Just Cause 4 – Recensione

Quest’anno gli open world non sono certo mancati, eppure in molti attendevano il ritorno di Just Cause. La serie di Avalanche Studios ha sempre rappresentato un grande parco giochi dove la libertà concessa al giocatore e la distruzione forsennata delle basi nemiche l’hanno sempre fatta da padrone, mettendo da parte una trama che, bene o male, si ripeteva ad ogni occasione. Con Just Cause 4 la formula rimane la stessa, con la promessa però di ulteriori emozioni veicolate da caratteristiche tutte nuove.

Avete presente quei film anni’80 in cui un solo uomo si contrappone ad un intero esercito e lo sbaraglia? Ecco, Rico Rodriguez, protagonista della serie, è quel tipo di uomo. Dopo aver fatto cadere dittature in tutto il mondo, in Just Cause 4 si trova a Solìs, fittizia regione del Sud America oppressa dal solito regime totalitario. Stavolta ci sarà anche qualche rimando al precedente capitolo e il desiderio di Rico di capire cos’è successo al padre; nonostante questo però il gioco si muove sui binari collaudati della serie, pur con alcune modifiche. Rimane il fatto che, anche stavolta la trama serve solo per portare avanti una vicenda principale che, a essere onesti, propone un numero piuttosto basso di missioni principali. Queste non saranno affrontabili in sequenza, ma richiederanno di “grindare” punti caos attraverso missioni secondarie che comprendono conquiste di basi e attività da svolgere per tre diversi personaggi che potenzieranno via via le funzioni del nostro rampino.

Chi conosce Just Cause sa che l’accoppiata rampino + paracadute è un marchio di fabbrica per la serie. Se sul paracadute non si può fare nulla di originale, specie dopo aver aggiunto la tuta alare, sul rampino si è scelto di inserire tre diverse funzioni: il riavvolgimento, il sollevamento e degli acceleratori boost. Le prime missioni ci insegnano ad equipaggiarli nei tre slot a disposizione per poi lasciarci liberi di usarli o meno, inserendo talvolta situazioni che li richiedono obbligatoriamente. Queste situazioni sono comunque molto limitate e guidate, non lasciando spazio di manovra. Quando invece si sceglie di usare queste mod in combattimento la cosa si fa molto più divertente, ma dopo le prime sperimentazioni, si rischia di dimenticarsele in favore dei metodi classici a base di armi ed esplosivi. Perché infatti sollevare gli inseguitori con dei palloni piuttosto che farli saltare con un lanciagranate, ottenendo anche un po’ di punti caos? Chi vorrà sbizzarrirsi avrà ora un potente mezzo per creare situazioni ancora più folli che in passato, ma per la maggior parte dei giocatori sarà solo una bizzarra aggiunta da usare quando il gioco lo richiede e poco più.

Vi ho parlato di punti caos, ma qualcuno potrebbe non sapere a cosa mi riferisco. Durante le vostre scorribande, eliminando nemici e facendo saltare per aria strutture come serbatoi, parabole, generatori e, solitamente, oggetti colorati in rosso, otterrete punti caos, una sorta di “punti esperienza” del mondo di Just Cause. Il loro utilizzo che precedentemente serviva a sbloccare missioni principali dopo aver raggiunto una certa somma, ora ha praticamente lo stesso scopo, ma viene tradotto con l’espansione dell’area sotto il controllo della ribellione condotta da Rico. All’inizio i moti rivoluzionari partiranno da una piccola regione al centro di Solìs, ma creando caos attraverso il completamento di missioni e distruggendo a più non posso, fomenterete altri ribelli che vi faranno guadagnare punti che andranno spesi per spostare i confini della vostra influenza.

Le missioni principali restano bloccate fintanto che non avrete preso possesso dell’area in cui si svolgono, chiedendovi quindi di completare attività secondarie come la conquista di basi specifiche, piuttosto che il superamento di prove d’abilità per completare al 100% le tante location sulla mappa. Anche in questo caso ci sono delle novità: ora ognuno di questi posti non nasconde più casse da recuperare o oggetti da distruggere per far avanzare la percentuale di completamento relativa, ma vanta da una a più sfide da portare a termine che possono andare dal superare un anello ad una certa velocità con un veicolo, fino a oltrepassarne una serie con la tuta alare. Completarle inoltre sblocca degli oggetti da farsi paracadutare in pochi istanti, ovunque si voglia. Il problema che però questo sistema alimenta, è quello della ripetitività.

