Davvero strano che una software house di stampo dichiaratamente nipponico come Capcom (sia nell’origine che nello stile dei suoi giochi) abbia deciso di buttarsi sul genere dei giochi di ruolo di ispirazione occidentale. Questa e altre domande frullarono nella mente dei giocatori non appena furono tolti i veli da Dragon’s Dogma, un titolo che si discosta dai classici e triti JRPG per abbracciare uno stile più appetibile a un pubblico più ampio. Il risultato è un titolo non certo privo di difetti, alcuni di loro anche grossolani, ma pieno di trovate interessanti. Una volta inserito il disco nella console, ci verrà chiesto -come sempre- di creare il nostro personaggio. Sarà il caso di prendersi un po’ di tempo per caratterizzarlo al meglio, poiché le possibilità sono molte. Potremo scegliere, oltre al sesso, la postura, il carattere e svariati tratti fisici (capelli, occhi, altezza, peso, etc.). Poi sarà la volta di scegliere la classe fra le tre disponibili, le grandi classiche: guerriero, arciere e mago. Il primo, ovviamente, eccelle negli scontri corpo e corpo, gli arcieri prediligono attaccare alla distanza, mentre gli ultimi usano magie di vario tipo e offrono supporto agli altri membri del party.

Fatto questo, assisteremo al prologo: tutto comincia (o finisce?) con l’arrivo di un enorme drago nel mondo. Minaccioso e assolutamente gigantesco, il rettile parte alla volta di Cassardis, il paese natio del nostro protagonista. Si tratta di un tranquillo borgo di pescatori, sulle rive del mare, che viene letteralmente sconvolto dall’immane bestia. Prima di andarsene, il drago si prende addirittura la briga di strappare il cuore dal petto del nostro alter ego, che incredibilmente resta vivo. Il plot narrativo dell’avventura sarà quindi questo: cercare il drago che ha preso il nostro cuore e abbatterlo, ma soprattutto capire perché l’ha fatto e perché il nostro personaggio possa restare vivo senza cuore nel petto. A quanto pare il protagonista non è altri che il cosiddetto Arisen (il “risorto”), un predestinato a uccidere il drago ogni qualvolta il mostro si presenti nel mondo a minacciare la razza umana. Scopriremo tutto ciò a pochi minuti dall’inizio del gioco, e da quel momento cominceremo a viaggiare per Gransys (il mondo di gioco) e a svolgere un certo numero di missioni, che pian piano ne sbloccheranno altre e ci porteranno verso il confronto finale col drago. Prima di passare agli elementi più schietti del gameplay, però, non si può non parlare delle “pedine”. Sono loro l’introduzione e la novità più importante, che differenzia Dragon’s Dogma dalla marea di RPG che intasano periodicamente il mercato. Le pedine sono compagni di viaggio privi di una volontà propria, creati solo per servire l’Arisen. Fino a tre pedine potranno viaggiare con noi, per un party totale di quattro guerrieri. Di queste una sarà fissa e personalizzabile, e ci verrà chiesto di crearla subito dopo l’antefatto del gioco, decidendone (così come per l’Arisen) sesso, nome, aspetto, tratti fisici, carattere e classe. Essa potrà non solo venire dotata di equipaggiamento a nostra scelta, ma guadagnerà punti esperienza e salirà di livello assieme al nostro Arisen, diventando sempre più forte e potente.

