Casate in guerra
Da anni Fire Emblem è sinonimo di qualità. Magari non tutte le uscite ha trovato l’appoggio dei fan, ma di certo non si può dire che non fossero curate. Da quando la serie è arrivata in Europa di strada ne è stata fatta sia in ambito hardware (si partì su GameBoy Advace) sia in termini di gameplay, ma forse nessuna uscita è in grado di rivaleggiare con il nuovissimo e atteso Fire Emblem: Three Houses. Essendo un gioco lungo e profondissimo è servito un po’ di tempo extra per potervene parlare in modo esauriente, ma ora siamo pronti a dirvi la nostra.

Nel continente del Fòdlan il potere è detenuto da tre potenze: l’impero Adrestiano, il sacro Regno di Faerghus e l’Alleanza del Leicester. Al centro del continente sorge il monastero di Garreg Mach, luogo in cui ha sede l’Accademia ufficiali che formerà i futuri regnanti delle tre fazioni in campo. Il giocatore vestirà i panni di un personaggio maschile o femminile che di default potrete chiamare Byleth. Dopo alcuni avvenimenti vi verrà offerta l’occasione di entrare nel corpo docenti dell’Accademia ufficiali prendendo sotto la vostra ala una delle tre classi appartenenti proprio alle tre fazioni in campo. Oltre alle dinamiche di gameplay che approfondiremo tra poco, questa scelta crea di fatto tre diverse storie che garantiscono tre differenti percorsi narrativi e nuovi motivi per ricominciare a giocare anche dopo aver completato la storia una o addirittura due volte. Considerate che una run può portarvi via anche più di 50 ore ed ecco che il discorso longevità è già bello che sistemato. Quello che però rende interessanti le vicende raccontate sta negli avvenimenti, specie quelli a partita inoltrata, e nella caratterizzazione dei tanti personaggi che impareremo a conoscere in questa scuola. Della storia in sé non vi dirò invece nulla se non che seguirete lo scorrere dei mesi, tra combattimenti a turni piuttosto classici (ma con diverse novità) e fasi più esplorative in cui vi muoverete per la scuola allenandovi, parlando con studenti e professori e aumentando il livello di conoscenza e di supporto. Sappiate solo che il gioco non si ferma a questa formula, promettendo molto di più andando avanti con una trama tutt’altro che scontata e banale e, anzi, una delle migliori mai scritte per la serie, specie se si considerano i bivi e le vicende che potrete vivere di partita in partita.

Dopo un tutorial che chiarisce le idee ai nuovi arrivati e mette subito a proprio agio i fan navigati, si capisce che i combattimenti sono presenti, ma si scopre anche che le fasi ambientate nella scuola non scherzano affatto. Se prima si passava da un combattimento all’altro attraverso semplici dialoghi tra i protagonisti, stavolta proprio queste fasi ci permettono di conoscere e migliorare gli alunni della casata che avremo scelto. All’inizio di ogni mese vedremo quello che ci aspetta, ad esclusione di eventi improvvisi, con giorni che accolgono eventi, compleanni e giornate libere che, in realtà, sono quelle in cui avrete più da fare potendo scegliere vari modi, più o meno attivi per potenziare voi e la vostra squadra. Inoltre all’interno di ogni mese avrete un compito principale da portare a termine (leggasi un combattimento che porta avanti la trama) e altri scontri facoltativi da affrontare nel giorno libero per far salire di livello le competenze delle unità in campo. Quindi state tranquilli che se volete affrontare tanti bei combattimenti siete nel posto giusto. Eppure nelle primissime ore il dubbio potrebbe venirvi, visto che Fire Emblem: Three Houses sembra puntare moltissimo sulla parte “social” del monastero di Garreg Mach. Inizialmente troverete nuove aree da esplorare, ma ogni mese avrete il vostro bel da fare per ascoltare tutti quelli che vorranno parlarvi (evidenziati da un fumetto nella comoda mappa da cui potrete eseguire anche gli spostamenti rapidi). Ci saranno oggetti da restituire, regali da fare ed equipaggiamenti da comprare visto che le armi si danneggiano con l’uso. Inoltre non mancano nemmeno personaggi da cui migliorare le proprie abilità, utili sia per potenziare l’insegnamento verso i vostri allievi, sia per essere più letali in battaglia. Queste attività possono anche essere saltate o, in alcuni casi, si possono lasciare a discrezione del gioco tramite un comando automatico, ma perderle vi priverebbero di un po’ di quella atmosfera di cui Fire Emblem: Three Houses va, a ragione, tanto fiero.

