FPS e stealth per giocare con il tempo
Arkane Studios ha sempre creato videogiochi unici: vuoi per lo stile, vuoi per la libertà concessa, vuoi per il modo in cui è sempre riuscita a raccontarci una storia lineare, ma con un percorso totalmente interpretabile da noi giocatori. Deathloop è l’ennesimo esempio di questa filosofia, un titolo che si era presentato al pubblico apparendo prima come un deathmatch 1Vs1, poi come un roguelike, e che infine si è rivelato come un gioco “diverso” ma completamente a suo agio con la libertà e la giocabilità dei suoi sviluppatori.

Dai video rilasciati nel tempo abbiamo scoperto che in Deathloop dobbiamo spezzare il loop temporale che coinvolge l’isola di Blackreef e chi la popola, costringendoli a vivere sempre la stessa giornata. L’inizio in cui il protagonista viene ucciso da una misteriosa donna ci porta su una spiaggia facendoci credere che sia stato tutto un sogno. Peccato che basti una piccola parte del tutorial per farci capire che il nostro Colt non ricorda nulla del suo passato, a parte il momento della sua morte. Scoprirà poco dopo di chiamarsi Colt, scoprirà che la sua assassina è Julianna, e scoprirà che morire è solo un modo per ricominciare la stessa, identica giornata a Blackreef. Questo “ricominciare” visto in altri giochi, qui diventa un elemento narrativo, perché se è vero che quando si muore o quando scocca la mezzanotte l’isola si resetta, è anche vero che quello che scoprirete durante le vostre esplorazioni rimarrà impresso nella vostra memoria e in quella di Colt, sottoforma di missioni attive e note da visionare all’interno dei menu. In pratica, una volta completata una missione, non dovrete più rifarla in caso di morte, visto che Colt avrà ottenuto le informazioni necessarie per proseguire il suo viaggio, ottenendo una meta che lo avvicinerà sempre più allo spezzare il loop. La storia di Colt non è però la sola, visto che scopriremo sempre più cose sul mondo di gioco e sui suoi abitanti, un po’ come accadeva in quel capolavoro che fu Zelda: Majora’s Mask. La grossa differenza è che chi popola Blackreef non è mai amichevole e tutti vogliono far fuori Colt, in special modo Julianna e gli altri 7 Visionari. Saranno loro i bersagli da eliminare per spezzare il ciclo infinito di morte e rinascita in cui Colt si trova, trasformando l’isola in una caccia in cui diventa presto confuso chi sia il cacciatore e chi la preda.

Oltre a Colt, Julianna e i Visionari, l’altro grande protagonista di Deathloop è la mappa stessa. Blackreef è un’isola del nord la cui acqua gelata impedisce ogni tentativo di fuga e in cui sono presenti quattro diverse aree che la contraddistinguono. Se il numero può sembrarvi poco, sappiate che in ognuna di loro troverete diverse situazioni in base all’ora del giorno in cui le esplorerete. Questa giornata infinita è infatti suddivisa nei quattro momenti temporali di mattino, mezzogiorno, pomeriggio e sera, in grado di variare le condizioni di visibilità, ma anche le attività che i nemici svolgeranno al loro interno. I loro copioni sono scriptati e le loro reazioni saranno sempre le stesse, ma questo ci porta all’altra grande meccanica di Deathloop: la conoscenza. Anche se Colt non ottiene i classici punti esperienza in game, saremo noi giocatori ad accumulare esperienza in base alle nostre azioni, agendo in modi differenti in base a quello che sappiamo già che accadrà. Questa conoscenza dei nemici, va di pari passo con le ambientazioni, ricchissime di strade secondarie che diventeranno via via più numerose quando inizieremo ad ottenere i poteri dei Visionari uccisi.

