Le emozione di una vita
Le emozioni sono un elemento fondamentale e costante della nostra esistenza. Spesso le proviamo senza accorgercene e talvolta non siamo capaci di controllarle e lasciamo che prendano il timone della nostra vita. Sicuramente sono fenomeni complessi e sfaccettati e non sorprende che gli artisti scelgano di suscitarle con le loro opere, piuttosto che cercare di renderle protagoniste delle stesse. Lo sviluppatore Deck Nine e Square-Enix hanno però scelto di metterle al centro della scena nel nuovo Life is Strange: True Colors, nuovo tassello di una serie che ci fa immergere da sempre in situazioni comuni, attraverso personaggi che hanno in qualche modo un potere che li rende speciali.

La protagonista di True Colors è Alex Chen, una giovane data in affidamento che dopo molti anni viene ritrovata dal fratello Gabe e invitata a vivere con lui ad Haven Spring, una meravigliosa località del Colorado, incastonata tra le sue montagne e i suoi boschi. Qui farà la conoscenza di un gruppo di personaggi estremamente umani, conoscerà il dolore, la gioia pura, la rabbia, la tristezza e la paura e alla fine, crescerà come persona. Noi saremo testimoni di questo processo attraverso i 5 capitoli che compongono la storia e che, per la prima volta nella serie, vengono rilasciati tutti contemporaneamente, evitandoci attese tra un capitolo e l’altro. Dirvi altro sulla storia non sarebbe giusto, se non che la scrittura si dimostra semplice nell’evoluzione della trama, ma sfaccettata quando si tratta di mostrarci i personaggi che incontreremo. Tutti sono in un certo modo co-protagonisti, con svolte, situazioni e cambi di atteggiamento che appaiono estremamente umani, e il fatto che le reazioni appaiano collegate e soprattutto motivate, ci ha colpito molto, dando una credibilità anche a personaggi apparentemente bidimensionali.

Va anche detto che la storia che andremo a vivere è più lenta rispetto ad altri episodi di Life is Strange. Soprattutto i primi due capitoli si svolgono facendoci percepire la realtà di Haven Spring prima e dopo un certo evento, facendoci fare la conoscenza del fratello Gabe, del barista Jed, della DJ Steph, della studiosa Riley, della guardia forestale Ryan, del giovane Ethan e di altri attori digitali che, con la loro presenza, hanno fatto sentire anche noi parte di Haven Spring. A questi si aggiunge ovviamente Alex, protagonista che accompagneremo per le strade della cittadina e nei suoi dintorni, seguendo ovviamente una trama prefissata, in cui comunque potremo prendere un sacco di decisioni, dalle più banali, come abbracciare qualcuno piuttosto che stringergli la mano, fino alla scelta tra due soluzioni che andranno a modificare un avvenimento futuro. In questo si avverte forte e chiaro l’impianto da avventura grafica moderna in stile Telltale, con ambienti solitamente piccoli da esplorare ed esaminare per far proseguire la storia fino alla prossima decisione. Potrebbe sembrare un approccio limitante, visto che di fatto non si può sbagliare ma solo arrivare ad un finale diverso tra i 6 presenti, ma la realtà dei fatti è che il gioco vuole farci concentrare sugli avvenimenti, mantenendo l’atmosfera sapientemente creata fino a quel momento. Poi non mancano divertenti minigiochi, coin-op arcade con cui divertirsi come per esempio Arkanoid e alcune quest secondarie totalmente facoltative se non per qualche trofeo/obiettivo, ma capaci di farci esaminare con attenzione ogni angolo di Haven Spring.

Prima dicevo che abbiamo avuto più e più volte la sensazione di essere nella piccola cittadina del Colorado dove si muove Alex, e il merito, oltre alla trama e alla buona caratterizzazione dei personaggi, va alla costruzione ambientale del luogo. Ogni stradina di Haven Spring offre dettagli credibili e oggettistica da esaminare, con commenti spesso ironici e divertenti di Alex. È però nei luoghi chiusi come l’appartamento della protagonista, piuttosto che il pub in cui lavora, che ci si accorge della cura maniacale prestata per allestire una scenografia degna di questo nome. Luoghi secondari come il negozio della fioraia Eleanor e il negozio di “erbe” di Charlotte hanno storie da raccontare, ma forse il più incredibile è il negozio di dischi da cui trasmette Steph: qui, oltre a locandine fittizie che dimostrano il grandissimo senso estetico di Deck Nine si nota l’amore verso la musica e gli strumenti, passione enfatizzata ulteriormente dai pezzi che continuano a girare in sottofondo e che garantiscono un feeling acustico eccezionale. La musica non è però relegata a questo semplice ambiente, bensì accompagna tutta la nostra avventura, entrando prepotentemente in scena anche quando faremo sedere Alex su un pontile per godersi un po’ di relax o appena arrivata per ammirare la meravigliosa natura che la circonda.