Il vostro giorno libero può quindi essere usato per esplorare il monastero parlando con gli allievi e migliorando il vostro rapporto con loro (tanto che potrete anche soffiarli alle classi delle altre due casate), ma il resto della settimana procederà con insegnamenti mirati a specifici alunni che vorrete potenziare, ma anche seguendo seminari che potranno migliorare la competenza di più unità contemporaneamente. E andando avanti, anche alcuni vostri alunni con livelli di abilità particolarmente brillanti, potranno tenere un seminario per gli altri. Molto interessante anche il sistema delle classi, ora molto più libero che in passato. Se prima il passaggio ad una classe superiore faceva parte di un percorso per cui non esisteva una sorta di marcia indietro, ora potrete passare di classe anche prima di un qualsiasi combattimento, a patto però che l’abbiate già sbloccata. Per renderla disponibile dovrete superare un esame che avrà una percentuale di successo in linea con le abilità su cui punta la nuova classe che desiderate. Se la percentuale vi soddisfa, potete spendere un emblema per tentare il test e vedere se il vostro personaggio riuscirà a superarlo. Questo non solo rende estremamente versatile un esercito addestrato a dovere, ma garantisce una flessibilità che, con un po’ di impegno, può trasformare un eroe che parte con rudimenti di magia in un guerriero che lotta a mani nude e viceversa. Cosa ne vorrete fare dei vostri alunni sta quindi a voi e al vostro modo di approcciare il campo di battaglia.

Le fasi di combattimento, pur essendo completamente riprodotte con grafica tridimensionale, sono ancora in linea con la classica griglia che accompagna da sempre la saga, facendo muovere di alcune caselle le truppe fruttando al contempo i diversi terreni che possono offrire vari bonus. Quello che ci viene subito detto è che stavolta il triangolo delle armi composto da spada-ascia-lancia non esiste più e quindi concentrarsi su quale arma impugna il nostro avversario non ha molto senso. È molto più utile invece controllare quali sono le sue debolezze, da sfruttare magari attraverso le abilità speciali che via via sbloccherete. Queste mosse hanno come unico limite quello di consumare rapidamente la durabilità dell’arma utilizzata, infliggendo ingenti danni quando sfruttate al meglio ma da utilizzare con parsimonia per evitare di rimanere senza oggetti offensivi. A queste possibilità che si ampliano con il miglioramento dell’unità si aggiungono i battaglioni, squadre di soldati che si possono legare a qualsiasi unità e in grado di offrire bonus in attacco e difesa, così come mosse speciali chiamati strattagemmi che vanno da attacchi contro nemici su più caselle, potenti magie di fuoco, piogge di frecce e cure collettive. Qui il numero di queste mosse sarà molto più limitato, ma si ricaricherà sempre all’inizio di ogni nuova battaglia. Posizionare accanto più unità migliorerà il loro livello di supporto e attivare uno strattagemma quando altri alleati hanno dei battaglioni poù portare ad attacchi combinati potenziati. Senza considerare quindi le tante classi di unità che potrete creare e gestire, il combattimento non perde una goccia della strategia dei vecchi capitoli, dimostrandosi sempre interessante, anche nelle battaglie “secondarie”.

