Deadly Premonition 2: a Blessing in Disguise – Recensione

Un’altra controversa indagine per York/Zach

Non sapere come iniziare un articolo è sempre sinonimo del fatto che stai per parlare di qualcosa di incredibile, fosse anche incredibilmente strambo e inaspettato. Con Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise mi capita esattamente questo. Prima di spiegarvi il perché, potrebbe essere utile ricordare che il primo capitolo di Deadly Premonition detiene il Guinness World Record del Survival horror più controverso di sempre; sarebbe stato quindi un affronto verso quei giocatori che lo hanno amato alla follia cambiare la ricetta che lo fa sembrare un gioco vecchio di 15 anni, ma che ha personaggi e situazioni tanto folli quanto geniali. D’altronde con qualcuno come SWERY sempre al timone della produzione e anche scrittore della storia, cosa volevi aspettarti?

Di solito lo faccio per ultimo ma in questo caso bisogna immediatamente parlare della componente tecnica, visto che sarà la prima cosa che salterà all’occhio a chi non conosce il primo capitolo ed elemento che molti useranno per deridere il gioco. Come il primo Deadly Premonition, anche questo numero 2 è un gioco che è facilissimo definire “brutto da vedere”(poi ne parliamo meglio, ma l’elefante nella stanza non può essere ignorato). Non è questione di hardware, visto che su Switch, già tre anni fa girava un certo Zelda, ma di risorse monetarie limitate e, forse ancor di più, della scelta di creare un gioco che mantenesse il design del primo capitolo. Se vi sembra una follia, state probabilmente entrando con il piede giusto all’interno dell’universo di SWERY e del suo team White Owls Inc, sviluppatore di questa uscita. Se questa possibilità vi sembra una cretinata probabilmente potete fermarvi qui e cercare qualche altra uscita più “moderna”; altrimenti vi chiedo ancora qualche minuto per cercare di farvi arrivare al punto in cui vi sarà davvero chiaro se il gioco può fare per voi.

A raccontarvi in breve la storia c’è tutto quello che ci si aspetterebbe da un survival horror: all’avvio impersoneremo l’agente Davis nel 2019 che, insieme ad un collega andrà a cercare Francis Zach Morgan per informarlo che finalmente è stato ritrovato il corpo della vittima su cui aveva investigato nel 2005, in Louisiana nella cittadina di Le Carré. Il caso era stato risolto ma potrebbero esserci nuovi indizi a riguardo, anche considerando lo strano metodo investigativo usato. A quel punto si salta indietro nel tempo fino agli eventi che hanno portato l’agente dell’FBI Francis York Morgan già protagonista del primo Deadly Premonition, ad investigare sul caso, aiutato da uno sceriffo un po’ tonto, dalla sua giovanissima figlia molto sveglia per la sua età e da una sua voce interiore che lui chiama Zach, richiamando quindi il personaggio interrogato dall’agente Davis nel 2019. Le cose si complicheranno ulteriormente, facendovi scavare nel torbido del classico paesino tranquillo in cui in realtà accade davvero di tutto attraverso i suoi personaggi. Non mancano situazioni forti ma, con la scusa del comparto tecnico limitato, moltissimo è lasciato all’immaginazione del giocatore, facendo anche scendere la classificazione del PEGI dal “18 anni o più” del primo episodio ai “16 anni” di questo. In fatto di trama da me non saprete altro visto che il gioco, così come il suo predecessore, vive di momenti narrativi talvolta intensi, ma talvolta anche incredibilmente scemi, sballottando il giocatore tra l’inquietudine e la risata, senza però fargli mai perdere il filo del discorso, cosa molto difficile quando si ha a che fare anche con un free roaming.

