Glyph – Recensione

Una pallina sulla sabbia per un grande platform indie

I platform 3D oggi sono una merce rara, specie quelli che sfidano il giocatore con passaggi da effettuare con tempismo e precisione. Per fortuna, come sempre più spesso accade, ci pensa la scena indie e con Glyph, i ragazzi di Bolverk ci portano un’avventura concettualmente semplice, ma con tutte le carte in regola per farci divertire.

Disponibile su Switch da maggio e arrivato in questi giorni anche su PC tramite Steam, Glyph ci immerge subito nel suo gameplay attraverso una serie di livelli tutorial che ci mostrano tutte le mosse a disposizione del nostro rotondo eroe che da il nome al gioco. Glyph inizialmente sembra solo una sfera metallica e nelle primissime fasi ci si trova a farlo rotolare su percorsi di pietra nel bel mezzo di un deserto. Non sfrutta la fisica come un Super Monkey Ball, però il sistema di controllo si dimostra preciso fin da subito. Durante queste fasi faremo la conoscenza di uno scarabeo più grande che ci introdurrà via via a meccaniche come il salto, lo schianto a terra (utile per atterrare immediatamente su piattaforme stabili), il doppio salto e la planata, mossa che ci rivela che anche Glyph è uno scarabeo. Piano piano ci verrà abbozzata la storia, in cui un giorno la Corruzione ha colpito la civiltà del nostro eroe e ha lentamente distrutto tutto. Ovviamente spetterà a noi risolvere la situazione, completando livelli sempre più complessi e ripristinando la magia da cui tutto è nato.

La progressione di Glyph è stata pensata in modo tanto semplice quanto geniale. Finiti i livelli tutorial arriveremo in un hub centrale che avrà livelli da sbloccare con le monetine trovate nei livelli precedenti e una o più strade che si potranno ricostruire usando alcune gemme, anch’esse presenti negli stage ma un po’ più rare. Questi due elementi, una volta raccolti, saranno vostri per sempre, anche se verrete distrutti prima di aver completato il livello. Andranno invece perse in caso di morte le chiavi che servono per sbloccare il portale in cui entrare per completare lo stage e alcuni collezionabili extra come skin o scie magiche, non necessarie per proseguire, ma ottime per attirare in percorsi più complessi i giocatori che vogliono ottenere il 100% di completamento.

Se la mia descrizione può sembrarvi un po’ ferraginosa, non preoccupatevi: giocare a Glyph è una piacevolissima esperienzadi quelle in cui ogni livello è un piacere da scoprire. Specie all’inizio, non sono mai particolarmente complessi in termini di struttura, ma tutti hanno il potere di sfidare continuamente il giocatore grazie ad un level design davvero valido. Ci sono poi anche “trucchetti” da usare per raggiungere punti più alti rispetto anche al doppio salto, ma il bello è che è il gioco stesso a suggerirceli, così come gli indizi per alcuni interruttori segreti ci vengono dati direttamente nel livello da un amico di Glyph. Questo per dirvi che rimanere incollati allo schermo è molto semplice e voler macinare livelli uno dietro l’altro è un indicatore di quanto bene abbiamo lavorato i ragazzi di Bolverk.

La parte grafica e sonora di Glyph è molto semplice, con ambienti desertici piuttosto poveri di strutture. La cosa diventa però ininfluente quando si capisce che i pochi elementi presenti sono quelli che ci servono per esplorare e portare avanti la nostra avventura, finendo per guardare il panorama intorno più per la sua funzionalità che per per rifarsi gli occhi. Anche la componente sonora rimane piuttosto onirica e “lontana”, ma funziona e permette di pensare alle prossime mosse. Infine è giusto parlare un po’ più approfonditamente dei controlli, davvero precisi in ogni situazione. Abbiamo apprezzato moltissimo la presenza di un indicatore di posizione che compare ogni volta che il personaggio sarà in aria, mostrandoci così il punto di caduta nel caso volessimo fermare il nostro salto con lo schianto a terra. Questo aiuto visivo tutt’altro che banale, dimostra la cura che è stata riversata in questo titolo ed è uno dei motivi per cui funziona così bene.

Glyph è un gioco all’apparenza semplice, quasi scarno se si guardano gli screenshot. Giocandolo però si capisce che quella pulizia è una scelta precisa del team, votata interamente al proporre un gameplay preciso per livelli dal validissimo level design. Si rotola ma soprattutto si salta, si plana e si atterra; talvolta si scalano pareti di roccia come se Glyph in realtà fosse una certa Samus in modalità morfosfera. Tutto questo arriva con controlli reattivi e con un sistema di progressione semplicissimo ma funzionale. Se però volete fare una prova sul campo, vi consiglio di scaricare gratuitamente la demo, disponibile sia sull’eshop di Nintendo Switch, sia su Steam. Dategli un chance e potreste trovare una piccola perla del sempre più sorprendente mondo indie.

Pro
  • – Ottima giocabilità
  • – Adatto a tutti
  • – Livelli sempre interessanti
  • – Collezionabili extra per professionisti dei platform
  • – L’indicatore di atterraggio dimostra la cura nel progetto
Contro
  • – Trama solo di contorno
  • – Ci sarebbero piaciute ancora più variabili
  • – Avremmo voluto che i livelli non finissero mai

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