Qui in Europa la saga di Dragon Quest non è mai stata particolarmente famosa, potendo contare principalmente su alcuni remake arrivati su DS e 3DS. Eppure Dragon Quest: L’Odissea del Re Maledetto è per molti sinonimo di capolavoro. Era il periodo PlayStation 2 quando il gioco, privato del numero 8 nel titolo, arrivava nelle case degli appassionanti, per poi raggiungere il loro cuore. L’idea di approcciare il mondo degli MMORPG prima con il IX capitolo e poi con il decimo (questo unicamente online) non ha mai convinto del tutto gli estimatori dei JRPG classici. Ora però, con Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta, quella classicità è tornata a bussare alla nostra porta.
Dragon Quest XI racconta una storia a sé, così come gli altri capitoli prima di lui. In un mondo da fiaba, un bimbo viene lasciato in una cesta e viene cresciuto da un contadino che gli insegna come vivere la sua vita al meglio. Una volta diventato adulto gli viene rivelata la verità, ossia che il nostro è l’incarnazione del Lucente, potente eroe che rinasce tutte le volte che il Signore Oscuro torna a minacciare il mondo. Questa storia sentita in un numero infinito di produzioni qui ha però moltissimi modi per dimostrarsi abile nel raccontare qualcosa di nuovo.

I colpi di scena sono numerosi fin dalle primissime ore e ci si rende conto in fretta che la narrazione esce agilmente dai canoni classici per poi riportarci al loro interno… e farci uscire nuovamente. Questa continua sensazione di essere in un mondo familiare, in cui accadono però situazioni tutt’altro che banali, è uno dei punti forti di questa produzione Square Enix: il suo iniziare in modo stereotipato e con personaggi apparentemente classici, per poi mostrare una profondità e dei twist narrativi di grande valore rende questa avventura molto più interessante di quanto potrebbe sembrare sulle prime. Dopo pochissime ore, vi troverete incollati allo schermo con la curiosità di chi vuole scoprire se per una volta le cose andranno secondo i piani, o se ci sarà qualcosa o qualcuno che li modificherà, in un modo tutt’altro che preventivabile.

Poco fa ho parlato dei personaggi: beh, dietro la loro natura facilmente intuibile dopo alcune battute, si nascondono alcuni dei migliori eroi della serie, se non i migliori, in fatto di personalità. Il gioco li inserisce in modo uniforme per equilibrare il gameplay e, allo stesso tempo, spiegarci alcune importanti dinamiche, ma hanno tutti una caratterizzazione eccellente e un accurato design. Questo senza nominare la personalizzazione vera e propria che ci permette di creare un party variegato in cui tutti possono essere utili, in un modo o nell’altro, grazie al numero sempre crescente di abilità. Queste possono essere acquisite tramite la semplice progressione con i punti esperienza, ma possono anche essere ottenute attraverso l’investimento di punti abilità all’interno di un tabellone. E se poi voleste cambiare la loro assegnazione, con un investimento monetario via via più costoso, potrete scegliere di resettarle, cambiando completamenet la build del personaggio scelto. Questa appena descritta è solo una delle tante novità che Dragon Quest XI porta con sé, cercando di rendere l’avventura il più comoda possibile e adatta a tutti, mantenendo però intatta la sfida.

Nell’ampio mondo che potrebbe ricordare un free roaming senza però esserlo davvero, avremo sempre un obiettivo a cui puntare, da raggiungere correndo o a cavallo. Questo sbloccherà la successiva fase dell’avventura e richiederà quindi una nuova scampagnata verso la nuova direzione, sempre chiara e di facile lettura. Quello che rende interessanti questi tragitti sono gli eventi che si susseguono e ovviamente i combattimenti. La richiesta di avere finalmente un JRPG che si dimostri tale, senza inventarsi astruse variazioni è stata accolta in pieno, e così Dragon Quest XI propone scontri interamente a turni. I nemici sono sempre visibili sulla mappa di gioco, permettendovi anche di eseguire un colpo preventivo che istanzierà il combattimento ma che vi farà partire con nemici leggermente indeboliti.
Arrivati in questa fase potrete anche muovere i personaggi all’interno dell’area in cui combattono, ma il loro posizionamento non influisce in alcun modo al colpo che infliggerete e presto non farete nemmeno più caso a questa loro possibilità visto che sarete concentrati sullo scegliere il miglior attacco a disposizione. Inoltre potreste anche incappare nello status Pimpante che sostituisce la precedente tensione e che vi mantiene in uno status positivo in cui potrete anche scegliere di eseguire mosse speciali con i vostri compagni. Questo status non arriva più unicamente dai colpi ricevuti, ma può capitare di “diventare pimpanti” anche all’inizio di un combattimento, aggiungendo un tocco di casualità che non fa mai male.