Fermi tutti! Ma quindi il gioco è un free roaming o un survival horror? La risposta è “dipende”, visto che ci sono anche momenti in cui il gioco mi ha ricordato Shenmue e addirittura Animal Crossing. A Le Carré avrete sempre almeno una missione principale colorata in rosso che porta avanti la storia, anche nel caso vi venga detto di andare al bowling. Solo che il bowling ha un orario di apertura e di chiusura, quindi dovete scegliere il momento della giornata corretto per farlo. Potete far scorrere il tempo artificialmente dormendo o consumando una sigaretta dall’inventario, oppure potreste andare in giro per la cittadina a caccia di missioni secondarie. Queste vanno dal riparare la doccia nella vostra camera dell’albergo, utile per mantenervi puliti ed evitare che la gente si comporti in modo strano con voi, fino a fetch quest che vi chiedono di far fuori specifici animali. Per essere un survival horror è stato quindi abbastanza sorprendente notare che il mio primo “nemico” sia stato uno scoiattolo fatto fuori con un cazzotto. Altrettanto sorprendente è stato scoprire che il nostro agente York andrà in giro per la città su uno skateboard, strumento che con il tempo potrà essere migliorato e su cui potremo anche effettuare dei trick! Niente auto da guidare quindi (molto criticate nel primo capitolo), ma, al massimo, un particolare servizio di taxi che ci porterà nelle zone in cui avremo sbloccato il viaggio rapido (non potrete farlo da subito, quindi non accanitevi contro i palloncini legati ai copertoni che trovate in alcuni punti chiave della mappa).

Attraverso queste missioni secondarie o semplicemente andando in giro per la città recupererete poi oggetti che vi serviranno per creare amuleti e bambole che, una volta equipaggiate su specifici ed inquietanti altari, miglioreranno alcuni parametri come punti vita, concentrazione (utile per attivare una speciale visuale che rivela ogni oggetto nei paraggi, oltre che vedere oggetti nascosti, ma anche per eseguire super attacchi), o anche solo facendovi diminuire la fame o mantenendovi puliti più a lungo. Gli amuleti invece andranno a modificare i parametri della vostra Alligator, pistola giocattolo con cui potrete comunque fare un po’ di danni e che si trasformerà quando le cose si faranno serie. Ora finalmente potremo sparare e muoverci allo stesso tempo, con una visuale che richiama Residente Evil 4, in sezioni che comunque non mi sono sembrate particolarmente complesse. Il gioco non ha un livello di difficoltà personalizzabile e una sfida un po’ più marcata non mi sarebbe spiaciuta, ma ci sono momenti in cui le cose si fanno un po’ più intense e che non vi dispiaceranno. Se però avrete voglia di “perdere tempo” in missioni secondarie o anche soltanto andando a zonzo, verrete sempre ricompensati con denaro con cui in pratica potrete ottenere munizioni illimitate, così come medikit e altri oggetti venduti un po’ dappertutto. Potrete poi salvare ogni volta che trovate un telefono (e ce ne sono molti), ma ora c’è anche un salvataggio automatico su più slot che di certo non dispiace.

Una cosa che mi stavo dimenticando di dirvi e che è necessaria per farvi scegliere o meno il gioco è il suo modo di raccontare e di farci conoscere i personaggi. L’interrogatorio iniziale nel 2019, quello prima di farci muovere i primi passi a Le Carré, potrebbe portarvi via quasi un’ora, tempo in cui tre personaggi staranno semplicemente parlando. Potrete scegliere su quale oggetto concentrare la conversazione un po’ come accade in un’avventura grafica, a volte potete scegliere tra più risposte, ma poi non vi resta che ascoltare quello che i personaggi hanno da raccontare. E anche qui la voglia di conoscere questo mondo e chi lo popola passa attraverso scambi di battute “inutili” come quelli in cui viene a galla la passione dell’agente York per i film, specie quelli anni ’80. Così, per esempio, quando vi viene affidata la fetch quest in cui dovete scacciare 30 cani rabbiosi (leggi “sparargli con la pistola giocattolo”), il nostro nomina il film “Cujo”, tratto dal libro di Stephen King. Quella in cui dovete sparare agli alligatori? Arriva il dialogo di “Alligator”. Sono cose che possono piacere come no, però nell’ottica di un gioco strambo come questo, sono davvero azzeccate. Ovviamente tutti i dialoghi sono in inglese, ma i sottotitoli sono in un buon italiano cui scappa raramente un piccolo refuso senza conseguenze per la comprensione.

