Kingdom Hearts III – Recensione

Nei videogame, come nel mondo, c’è tutto e il contrario di tutto: abbiamo serie annuali che si “rinnovano” puntuali come orologi svizzeri, e serie che per ottenere un seguito devono battagliare contro un pubblico scettico e poco incline a guardare oltre ad un nome più o meno accattivante. Il caso di Kingdom Hearts non corrisponde a nessuno di questi, prendendo una terza via ancora più incredibile: pur facendo leva sugli amatissimi e sdoganati personaggi creati da Disney e Square-Enix fin dal 2002, solo ora, nel 2019 arriva il terzo e conclusivo capitolo. Attenzione però: Kingdom Hearts III non è davvero il terzo episodio di questa serie, bensì il decimo capitolo in quella che probabilmente è la storia più complessa e contorta mai narrata in un videogame. La buona notizia è che, nonostante tutto, il gioco rimane divertente e appassionante grazie al gameplay e al carisma dei personaggi. Approfondiamo il discorso e vediamo di capirci qualcosa insieme.

Il più grande problema di Kingdom Hearts III, come anticipato, è sicuramente la trama. Ciò non significa che sia brutta, ma solo che è tremendamente complicata. Nel suo svolgimento si incontrano i concetti classici di bene e male, luce e oscurità, ma ci sono anche di mezzo ricordi che svaniscono, emozioni fortissime legate a più personaggi e parecchi concetti filosofici che creano un titolo che, se mi permettete il gioco di parole, ha un cuore molto grande. Purtroppo però tutta questa storia è stata spezzettata in uscite che hanno toccato i più svariati sistemi, creando un mosaico molto complesso da leggere e giocare nella sua interezza. Alcune remastered recenti hanno accolto anche le fasi filmate di capitoli per 3DS e dispositivi mobile, ma anche queste hanno avuto la pessima idea di uscire solo su console PlayStation, lasciando ad Xbox solo e soltanto il terzo e conclusivo capitolo.

Se la trama fosse un elemento secondario, ce ne potremmo fare una ragione, ma essendo uno dei punti cardine della produzione, un giocatore che avvia Kingdom Hearts III senza sapere nulla della trama finirà per veder spuntare personaggi che fanno e dicono cose senza sapere perché. La soluzione adottata da Square-Enix è stata quella di inserire cinque filmati che riassumono gli eventi dei giochi precedenti, ma la loro durata di circa 15/20 minuti complessivi non riesce a rendere giustizia alla storia, così come non riesce a spiegare tutto quello che servirebbe. Quello che noi vi suggeriamo di fare prima di imbarcarvi in quest’avventura è di procurarvi le due collection arrivate su PS4 contenenti buona parte delle uscite principali, oppure di fare un tuffo su Wikipedia a questa pagina per leggere i riassunti, in ordine cronologico, degli avvenimenti. Una volta che vi sarete messi in pari, potrete affrontare l’ultimo viaggio di Sora, Pippo e Paperino con cognizione di causa.

Una volta che vi sarete aggiornati, sarete felici di sapere che la parte più “impegnativa” è terminata, visto che la prosecuzione della storia di Sora e compagni è abbastanza lineare e, pur non perdendo occasione di richiamare questa o quella situazione, quello che accadrà avrà lo scopo di tirare le fila degli eventi e di rispondere ad alcune domande rimaste in sospeso. Non aspettatevi risposte per ogni singola domanda, ma tutte le questioni più importanti arriveranno al capolinea. Inoltre l’evoluzione della trama attraverso i tanti mondi che esplorerete sono tutti caratterizzati da “storie nella storia”, con situazioni che tirano in ballo ora il mondo di Rapunzel, ora quello dei Pirati dei Caraibi.

