Hyrule Warriors: L’Era della Calamità – Recensione

Riviviamo l’epopea da un altro punto di vista!

Nel corso degli anni Nintendo si è fatta conoscere per le grandi qualità dei propri brand: tra chi preferisce un Super Mario, chi vuole vivere esperienze più intime e inquietanti con Metroid, chi vuole stuzzicare la propria vena gestionale con Pikmin e chi vuole vivere avventure eroiche con Zelda, ce n’è davvero per tutti i gusti. Non è un segreto, però, che non tutti i titoli di questi marchi siano stati sviluppati dalla grande N, Zelda in primis. Il caso più recente è proprio Hyrule Warriors: L’era della Calamità, che risulta essere il terzo titolo di casa Nintendo appartenente al genere musou più famoso di sempre.
L’era della Calamità ha, tra i suoi principali punti fermi, la voglia di ampliare la narrativa semplice ma già ben consolidata dell’epico Breath of the Wild. La forza dell’Era della Calamità sta nel raccontare le vicende avvenute nei cent’anni precedenti agli eventi del fortunato open world Nintendo, mantenendo però una formula da musou già ben consolidata e studiata nei precedenti titoli.

Hyrule Warriors Era della Calamità

Le vicende dell’Era della Calamità ci mostreranno gli albori delle preparazioni per la lotta contro la Calamità Ganon, con Link ancora appartenente alla guardia reale di Hyrule e i quattro campioni ancora da reclutare. Consequenzialmente, tutto si svilupperà in maniera molto analoga a ciò che è stato già raccontato in Breath of the Wild, con le dovute trasformazioni e approfondimenti: si partirà dal ritrovamento dei quattro campioni, sbloccando poi i loro colossi, fino a muovere i primi passi nella temibile battaglia contro Ganon e i suoi discepoli. Ciò che cambia rispetto all’originale Zelda è l’aggiunta dell’elemento narrativo dei viaggi nel tempo, che giustificherà la presenza di un curioso robottino di fattezze ancestrali e che sarà poi (dato anche il modo in cui viene introdotto nella storia) uno dei membri più importanti e vitali dell’intera schiera dei buoni. Tutto ciò che ci troveremo davanti è una serie di eventi collegati in maniera molto chiara tra loro con molto più spazio garantito ai quattro campioni di Hyrule. Chi ha apprezzato la semplice ma diretta storia e i flashback di Breath of the Wild si ritroverà subito a casa di fronte alla moltitudine di personaggi, alle loro peculiarità e ai loro approfondimenti, sia di gameplay che narrativi. 
Non è un segreto, ormai: L’era della Calamità è un Warriors molto più narrativo di quanto si pensi, che fa della sua trama il cuore pulsante dell’intera esperienza, registrando a gioco completato solo venti misere missioni di storia, ma offrendo in compenso una mole non indifferente di contenuti narrativi, oltre che di missioni e obiettivi secondari, tutte in puro stile Warriors. Tutto ciò che vedrete in L’era della Calamità sarà una fedele riproduzione di quello che abbiamo imparato ad amare in Breath of the Wild (semi korogu inclusi!) in salsa musou, quindi molto più action e con qualche tinta ruolistica che non guasta mai.

Hyrule Warriors Era della Calamità

Sia nelle missioni della storia che in tutti gli eventi secondari sarà possibile raccogliere una grandissima moltitudine di oggetti e risorse che serviranno a completare altre missioni o migliorare le armi dei personaggi. Il cast di personaggi giocabili, ben cadenzato e che garantisce un end game di tutto rispetto, ne conta ben diciotto, apparentemente simili nella loro presentazione, ma completamente diversi all’atto pratico. Ognuno di questi è accomunato principalmente da una meccanica specifica (gimmick) dedicata al tasto ZR, che avrà un ruolo chiave in ogni singolo personaggio per sbloccarne l’intera varietà di mosse al meglio e raggiungere tutti gli obiettivi che il gioco ci proporrà, missione dopo missione. Di ritorno dal primo Hyrule Warriors, ad aggiungersi alla già corposa profondità di gameplay e di combat system, è anche la barra d’attacco speciale, che si riempie passivamente attaccando e ricevendo danni e, una volta completa, lascerà la possibilità al giocatore di far scatenare il proprio personaggio guadagnando molto spazio e vantaggio in battaglia. 

