Il fantasy d’azione risorge
Tutti noi giocatori moderni abbiamo un backlog, quella lista di giochi comprati, magari iniziati e poi mai finiti, lasciati a metà (o anche meno) per motivi di vario tipo. Kingdoms of Amalur: Reckoning è uno di quei titoli che sono rimasti nel mio personalissimo limbo, più per via di problemi di stabilità nella sua versione base che per demeriti giocosi. Ora, otto anni dopo, THQ Nordic prosegue la sua strada di recuperi del passato e dopo il divertente Destroy All Humans ci riporta ad Amalur per risorgere ancora una volta.

L’incipit della storia potrebbe anche confondervi per via di un’introduzione che getta nel fuoco un sacco di nomi strampalati che descrivono le parti in conflitto in mondo sull’orlo del baratro. La fortuna del nostro protagonista (creabile da un editor semplice nell’estetica ma abbastanza profondo per quanto riguarda le statistiche) non è tanto quella di essere morto in uno di questi scontri (e vorrei anche vedere!), ma di essere stato riportato in vita da uno strambo esperimento che lo ha privato del destino, fornendogli completa libertà di manovra e di crescita. Il nostro infatti non ricorda chi era ed è quindi una perfetta tela su cui potremo andare a creare l’eroe che ci accompagnerà in questa lunga avventura. Il nostro viaggio ci porterà infatti in un mondo vasto e strapieno di missioni da svolgere, con ampi bottini da recuperare e dungeon da superare. Tutto mentre sullo sfondo si struttura via via una vicenda molto più articolata di quanto non lascino pensare le prime ore, accompagnandoci in un viaggio che potrà durare diverse decine di ore, arrivando anche al centinaio nel caso vogliate esplorare tutta la mappa e scegliere di svolgere tutte le missioni secondarie che la popolazione di Amalur vi proporrà.

Il motivo per cui dovreste dedicargli così tanto tempo potreste trovarlo nel bottino che potrete recuperare, sempre più potente e suddiviso in livelli di rarità “alla Diablo”, o semplicemente perché il gameplay risulta fresco e diverso dal solito anche oggi, a distanza di otto anni. Anche se ambientato in un mondo fantasy con cavalieri, maghi, troll e creature fantastiche, le meccaniche si appoggiano ad un più leggero e veloce action adventure in terza persona, con attacchi deboli, potenti, in salto, magici, schivate rapide, parate con lo scudo e passaggio da un’arma primaria ad una secondaria tramite un singolo pulsante. Nel breve tutorial iniziale vi verrà spiegato tutto e vi accorgerete che tutte queste azioni sono tanto semplici ed immediate quanto personalizzabili, grazie a come sceglierete di gestire l’equipaggiamento e le vostre abilità. In questo caso si nota la mancanza di una svecchiata dei menu, un po’ “vecchia scuola” e poco pratici agli occhi di chi gioca oggi, eppure le informazioni che potrete recuperare saranno molto più chiare rispetto a tanti altri titoli inutilmente complicati. Se recuperate una spada, sarà immediato capire se è migliore di quella che state impugnando.

Questa immediatezza si rispecchia anche nella tipologia delle armi, con spade, pugnali e scettri magici che hanno specifiche combo, velocità di esecuzione degli attacchi e anche possibilità strategiche, come gli assalti stealth che sono esclusivi specifici delle lame più corte. A queste caratteristiche che ritornano senza difficoltà anche in questa riedizione, ce ne sono altre che sono state ripensate per limare i problemi del gioco originale. Intanto ora i dungeon si adeguano costantemente con il livello del giocatore, così da permettere sempre una sfida che possa mantenere alta la tensione. A questo riguardo è poi stata inserita una nuova difficoltà che eviterà così al gioco di essere bollato come “troppo facile”. Inoltre, anche se il level cap del gioco continua ad essere raggiunto al livello 30, ora il suo raggiungimento sarà meno rapido, con una redistribuzione dei punti esperienza che rallenta la progressione ma evita anche di raggiungere tale limite quando il gioco ha ancora molto da offrire.

Quello che i giocatori speravano di vedere modificato è invece il comparto grafico e tecnico, elemento più che lecito da migliorare dopo gli 8 anni trascorsi. Da questo punto di vista abbiamo notizie contrastanti: la meno incoraggiante è che la conta poligonale e le texture non sono migliorate poi tanto. Il personaggio principale, così come i vari mostri che incontrate, gli abitanti dei villaggi e le location stesse, sono visibilmente ancorati ad una concezione old gen, facendo apparire questa remastered quasi come un semplice porting. Questo paragone colpirà principalmente chi non ha giocato il titolo originale, ma la sensazione è effettivamente quella. Poi lo stile artistico è notevole, ma non dovrebbe sorprendervi se vi dico che dietro ci sono personaggi come Todd McFarlane che non sono proprio degli sprovveduti, specie quando bisogna disegnare mostruosità assortite. La buona notizia è che, pur dovendo sottostare ad una grafica poco attuale, il frame rate è finalmente ancorato a 60 fps e ciò rende i dinamici combattimenti che affronterete una vera gioia. Paradossalmente questa differenza sarà notata solo dai giocatori che avevano provato il titolo su PS3 o Xbox One, ma il fatto che i comabttimenti appaiano più divertenti veloci e spietati (ci sono anche alcune finisher gustose) sarà un vantaggio per tutti. Ovviamente tutti i bug presenti nell’edizione originale sono stati eliminati. Nulla di nuovo invece sul fronte del comparto audio, ancora doppiato in inglese e sottotitolato in italiano, con musiche evocative ma non indimenticabili e con effetti sonori classici ma utili per accompagnare la caduta di ogni nemico affettato dal votro spadone o fritto con il poter del fulmine.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è un ritorno che farà piacere a tutti quei giocatori che vogliono un valido action adventure con una ricca componente RPG, ma slegato dalle dinamiche lente e talvolta complesse del genere fantasy. Ad Amalur è tutto più immediato e la gestione del proprio personaggio è rallentata solo da menu che meritavano una svecchiata, al contrario dell’azione che invece tiene botta ancora oggi senza alcuna fatica. Consigliato a chi come me lo non aveva mai finito per questioni di tempo e a tutti quei giocatori che vogliono godersi un viaggio fantasy diverso dal solito. La grafica non è cambiata poi tanto ma ci sono comunque stati diversi accorgimenti che lo hanno reso migliore. Chi lo ha finito potrebbe non aver motivo di ricominciarlo, vista anche la lunghezza generale, ma i nuovi arrivati che ancora non conoscono Amalur e che non si fanno intimidire dal comparto grafico non proprio attuale, troveranno un fantasy originale e di tutto rispetto.
- – Originale ancora oggi
- – Ottima personalizzazione
- – Longevo e ricco di contenuti
- – Combattimenti veloci, a 60 fps
- – Graficamente datato
- – Nessun nuovo contenuto (ma arriverà un DLC gratis nel 2021)
- – Caricamenti frequenti