Questa differenza che poteva rendere poco omogeneo il gioco, riesce invece a mettere a proprio agio chi siede davanti allo schermo, con variazioni graditissime che attingono dall’ambientazione e dall’universo appena raggiunto: un attimo prima si entra nell’Olimpo per combattere i Titani insieme ad Hercules e l’attimo dopo ci si ritrova nella stanza di Andy, con Woody e Buzz di Toy Story che cercando alcuni loro amici scomparsi, mentre Sora, assume le sembianze di una action figure vecchia scuola. Purtroppo, a parte i personaggi originali creati da Square-Enix per la serie, mancano completamente i riferimenti agli eroi e ai cattivi di Final Fantasy presenti nei capitoli passati, ma questo potrà essere visto come un’occasione mancata solo da chi conosce la saga dalle origini.

La trama complessa e impegnativa è affiancata da una giocabilità e da un gameplay che invece si dimostrano adatti a tutti, senza però apparire piatti. Kingdom Hearts è sempre stato un action RPG per via di personaggi che crescono di livello e migliorano, ma anche per via del suo essere giocabile interamente in tempo reale, con i combattimenti contro i nemici che si affrontano eseguendo combo, lanciando magie, eseguendo “legami” e prodigandosi in mosse speciali. In questa uscita la spettacolarità è ai massimi livelli, con trasformazioni dei Key Blade dalle molteplici funzioni. Attaccare più volte con l’arma farà aumentare una barra che, una volta al culmine, permetterà di premere il tasto Triangolo/Y trasformando temporaneamente l’arma e dotandola di attacchi extra. Tra colpi, parate e schivate, c’è spazio anche per l’uso degli ambienti, con mosse definite fluimoto che permettono slanci sui muri o sulle colonne per eseguire attacchi più potenti del solito.

Infine non possiamo dimenticarci delle Attrazioni, delle vere e proprie evocazioni che si attivano quando si colpisce un nemico su cui appare un bersaglio verde; in questi casi, con il solito pulsante, potrete attivare quelli che a conti fatti possono sembrare dei minigame, pescando tra alcune celebri attrazioni dei parchi Disney, tra tazze rotanti, navi pirata, gommoni sull’acqua e treni che sparano fuochi d’artificio. Tutte queste possibilità hanno però l’effetto di semplificare moltissimo il gioco, finendo per rendere la difficoltà “difficile”, l’unica davvero interessante per chi non vuole avere la strada eccessivamente spianata. E anche così vi consiglio di evitare l’uso intensivo delle Attrazioni, poiché oltre ad arrecare grandi quantità di danno ai nemici, vi rendono invincibili durante tutta la loro durata. Non vanno poi dimenticati Pippo e Paperino, i nostri due membri fissi del party che sapranno farsi valere in più occasioni, oltre che aiutarci con cure e mosse più o meno efficaci, gestite da alcune opzioni che potremo andare a modificare insieme al loro comportamento. A questi due eroi, in base al mondo che starete esplorando, se ne aggiungeranno altri con cui potrete attivare ulteriori mosse speciali a tema.

L’esplorazione dei mondi varia da zona a zona, ma in tutti sono presenti tesori da scoprire e portafortuna da fotografare con il Gummifono regalato a Sora da Cip e Ciop. Non sottovalutate queste icone a forma di topolino perché in base al numero che troverete potrete sbloccare o meno un finale segreto, come da tradizione. Inoltre in alcuni universi sono presenti idee che da sole possono farvi dimenticare per un po’ del gioco vero e proprio, allungando un’uscita che normalmente sarebbe possibile portare a termine in circa 35 ore se non ci si sofferma troppo sulle attività secondarie. Una volta finito però non credete di aver visto tutto, poiché ci saranno boss segreti ad attendervi, portali in cui affrontare combattimenti complessi per ottenere oggetti speciali e infine potreste voler ottenere l’Ultima Weapon, il Key Blade più potente del gioco.

