Call of Duty WWII – Recensione

Dopo diverse uscite ambientate nel passato prossimo e altre che puntavno dritte al futuro e a battaglie spaziali, Call of Duty ricomincia da capo e riparte dalle sue origini. Nel 2003, seguendo l’onda creata da Medal of Honor Allied Assault (creata tra l’altro dai futuri Infinity Ward), arrivava sui PC di tutto il mondo il primissimo episodio della serie. La Seconda Guerra mondiale che sarebbe stata inflazionata negli anni successivi era ancora perfetta per raccontare le gesta di comuni persone che si trovarono con un elmetto in testa, un fucile tra le mani e una gran paura di non tornare a casa. Quell’uscita di quattordici anni fa tra l’altro fu giocata principalmente per la campagna per giocatore singolo che si articolava su tre fronti diversi e sapeva offrire una panoramica molto forte della Guerra. Con quell’impressione in mente (e conscia del successo di Battlefield 1), Activision riporta indietro le lancette dell’orologio e incentra il suo nuovo blockbuster sul più grande e tragico conflitto della Storia. Seguiteci per scoprire se Call of Duty: WWII è riuscito a fare breccia nei cuori dei giocatori.

Negli anni la serie si è evoluta in molti modi. Il più evidente è il suo voler essere 3 giochi in 1. Anche quest’anno abbiamo infatti la Campagna, il Multigiocatore e infine la modalità Zombie che questa volta è un po’ più di una cooperativa a quattro giocatori contro orde di non morti. Andando come di consueto in ordine, partiamo dalla componente per giocatore singolo. Basata su avvenimenti e battaglie reali, la campagna di Call of Duty WWII si articola su una decina di missioni che si sviluppano dal punto A al punto B, inserendo sul tragitto nemici e situazioni tipiche del genere. La novità più rilevante di questa uscita non va cercata quindi in un diverso sviluppo dei livelli, quanto nella diversa gestione del proprio personaggio: la tanto criticata energia autorigenerante è infatti assente e questa vitale risorsa può essere recuperata solo attraverso l’uso di medikit da raccogliere e usare all’occorrenza.

Il loro utilizzo non è immediato e bisogna attendere una breve animazione prima del ripristino parziale della propria salute. Inoltre il loro numero è tutt’altro che abbondante e spesso si finisce per essere intrappolati in un’area della mappa, con scarse possibilità di successo, proprio per via di una salute che non fa alto che scendere ad ogni proiettile. In aiuto a questa nuova caratteristica arrivano alcuni nostri commilitoni, dotati di un “potere speciale” che si attiva dopo aver eliminato un po’ di nemici. In alcuni casi possiamo richiedere munizioni, in altri i tanto preziosi medikit, e in altri ancora possiamo far evidenziare tutti i nemici in zona, così da facilitare le fasi d’ingaggio.

L’inizio con lo sbarco in Normandia mette subito in chiaro la spettacolarità della produzione, cercando di portarci all’interno del folle conflitto che fece decine di milioni di morti. Non ci vengono risparmiati dettagli macabri dei corpi falciati senza pietà su quella maledetta spiaggia e ritrovarsi a correre verso il primo riparo per poi essere rapidamente eliminati dalle mitragliatrici tedesche ci dà solo una pallida ma efficace idea di cosa volesse dire essere lì il 6 giugno del 1944. Arrivati alla spiaggia e iniziando a ripulire i bunker, quella sensazione di realismo viene rapidamente accantonata, favorendo l’approccio arcade che esploderà poi nel multigiocatore. Le armi sono ovviamente quelle dell’epoca, ma il feeling che rimandano è caratterizzato da una leggerezza che favorisce l’approccio del giocatore qualsiasi, senza tener conto degli appassionati che avrebbero preferito un maggiore impatto sulla stabilità di mira, oltre che sui colpi inferti ai nemici. Inoltre è impossibile non notare che tutta la campagna si sviluppi dal punto di vista statunitense, diventando una classica “americanata” che non tutti apprezzeranno. La tendenza alla spettacolarizzazione poteva andare bene quando si raccontavano storie fittizie e fantasiose, ma in questo caso volere estremizzare certe situazioni finisce per smorzare l’impatto emotivo per adattarlo ad un pop corn movie.