In tutto questo avrete notato che non ho mai parlato in modo specifico del gameplay. Più che una dimenticanza, è la consapevolezza che Life is Strange: True Colors non ne possiede uno particolarmente potente. In questo caso però non è affatto un male, visto che la semplicità dei controlli e dei meccanismi di gioco permette a tutti di godersi una storia estremamente profonda e appassionante. Entrando nei menu si può vedere chiaramente dove andare per proseguire con la trama e dove invece eseguire azioni secondarie che possono comunque ampliare la nostra visione di persone ed eventi. Esaminare oggetti è parte del processo e basta avvicinarsi per veder comparire il loro nome e alcune azioni assegnate a diversi pulsanti. Il twist a queste situazioni è dato però dal potere di Alex di vedere le emozioni che stanno provando gli altri personaggi. Premendo il grilletto sinistro, si attiva una sorta di filtro che mette in evidenza delle auree colorate che rappresentano le diverse emozioni. Inoltre, premendo un tasto, si può leggere la mente del soggetto, venendo così a sapere i pensieri che lo tormentano. Questo potere è meno interattivo rispetto per esempio al riavvolgimento del tempo visto con Max nel primissimo Life is Strange, ma permette l’introspezione psicologica di cui parlavo prima, che rende così speciale questo episodio. Ricordate che anche alcuni oggetti sono avvolti da un’aura di emozioni e trovarli ed esaminarli sbloccherà ricordi ed obiettivi. Se doveste perderne qualcuno però non temete: una volta finito un capitolo, dal menu principale potrete vedere le varie scene che lo hanno caratterizzato e un’icona che indica in quale di queste sono nascosti questi ricordi. Dal menu potrete scegliere se rigiocare quella scena senza cambiare gli eventi che avete già vissuto o se volete ricominciare da lì per effettuare scelte differenti, magari su un altro slot di salvataggio. Tutte queste possibilità sono davvero lungimiranti e mettono in evidenza ancora una volta la cura di questa uscita.

Il comparto tecnico di True Colors si dimostra solido, fluido e ben gestito sulle console più moderne. I dettagli floreali e naturalistici sono eccellenti, così come il design degli interni di cui vi ho già parlato. Ho assistito a qualche strano bug inerente a un rettangolo che appariva dietro ad alcuni personaggi mentre esaminavo la loro aura emozionale, ma nulla di problematico. Stupefacenti le animazioni facciali dei personaggi che, considerando che si parla costantemente di emozioni, risultano impeccabili in ogni istante grazie ad un’ottima recitazione degli attori coinvolti nel face capture. Ottimo anche il doppiaggio inglese, ispirato e sentito in ogni istante, accompagnato da una valida traduzione in italiano dei sottotitoli. Le musiche presenti vanno da composizioni nate appositamente per il gioco, a tracce coperte da copyright, disattivabili nel caso vogliate condividere la vostra esperienza su Twitch. In questo caso potrete anche attivare la votazione del pubblico per prendere le decisioni o per farvi consigliare. Prima di approdare su Twitch però, il mio consiglio è di giocare per conto proprio tutta l’avventura, così da poter trarre il meglio dalla storia che ci vuole narrare.

Life is Strange: True Colors è una storia personale che ci mette davanti un sacco di situazioni: alcune sono molto dolorose, altre sono sprazzi di immensa gioia. Nella storia di Alex sono condensate parecchie emozioni fortissime e se ne avrete vissuta anche solo una, fosse anche impugnare una scopa per rockeggiare, sarete felici di essere arrivati ad Haven Spring. Ci saranno misteri e complotti, ma non vi troverete a dover salvare il mondo o roba simile. Può sembrare che così la storia perda in gravità, ma in realtà ci fa riscoprire la normalità che ci circonda e ci fa anche capire che un pizzico del superpotere di Alex, lo possediamo tutti noi. Se non siete alla ricerca di sfide ma solo di emozioni, ci si vede sul tetto del Black Lantern a cercare le birre nascoste da Gabe.
- – Emozionante
- – Personaggi carismatici
- – Scenografie curatissimi
- – Musiche eccellenti
- – Adatto anche ai giocatori meno abili
- – Gameplay limitato dal suo essere un’avventura grafica moderna
- – Rigiocabilità limitata dal vostro voler cambiare le cose
- – Cinque capitoli volano in fretta
