Far Cry 6 – Recensione

Guerriglieri per la Libertad!

Difficile trovare un gioco Ubisoft recente che non abbia una forte componente free roaming. Alcune delle sue serie più celebri si basano proprio sulla grande libertà data al giocatore e Far Cry non ha mai fatto eccezione. Ora, con il sesto epsodio, la formula torna a mostrarsi nella mappa più grande di sempre, e non ci resta che scoprire se quello che contiene è all’altezza della saga.

Lo sparatutto in soggettiva passato ad Ubisoft dal secondo capitolo in Africa, ha sempre raccontato di luoghi paradisiaci trasformati in un inferno per via del lato peggiore della natura umana, culminando in cattivi che in molti casi hanno caratterizzato il gioco stesso. Dopo Vaas, Pagan Min e Joseph Seed è ora il turno di Antón Castillo, dittatore del fittizio arcipelago di Yara, pronto a schiacciare tutto e tutti per un bene supremo che però non tiene conto della popolazione. Dopo aver creato un embargo che ha tagliato fuori Yara dal resto del mondo, ora è pronto ad offrire all’umanità una miracolosa cura per il cancro sviluppata nel tabacco prodotto sull’isola. Che funzioni o meno, questo farmaco viene creato attraverso lo sfruttamento di lavoratori che muoiono per colpa del veleno usato per creare il Viviro o per malattie sviluppate in seguito. L’unica speranza risiede in Libertad, un gruppo armato di guerriglieri che vuole mettere fine a tutto questo a costo della propria vita. Il protagonista Dani Rojas potrà essere maschile o femminile ma non cambierà il fatto che presto, dopo un fallito tentativo di fuga verso gli Stati Uniti, si troverà arruolato proprio tra le fila di Libertad, con vendette da compiere e uno spirito ardente di ribellione.

Parte da qui la nostra avventura nei panni di Dani, attraverso un arcipelago davvero gigantesco, composto da parecchie zone e ricco come sempre da obiettivi primari e secondari da completare per “ripulire” la mappa dai tanti segnalini che rappresentano le installazioni di Castillo. La storia parte con il piede giusto grazie a situazioni forti che ci raccontano cosa sia davvero una dittatura, ma poi la figura di Castillo e di suo figlio Diego finiscono sullo sfondo per lasciare spazio al gameplay, perdendo l’occasione di essere maggiormente tratteggiati e finendo per disperdere la potenza che invece sembrava trasparire dai trailer che vedevano Giancarlo Esposito interpretare il crudele capo di Yara. Non mancano ulteriori personaggi di contorno che ci addestrano all’arte della guerriglia o che semplicemente combattono e lottano per la libertà; la loro presenza riempie gli spazi lasciati da Castillo ma talvolta sembrano un po’ troppo stereotipati o comunque troppo sopra e righe, visti i temi trattati. Far Cry 6 cammina sul filo che divide un racconto sofferto e da quello caricaturale, con elementi di gioco e missioni che sembrano prendere in giro quello che avviene sullo schermo. Basta pensare che fin dall’inizio avremo accanto un coccodrillo addestrato con cui “distrarre” le guardie, a cui si aggiungeranno poi un cane con problemi di spostamento e soprattutto un gallo da combattimento che diventerà presto il vostro idolo, ma facendo però perdere un bel po’ di potenza a quanto visto nella prima ora di gioco.

Il gameplay su cui si fonda Far Cry 6 non è cambiato di una virgola rispetto ai precedenti episodi. Con questa affermazione potreste aver già deciso se comprare o meno il gioco, ma vediamo di approfondire. Vi muoverete attraverso una vastissima area per completare missioni principali fornite dai vari membri di Libertad, ma anche verso indicatori che segnalano una delle diverse attività presenti sul territorio, siano esse raccolta di materiali, piuttosto che armi o equipaggiamento da utilizzare, contraeree da distruggere, animali rari da cacciare o tesori da trovare. In Far Cry 6 c’è davvero tanto da fare, e pensare di completare al 100% il gioco prima di averci passato un centinaio di ore, significa non aver capito quante cose si nascondono a Yara. Il problema è che la stragrande maggioranza di queste attività si affronta nello stesso modo, ossia assaltando una qualche area ad armi spianate o utilizzando tecniche stealth piuttosto primitive. Mischiare le due tattiche sarà spesso il modo migliore per agire, visto che i nemici non si comportano in modo molto intelligente durante le ronde. Nonostante questo, grazie al loro numero, prima o poi qualcuna vi vedrà e inizieranno i più divertiti fuochi d’artificio.

