Infernax – Recensione

Una nuova piccola perla nel panorama dei roguelite

Quando si pensa a un periodo idealmente denso di produzioni, la mente viaggia verso gli ultimi mesi dell’anno, storicamente focalizzati su una moltitudine di produzioni tripla A e capitoli a cadenza annuale (o quasi).  Difficile, invece, pensare a un inizio anno memorabile come questo 2022, ricco di produzioni di spessore pronte ad accompagnarci fino a marzo inoltrato senza lasciarci respiro. Ancora più difficile credere che anche nel panorama degli indie gli sviluppatori se ne infischino delle regole non scritte legate a mercato o logiche di distribuzione, e sfornino delle piccole perle come il gioco oggi in esame, ovvero Infernax.

Infernax è una piccolo indie in 2D che trasuda personalità da ogni pixel.

Fin dai primi minuti di gioco saremo accerchiati da orde di demoni

Una maledizione da estirpare

In barba a chi possa credere che l’approccio a un look e ad un gameplay fortemente old school non possano premiare e raggiungere un nutrito stuolo di giocatori – anche tra i neofiti del genere, per rendere meglio l’idea – il team canadese è da pochi giorni sbarcato su tutte le piattaforme con un titolo impegnativo,  ma al tempo stesso estremamente accessibile, e che, arrivando anche sul Game Pass, fa una geniale mossa che ne può massimizzare la capillarità. Una piccola premessa necessaria per la portata di un progetto dalle esigue risorse che però, come successo in modo analogo alla recensione di SIFU, ci ha confermato quanto una buona idea possa spesso riuscire ad emergere, indipendentemente dal contesto di riferimento e variabili annesse.

Il layout dedicato ai bivi narrativi è tanto curato quanto azzeccato per coinvolgere il giocatore

La storia di Infernax ci getta in un mondo fantasy medievale dei più classici e violenti, dove sangue, creature abominevoli e cadaveri sono all’ordine del giorno e dove, nonostante l’utilizzo della pixel art, è possibile immergersi in un contesto visivamente delicato e pericoloso. Impersonando un nobile duca di rientro da una logorante guerra, scopriremo ben presto della presenza di un’antica maledizione che si è abbattuta sui nostri possedimenti e sui territori limitrofi, tra soldati e civili alle prese con le più disparate e pericolose creature. Dal ripulire qualche strada da briganti e non morti, passando alle richieste di soccorso degli uomini di chiesa, ci ritroveremo ben presto a trovare un modo per salvare la popolazione da queste sofferenze, liberando varie fortezze dalle creature più pericolose degli inferi. La sensazione fin dai primi minuti è quella di un incredibile impegno profuso sul piano della realizzazione di una mappa decisamente concentrata, ma comunque densa di aree dove dover passare più volte con nuove abilità per scoprire luoghi prima inaccessibili, in pieno stile con il genere roguelite. Per i più vecchi tra voi, sembra di essere tornati a Castlevania II: Simon’s Quest uscito addirittura nel 1987 su NES.

Non sempre caricare a testa bassa si rivelerà la scelta più saggia

Roguelite che passione

Sull’equilibrio tra accessibilità e difficoltà crescente si gioca uno degli aspetti più riusciti di Infernax, un’avventura a scorrimento bidimensionale punitiva, ma quasi mai frustrante, e che nella sua modalità di gioco più tradizionale – con sparuti punti di salvataggio – trova il core dell’intera esperienza. Abbiamo anche una modalità più semplice che permette di ottenere più checkpoint e caricamenti da quali riprendere dopo ogni sconfitta, ma vi consigliamo ugualmente di vivere anche da inesperti l’esperienza più tradizionale, pensata anche per invogliare i neofiti. Abbiamo un tasto per attaccare e uno adibito al salto, con la possibilità di chinarci sfruttando l’analogico, così come ripiegare sui dorsali del pad per utilizzare qualche incantesimo (controllando la barra apposita del mana) o pozione man mano che progrediamo nella storia. Comandi dall’apprendimento immediato che riflettono una struttura, come già anticipato, semplice nella forma quanto stratificata nella sostanza.

