Gli ultimi anni sono stati sicuramente importanti per moltissimi generi e serie. Dal 2016 ad oggi abbiamo visto il ritorno di titoli favoriti come Resident Evil per gli horror, Devil May Cry per gli Hack n’ Slash e diverse mascotte per i platform.
Tante di queste non hanno avuto la possibilità di brillare come i più affermati Crash o Spyro, ma hanno trovato il loro posto grazie a remaster, remake e reboot vari. Quest’ultimo è il caso di Kao the Kangaroo, nome altisonante appartenente a un carinissimo canguro che in passato ha avuto diversi problemi di personalità.
In questo titolo, però, è tutto a posto… Kao ne ha a pacchi, di personalità!
Prima di iniziare, un po’ di storia.
Kao the Kangaroo, seppur non dia l’impressione, è una serie vera e propria, che conta sulle spalle quattro titoli (sei se contiamo reboot e remaster). Il primo di questi uscì nel 2000 su Dreamcast, PC e GBA, ma il suo stile scopiazzante di platform più blasonati dimostrava un trend che sarebbe diventato un vizio. Il primo Kao copiava di sana pianta Crash Bandicoot; il secondo, multipiattaforma sulle console di punta dell’epoca, copiava Rayman 2; il terzo, limitato all’Europa e uscito solo su PC, continuava sulla stessa solfa senza trovare una propria identità. Anche le diverse remaster di Kao 2 su PSP e PC non bastavano per i polacchi di Tate Multimedia: serviva qualcosa di nuovo.
Inizio 2022: come un fulmine a ciel sereno viene annunciato il Reboot di Kao the Kangaroo. Stavolta gli sviluppatori avrebbero usato l’Unreal Engine 4 (lo stesso motore della Reignited Trilogy di Spyro e Crash 4, qui la recensione di Crash) e il gioco sarebbe stato più facile da recuperare rispetto ai precedenti, specie grazie ai prodigi della digital delivery.

E così è stato: Kao the Kangaroo 2022 è un gioco molto particolare, che rappresenta il ritorno di una mascotte di cui forse non si sentiva la mancanza, ma che è in realtà vitale per poter dipingere un quadro completo delle modalità di approccio nel genere dei Platform Collectathon.
La storia di questo reboot si allontana dalle tematiche ambientalistiche della trilogia originale, e vede il giovane Kao alla ricerca della sorella, sparita un giorno sotto circostanze misteriose. Chiedendo aiuto al suo mentore, il koala Walt, Kao si mette in viaggio alla ricerca della sua famiglia, visitando cinque mondi (25 livelli totali + 14 segreti), incontrando diversi personaggi e sbloccando power up lungo il percorso. Altro personaggio importante in questa storia è senza dubbio il paio di guantoni, chiamati Guanti Eterni, che Kao inizia a indossare fin da subito. Si pensava fossero guantoni pericolosi, dato che il padre del piccolo canguro era sparito proprio dopo averli usati, ma in realtà sono un addendo vitale alla conclusione della storia. Detto questo, dopo i convenevoli del prologo, Kao inizia a gironzolare sulla sua isola, in cerca di anche solo un indizio per capire dove potersi muovere per trovare sua sorella Kaia.

Andiamo al sodo
Kao the Kangaroo è un Platform Collectathon a tutti gli effetti: ogni elemento, dal level design ai collezionabili prende spunto da diversi giochi di punta del genere. Al level design, che strizza l’occhio alla serie di Spyro, si aggiungono diversi collezionabili sotto forma di monete, lettere sparse (in questo caso solo 3, che fanno lo spelling di “KAO”), pezzi di cuore (ogni 4 danno un punto vita in più), scrigni del tesoro, gemme, pergamene e rune. A questi, poi, si aggiungono dei costumi sbloccabili, che rendono Kao the Kangaroo 2022 un titolo molto autocelebrativo, con abiti che citano i precedenti titoli in maniera adorabile. Le pergamene raccolgono informazioni sui nemici. Generalmente sembrano sbloccarsi in maniera casuale, ma in realtà si trovano in punti specifici dei livelli, in zone segrete o dopo aver sconfitto determinati nemici.
Le rune sono gli unici collezionabili necessari alla progressione nel gioco, e il loro funzionamento somiglia ai nuclei di ReCore, le Uova di Spyro 3 o i Cristalli di Crash. La loro funzione è di aprire cancelli e porte bloccate che ne richiedono un numero specifico. Ce ne sono in totale 50, e raccoglierle è un compito reso semplice dalla loro contestualità nella storia. Molte sono praticamente inevitabili da raccogliere.