E ora, prima di chiudere, parliamo approfonditamente del comparto grafico, dividendolo però in due parti ben differenziate: da una parte il lato tecnico e dall’altro quello artistico. Il lato tecnico è inizialmente stordente: personaggi composti da pochi poligoni, con animazioni spessissimo ripetute durante i dialoghi quando non immobili come manichini. Espressioni facciali quasi assenti e qualche bug grafico fanno il resto. Quando poi si va in giro per la città sullo skateboad le cose peggiorano ancora, con pop up sempre presente, frame rate bassissimo e anche qualche freeze saltuario di un secondo senza però far mai crashare il gioco. Il vento che dovrebbe accentuare la velocità, con certe inclinazioni della telecamera dà anche fastidio e se vi piantate contro un albero a tutta velocità semplicemente vedete il povero York cambiare direzione a velocità rallentata o semplicemente inchiodarsi sul posto senza alcun contraccolpo dovuto alla fisica. Si potrebbe andare avanti ancora parecchio ma direi che il quadro dovrebbe esservi chiaro. Quello che potrebbe però rendere comunque piacevole questo mondo è il suo stile visivo: tutti i personaggi che incontrerete hanno qualcosa di peculiare per cui vi rimarranno impressi nella memoria. C’è il gigante silenzioso, lo sceriffo chiacchierone e tonto, il misterioso negoziante, il gestore dell’hotel in cui alloggiate che veste tre (o più!) ruoli come se fossero tutti personaggi indipendenti e il mitico barista che vive vestito con stivali di pelle bianca, cappello bianco e… mutande bianche. Fine. Trovate che potete considerare geniali (così come alcuni scambi di battute), ma anche totalmente stupidi e fuori contesto. Questo però dipende unicamente da voi e dal tipo di esperienza che cercate e che gradite.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise è un perfetto sequel (ma anche prequel) del primo capitolo: pur essendo considerato un gioco molto divisivo per critica e pubblico, mantiene la sua identità senza vergogna, proponendo (forse apposta) gli stessi inciampi grafici ma anche lo stesso stile autoriale. Così dietro a dialoghi assurdi ma spesso divertenti e sempre con una loro logica, si nasconde un’avventura in cui potete andare in giro liberamente a caccia di potenziamenti e di minigiochi, ma dotata di una trama complessa e originale che comunque vi aspetta senza forzarvi. In alcuni commenti ai primissimi trailer alcuni scrivevano più o meno ironicamente che il gioco sembrava graficamente troppo bello: su quello non dovete preoccuparvi visto che il basso profilo tecnico è mantenuto costantemente, così come alto è il valore artistico e autoriale, riuscendo a sorprendermi in positivo più di tante produzioni tripla A che, visti i costi che devono sostenere, non possono sbagliare, ma neppure rischiare. Io il voto lo metto sennò poi sembra che me lo sono dimenticato, però mai come questa volta è importante capire quanto sia impossibile dare un valore numerico oggettivo ad un opera così strana e unica. Quindi il voto che trovate è il mio personalissimo voto. Voi avete comunque tutti gli elementi per capire se può interessarvi.

Pro
  • – La trama cattura
  • – Gameplay originale e strambo
  • – Personaggi geniali
  • – Alterna situazioni buffe ad altre drammatiche
  • – Permette di giocare con i propri ritmi
  • – Potrebbe piacervi da matti…
Contro
  • – Graficamente arretrato
  • – Frame rate problematico
  • – Caricamenti lunghi
  • – Può risultare lentissimo
  • – Alcune situazioni sembra completamente fuori contesto
  • – … ma potreste anche snobbarlo da subito

Ultimi articoli

Ultime news

Questo sito utilizza cookie, anche di proprietà di terze parti, che consentono di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze dell’utente. Continuando la navigazione si considera accettato tale uso. Leggi l’informativa cookie: in essa sono indicate anche le modalità con cui potrai disabilitarli in qualsiasi momento.