Segnaliamo la presenza di un ciclo giorno-notte dinamico che varia il numero di nemici nelle aree

Stratificata perché saremo spesso in inferiorità numerica durante gli scontri, obbligati a ragionare sul come liberarci dagli accerchiamenti più insidiosi senza subire troppi danni, sempre pensando alla distanza tra i punti di salvataggio. Punti di salvataggio fondamentali in un titolo come Infernax, raffigurati come dei piccoli sacrari sui quali soffermarsi per ricaricare le energie e poter potenziare le varie abilità con il bottino di punti exp accumulato man mano. Non mancano nemmeno svariati obiettivi secondari e dilemmi morali, rappresentati sottoforma di veri e propri bivi ci faranno tendere verso il bene o il male e sbattendoci con crudeltà su schermo il peso delle conseguenze sia nel breve sia nel medio periodo. Scelte difficili da prendere a cuor leggero, con premi e modifiche sostanziali al destino di svariati abitanti che incroceranno in un modo o nell’altro il nostro cammino, figli di un discreto lavoro anche sul piano dei dialoghi meramente di contorno.

Ecco una bella mazzata in pieno volto per scongiurare ogni pericolo sul nascere

Per quanto riguarda il comparto tecnico, invece, il riuscitissimo lavoro realizzato dal minuto e talentuoso team per Infernax si riflette su un’estetica peculiare e convincente, anche se non ci troviamo sui livelli qualitativi di alcune produzioni Nintendo come Triangle Strategy, ormai da considerare come vero e proprio metro qualitativo. Una resa estetica accompagnata da una colonna sonora semplice e martellante, con poche variazioni sui temi esplorazione, scontro random, boss-fight che ben riescono a creare l’atmosfera tipica del glorioso passato dark fantasy più caro ai giocatori di vecchia data. Peccato solo per qualche singhiozzo sul level design per dungeon e aree più circoscritte, dove il dover tenere d’occhio routine di spostamento delle creature e trappole di vario tipo porta a dei fastidiosi game over. Qualche inciampo di troppo, insomma, sotto questo aspetto evidenziato dai movimenti del nostro paladino, nelle classiche quattro direzioni, che evidenzia qualche piccolo grattacapo nell’esplorazione più pura e platform. La cura per i dettagli estetici, comunque, si riflette anche nelle animazioni dedicate alle morti del nostro malcapitato eroe, attraverso brevi sequenze splatter, rigorosamente bidimensionali, che vedono in modo sempre differente martoriare il nostro corpo senza vita, quasi a burlarsi dei nostri errori.

Le fasi platform sono leggermente sottotono rispetto a tutto il resto

Commento finale

Ci siamo approcciati ad Infernax con zero aspettative, soprattutto perché il periodo sembra obbligarci ad avere pensieri e soddisfazioni su giochi più famosi e attesi. Eppure non potevamo essere più in errore. L’ultima fatica di Berzerk Studio è un sorprendente equilibrio di sadismo e soddisfazione videoludica, con una mano dolcemente tesa sul videogiocatore e l’altra che nasconde una mazza chiodata pronta a fracassarsi sulle nostre tempie al minimo errore. Un’esperienza narrativa peculiare e non lineare che compensa alcuni limiti contenutistici, con alcuni minuti risvolti lato rigiocabilità, ci danno la sicurezza di poter premiare quest’esperienza quasi su ogni frangente. Non mancano alcune limature, ma se questi sono i primi e seri risultati del team, non possiamo fare altro che intravedere un roseo futuro per questi talentuosi sviluppatori.

Pros
  • – Trama non lineare, ricca di dilemmi morali
  • – Pixel art riuscita e dal piacevole sapore old school
  • – Combattimenti impegnativi, ma con una discreta curva di apprendimento anche per i neofiti
Cons
  • – Le fasi platform non convincono del tutto
  • – Qualche limite sul level design delle varie aree

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