La Campagna offre i soliti quattro livelli di difficoltà e inserisce in ogni missione dei collezionabili chiamati “ricordi” oltre ad una serie di momenti eroici che velocizzano l’ottenimento dei poteri speciali dei vostri commilitoni. L’impatto grafico fa la sua parte e certe situazioni sono davvero belle da vedere nonostante quello che riproducono, eppure la Campagna di questo nuovo capitolo non rimarrà impressa come fece a suo tempo l’originale. Probabilmente ci siamo abituati bene, ma viene da pensare che si abbia dato la precedenza alla creazione di una storia che piaccia alla massa, piuttosto che ad una narrazione accurata e ancorata alla realtà dei fatti. A molti andrà bene così, ma il risultato finale è una sequela di missioni che si lasciano giocare finchè durano ma che difficilmente saranno affrontate una seconda volta, anche a causa della mancanza di una modalità cooperativa che avrebbe sicuramente aiutato questa componente.

Chi compra un qualsiasi Call of Duty al giorno d’oggi, non lo fa più per la campagna. Il multigiocatore è ormai il vero motivo d’acquisto e gli sviluppatori Sledgehammer Games lo sanno fin troppo bene. Per questo motivo sono state pensate alcune novità, sia come modalità, sia come gestione del proprio soldato. Partendo da quest’ultima caratteristica, in Call of Duty WWII sono state inserite anche qui delle classi che per l’occasione sono state definite Divisioni. Potete arruolarvi nella fanteria, negli aviotrasportati, nei corazzati, negli spedizionieri o nella divisione montana, ottenendo in ciascun caso peculiarità uniche (scatto più lungo, maggiore resistenza, arma primaria con il silenziatore…). Andando avanti nel gioco infinito degli sblocchi tramite level up potrete aderire a tutte, sbloccando così cinque loadout specifici che a loro volta potranno essere personalizzati nell’equipaggiamento. Abbandonato il vecchio sistema pick-10 basato sugli slot liberi, la personalizzazione dell’equipaggiamento si basa su un’arma principale e una secondaria, più una granata che potrà essere esplosiva o tattica. L’inserimento di accessori per migliorare un’arma è ovviamente presente ma anche qui si sacrifica il realismo sull’accessibilità, permettendo di montarne alcuni su armi che non avrebbero potuto ospitarli. Sono sicuramente finezze per la maggior parte dei giocatori, ma un esperto della Seconda Guerra mondiale non potrà che restar male davanti a certe situazioni che potrebbero diventare paradossali quando per l’esercito nazista vedrete combattere donne dalla carnagione scura…

Il miglioramento del proprio soldato è sempre ben organizzato, guadagnando quest’anno anche un’area sociale chiamata Quartier Generale in cui ottenere missioni giornaliere e settimanali, in grado di assegnarci punti esperienza e premi che si traducono in casse contenenti equipaggiamenti o boost all’ottenimento di denaro e ulteriori XP, alimentando il classico circolo vizioso. La trovata è carina e simula le aree social di Destiny, però non è ancora a quel livello di interazione con giocatori e PNG. Per quanto riguarda le modalità giocabili ne troverete davvero per tutti i gusti, dai classici deathmatch a squadre e uccisione Confermata fino a partite basate sul controllo del territorio come Postazione o in cui segnare punti nella base avversaria e chiamata semplicemente Football. A queste si aggiunge Guerra, una modalità articolata su tre mappe speciali che prevedono il continuo avanzamento di una squadra, mentre l’altra cerca di fermare il nemico. Il concetto in sé non è certo originale ma il risultato simula adeguatamente le battaglia su larga scala viste altrove. In questa modalità ci saranno solo 6 partecipanti per parte, ma anche le aree stesse sono rimpicciolite per renderle ideali a questo numero di giocatori. In una stessa partita gli attaccanti potrebbero dover conquistare un presidio, costruire un ponte e far detonare un ordigno esplosivo, il tutto mentre i difensori cercano di far scadere il tempo per far intervenire i rinforzi. Non sarà una rivoluzione ma nel contesto veloce e frenetico proposto funziona a dovere. Qualche mappa in più sarebbe stata gradita, specie per le sole tre utilizzabili in modalità Guerra, ma siamo sicuri che si correrà ai ripari attraverso gli immancabili DLC.