Le altre due pedine, invece, potranno essere cambiate in qualunque momento: non saranno personalizzabili nell’aspetto fisico né saliranno di livello. Potremo reclutarle semplicemente incontrandole per strada (ce n’è una marea fra la gente comune che cammina per il mondo di gioco), dopo aver controllato i loro parametri e le loro abilità, oppure, nel caso volessimo cercarle in base a determinati criteri, potremo entrare in una faglia. Si tratta di una lastra di pietra che ci permetterà di entrare in una dimensione di “confine” fra l’universo delle pedine e il nostro. Qui, spulciando le più svariate caratteristiche e usando vari filtri (per sesso, classe, abilità, livello), sarà possibile evocare le pedine desiderate e reclutarle. Esse, come detto, non potranno guadagnare esperienza e salire di livello: saremo noi a scegliere cosa fare. Reclutare una pedina di livello pari o inferiore al nostro sarà gratis, mentre reclutarne una di livello superiore ci costerà un esborso economico in una particolare valuta, diversa dal denaro. Nel caso giocassimo online, le pedine che incontreremo nella faglia saranno le pedine principali di altri giocatori: scegliendole potremo votarle o dargli in dotazione un oggetto in regalo da portare al loro Arisen. Parlando di denaro, esso potrà venire utilizzato per acquistare armi ed equipaggiamento. Ogni oggetto indossato o utilizzato potrà poi venire migliorato usando materiali raccolti in giro per il mondo di gioco o lasciati cadere dai nemici sconfitti, più altro denaro. Riguardo ai punti esperienza, funziona esattamente come in ogni altro RPG: li guadagneremo combattendo o svolgendo le varie missioni, e grazie ad essi saliremo di livello e miglioreremo i nostri parametri (attacco e difesa fisici e magici, punti vitali, barra del vigore). In più, l’Arisen e ogni pedina avranno particolari caratteristiche comportamentali e resistenze a status alterati (sonno, cecità, silenzio, atterramento, etc.). I giocatori più esigenti potranno anche cambiare classe all’Arisen o alla pedina principale in qualunque momento, pagando denaro sonante. Procedendo nel gioco si renderanno disponibili altre sei classi oltre alle tre di partenza, classi avanzate e più potenti (distruttore, cacciatore, stregone) o altre ancora, addirittura ibride. Ogni classe non comporta solo armi ed indumenti diversi, ma anche particolari abilità e bonus acquistabili (grazie ai punti abilità, guadagnati abbattendo nemici) ed equipaggiabili. Come avrete capito, di carne al fuoco ce n’è davvero tanta. Il risultato è un gameplay profondo, pane per i denti di chi ama masticare un RPG massiccio e impegnativo.

Dove il gioco ci ha fatto storcere il naso è stato soprattutto per alcuni elementi tecnici e per alcune scelte di gameplay. Innanzitutto, nonostante sia caldamente consigliato installare il pacchetto di texture ad alta definizione prima di iniziare a giocare, il comparto grafico è caratterizzato da effetti pop up un po’ dappertutto e da alcune texture a bassa definizione (alcune delle quali stranamente incollate ad elementi importanti, come l’equipaggiamento dell’Arisen stesso). Senza contare gli elementi bidimensionali presenti in ogni dove: non è accettabile, al giorno d’oggi, vedere ancora l’erba rappresentata da sprite in 2D che vanno ripetendosi. Fortunatamente, la resa complessiva si attesta comunque su buoni livelli.

