Il più grande capitolo della serie
Ormai è diventata una consuetudine: ogni volta che si inizia una nuova partita con l’ultimo arrivato della serie Souls, arriva puntuale quella sensazione di eccitazione mista a terrore. L’attesa, i video, le anteprime e tutto quello che c’è stato prima di quel momento scompaiono per lasciare spazio ad un esperienza incredibilmente personale. Il fatto che questo modo di sentire il gioco non sia mai cambiato nonostante i cinque grandissimi titoli che compongono questo genere, la dice lunga sulla di diabolica meccanica su cui si basa una serie che probabilmente raggiunge il suo culmine proprio con Dark Souls III. Il terzo capitolo della saga di FromSoftware propone infatti un avventura meravigliosa, che ha fatto tesoro dei piccoli errori del passato e che oggi riesce ad essere più accessibile in alcune meccaniche dedicate al suo mondo, ma allo stesso tempo dimostra tutta la cattiveria che gli appassionati si aspettano

Dopo la classica creazione del personaggio tramite un editor che vi fornisce principalmente una traccia che potrete poi cambiare senza problemi in corso d’opera, ecco che il vostro misero eroe risorgerà a Lothric, terra lontana in cui qualcuno dovrà trovare e riportare ai propri troni i Signori dei Tizzoni, simpatici individui che per essere “convinti” dovranno essere sconfitti. Indovinate un po’ a chi toccherà l’ingrato compito? Come la solito la trama generale è molto più profonda di quanto detto in questa sede, sviluppandosi sullo sfondo delle vostre azioni e tramite un enorme sottotesto. Incontrerete personaggi non giocanti che potrebbero raccontarvi qualcosa del loro passato, con descrizioni degli oggetti che rimandano ad una o l’altra scuola di magia e più in generale con una permanente impressione di essere solo una minuscola pedina all’interno di un mondo di cui si sa poco ma che ha comunque molto da dire. Da questo punto di vista è assolutamente azzeccata la promozione della versione Xbox One che regala anche il primo capitolo della serie tramite la retrocompatibilità, poiché ci saranno molti rimandi che saranno colti solo da chi ha avuto la fortuna di giocare e completare l’originale Dark Souls.

Dark Souls III, così come tutta la serie, è un gioco complicato. La meccanica spietata con cui morendo si rischia di perdere tutta l’esperienza fino a quel momento raccolta sottoforma di anime, si ripresenta senza variazioni. I nemici, anche quelli standard, possiedono un’aggressività maggiorata rispetto a quanto visto nei capitoli precedenti e basta iniziare a muovere i primi passi per accorgersene. Chi temeva che la serie con il tempo si sarebbe piegata alle leggi di mercato, può quindi dormire sonni tranquilli. Quello che è stato migliorato è però il rapporto del giocatore con i vari menu e gli oggetti. Se un tempo alcune descrizioni apparivano quantomeno criptiche, lasciando un grande punto interrogativo e spesso richiedendo sperimentazioni di ogni tipo, ora questa parte è molto più chiara e immediata. Se otteniamo un’arma magica, sapremo subito qual è il suo potere speciale, se vogliamo usare uno strumento specifico, ci viene indicato dove usarlo. Arrivarci poi è tutta un’altra cosa, ma per lo meno sapere di avere un obiettivo chiaro, favorisce il divertimento e l’esplorazione.

Nominando l’esplorazione, ecco che si incontra il primo grandissimo pregio del titolo. Per quanto mi riguarda, Lothric è il regno più bello e vario che abbia mai giocato nella serie. Surclassa il già ottimo Bloodborne, e gli altri Souls, pagando pegno solo verso il primo per via di una mappa del mondo meno intrecciata. In Dark Souls III ogni luogo che visiterete rimane per certi versi isolato dagli altri. In altre parole, non vi capiterà di affrontare una zona che, aperta la porta di una torre, vi porta quasi a sorpresa al Lago di Cenere o alla Foresta di Radice Oscura. Qui quando si affronta un’area ci si concentra con quella e solitamente solo dopo averla percorsa e completata, si finisce in quella successiva. Questa progressione molto più lineare non vi deve comunque spaventare poiché ogni singola zona nasconde segreti e vie alternative davvero impensabili, capaci di collegare l’inizio e la fine di un’area attraverso un singolo Falò. L’apertura di porte “chiuse dall’altra parte”, l’attivazioni di ascensori e di quant’altro possa rendere la progressione sempre migliore, sono tutti ingredienti dosati in maniera esemplare, rendendo il senso di progressione reale anche senza aver fatto salire di livello il proprio eroe.

