold War mostra i muscoli soprattutto sulle console next-gen, grazie allo standard del 4K e 60 fps granitici che in multiplayer può raggiungere e rimanere costante sui 120fps (ovviamente con il giusto monitor). Il livello di dettaglio rimane incredibile per esplosioni, armi con annessi effetti sonori e personaggi principali, mentre per le unità più generiche si poteva fare qualcosa di più. Valido ovviamente anche il colpo d’occhio delle numerose ambientazioni presenti e nonostante qualche crash di troppo sui server online, anche le versioni old-gen (con tutti i limiti del caso sul caricamento delle texture) riescono a fare la loro sporca figura. Buone infine le musiche e il doppiaggio in italiano.

Call of Duty: Black Ops Cold War è l’atteso, grande ritorno che tutti aspettavano per la serie di Black Ops, con un comparto multigiocatore saldamente focalizzato sui capitoli che lo hanno reso grande in passato, e qualche piccola innovazione di gameplay che permette di adattarsi ai giocatori moderni. Notevoli anche gli sforzi fatti per non rendere la campagna single player un semplice riempitivo, e se i ragazzi di Treyarch riusciranno a supportare il titolo come i cugini di Infinity Ward, tra multiplayer e un rinnovato Warzone avremo il nostro bel da fare fino al prossimo anno.

Pro
  • – Struttura della campagna rinnovata grazie ai bivi narrativi
  • – Multiplayer divertente e ricco di modalità…
  • – Le scorestreak sono decisamente più equilibrate delle serie di uccisioni
  • – Gunplay estremamente solido
  • – Tecnicamente valido, soprattutto su next-gen
Contro
  • – La narrazione vacilla proprio nelle battute finali
  • – … ma si porta dietro alcuni problemi storici sul fronte del bilanciamento generale
  • – I server necessitano di alcuni accorgimenti

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