All’assalto GI Joe
Nella scorsa generazione il noto produttore di giocattoli HASBRO si era smarcato dal suo classico ruolo per portare al grande pubblico diversi film e anche alcuni validi giochi dedicati ai Trasformers che avevano davvero lasciato il segno. L’altra saga che aveva avuto un’impennata di popolarità (seppur non paragonabile ad Optimus Prime e compagni) è stata quella dei G.I JOE, altro giocattolo storico che la maggior parte di noi ricorda per il cartone animato anni 80. Siccome in questo periodo Hasbro sta lanciando una nuova serie di action figure, ha pensato che sarebbe stato interessante creare un gioco che potesse accompagnarla, e così oggi sono qui a parlarvi di G.I. JOE Operation Blackout.

Se avete visto una qualsiasi opera dedicata a questa squadra di militari americani e ai suoi acerrimi nemici, non dovrebbe sorprendervi che la storia ricalchi bene o male tutto quello che ci si aspetterebbe. I Cobra prendono possesso di una portarerei che nasconde una super arma, la usano e a farla semplice spengono tutta la tecnologia del mondo eccetto la loro, potendo così prendere il controllo. Con i buoni dispersi in varie parti del globo inizia un titolo che si sviluppa in una ventina scarsa di livelli in cui dovrete in pratica sparare a tutto quello che si muove. Le cut scene che portano avanti la storia sono limitate ad immagini semi statiche che ricalcano i fumetti e, anche se i dialoghi tra i protagonisti continuano durante le missioni e anche se sono sottotitolati in italiano, il loro essere in inglese e l’azione molto frenetica, è davvero complesso seguire quanto viene detto e da chi. Non che ci sia comunque molto da capire visto che tutta la vicenda si snoda in modo molto semplice e immaginare dove si andrà a parare non è certo un problema.

Una delle più belle idee avute dal team di sviluppo è stata quella di non concentrarsi unicamente sui buoni, facendoci addirittura iniziare il gioco e la missione in cui si prende il controllo della portaerei Flagg nei panni dei Cobra, potendo scegliere tra Cobra Commander e il suo sottoposto Storm Shadow, il ninja bianco, per gli amici. La scelta differenzia un po’ l’esperienza, grazie ad un’arma primaria differente, un diverso tipo di schivata ed una mossa Apoteosi che fa tanto “Ultimate” di Overwatch. Il problema però salta fuori già dopo una decina di minuti, quando si capisce che il suo modo di intendere lo sparatutto in terza persona è molto più vicino a certi titoli di diverse generazioni fa, piuttosto che a titoli più moderni come un Gears of War. Non è questione di pulizia del gameplay, ma proprio di idee e di gestione del personaggio, con un sistema di mira che, già da solo, risulta poco preciso. Se usando le armi automatiche di Storm Shadow potreste non farci molto caso, basta usare il buono Roadblock nel secondo stage per accorgersi che è tutto molto più rigido di quanto fosse lecito aspettarsi, con il risultato di voler tener premuto il grilletto del fuoco sperando di colpire il nemico, più che per il desiderio di riempirlo di piombo.

Parlando dei nemici salta fuori l’altra faccendo spinosa, ossia una varietà davvero scarsissima che non sembra nemmeno adeguarsi allo schieramento che starete combattendo in quel momento. Intanto, per mantenere basso il rating e poter vendere uno sparatutto anche ai giovanissimi, le uniche volte che sparerete ad un umano sarà durante le boss fight. Anche in quei casi il nemico sconfitto non crollerà al suolo ma si inginocchierà stremato ma chiaramente vivo. In tutte le altre situazioni invece si è pensato di inserire dei robot, così che se li colpirete alla testa vedrete solo un po’ di scintille. La cosa andrebbe benissimo se solo la varietà avesse appoggiato questa scelta, ma purtroppo finirete per sparare a cloni su cloni con alcune varianti che però si differenziano giusto per l’arma impugnata o per la loro resistenza aumentata. I nemici corrono incontro al giocatore senza fare troppi complimenti, non hanno alcuna strategia di combattimento e quando vi faranno fuori (e già al terzo livello di quattro succederà abbastanza spesso), sarà per colpa del loro numero, non certo per le loro doti strategiche. Infine va citato il fatto che mentre li combatterete, non avrete mai davvero quella piacevole sensazione di distruzione che ci si aspetta da un gioco di questo tipo, con colpi che non sembrano colpirli fintanto che l’energia non si esaurisce e loro si distruggono; anche gli attacchi corpo a corpo non offrono alcun segnale visivo quando vanno a segno e addirittura può capitare di non capire se le mosse Apoteosi hanno avuto qualche effetto.

La parte tecnica soffre anche lei di alti e bassi, con un maggior numeri questi ultimi. Alcuni livelli sono più curati di altri (già il secondo è abbastanza desolante) e in generale ci si accorge presto che il desiderio di questa produzione era principalmente quello di uscire in tempo con la nuova linea di giocattoli, senza badare troppo alla qualità. È tutto abbastanza anonimo e le uniche note positive vengono da alcuni personaggi iconici che vivono però del loro azzeccato design originale. Quello che però potrebbe far divertire i più piccoli e i meno esigenti, è la possibilità di giocare l’intera avventura insieme ad un amico in locale, grazie ad uno split screen che permette di scegliere uno dei due personaggi disponibili nelle varie missioni, così da lasciare l’altro al proprio compagno, provando così un senso di co-op vecchia scuola che migliora un gioco altrimenti molto piatto. Stupisce poi la presenza di un comparto multigiocatore competitivo, limitato anche in questo caso alla sola componente locale. Al contrario della co-op però, lo spararsi l’un l’altro, pur con le sue varianti deathmatch, cattura la bandiera e simili, avranno vita breve per via di arene poco ispirate (prese dalla campagna) e da partite che risulteranno presto noiose e poco divertenti.

G.I. JOE Operation Blackout è un titolo difficile da consigliare per colpa di livelli, nemici e gunplay molto limitati. La sua anima sparatutto non ha poi nulla di particolare da offrirvi, anche contando vari personaggi che, in fin dei conti, così vari non sono. Mancando della fisicità dei colpi e di un sistema di mira che possa dare soddisfazioni, rimane un gioco consigliabile solo ai fan dei personaggi che hanno un amico con cui giocare in Co-op. Così l’impianto di gioco resiste un po’ meglio, ma rimane comunque un’occasione persa.
- – Alcuni personaggi davvero ben ricreati in cel-shading
- – Qualche livello ispirato
- – Lo split screen è un’ottima aggiunta
- – Gunplay poco preciso e banale
- – Fisica dei colpi assente
- – Nemici troppo uguali e senza strategie
