Far Cry New Dawn – Recensione

La serie di Far Cry, da quando è passata ad Ubisoft con il secondo episodio, ci ha portato a visitare e a combattere in angoli di mondo più o meno sperduti, ma ancorati ai nostri tempi. Questo attaccamento al tempo presente è stato ribaltato già due volte prima con l’espansione Blood Dragon prima e soprattutto con lo spin-off Far Cry Primal, un capitolo che eliminava completamente le armi da fuoco per portarci nell’età della pietra, modificando parecchio il gameplay. Quello che finora mancava era però un vero sequel, un’uscita che potesse ricollegarsi agli eventi di un capitolo principale per continuare a suo modo la storia. Questo episodio numero due oggi si chiama Far Cry New Dawn, si appoggia al bellissimo Fra Cry 5 e ci porta a vivere una nuova avventura in una Hope County di diciassette anni nel futuro e su cui, soprattutto, è piovuta una bomba atomica.

Tutti i Far Cry recenti partono da un luogo bellissimo soggiogato dal cattivo di turno. La povera Hope County, dopo aver visto la caduta dei fratelli Seed – probabilmente i cattivi più interessanti mai visti in un Far Cry, così come in molte altre produzioni recenti – e dopo essere stata colpita da una bomba nucleare, è stata presa d’assalto da una banda di soggetti poco raccomandabili con a capo le due gemelle Mickey e Lou. I superstiti del progetto Eden Gates visto nel quinto capitolo dovranno quindi allestire le difese e respingere i nemici, cercando nuovi alleati tra cui figura il “Capitano”, nome con cui viene chiamato il nostro personaggio.

Senza girarci troppo intorno, le due cattive di New Dawn non sono male ma non possono in alcun modo rivaleggiare con uno qualsiasi dei fratelli Seed: la loro follia più o meno lucida surclassa ampiamente quella maggiormente stereotipata delle gemelle, rendendole dei personaggi facili da odiare, ma anche molto meno approfondite rispetto ai boss di Far Cry 5. Questo va ad abbassare un po’ il livello della trama e della scrittura in generale ma, per non farvi preoccupare troppo, posso dirvi che il gameplay aiuta a superare brillantemente ogni ostacolo. E poi il buon vecchio Joseph è ancora vivo, insieme ad un personaggio muto e senza volto misterioso chiamato “Il Giudice”, riportando un po’ di quella lucida follia anche in questo secondo episodio.

Con varie bombe cadute ad Hope County sarebbe facile aspettarsi morte e distruzione ovunque. In parte questo è vero, ma dall’altra i diciassette anni passati hanno permesso al terreno rifiorire in modo inaspettato, con fiori e colori accesi che a tutto fanno pensare tranne che alla furia distruttiva dell’atomo. L’area di gioco non è però la stessa, e oltre all’evidente restyle di varie zone riconoscibili da chi ha già giocato Far Cry 5, c’è anche una riduzione abbastanza significativa della zona esplorabile. Rispetto al quinto capitolo, qui la mappa free roaming in cui andare a zonzo è grande un terzo, perdendo gran parte dell’area nord appartenente originariamente a Jacob e parte dell’area est e sud-est di Faith. Il taglio non è affatto piccolo, ma complice anche il prezzo ridotto a cui il titolo è venduto (circa 40 euro rispetto ai canonici 60-70), si può provare a chiudere un occhio. Le attività sono comunque parecchie ma per farci giocare più a lungo su un’area meno vasta, Ubisoft ha pensato di inserire dinamiche di farming che vanno a coinvolgere un po’ tutta l’economia del gioco, con il focus sull’esplorazione e ma soprattutto sulle missioni principali, sugli avamposti e su alcune spedizioni che ci porteranno fuori da Hope County.

La battaglia contro i Guerrieri della Strada (nome che fa molto Mad Max) punta moltissimo sul potenziamento della propria base, una struttura a cui serviranno risorse ed etanolo per poter fronteggiare il nemico. Il loro recupero è quindi parte integrante del gameplay, con miglioramenti sempre più importanti che miglioreranno la qualità delle armi che sarà possibile produrre, l’addestramento dei compagni guidati dalla IA, mezzi migliori da guidare e potenziamenti alla vostra salute. Il reperimento di queste risorse è legato alle tre attività di cui vi parlavo pocanzi, tutte perfette per raccogliere risorse da reinvestire. Gli accampamenti nemici sono semplici da descrivere: un po’ come accadeva in Far Cry 5, queste zone presidiate dai nemici andranno conquistate con le armi, ma una volta intascato un primo bottino, potranno essere depredate completamente, abbandonandole ai nemici che ne riprenderanno possesso e che faranno “salire di livello” quell’area. In altre parole, dovrete riconquistarla stando attenti ai miglioramenti apportati, per poi ripulirla e potenziarla una seconda volta. Ovviamente le risorse saranno sempre maggiori con l’aumentare del livello di difficoltà, ma ripulendo sistematicamente le aree, otterrete miglioramenti utili per migliorare il vostro personaggio e le sue armi.