Infine anche quest’anno non manca la modalità Zombi, che prova a raccontarci una stramba storia tra scienziati nazisti e ovviamente una valanga di non morti. Questa componente propone per ora una sola mappa, ma è presente anche un breve prologo in single player che istruisce il giocatore prima di mandarlo nella mischia più selvaggia. Può sembrare una cosa da nulla per chi ha già giocato alle precedenti uscite, ma fin da questo tutorial da una decina di minuti, si scopre una modalità più complessa di quanto si creda. Non la classifico “complessa” per via della moltitudine di zombi che vi attaccheranno ondata dopo ondata, diventando tra l’altro più forti, ma per il suo essere molto più di un classico survival mode. Aprire le aree della mappa è solo il primo passo in una missione composta da tantissimi compiti da portare a termine per fermare gli esperimenti. Costruire armi, attivare interruttori, difendere zone, sono tutte attività che vi troverete a fare e che nel frattempo faranno crescere il vostro livello permettendo di personalizzare armi e ottenere bonus. I progressi all’interno di questa missione saranno ogni volta gli stessi e quindi dopo un po’ la ripetitività verrà fuori inevitabilmente, però, se lo giocate con la gente giusta, potreste anche divertirvi in partite che durano più di un’ora.

Come era lecito aspettarsi, il comparto tecnico di Call of Duty WWII si dimostra notevole. Giocato su un buon PC, la fluidità dei 60 fps è garantita e al massimo si può sacrificare qualche shader per ottenere questo ottimo risultato. La modellazione poligonale e la qualità delle texture è più che valida e ciò si può verificare specialmente nelle location all’aperto e ben illuminate. Nel multigiocatore e negli Zombie questa qualità tende a diminuire leggermente, ma rimane comunque di ottimo livello, permettendo di godersi un gioco per soddisfare gli occhi oltre che la voglia di adrenalina. Avrei preferito una maggiore distinzione nelle squadre in multigiocatore visto che spesso si finisce per essere bersagliati dai propri compagni per errore. Non essendoci il fuoco amico non è un problema, ma intanto chi ha fatto fuoco apparirà sulla mappa dei nemici facilitando il compito. Lo stile militaresco è comunque ben sviluppato, con tanto di filmati di reclutamento interpretati da persone in carne e ossa quando dovrete scegliere le divinioni a cui far parte. Durante la campagna nel personaggio di Pearson è poi facilmente riconoscibile il volto di Josh Duhamel, attore che ha recitato nella serie dedicata ai Transformers, ma anche gli altri protagonisti hanno volti realistici che aiutano a creare quel senso di fratellanza tipico di queste produzioni. Anche per quanto riguarda l’audio si viaggia su note molto positive per il genere, con suoni della armi ben diversificati (onestamente però non saprei dirvi se però sono paragonabili alle controparti reali), con musiche che accompagnano adeguatamente l’azione e con un doppiaggio non sempre perfetto, ma in generale più che buono. Nessun problema invece derivante dall’online che oltre ad essere sempre molto popolato, garantisce anche partite prive di lag.

Il ritorno di Call of Duty alla sua ambientazione storica può essere criticato solo sul versante del realismo: non tanto per le imprecisioni storiche più o meno gravi o per una campagna eccessivamente americana, ma principalmente per il suo modo di rappresentare il secondo conflitto globale attraverso meccaniche arcade con gente che corre ovunque. È vero che non si possono più usare doppi salti o correre sui muri, ma la frenesia degli scontri è rimasta comunque molto alta. Per chi gioca in multigiocatore Call of Duty WWII potrebbe sembrare una reskin degli ultimi episodi, privata però di queste mosse acrobatiche. Se questo sia un bene o no dovete sceglierlo voi. La campagna diverte per tutta la sua durata anche grazie alla tensione della salute che non si rigenererà più, la modalità Zombie diverte come al solito grazie ad una mappa ben congeniata, mentre la modalità competitiva è valida e può anche essere giocata interamente con i BOT (ma non si progredisce di grado e le armi sono già tutte sbloccate). I contenuti ci sono, ma dovete solo capire se il gameplay degli scorsi anni fa ancora al caso vostro. Se la risposta è sì, avete davanti un anno molto intenso da vivere tra proiettili e granate costruite negli anni ’40.

Pro
  • – Campagna cinematografica
  • – Multigiocatore ricco
  • – Modalità Zombi lunga e complessa
  • – Comparto tecnico all’altezza del compito
Contro
  • – Campagna troppo “americana”
  • – È cambiato il periodo, ma non il gameplay (troppo) frenetico
  • – Imprecisioni varie per gli appassionati di Storia

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