I nemici hanno vulnerabilità in base al loro equipaggiamento e per questo diventa importante esaminarli attraverso il proprio smartphone così da taggarli e capire quali munizioni conviene equipaggiare sulle proprie armi. Queste si creano con un sistema di crafting che utilizza una modifica da applicare all’arma e quindi non si può portare un fucile e cambiare le munizioni al volo tra antiuomo e per esempio perforanti, ma piuttosto occorre avere due armi diverse che contemplano modifiche differenti. Per fortuna il numero di armi che potrete equipaggiare è di quattro unità fin dall’inizio, con tre slot per armi grandi e una per armi come pistole e mitragliette. C’è poi spazio per i Supremo, ossia zaini che fungono come le supermosse di alcuni FPS a squadre, con salve di missili da lanciare e altre specifiche azioni che cambiano con il tipo di zaino equipaggiato. Non hanno munizioni, ma si ricaricano con il tempo e quando si attaccano i nemici. Potrete poi attrezzare anche alcuni veicoli, montando rostri e diversi tipi di torrette, e in generale è facile passare un po’ di tempo ai banchi di lavoro per capire se si hanno gli ingredienti per montare un nuovo mirino o un silenziatore più efficace, finendo poi per creare letali marchingegni e sbloccare perk che agevolano notevolmente la vita del guerrigliero. Anche perché questa volta non c’è un albero delle abilità da percorrere per sbloccare uccisioni silenziose concatenate o miglioramenti di statistiche. La modifica di Dani passa dall’equipaggiamento che indossa, con abiti che aumentano le munizioni che può trasportare, elmetti che riparano dai danni critici e orologi che, per qualche motivo, diminuiscono le lesioni mentre si scatta. Il fatto poi di poter vedere Dani durante le scene di intermezzo e in alcune situazioni ai campi dei guerriglieri rende più interessante questa scelta di personalizzazione, anche se a molti il caro vecchio albero delle abilità potrebbe mancare, visto che si avverte un po’ meno la progressione, se non attraverso quello che si indossa e si imbraccia.

Abbiamo giocato a Far Cry 6 su Xbox Series X e ormai ci stiamo abituando alla fluidità che le nuove console garantiscono ai giochi. Il titolo Ubisoft è cross-gen, quindi è stato ideato per funzionare anche su PlayStation 4 e Xbox One, ma quando si guarda l’orizzonte o si ammira un tramonto, l’ampiezza del campo visivo fa dimenticare alcune texture in bassa risoluzione o alcuni bug minori che sparano in orbita i nemici colpiti da un normale fucile. Di cose strane ne vedrete, ma per un gioco così vasto i problemi sono davvero pochi. Dispiace invece per l’elementare intelligenza artificiale nemica che non fa nulla di particolare se non lanciare qualche granata e tentare di nascondersi alla meno peggio. Questo problema viene compensato dal numero di soldati che ci viene scagliato contro, ma non risolve del tutto l’impatto generale. La natura di Yara invece appare sempre molto rigogliosa e diversificata, e offre un motivo in più per esplorarla con una sana curiosità, anche grazie ai vari mezzi di trasporto che potremo guidare, dal cavallo fino a carri armati ed elicotteri. Molto buona infine la componente audio, con musiche latine che centrano perfettamente il concetto di rivoluzione, come la bellissima versione di Bella ciao in una delle prime missioni. Anche le radio sono varie e si possono anche trovare chiavette USB con ulteriori canzoni da ascoltare durante i vostri viaggi. Buoni gli effetti sonori di armi, esplosioni e natura incontaminata, così come il doppiaggio che, per la prima volta per la serie, non è stato tradotto in italiano, limitandosi ai sottotitoli. Ad essere onesti fa effetto vedere la presenza del tedesco e non dell’italiano, ma devo ammettere che, dato il contesto in stile cubano, il doppiaggio originale che mischia inglese e spagnolo crea un’atmosfera davvero unica che ci ha convinto più di quanto pensassimo. Potrebbe sembrarvi la storia della volpe e dell’uva, però intanto funziona.

Far Cry 6 è un altro classico episodio della saga. Affermare che possa sembrare una semplice espansione non sarebbe giusto nei confronti delle modifiche fatte alla progressione e al crafting, così come del grande lavoro che ha richiesto la creazione di un territorio così esteso. Purtroppo però è rimasta immutata l’intelligenza artificiale scarsa dei nemici e l’idea di offrire tantissime attività utili all’accumulo di risorse, rispetto alla creazione di missioni o situazioni originali. Alcune le affronteremo durante le missioni principali, ma molti assalti a fortezze, postazioni contraeree e luoghi più o meno difesi, avranno uno schema che si ripeterà ogni volta, portando il giocatore a qualche sbadiglio di troppo. Per questo motivo, giocare Far Cry 6 tutto di fila potrebbe risultare un po’ eccessivo. Se invece contate di affrontarlo con calma e in modo rilassato, perderete un po’ di vista lo spirito urgente e fondante di Libertad, ma vi accorgerete meno delle azioni ripetitive che i guerriglieri made in Ubisoft devono completare per portare avanti la loro causa.

Pro
  • – Mappa enorme
  • – Missioni principali originali
  • – Crafting divertente da usare
  • – Buon gunplay
  • – Ricco di attività
  • – Fluido e piacevolissimo su next-gen
  • – Ottimo comparto audio
Contro
  • – Castillo poco caratterizzato
  • – IA nemica scarsa
  • – L’approccio a tante attività è sempre lo stesso
  • – In alcuni casi la quantità vince sulla qualità

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