Come rifare la Fantasia Finale più famosa
A volte quello che si sogna si realizza davvero. Anche quando il sogno non è di un singolo, m a di milioni di fan che guardando una tech demo si riuniscono spiritualmente per oltre dieci anni sotto un tetto chiamato Final Fantasy VII Remake. Poi, in piena quarantena, il gioco esce davvero, a 23 anni dalla sua uscita originale per Playstation One e preceduto da prove svolte nelle fiere prima e attraverso una demo pre-lancio dopo, possibilità colta al volo e giocata più e più volte in attesa del 10 aprile. Ora, a distanza di quasi un mese, e dopo tante ore passate insieme a Cloud, Barett, Tifa e Aerith nella Midgar che dà il via alla vicenda, è giunto il momento di raccontarvi la nostra esperienza e se quel sogno si è davvero realizzato.

Se c’è ancora qualcuno che non conosce Final Fantasy VII gli basterà sapere che il gioco originale, arrivato su 3CD nel 1997 sulla prima PlayStation, possiede una storia potente vissuta insieme a personaggi di spessore che hanno fatto la fortuna di un JRPG con scontri a turni. Il suo successo ha spalancato le porte di questo genere in Occidente, rendendolo popolare e amatissimo anche grazie alla visione steampunk del suo universo, apparentemente estraneo alle classiche produzioni giapponesi del periodo. Raccontarvi la storia sarebbe assurdo, ma posso dirvi fin da subito che quella che troverete in Final Fantasy VII Remake non sarà esattamente quella che vi aspettate. Abbiamo giocato la demo che ci mostrava il primo capitolo, con l’assalto al reattore di mako – l’energia vitale di Gaia, il pianeta su cui si svolge l’avventura – ma quella è la parte in cui i due giochi viaggiano più in parallelo. Poi, insieme a situazioni riprese pari pari, iniziano a spuntare elementi inediti e mai visti, con anche colpi di scena che vanno a cambiare la natura di alcuni personaggi, stravolgendoli completamente e rendendoli di fatto nuovi. Ecco quindi che Final Fantasy VII Remake, già dall’incontro tra Cloud e Aerith, cambia alcune carte in tavole, giocando molto tra quello che è stato e quello che in realtà non abbiamo mai giocato. Questa sensazione rimane in equilibrio per tutta le quaranta ore dell’avventura, esplodendo però durante un finale che ha già fatto discutere e ha diviso l’utenza. La domanda su cosa accadrà in futuro non ha una risposta semplice né tanto meno immediata, visto che ancora non si sa nulla riguardo un secondo capitolo a cui spetterà un compito molto più difficile rispetto a questa prima parte e in cui alcune scelte andranno obbligatoriamente spiegate.

Focalizzandoci però sul presente, non è che questa uscita potesse contare su uno sviluppo proprio facile. Avere un nome come questo nel titolo fa accorrere le persone, ma se poi le deludi sono tutti affaracci tuoi. Escludendo il finale, quello che troviamo è una versione estremamente estesa e approfondita degli avvenimenti che si svolgono a Midgar, con situazioni che i fan ricorderanno bene e con evoluzioni che ora vanno ben oltre il sottotesto dell’originale. Se prima per esempio la Shinra veniva vista come una megacorporazione malvagia e senza pietà, non mancano scambi di battute tra i nostri e alcuni dipendenti che, per via delle bravate di Barett e soci rischiano di perdere tutto quello che hanno guadagnato con sforzi e sacrifici. Il personaggio più emblematico però in questo senso è Jessie, la giovane che si occupa delle bombe da piazzare nei reattori e che svela diversi dettagli su se stessa, finora inediti. Con l’ampliamento e la dilatazione del mondo di gioco, tutti i personaggi sono stati caratterizzati con più attenzione, ma Jessie è sicuramente il personaggio secondario che ha ottenuto di più da questa operazione, rendendola quasi uno principale.

Della storia si parlerà ancora molto nel prossimo periodo, senza contare quando il polverone mediatico verrà nuovamente alzato dal secondo episodio. Quello che però caratterizza positivamente questo rifacimento è il combat system. Attenzione, non ho detto gameplay, ma il motivo è presto detto: il modo di giocare con Final Fantasy VII Remake, a parte in alcune situazioni, è estremamente guidato. Chi si lamentava di Final Fantasy XIII e del suo “andare avanti attraverso corridoi con i nemici dentro” avrà più o meno lo stesso effetto, con l’unica differenza che sta nel muovere personaggi a cui siamo più affezionati. Non mancano sezioni più libere in cui andare a caccia di missioni secondarie, comunque limitate nel numero, ma anche qui ci troviamo in un’area piuttosto ristretta che non offre mai la sensazione di libertà di una mappa aperta. Tornando al combat system, la sua evoluzione che ha portato a incrociare i turni da RPG con l’azione di Kingdom Hearts offre parecchio soddisfazioni, anche se la seconda prende rapidamente il sopravvento sulla prima. Colpire i nemici con i semplici attacchi base carica più velocemente la barra ATB che torna per permetterci di eseguire azioni supplementari come lanci di magie, uso di oggetti o abilità specifiche per ogni personaggio. Il suo funzionamento potrebbe sembrare inizialmente limitato visto che molti nemici possono essere annientati con i soli colpi fisici, ma andando avanti si scopre l’importanza di sfruttare le debolezze avversarie attraverso magie o attacchi che fanno più danni e che velocizzano lo stato di stremo, momento in cui il nemico rimane stordito e le mazzate fanno più male. All’inizio la cosa è evidente principalmente contro i boss, ma pian piano scegliere di giocare usando questa meccanica diventa fondamentale.