Un po’ come succede in Hitman, studiare il comportamento di ciascun Visionario ci permette di creare occasioni diverse nei luoghi in cui si muove. Inoltre, compiendo determinate azioni al mattino, potremmo per esempio fargli cambiare location al pomeriggio, portandolo ad incontrare un altro Visionario e permettendoci di colpirli entrambi contemporaneamente. La loro eliminazione aumenta le difese dei restanti avversari, ma permette anche di ottenere poteri molto simili a quanto visto in Dishonored e Prey, sempre di Arkane Studios. Quasi tutti questi boss sono in possesso di tavolette che ci conferiscono poteri come Traslazione che è una sorta di scatto in avanti, Etere, che ci permette di diventare momentaneamente invisibili, Rovina, che potenzia i nostri colpi e ci ripara dai danni e Collegamento, che unisce i nemici all’interno di un’area ristretta e fa sì che se ne facciamo fuori uno, quelli ad esso collegati finiscano anch’essi morti stecchiti. A questi potenziamenti piuttosto evidenti, se ne affiancano altri minori chiamati piastrine che possono essere legati al personaggio di Colt e alle sue armi. Piastrine e armi hanno poi diversi livelli di rarità, e più si sale verso quelle viola e gialle, e più ci si imbatte in pezzi d’artiglieria da non farsi scappare. Il problema è che quando si muore tre volte durante un’esplorazione o si termina il giorno, tornando indietro nel tempo questi oggetti verrebbero persi e occorrerebbe ripetere le azioni già compiute per recuperarli nuovamente. Dopo qualche ora in cui il gioco ci spiegherà per filo e per segno come muoverci e dove andare (senza mai toglierci il controllo della situazione in cui obbligatoriamente ci catapulta per proseguire), ecco che arriva la meccanica dell’Infusione, un sistema con cui potremo raccogliere residui temporali da oggetti sparsi per le mappe e bene in evidenza, per poi infonderli tra una pausa e l’altra nel nostro equipaggiamento. Una volta fatto, l’oggetto infuso rimarrà per sempre nostro, rendendolo disponibile permanentemente nelle fasi di loadout precedenti alle nostre scorribande.

Con l’infusione Deathloop innesca la miscela esplosiva che gli permette di offrirci tutte le sue qualità, compresa la liberta di dedicarsi alla risoluzione di quest secondarie che però non perdono mai l’occasione di ricompensarci in qualche modo. Con otto bersagli da sconfiggere in quattro aree a quattro diverse ore del giorno, diventa chiaro che farne fuori solo due o tre non servirà a spezzare il loop, eppure si ha sempre l’impressione che ogni azione svolta, seppur vanificata dal riavvio della giornata, ci porti un po’ più avanti con la nostra missione, o comunque con un potenziamento costante di Colt e dei suoi poteri. Ottenere più volte la stessa tavoletta servirà per aggiungere qualcosa di nuovo al potere di base, creando così un circolo vizioso che ci spinge e “rigiocare” alcune missioni di eliminazione, a ci permette di riaffrontarle in modo diverso, usando abilità che magari la prima volta non avevamo e dimostrando la qualità del level design di Arkane Studios. Inoltre ci tengo a sottolineare che rispetto a Dishonored e Prey, Deathloop si dimostra molto più godibile anche da quei giocatori che amano sparare alle cose. Se l’eliminazione dei nemici in Dishonored aveva un suo impatto sul finale, in Deathloop potete scegliere di eliminare chiunque senza problemi etici. Già il fatto di poter tentare questo approccio con meno limitazioni è una gran cosa, ma il fatto che le armi a disposizione siano divertenti da usare e abbiano un loro feeling, oltre che una diversa veste grafica in base alla loro qualità, rende l’avventura di Colt un bellissimo sparatutto. I nemici non sono abili strateghi e spesso vi daranno filo da torcere più per il loro numero, ma il risultato funziona anche grazie al fatto che non esiste la rigenerazione della salute e che potrete curarvi solo raccogliendo speciali bombolette. Non aspettatevi nemmeno un gunplay come quello di DOOM o di Wolfenstein, con la mira automatica che talvolta fa miracoli (ma che è regolabile o totalmente disattivabile), ma in Deathloop si spara tanto e si spara bene.