Nulla da ridire sul versante sonoro, con musiche che ben si sposano a ogni situazione (anche se non indimenticabili) e un ottimo doppiaggio inglese sottotitolato in un italiano buono ma non perfetto. L’anima da RPG occidentale di Dragon’s Dogma si traduce in una totale mancanza delle famigerate battaglie a turni. I nemici andranno affrontati in tempo reale, e la varietà di situazioni, poteri, attacchi e magie di Arisen e pedine offriranno situazioni ben diversificate fra loro e a volte parecchio impegnative. I nemici si presenteranno con diverse tipologie, con un buon mix di creature di stampo fantasy (goblin, orchi, draghi, scheletri) e creature di stampo epico e cavalleresco (ciclopi, chimere, grifoni, idre). Senza contare briganti e delinquenti umani. Spesso e volentieri l’avventura assume i contorni dell’hack’n slash più schietto, col nostro Arisen e relative pedine intenti a mazzolare ogni creatura ostile senza sosta. Nel caso una pedina cadesse sotto i colpi nemici (e ciò accadrà spesso), sarà possibile rianimarla semplicemente toccandola, se non facessimo in tempo la perderemmo per poi ritrovarla ad aspettarci alla prima faglia. Sarà bene prestare attenzione al limitato peso trasportabile, dovendo scegliere con cura un buon mix di materiali, equipaggiamento e oggetti curativi. Il gameplay consente di vagare liberamente per Gransys e svolgere le missioni principali, ma potremo accettare anche le tantissime subquest assegnateci da personaggi secondari o accettate da alcune bacheche sparse per le locande. Qui sta un altro grosso tallone d’Achille del gioco: spesso le missioni principali (ovvero quelle che fanno procedere la storia) non sono contrassegnate in modo particolare, e ne consegue che a tratti sarà necessario svolgere missioni a casaccio sperando di “azzeccare” quella giusta. In seconda battuta, nonostante la mappa non sia particolarmente vasta, questa offre scorci e ambientazioni troppo simili tra loro, soprattutto boschi e praterie. Grave è la mancanza dei viaggi rapidi, a meno di non possedere un certo tipo di strumento che però è piuttosto costoso. Anche in questo caso, tuttavia, i luoghi in cui potremo teletrasportarci potranno essere limitati perché dovremo prima posizionare alcune pietre, presenti nel gioco in numero limitatissimo. Ne consegue che spesso e (mal)volentieri dovremo sobbarcarci delle vere e proprie maratone da una parte all’altra della mappa, camminando senza sosta e combattendo con svariati nemici anche se non ne avremo voglia (tutte le creature sono soggette a frequenti respawn). Il livello di difficoltà non è fortunatamente basso, e soprattutto alle prime battute di gioco sarà piuttosto frequente morire. Prima di affrontare senza problemi alcuni nemici particolarmente forti (citiamo soprattutto le chimere, le idre e la terrificante coccatrici) dovremo “livellare” parecchio, e ad alcuni appassionati questo non potrà che far piacere. L’avventura principale durerà all’incirca una ventina di ore, ma solo nel caso giocassimo le quest principali l’una di seguito all’altra. Per onorare il gioco come si deve, ne saranno necessarie almeno il doppio. Peccato per la ripetitività di molte subquest, soprattutto le missioni di scorta o la ricerca di alcuni oggetti. Segnaliamo anche la presenza di un corposo DLC, Dark Arisen, uno dei pochi DLC davvero valevoli dell’acquisto: esso ci permetterà di affrontare la misteriosa isola di Nerabisso, con un enorme dungeon pieno zeppo di nemici temibili e che non si possono incontrare nell’avventura “regolare”.
Dragon’s Dogma è uno strano compromesso fra alcune caratteristiche interessanti, come il concetto delle pedine e il loro scambio fra Arisen o la complessità del gameplay, e altre caratteristiche che potevano senza dubbio essere migliori. L’esperimento di Capcom nel mondo degli RPG occidentali si può dire piuttosto riuscito. Il gioco non è certo indimenticabile, ma è comunque più che buono e riesce ad essere anche avvincente, almeno a tratti. È consigliato senza riserve a tutti gli appassionati del genere, a cui consigliamo di passar sopra ai difetti, ma non è la scelta adatta a chi cerca giochi ben al di sopra della media o titoli semplici e intuitivi. Buona comunque la prima.
- – Bella la trovata delle pedine
- – Gameplay interessante e profondo
- – Longevo e pieno di cose da fare
- – Livello di difficoltà sopra la media
- – Alcuni combattimenti sono assai avvincenti, grazie anche agli incantesimi e ai mostri
- – Le quest principali non sono moltissime
- – Molte subquest sono ripetitive
- – La mancanza di viaggi brevi ci costringe spesso a interminabili maratone
- – Non adatto a chi cerca giochi semplici e immediati o a chi si aspetta troppo

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