Come già successo nel Sogno del Cacciatore di Bloodborne, nel Nexus di Demon’s Souls e nel secondo capitolo con Majula, anche questa volta avremo una sorta di HUB principale in cui dirigerci per migliorare il nostro eroe. L’Altare del Vincolo è il luogo in cui troverete un personaggio in grado di trasformare le vostre anime in nuovi livelli, aggiungendo punti ai vari parametri tra Forza e Armonizzazione, tra Intelligenza e Fede. Se da questo punto di vista non si segnalano variazioni di alcun tipo, questa location è un altro esempio in cui il gioco si dimostra più confortevole per il giocatore, rispetto al passato. Capendo che è inutile farlo viaggiare in vari punti della mappa per permettergli di organizzare al meglio il suo equipaggiamento, L’altare del Vincolo è il luogo in cui si trasferiranno tutti i personaggi non giocanti che avrete incontrato. Fin da subito, oltre alla Guardiana del Fuoco, ci sarà un fabbro e un mercante, ma pian piano il luogo si popolerà e offrirà molte più possibilità in cui investire le proprie anime. Questo favorisce il miglioramento del proprio eroe attraverso un percorso a tutto tondo, permettendo di scegliere se conviene spendere delle anime per far salire una caratteristica, se è meglio potenziare un’arma grazie alla titanite raccolta o acquistare un nuovo incantesimo da armonizzare negli slot a disposizione.

E parlando di incantesimi bisogna obbligatoriamente parlare dell’introduzione di una seconda fiaschetta che si va ad aggiungere a quella di Estus con cui recuperiamo da sempre i punti vita perduti. Questa volta gli incantesimi non hanno più un numero di utilizzi prefissato, ma, come in Demon’s Souls, attingono direttamente da una terza barra indicante i punti abilità. Questa preziosa risorsa calerà ad ogni utilizzo e obbligherà chiunque la usi a rimpinguarla tramite la nuova fiaschetta di Estus Cinereo. La fregatura, se vogliamo vederla in questo modo, sta nel fatto che il numero di fiaschette che potrete portare con voi, sarà suddiviso tra queste due fonti. In altre parole, se siete un cavaliere che combatte prevalentemente corpo a corpo, potreste anche scegliere di ignorare completamente l’Estus Cinereo in favore di quello standard. Diversamente, se siete un mago, che lo usa con frequenza, la vostra sopravvivenza potrebbe dipendere più da questo elemento, obbligandovi a dimezzare le possibilità di recupero dei punti vita in favore dei punti abilità. Questi comunque potrebbero essere utili anche ai personaggi corpo a corpo poiché è stata introdotta la posa, una posizione attivabile quando si impugna un’arma con due mani che permette colpi veloci e potenti, ma che consumano appunto la barra dei punti abilità. Non si arriva mai a mosse paragonabili alle trasformazioni delle armi viste in Bloodborne, ma la varietà guadagna ulteriori punti.

Tutte queste possibilità e variazioni formano un’incredibile gameplay. La progressione diretta del personaggio si muove di pari passo con l’esplorazione delle bellissime zone, mettendovi in contatto con oggetti di vario tipo, tra cui compaiono frammenti che aumentano l’uso delle due fiaschette, ceneri che incrementano gli oggetti in vendita dal mercante nell’Altare del Vincolo, tizzoni per migliorare la fiamma di un falò a vostra scelta e via di questo passo. Inoltre, a differenza di quanto avveniva nell’atipico Dark Souls II, questa volta il respawn dei nemici uccisi è sempre attivo, permettendo sezioni di farming che comunque non sono mai agevoli come in passato. L’altra buona notizia per chi vorrà affrontare più volte i nemici in una specifica zona e proviene da Bloodborne, è che questa volta vi basterà sedervi al falò per attivare il respawn, evitando spostamenti e noiosi caricamenti. Questi si attivano solo quando viaggerete tra un luogo e l’altro, ma i tempi di caricamento di, massimo 15 secondi anche su console, non creano alcun tipo di problema come invece accadeva nell’esclusiva PS4.