I power up utilizzabili sono 3, ognuno dei quali si può sbloccare in punti specifici della storia. Ogni power up aggiunge un elemento ai guantoni, tra fuoco, ghiaccio e vento/tuono. La funzionalità dell’elemento è atta alla risoluzione dei puzzle nei livelli, piuttosto che ai combattimenti. Sia che vengano utilizzati i power up tramite il tasto di funzione che tramite boomerang che ne assorbono l’elemento sparsi nei livelli, tutto resta rapido e comprensibile.
Il combat system di Kao è leggero e funzionale: ogni 4 colpi andati a segno è possibile effettuare una mossa finale ad area. La quantità dei nemici da combattere rimane sempre piuttosto esigua, perciò è piuttosto semplice concludere le battaglie in pochi secondi. A parte questo non c’è molto altro, ma va anche bene così: Kao è un gioco alla base molto semplice, e il suo loop del gameplay, seppur piuttosto corto e ripetitivo, resta comunque robusto e massiccio, per fare in modo che anche il completamento al 100% sia piacevole e divertente.

Non tutte le ciambelle riescono col buco
Se il gameplay di Kao funziona bene senza pretese e sono numerosi i richiami ad altre serie simili, non si può dire lo stesso del lato tecnico. Il character design è molto pulito, ma abbiamo potuto notare diverse mancanze di effetti particellari e qualche glitch nelle collisioni, specie quando Kao cade nell’acqua durante i livelli di fuga da qualcosa in fondo allo schermo (in puro stile Crash Bandicoot!).
In compenso, il titolo è stato aggiornato anche per le console odierne, quindi supporta i 60FPS comodamente. La musica del gioco è buona e ben composta, ma durante la nostra esperienza su Series X è capitato spesso che sparisse per poi tornare in un secondo momento. Robetta da poco, comunque: in compenso la localizzazione italiana è davvero ben scritta. Il doppiaggio (in lingua inglese) conserva lo spirito polacco degli sviluppatori praticando accenti inequivocabilmente europei.

Commento finale
La cosa che più mi è rimasta di Kao è la maniera adorabile con cui gli sviluppatori trovano soluzioni ai “problemi” di game design. Ad esempio, molte sezioni richiedono che Kao si arrampichi su delle grate. Non potendo utilizzare le mani, dato che sono coperte dai guantoni, Kao è costretto ad arrampicarsi con le orecchie. A questo, poi, si aggiunge la geniale trovata (direttamente dai primi titoli della serie!) di permettere a Kao di allungare il collo per rompere le casse e raccogliere i collezionabili sotto di lui. È questo tipo di accortezze che mi ha fatto capire come Kao sia un titolo amato profondamente da chi lo ha sviluppato, difetti inclusi.
Kao the Kangaroo è un ottimo reboot di una serie che necessitava un ritorno con la R maiuscola. Stiamo parlando di un titolo non esente da difetti, ma nonostante tutto di un egregio platform 3D, che va a irrobustirsi soprattutto sul finale. Il completamento totale avviene quasi spontaneamente, e questo è indicativo di un titolo che sa come ingaggiare il giocatore nel raccoglimento delle risorse, sia per sbloccare altri contenuti, sia per far salire la percentuale. Certo, i problemi ci sono (ad esempio alcuni obiettivi su Xbox e PS5 sono misteriosamente impossibili da sbloccare), ma non riescono a togliere lustro alla qualità del titolo. È un titolo perfetto per chi non ha pratica con i Platform 3D o vuole introdursi al genere, ma non sa da dove cominciare.
A questo punto non ci resta che sperare in un sequel che migliori tutto ciò che già c’è!
- Prende spunto in maniera più mirata dei predecessori
- È pieno di personalità!
- Level Design chiaro, semplice e ben rifinito
- Pochi power up, ma importanti
- Adorabile come pochi titoli del genere
- Qualche problema tecnico
- Alcuni obiettivi sono buggati su Xbox e Playstation 5
- Potrebbe risultare troppo semplice per alcuni