Bisogna infine spendere qualche parola anche sulla modalità PvP online, quella che ci farà invadere la partita di un altro giocatore nei panni di Julianna. Intanto questa modalità si può disattivare completamente, così da essere “invasi” unicamente da una Julianna gestita dalla CPU. D’altra parte, essere braccati da un giocatore può avere il suo perché, visto che lo scontro si dimostra più intenso e affascinante. Chiunque può scegliere di invadere altri giocatori nei panni di Julianna, e cambiare prospettiva si è dimostrato utile anche per avere un breve approfondimento sulla storia. Solo così infatti vedremo la sua base, potendo ottenere qualche piccola informazione che comunque non compromette la trama del gioco. Al contrario di Colt, specie all’inizio, potremo subito accedere ad un piccolo arsenale di armi viola con cui andare a caccia. La buona potenza di fuoco e le tavolette Camuffamento e Rovina vanno però a bilanciare il fatto che voi avrete solo una vita, mentre Colt potrebbe averne anche tre, obbligandovi a giocare d’astuzia… o puntare tutto sulla maggiore potenza di fuoco. Partecipare a questa caccia e magari vincerla, permette di sbloccare ulteriori armi, potenziamenti e tavolette che andranno a migliorare il vostro equipaggiamento, con un sistema di missioni e obiettivi che vi renderanno sempre più letali. Se poi avete un amico che gioca a Deathloop, sappiate che potrete scegliere di invadere direttamente lui, con buona pace della vostra amicizia.

Abbiamo avuto la fortuna di testare Deathloop sia su PlayStation 5 che su PC, e in entrambi i casi ci possiamo dire molto soddisfatti. Sulla nuova console Sony, abbiamo giocato come sempre in modalità prestazioni e in questo modo si è dimostrato perfettamente fluido, senza rinunciare ai dettagli. Gli effetti di luce e i poteri delle tavolette offrono parecchie meraviglie, così come le reazioni dei nostri colpi sui poveri eternalisti. Anche i caricamenti sono veloci e reattivi e bastano pochi istanti per passare dalle gallerie in cui Colt si rifugia e si prepara, all’area scelta per l’azione. Su PC il gioco si è comportato molto bene anche con una scheda grafica modesta come la RTX 2060. All’avvio un avviso voleva obbligarci ad abbassare al minimo le impostazioni grafiche, ma mantenendo tutto su qualità “Alta”, in Full HD, abbiamo potuto goderci il gioco senza alcun problema visivo. Con schede più performanti ovviamente il problema non si pone, ma già così abbiamo trovato un gioco stabile che richiede un PC performante, ma non necessariamente recentissimo per poter girare e divertire. Il design retrò di Blackreef che riporta alla mente la fine degli anni 60, è inoltre visivamente ottimo; troverete tanti cambi di prospettiva anche all’interno delle stesse aree, ma tutti coerenti con quello che ci viene proposto, dimostrando ancora una volta la grande capacità stilistica di Arkane Studios. Mi sono tenuto per ultimo il discorso audio perché è un altro piccolo gioiello a tutto tondo: mentre si esplora si possono ascoltare musiche molto diverse, quando si viene scoperti e iniziano a volare i proiettili entra in scena una bella e varia colonna sonora dinamica e quando invece ci si aggira circospetti, si possono ascoltare i tanti discorsi degli eternalisti che talvolta ci danno anche qualche informazione extra. Sui dialoghi si potrebbe aprire un capitolo a parte ma vi basti sapere che Colt sa essere tanto rozzo quanto buffo, con alcuni siparietti con Julianna che li rendono due personaggi a cui affezionarsi (sì, anche a Julianna). Il doppiaggio interamente in italiano garantisce un’esperienza ottima e la sua qualità, così come quella dei testi, non lascia spazio a critiche.

Deathloop sarà sicuramente uno dei Game of the Year di questo 2021. Oltre ad uno stile originale, sia nel raccontare una storia, sia nel ricreare un’isola come Blackreef, si dimostra uno sparatutto intelligente e fuori dagli schemi. Mentre tutti lo scambiavamo per un roguelite, lui prendeva alcuni elementi di quel genere e la raffinava in una spy story intrigante, in cui sono le informazioni ad aumentare il nostro potere nei confronti di questo loop temporale da spezzare. La liberta d’azione è al suo posto, battute brillanti e situazioni spassose ci sono; sparatorie quante ne volete, così come un comparto PvP originale e intrigante per entrambe le parti. Prima o poi il loop lo spezzerete e il gioco finirà, ma cavolo quanto vi sarete divertiti!
- – Trama coinvolgente
- – Tante indagini per avanzare
- – Level design di altissimo livello
- – Shooting ben realizzato
- – Potenziamenti utili al gameplay
- – PvP originale
- – Comparto tecnico notevole
- – IA dei nemici migliorabile
- – Le mappe, seppur varie, sono solo quattro