In mezzo a tutto questo torna anche la Gummiship, l’astronave che ci porterà in giro per un grande hub tra le stelle, in cui affronteremo battaglie spaziali e potremo ottenere altri oggetti utili per completare il grillario e quindi il gioco al 100%. Le cose da fare sono quindi sempre parecchie, ma l’azione frenetica e spettacolare ogni tanto si scontra con una telecamera tutt’altro che reattiva. C’è un tasto per riportarla alle spalle del protagonista ma capita spesso che il lock on si concentri su un bersaglio fuori dallo schermo se non si aggiusta manualmente il tiro. Inoltre, anche se le cut scene sono spettacolari, il ritmo di gioco spesso risente dal loro uso eccessivo e frequente. Cambiare ora il modo di raccontare la serie sarebbe probabilmente sembrato “strano”, ma è anche vero che di acqua sotto i ponti ne è passata, e oggi non mancano metodi più dinamici per raccontare una bella storia senza trasformare continuamente il giocatore in spettatore e vice versa.

In quanto titolo sviluppato da Square-Enix, software house sempre attentissima all’estetica, specie nei suoi titoli più importanti, il comparto tecnico va dal buono all’eccellente, ricalcando tante ambientazioni grazie alal varietà dei mondi su cui approderemo. La partenza nell’Olimpo e la seguente tappa a Crepuscopoli offrono un buon impatto, senza però colpire più di tanto se non in alcuni scorci. Superate queste due ambientazioni però il gioco decolla grazie a mondi favolosi e dettagliatissimi come quello dedicato a Toy Story. L’universo creato da Pixar prende vita e diventa incredibilmente interattivo, grazie a location meravigliose e a cut scene che sembrano essere uno spin-off ufficiale della saga. Proprio le sequenze non interattive spesso ingannano l’occhio grazie ad una qualità invidiabile che rende giustizia anche a mondi più realistici come quello de I Pirati dei Caraibi.

Il risultato finale, dopo un inizio solo discreto, è assolutamente esaltante e mantiene alta la curiosità di grandi e piccini fino al tanto atteso epilogo. Quasi tutti i mondi si rifanno a produzioni digitali, mettendo un po’ da parte i mondi classici, quelli in cui i disegni originali venivano fatti a mano per intenderci, ma essendo in grandissima parte nuovi, lo spettacolo visivo è assicurato. Notevolissima poi anche la colonna sonora che alterna brani storici della serie con altri iconici, presi di peso dai mondi che staremo visitando. Forse in passato si sono sentite musiche originali più potenti, ma lasciate spazio alle fasi in cui i mondi Disney si fanno da parte e dovreste uscirne convinti anche questa volta. Ottimo come sempre il doppiaggio in inglese che vede il ritorno di attori famosi nei loro ruoli originali. Il tutto poi è sottotitolato in un ottimo italiano.

Kingdom Hearts III aveva il compito quasi impossibile di chiarire una delle trame più complesse di sempre nel mondo dei videogiochi e, prima dell’uscita, ero uno degli scettici che non credeva possibile questa impresa. E invece il triplo salto mortale riesce e permette di vivere emozioni intense per chiunque abbia conosciuto i personaggi e le loro vicissitudini negli scorsi diciassette anni. I nuovi arrivati non vengono tagliati fuori del tutto, ma necessitano di diverse conoscenze per potersi godere appieno una trama che arriva ad un finale convincente.

Alcuni mondi sono più riusciti di altri, la difficoltà è tarata verso il basso e la telecamera è tutt’altro che perfetta, eppure il gameplay un po’ fracassone ma genuino resiste e si fa apprezzare, a patto di non attivare sempre e comunque le tante possibilità a disposizione. In questo modo però il gioco è godibile da chiunque oltre che spettacolare, soddisfando i fan di vecchia data e anche quelli più piccoli a cui magari basta poter interagire con i propri personaggi Disney preferiti per divertirsi. Fatti quindi salvi alcuni accorgimenti, se avete atteso a lungo una degna conclusione per la storia di Sora, Riku, Roxas, e compagnia cantante, ora non avete più scuse: Kingdom Hearts 3 è finalmente realtà e questa realtà ha un cuore colmo di emozioni da vivere.

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