Importantissimo poi lo sviluppo delle Materia, sfere colorate che, una volta inserite negli slot libri del proprio equipaggiamento, offrono il loro aiuto permettendoci di scagliare nuove magie, attivando bonus o abilità speciali per i compagni del party che non staremo utilizzando. Più combattete con una Materia equipaggiata (non importa se la usate o meno) e più questa evolverà, sbloccando magie più potenti e diventando sempre più utile. Questo sistema di bonus fa parte anche del miglioramento delle varie armi che troverete, tutte dotate di più evoluzioni che si portano avanti salendo di livello. Miglioramenti e bonus che però non avrebbero molto senso se i personaggi non fossero divertenti e vari da usare. Tutti hanno attacchi specifici e un’abilità che si attiva con il tasto Triangolo che porta ulteriore strategia. Cloud attiva una posizione in cui aumenta i danni e in cui i colpi fisici parati scatenano un potentissimo contrattacco. Barett colpisce da lontano con il suo braccio mitragliatore ma con triangolo scatena una potente serie di colpi che poi potrà essere ricaricata con il tempo o premendo ripetutamente lo stesso pulsante. Tifa invece fa a cazzotti, ma ha abilità di recupero e altre con cui caricarsi prima di scatenare un potente attacco con il solito pulsante Triangolo. Ovviamente poi c’è anche Aerith ma il punto è che se presi da soli non funzionerebbero granché, messi a lavorare in concerto, potendo passare dall’uno all’altro agendo sulla croce direzionale, rendono le battaglie frenetiche e più strategiche.

Dove a Final Fantasy VII Remake non gli si può proprio dire nulla è sulla componente tecnica. Anche se l’ho giocato su una semplice Playstation 4 standard, il gioco offre un impatto scenico e grafico a dir poco maestoso. C’è qualche elemento con texture in bassa risoluzione (basta vedere la porta della stanza di Cloud nel Settore 7) e qualche effetto di pop up tutt’altro che mascherato, ma in generale ci troviamo di fronte ad uno dei lavori più curati che mi vengano in mente, specie su una scala così ampia. I personaggi sono curati fin nei minimi dettagli, con vestiti ed espressioni eccellenti che appaiono credibili anche nel bel mezzo delle animazioni più stravaganti. Gli ambienti talvolta sono un po’ scialbi, vedi la sezione sui binari del treno, ma altre volte lasciano a bocca aperta anche solo per il design con cui sono state ricreate alcune aree più o meno famose. Le cinematiche dimostrano una regia raffinata e intelligente, e la colonna sonora entra sempre al momento giusto con le note più azzeccate richiamando momenti già vissuti ma anche situazioni inedite e sorprendenti. L’unica nota dolente, a voler essere pignoli, sta nella traduzione in italiano del doppiaggio inglese o giapponese che sia. Il suo problema non sta tanto nel seguire più o meno una delle due lingue parlate più gettonate (c’è anche il doppiaggio in francese e tedesco), ma nel fatto di banalizzare spessissimo frasi più ampie che invece sono state tradotte cercando di risparmiare sulle parole, come se si ritenesse superfluo sottolineare le sfumature che molto spesso rendono chiare le intenzioni dei personaggi. Un’ultima cosa prima di chiudere: alla prima run potrete giocarlo al massimo a difficoltà “normale”, l’unico davvero sensato, sbloccando quella difficile solo dopo averlo completato. Per un primo giro in cui si imparano le dinamcihe e ci si gode la storia, comunque può andare più che bene.

Final Fantasy VII Remake è una bella gatta da pelare per chiunque voglia fare una recensione. C’è chi lo voleva uguale al predecessore, chi è rimasto male dalla sua natura episodica, chi lo ha amato e chi ha fuso tutte queste emozioni in un unico sentimento contrastante. Eppure il gioco c’è, ha carattere da vendere, amplia il mondo tanto amato creato nel 1997 e il nuovo sistema di combattimento ibrido funziona a meraviglia. Se lo volete sapere a me è piaciuto davvero tanto, ma metto una grande riserva sul finale, troppo fuori luogo, nebuloso e poco chiaro sulla strada che ci aspetta in un futuro anche piuttosto lontano. Per fortuna questa scelta non toglie nulla al capitolo originale, giocabile ormai su qualsiasi sistema, ma quello che poteva essere un trionfo su tutta la linea si è dimostrato un grande gioco che scivola sul finale e lascerà a molti giocatore un grande punto interrogativo, invece del sorrisone che speravano. Godersi il viaggio fino a quel punto è però il modo migliore per approcciare un titolo che in fondo quasi nessuno poteva immaginare di giocare e che in larghissima parte non poteva venire meglio di così.
- – Siamo di nuovo a Midgar con Cloud
- – Storia modificata con intelligenza…
- – Personaggi approfonditi
- – Il Combat System funziona
- – Buona personalizzazione dei protagonisti
- – Comparto tecnico maestoso
- – Colonna sonora da brividi
- – … ma scivola sul finale
- – Gameplay molto lineare
- – Traduzione dei sottotitoli troppo stringata
- – È solo la prima parte di chissà quante

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