Prima di passare alla parte tecnica è importante parlare del livello di difficoltà, caratteristica che in passato dimostrava quanto Fire Emblem fosse poco attento ad accogliere i giocatori meno esperti. Per fare l’esempio più celebre di questo approccio poco aperto all’errore, se un’unità moriva – magari proprio quella che avevate addestrato, migliorato e con cui avevate stretto un forte legame in mille battaglie – , era persa per sempre. Si poteva sempre ricaricare la partita dall’inizio della battaglia per evitare quell’errore madornale, ma questo spesso richiedeva diverso tempo in cui si doveva rigiocare la stessa battaglia, sperando di non commettere altri errori. In Fire Emblem: Three Houses questo scoglio puà essere superato in vari modi. Il primo consiste in un potere chiamato Battito Divino che si ottiene quasi all’inizio e che ci permette di riavvolgere il tempo, scorrendo attraverso tutti i turni che si sono svolti fino a quel punto. Potrete attivarlo un numero limitato di volte per battaglia, ma è già un grandissimo aiuto che evita di dover ricominciare da capo l’intero combattimento. Il secondo metodo è quello di scegliere ad inizio partita se volete giocare in modalità Classica o Principiante: nel primo caso se un’unità muore è persa per sempre, nel secondo, se esaurisce le energie, sparisce dal campo di battaglia ma la ritroverete sana e salva alla scuola, pronta per le battaglie future. Infine, l’ultimo livello di personalizzazione sta tutto nell’abilità della CPU, settabile solo ad inizio partita tra Normale (adatto a chi non conosce la serie e più permissivo) e Difficile, livello più adatto ai veterani. Nel mio caso specifico ho quindi potuto affrontare una sfida intensa a difficoltà Difficile, scegliendo di non perdere le unità grazie alla modalità Principiante e di usare il Battito Divino quando la battaglia non stava andando per il meglio.

Il comparto artistico di Fire Emblem: Three Houses è davvero notevole, con una rappresentazione dei personaggi in stile anime che li rende davvero riconoscibili e vari. I dialoghi sono ora più interessanti grazie ad animazioni specifiche e, anche se Garreg Mach non è l’ambientazione più ampia o curata che si possa immaginare, vi farà sentire a casa. Molto belli poi i filmati, creati con cura e che portano avanti l’azione e raccontano la storia. Meno pulito il comparto tecnico puro, con modellazione poligonale che lascia un po’ a desiderare per quanto riguarda gli ambienti. In combattimento non ci si fa troppo caso, ma le prime esplorazioni di Garreg Mach dimostrano qualche anno più di quanto dovrebbero. Poi ci farete l’abitudine, ma il primo impatto non è dei migliori. Validi invece i modelli poligonali delle unità, che rispecchiano la loro classe, e le animazioni, specie quelle dei colpi speciali dotati anche di luci ed effetti in stile anime. Bellissime le musiche che accompagnano le nostre gesta nei tanti eventi che vivremo, così come effetti sonori adeguati e convincenti e un ottimo doppiaggio che può essere ascoltato sia in inglese che in giapponese. I sottotitoli sono invece in un ottimo italiano che traduce alla perfezione ogni singola parola, come da tradizione Nintendo. La componente online è presente solo per caratteristiche minori, mentre è già in vendita un Season Pass con nuovi contenuti che arriveranno più avanti. I contenuti extra a pagamento non sono comunque necessari per godersi le tre avvincenti storie di queste casate.

Fire Emblem: Three Houses è arrivato su Switch e lo ha fatto alla grande. Giocabile sullo schermo della TV così come in portabilità (occhio solo ad alcune scritte davvero piccole in questa modalità), ci propone un’avventura di altissima qualità che si ramifica in tre diverse storie, tutte da giocare e da scoprire. Le novità al gameplay e la sua voglia di accogliere i nuovi giocatori tramite facilitazioni che possono essere bellamente ignorate dallo zoccolo duro dei fan, migliorano la già enorme profondità strategica lasciando a bocca aperta chiunque gli si avvicini, specie chi aveva sempre temuto l’elitarietà di questa saga. Con la libertà di giocarlo come più vi pare, questa uscita fa dimenticare i tempi in cui la serie era confinata nei territori del Sol Levante, aprendo la possibilità a nuove incredibili avventure e strategie. Anche se il genere può sembrarvi estraneo, abbiamo di fronte il Fire Emblem più approcciabile di sempre ed anche il più ricco: l’occasione per scendere in campo e scoprire quanto siete abili è qui davanti al vostro naso. Se invece siete veterani, impostate il livello di difficoltà più alto, attivate il permadeath e gettatevi a capofitto in una delle storie più intense mai raccontate da questa saga.
- – Profondo e ricco di possibilità
- – Molte riuscite novità al gameplay
- – Tre diverse storie da giocare e vivere
- – Tantissime battaglie da affrontare
- – Il tema “scolastico” è trattato al meglio
- – Personaggi ottimi
- – Stile artistico e colonna sonora
- – Tecnicamente un po’ datato
- – Consuma parecchia batteria in portabilità
- – Alcune scritte un po’ piccole sullo schermo della console

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