Il gameplay base del titolo si riassumerà nel tipico attacca/difendi una zona strategica a cui ormai la serie dei Warriors ci ha abituati, con l’aggiunta di piccole features ricorrenti ed evocative di Breath of the Wild, come ad esempio la Tavoletta Sheikah. Conquistare avamposti, sconfiggere nemici specifici o decimarne una specie sarà di vitale importanza in questo Hyrule Warriors, ma tutto sarà fatto al fine di una narrativa già ben consolidata e molto più d’effetto di quella del primo capitolo Warriors, tutta incentrata sul fanservice.
E parlando proprio di fanservice, anche L’Era della Calamità non ne è esente: conterrà tantissimi piccoli richiami a situazioni ed eventi più disparati che ad occhi più attenti strapperanno sorrisi, ma resteranno allo stesso tempo paurosamente canonizzati, in linea con la storia e interessanti nel contesto. Tra facce vecchie e nuove, L’Era della Calamità riesce senza ombra di dubbio a divertire e intrigare, sia nel gameplay che nella trama.

Hyrule Warriors Era della Calamità

Hyrule Warriors: L’Era della Calamità è un musou che riesce, contemporaneamente, a catturare l’essenza di Breath of the Wild riutilizzandone la storia, la mappa principale e alcune caratteristiche di crescita ed evoluzione dei personaggi (come, ad esempio, il fabbro o il tintore), ma tenendosi in linea con altri titoli del suo genere con costruzioni come la scuola d’addestramento o vari shop sparsi per il mondo di gioco, utili ad ammortizzare le mancanze d’inventario spendendo rupie e velocizzando di molto i processi di completamento delle missioni.
È un gioco che, ripetitività del genere di fondo a parte, sa emozionare chi ha apprezzato Breath of the Wild e vuole vivere ancora un po’ degli stessi archi narrativi, ma sa anche rivelarsi un’esperienza semplice, divertente, variegata e profonda, che saprà fiorire solo di fronte al più audace dei completisti. Con ben quarantuno ore di gameplay possiamo dire di aver concluso circa il 76% dei contenuti disponibili, senza contare la mancanza di ancora due personaggi giocabili con i loro relativi parchi di mosse e upgrades variegati. Ampliare le possibilità e far salire di livello ogni personaggio è una scienza esatta in questo Hyrule Warriors, che sa farsi giocare con semplicità e trasuda passione e amore per il prodotto originale, oltre che per la serie in generale, da ogni singolo poro.

Dal punto di vista visivo ci ritroviamo di fronte a un titolo davvero molto simile e fedele a Breath of the Wild, non senza i suoi compromessi in fatto di qualità grafica generale e frame rate, sicuramente molto più stabile del titolo del 2017 e sintomo di una conoscenza dell’hardware molto più sviluppata e studiata, con 30 FPS quasi del tutto granitici, ma a volte ballerini nei momenti più concitati. Il discorso “somiglianza” può essere applicato anche al sonoro, sia per ciò che concerne il doppiaggio in italiano (con il cast di voci già collaudate e intatto, ben caratterizzato ma talvolta un po’ scarico), sia per la colonna sonora, che richiama costantemente il minimalismo di Breath of the Wild, ma che si evolve in una sinfonia di note che, a dirla tutta, ci ha convinto pienamente.

Hyrule Warriors Era della Calamità

Per quanto detto fino ad ora, osiamo dire che Hyrule Warriors: L’Era della Calamità non è solo una lettera d’amore a tutti coloro che hanno amato il nuovo filone di storia nato con Breath of the Wild, ma è anche un ottimo Zelda, che come ogni altro titolo della serie riesce a reinventare la formula di base in maniera creativa, restando fedele a sé stesso e diventando qualcosa di nuovo e inaspettato. Ci sentiamo di dire, quindi, che sia uno dei titoli usciti in sordina più interessanti di quest’anno, che saprà garantire ore e ore di divertimento a chi avrà la pazienza di addentrarsi e vivere in questo mondo per un po’, in attesa del “vero” successore dell’ultimo Zelda. È un antipasto graditissimo che vi consigliamo di recuperare se vorrete tornare a scorrazzare liberi per le lande di Hyrule, non in un mondo post-apocalittico, ma in una terra vessata dalle guerre che aspetterà solo le vostre ire distruttive e liberatrici di una calamità latente, minacciosa e inarrestabile. Ma siamo sicuri che lo sia davvero?

Pro
  • – Roster di personaggi a dir poco enorme (18 totali)
  • – Narrativa originale e ben studiata, seppur fedele ai flashback di Breath of the Wild
  • – Gameplay divertente e sempre ingaggiante
  • – Più di 450 eventi tra missioni secondarie, principali e fetch quest
  • – Estrema fedeltà e amore per il prodotto originale che farà di sicuro piacere ai più attenti
Contro
  • – Potrebbe essere troppo ripetitivo dato il suo genere
  • – Qualche inciampo tecnico nella telecamera
  • – Gameplay dei colossi leggermente sottosviluppato

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