Togliamoci il sassolino dalla scarpa: Dragon Quest XI è un gioco relativamente semplice, specie per chi mangia JRPG a colazione. Va detto che all’inizio di ogni nuova partita si può scegliere di attivare dei modificatori che complicheranno significativamente la vita all’Eroe e ai suoi amici. Se vi sentite in gamba attivate pure quello che vi sembra più adatto alla sfida, visto che poi potrete sempre disattivarli andando in una delle tante chiese sparse per il mondo di gioco. Senza questi modificatori le battaglie standard sono piuttosto facili e all’inizio, se si decide di lasciare carta bianca all’intelligenza artificiale dei compagni durante gli scontri, le tattiche preimpostate vi faranno avanzare con il pilota automatico.
Senza scendere nel complesso sistema di Final Fantasy XII, queste tattiche forniscono modi diversi di approcciare le lotte, chiedendo di combattere come se non ci fosse un domani, con oculatezza, senza spendere punti magia, di dedicarsi alla cura dei compagni, ma anche di seguire gli ordini che impartiremo. Questa scelta è sicuramente la migliore per chi vuole avere tutto sotto controllo, ma talvolta avere un guaritore che si occupa del gruppo senza richiedere il nostro intervento non è affatto male. Chi può crearvi qualche problema extra sono i boss, mostri che comunque sono solitamente preceduti da un punto di salvataggio.
Anche in questo ambito sono stati fatti dei passi in avanti, lasciando intatto il sistema per salvare manualmente nelle chiese, ma inserendo anche un autosalvataggio quando si entra in una nuova area. Inoltre ora, in ogni zona della mappa che non sia una città, è stata inserita una statua che svolge le mansioni dei classici sacerdoti, tra resurrezioni, purificazioni dal veleno e dalle maledizioni, ma anche da salvataggi veri e propri.

Passando al comparto grafico, Dragon Quest XI si difende molto bene, specie all’interno della sua categoria. Il suo look cartoon è enfatizzato dalla direzione artistica affidata al mitico Akira “Dragon Ball” Toriyama, riconoscibile principalmente nelle fattezze dell’Eroe che è identico a Trunks ad eccezione della capigliatura. Tutti i membri del party vi ricorderanno qualcuno all’interno del celebre manga del maestro, ma è forse nelle creature che si nota l’indole più divertita della produzione.
Oltre agli immancabili Slime, sono presenti tutti i mostri storici e alcuni inediti, ricreati con maestria e dotati di mosse e animazioni convincenti, comprese quelle relativa alla loro sconfitta. Il mondo di gioco segue lo stesso percorso, con luoghi e città che splendono non tanto per il numero di poligoni (numerosi ma non paragonabili ad altre produzioni più realistiche), ma per il design che li caratterizza. Leggermente meno interessante il comparto audio, specie quando si tratta delle musiche. Per essere più chiari, il problema non è nelle musiche in sé, ma nella scelta di utilizzare composizioni digitali e non orchestrali che per i pezzi qui utilizzati ci sarebbero stati a meraviglia.
La situazione si risolleva invece riguardo al doppiaggio, aggiunto in inglese per la versione occidentale e invece totalmente assente nella versione giapponese uscita un anno fa. Va invece fatto notare che tutti i testi e i sottotitoli sono stati tradotti in un valido italiano che non rimane sempre fedelissimo a quanto detto, ma che non crea comunque alcun problema.

In molti aspettavamo di poter giocare un nuovo Dragon Quest su console casalinga o addirittura su PC, e ora finalmente questo sogno si è realizzato nel migliore dei modi. Dragon Quest XI concorre con l’ottavo capitolo per essere il migliore della serie, grazie ad una scrittura della trama sorprendente e ben ritmata e ad un combat system a turni adatto veramente a tutti. La lunghezza dell’avventura poi è un altro punto a favore dell’esperienza, con un end game che non si limita a proporre attività extra, ma prosegue ulteriormente la storia. Chi ama i JRPG e si lamenta della strada alternativa presa da Final Fantasy qui può finalmente giocare con un titolo che lo soddisferà al 100%, magari attivando qualche modificatore della difficoltà, all’inizio di una nuova partita.
- – Trama solida e sorprendente
- – Party riuscitissimo
- – Mondo vasto e ricco di attività
- – Combattimento a turni eccellente
- – Modificatori alla difficoltà
- – Diverse facilitazioni per rendere più agevole l’avventura
- – Più longevo di quanto si creda
- – Graficamente ispiratissimo
- – Senza modificatori è un po’ semplice
- – Colonna sonora old school

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