Prima di passare al comparto tecnico è doverosa una nota di merito al design dei boss che affroneterete durante l’avventura. Questo raggiunge qui il suo massimo potenziale, proponendo nemici estremamente vari, ancora prima che competitivi. La loro natura è molto differente, così come il loro comportamento e relativi punti deboli. Durante lo scontro poi cambia spessissimo qualcosa, sia che si parli del loro comportamento che diventa più pericoloso quando le energie si assottigliano, sia che si consideri il terreno di scontro, sia infine che si tratti del boss stesso e della sua natura. Ogni scontro si dimostra epico e diverso dal precedente, con morti a ripetizione che però ci insegnano sempre qualcosa di nuovo e ci portano sempre più vicino al suo annientamento. Questa pratica ovviamente si ripercuote anche per le situazioni standard, ma l’essere sconfitti da un boss accentua ancor di più il desiderio di ripartire immediatamente per provare a fargliela pagare e possibilmente recuperare le anime perdute, il tutto con il miscuglio di esaltazione e terrore di cui parlavamo all’inizio.

Dark Souls III offre il suo meglio in versione PC, ovviamente a patto di possedere un sistema estremamente potente. Nel caso invece si analizzi la situazione dal punto di vista di un hardware di fascia media o della sua versione console, si evidenziano quelli che potremmo definire gli unici veri problemi di questo terzo capitolo. Con un PC che monta componenti di alto livello, potrete giocare a 60 fps per secondo godendo di uno spettacolo indimenticabile grazie soprattutto al design molto ispirato che coinvolge ambientazioni e nemici. Diversamente il gioco, in alcune situazioni soffrirà di cali di frame rate considerevoli che non renderanno mai in giocabile il titolo, ma che purtroppo finiscono per compromettere il suo valore generale. Non mi sono capitati casi analoghi a quanto si poteva assistere nel primo Dark Souls con l’arrivo nella Città Infame, ma qualche problemino è comunque presente. La versione PS4 sembra leggermente più problematica rispetto alla versione Xbox One, ma in entrambi i casi vi assicuro che se questo è il prezzo da pagare per giocare a questo titolone, allora va bene anche così. Anche perché è probabile l’arrivo di una patch che possa sistemare questa situazione. Dal punto di vista audio invece non c’è nulla da recriminare poiché la colonna sonora che va in letargo durante le esplorazioni, offrendo quel senso di solitudine e smarrimento tipo del genere, salta fuori potente ed evocativa quando si affrontano i boss. Buoni anche gli effetti sonori ripresi dai capitoli precedenti, il doppiaggio in inglese e i sottotitoli in italiano con cui sono stati tradotti tutti i testi presenti.

Dark Souls III è la migliore opera di quel geniaccio sadico di Miyazaki e già questo dovrebbe dirla lunga. La sua qualità principale incredibilmente non è la difficoltà – comunque presente e ottimamente calibrata negli standard della saga – quanto piuttosto il saper ricreare un mondo fantasy oscuro incredibilmente vivo e pulsante. A grandi difficoltà si contrappongono grandi soddisfazioni e vittorie, le quali vi faranno amare un gameplay raffinato, leggermente modificato e semplificato unicamente per quanto riguarda la chiarezza degli strumenti ottenuti. A questo punto di solito consigliamo questo genere di giochi solo a chi ama le sfide toste ed impegnative, eppure con Dark Souls III vogliamo fare un’eccezione, consigliandolo senza riserve a chi ama i videogiochi nella loro forma più pura. Qualcuno inizialmente vedrà le animazioni legnose e un combat system un po’ rigido, ma già dopo un’ora o due di gioco, non potrà che rimanere affascinato dal setting e dalle meraviglie che lo attendono nella misteriosa Lothric.
- – È sempre difficile
- – Ambientazione fenomenale
- – Variazioni al gameplay azzeccate e funzionali
- – Nemici più aggressivi del solito e Boss incredibilmente vari e divertenti da combattere
- – Il level design migliore della serie
- – Molto più chiaro che in passato
- – Colonna sonora eccellente
- – Frame rate instabile nelle versioni console e su PC di fascia media
- – Per i giocatori alle prime armi molto difficile

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