Le spedizioni sono invece delle missioni istanziate in luoghi inediti e al di fuori di Hope County, con aree come la costa o canyon che faranno da teatro a recuperi di materiali in zona nemica con successiva fuga ed estrazione. Prima di affrontarle, vista la buona intelligenza artificiale nemica, sarebbe utile reclutare qualche mercenario tra gli otto a disposizione, passando per ritorni dal passato come Hurk, fino a nuove entrate che prevedono anche un altro cagnolone e un cinghiale. Le loro caratteristiche speciali, da potenziare attraverso le eliminazioni, rappresentano un aiuto concreto che potrà salvarvi la vita in varie occasioni. Anche perché quando si combatte il gioco sfoggia il valido gunfight del predecessore e una buona velocità d’azione, con pallottole ed esplosivi che sanno come creare uno scontro a fuoco con i fiocchi. A differenza del gioco originale però, è stato pensato un sottosistema in stile RPG che ricorda alcune delle recenti uscite Ubisoft come Assassin’s Creed Odyssey e The Division; in pratica i nemici hanno una propria barra delle energie ben visibile quando sono nel mirino e ogni volta che li si colpisce, appare un numero sulla loro testa che indica il danno subito. L’ammontare di tale danno diventa critico se si colpisce alla testa, ma aumenta anche in base al livello dell’arma che si sta impugnando, un po’ come succede appunta con The Division. Il sistema è più semplice del solito e più che sul numero del livello, si basa sulla classifica comune/non comune/raro/epico, con riferimento sia ai nemici, sia agli avamposti, sia alle spedizioni, sia alle armi vere e proprie. Ad esse, così come a varie azioni da intraprendere, sono anche legate delle sfide specifiche che potranno regalarvi punti tratto da spendere nei vari miglioramenti del personaggio, così come accadeva nel capitolo originale.

La progressione si sviluppauindi su più fronti (storia, personaggio, base operativa, mercenari alleati) facendo quasi dimenticare le dimensioni ridotte della vicenda. A giocare un ruolo determinante è anche il comparto tecnico e grafico che, specie sulle versioni potenziate di Playstation 4 e Xbox One mantiene sempre costante il frame rate, spingendosi su Xbox One X ai fatidici 4K nativi. Andando oltre la pura risoluzione, il mondo creato da Ubisoft rimescola adeguatamente l’ambientazione idilliaca del Montana originale, coprendo il tutto (o quasi) con una natura incontaminata e selvaggia. Abituati a scenari post atomici desertici, fa effetto vedere un paesaggio così rigoglioso e ricreato con stile. Armi e nemici sono ben modellati, con il loro livello più o meno alto, giustificato dall’equipaggiamento e dall’armatura indossata.  Anche la fisica riesce a trasmettere una buona sensazione, grazie anche a dinamiche arcade che trasmettono un senso di immediatezza senza però apparire stonate in questo scenario dettagliatissimo che paga questa suntuosità giusto con un po’ di pop up di elementi minori quando si viaggio su un veicolo e l’aggiornamento a schermo deve essere superiore per la maggiore velocità. Gran parte del lavoro in questo senso è merito di Far Cry 5, titolo che batte ancora sotto al cofano di questo nuovo New Dawn. Anche l’audio fa la sua parte, con un buon doppiaggio in italiano e con musiche che ci accompagnano sia quando si va in giro in auto, sia quando si combatte o ci si avvcina ad un avamposto nemico. Validi anche gli effetti sonori con fucili, pistole e armi improvvisate che convincono e si differenziano le une dagli altri, specie quando entrano in campo le loro versioni di alto livello.

Far Cry New Dawn non è una semplice espansione, ma allo stesso tempo non è nemmeno un vero e proprio sequel. Abituati a vedere secondi episodi più grandi e raffinati dell’originale, New Dawn si dimostra invece più piccolo in termini di mappa e maggiormente basato sull’acquisizione di risorse rispetto al superamento di missioni (comunque presenti e ben strutturate). Non è un difetto di per sé, ma bisogna essere preparati ad un titolo che punta maggiormente sull’azione e sul ripetere alcune prove via via più complesse, rispetto ad uno in cui non si smette mai di esplorare. Qualsiasi siano le vostre preferenze, se volete un consiglio spassionato e non avete ancora giocato Far Cry 5, buttatevi prima su quello: non tanto per i pregressi della trama, quanto per il maggior numero di contenuti e per la storia decisamente più matura e interessante. Fatto quello, New Dawn potrà sorprendervi per come è stato pensato, re immaginando parte di una delle mappe più affascinanti mai create da Ubisoft.

Pro
  • – Missioni ben confezionate
  • – Gunfight eccellente
  • – Tante attività da svolgere e ripetere a difficoltà maggiori
  • – Il sistema di bottino va alla grande
Contro
  • – La trama non è il suo punto forte
  • – Mappa più piccola rispetto a Far Cry 5
  • – il farming non piacerà a tutti

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