Andare in giro per una mappa come quella di Solìs è uno spasso, specie perché il gioco non nega fin dalle prime ore tanti modi per attraversarla, compresi mezzi aerei e spostamenti rapidi nelle aree già visitate. Purtroppo però questa vastità non è compensata da una densità sufficiente per riempirla davvero. Inoltre, cosa ancora più grave, le attività da svolgere sono molto limitate, con basi da conquistare attivando generatori, difendendo una postazione mentre si esegue un haking, scortando alcuni prigionieri fino ai confini dell’area e pochissime altre varianti. Nel mentre si distruggono cose e si apprezza un gunplay semplice ma dal buon impatto, ma già dopo alcune ore è inevitabile non notare il ripetersi delle situazioni, seppur calate in aree diverse. Il ripetersi di elementi da distruggere non aiuta e l’impressione di fare sempre le stesse cose (un po’ il tallone d’Achille della serie) è sempre dietro l’angolo. Anche la trovata degli eventi atmosferici non aiuta più di tanto, poiché legata a specifiche situazioni e meno presente di quanto ci saremmo aspettati, vista l’enfasi che era stata data a questa caratteristica nei mesi che hanno anticipato l’uscita.

Vedere Just Cause 4 in azione alterna momenti epici ad altri un po’ sottotono, tra panorami mozzafiato quando di vola sopra alla mappa e texture meno dettagliate del previsto quando invece ci si aggira al suolo o comunque nelle sue immediate vicinanze. Anche l’effetto pop up è piuttosto visibile, con vegetazione ed elementi secondari che vengono caricati a distanze non proprio ottimali per il colpo d’occhio. Di tutt’altra pasta le esplosioni, tra le migliori mai viste in un videogame, e la fisica che gestisce tutto il mondo di Just Cause: volendo essere obiettivi, non è una fisica realistica come ci si potrebbe aspettare, ma è comunque efficace per ricreare l’azione di un gioco veloce e frenetico che può farvi passare dalla terra al cielo e viceversa in un battito di ciglia, con elementi che collassano e con altri che decollano in preda alle fiamme. Le cut scene rivelano un dettaglio poligonale dei comprimari tutt’altro che eccellente e le animazioni sono un po’ legnosette, mentre la varietà dei nemici è discreta senza però proporre davvero qualcosa di innovativo. L’audio svolge bene il suo lavoro, con musiche che accompagnano l’azione quando serve, ma soprattutto con effetti sonori ben ricreati, sia quando si esegue un headshot, sia quando il mondo intorno a voi esplode in una palla di fuoco. Valido infine il doppiaggio, con professionisti navigati che prestano il loro talento ai personaggi principali.

Just Cause 4 è un buon gioco che poteva però essere meglio. Così com’è ricorda molto una sorta di Just Cause 3.5 più che un vero quarto capitolo, con effettive novità ma anche con una serie di problemi trascinati a oltranza dal passato. È un free roaming vecchio stile insomma, dotato però di un fascino che può facilmente ammaliare chi vuole giocare senza tanti pensieri. La spettacolarità è garantita e la libertà d’azione è enorme, specie per chi vorrà creare combinazioni con le nuove mod del rampino. Chi lo vuole giocare tutto d’un fiato potrebbe trovarlo un po’ noioso e ripetitivo, mentre per chi se lo vorrà gustare a piccole dosi, la sua struttura familiare e tutt’altro che complessa potrebbe essere un buon modo per sfogarsi un’oretta dopo la scuola o il lavoro. Se comunque vi siete divertiti in passato con la serie non c’è motivo per non sparare qualche missile insieme al buon vecchio Rico Rodriguez.

Pro
  • – Esplosioni ed azione
  • – Libertà enorme
  • – Tanti mezzi di distruzione
  • – Audio di qualità
Contro
  • – Mappa ampia ma un po’ vuota
  • – Alla lunga ripetitivo
  • – Tecnicamente migliorabile

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