La serie di Like a Dragon (precedentemente conosciuta come Yakuza) celebra da sempre la cultura giapponese. Accanto alla serie regolare, negli anni sono usciti vari spin-off e uno dei più ricercati è stato quello dedicato al Giappone di metà 1800. Con nove anni sulle spalle e relegato finora al solo mercato nipponico, Like a Dragon Ishin arriva in occidente su console vecchie e nuove, con una remastered che ci porta una perla nascosta della serie, rischiando però di arrivare fuori tempo massimo.
Una storia nella Storia
Like a Dragon Ishin ci mette nei panni romanzati di Ryoma Sakamoto, personaggio storico realmente esistito nell’epoca Bakumatsu, che si è opposto al sistema di classi feudali in un paese che aveva bisogno di modernizzarsi. La sua avventura avviene con un personaggio che è stato volutamente modellato sullo stile di Kazuma Kiryu, il protagonista della serie Yakuza in tutti i suoi capitoli principali.

Oltre a lui riconoscerete molti altri co-protagonisti della serie moderna, in vesti differenti ma con simili caratterizzazioni. L’impressione è di guardare un film in cui i protagonisti della vicenda sono interpretati da attori digitali che molti hanno imparato a conoscere. Il risultato può sembrare straniante ma in realtà funziona e permette di entrare subito nell’atmosfera.
Una trama politica (ma neanche tanto)
La trama prende da subito una piega più politica di quanto facessero altri episodi regolari, ma tutto si riconduce ad un tipico elemento cardine: la sete di giustizia. Il primo atto scorre in una mappa estremamente limitata, ma ci insegna i vari stili di combattimento. La storia proseguirà abbastanza spedita e sarà facile seguirla grazie anche alla traduzione italiana di tutti i testi, sottotitoli compresi.

Inoltre quando un personaggio nomina un luogo, è possibile accedere istantaneamente ad un glossario che ci dice per esempio che Kyo corrisponde all’attuale Kyoto. Ci si può perdere con qualche nome, vista anche una vasta presenza di personaggi secondari ma il problema non è mai troppo evidente. All’inizio ci si può sentire un po’ spaesati, ma la trama riesce a coinvolgere senza difficoltà. Anche stavolta l’indagine che dovremo perseguire sarà ricca di colpi di scena, di situazioni insolite e momenti epici.
Remastered ma senza esagerare
I nove anni che separano questa remastered dall’originale si sentono principalmente nel gameplay. Le modifiche del motore grafico viste in Yakuza Kiwami (soprattutto nel 2) o in Yakuza 6, non sono state apportate e il gameplay si avvicina maggiormente alle origini o comunque a Yakuza 0. Per qualcuno può bastare, ma a volte sembra tutto un po’ troppo semplificato.

I quattro stili di lotta offrono combattimento con la katana, con la pistola, con entrambe queste armi impugnate contemporaneamente e infine la lotta a mani nude. Ognuna ha un sistema di progressione che ricorda la sferografia di Final Fantasy X e che aggiunge abilità e bonus tante più sfere potrete inserire. Queste sfere si acquisiscono combattendo con uno stile specifico, quindi più ne userete uno e più rapidamente potrete migliorarlo.
Quattro stili per combattere
La differenza degli stili è notevole ma riuscire a sfruttarli adeguatamente non è semplice. Ognuno ha vantaggi e svantaggi ed è adeguato contro tipologie di nemici. Affrontare a mani nude tizi armati di katana può essere molto complicato, ma colpirli con la pistola con ripetute manovre di toccata e fuga può ribaltare scontri in cui partirete molto svantaggiati. I problemi sono però due: il primo è che Ryoma non è estremamente scattante nei movimenti, mentre il secondo è imputabile alla telecamera.

Questa tende ad incastrarsi negli angoli e a complicare certi movimenti, rendendo difficile schivare e contrattaccare come si deve. Ci si abitua e si cerca di rimanere al centro delle aree di scontro, ma spesso è più facile impugnare la katana e sfruttare la sua abilità di parare i colpi in arrivo. Poi ci sono anche esagerate mosse speciali, ma per non rompere completamente l’atmosfera sarebbe meglio non usarle. Poi ognuno agirà come preferisce.
Attività secondo tradizione
Il resto di Like a Dragon Ishin si sviluppa esattamente come potreste immaginare. Ci sono missioni principali che portano avanti la trama ed altre secondarie tematicamente più leggere ma non per questo banali. Inoltre la mappa di Kyo su cui vi muoverete ha un sacco di attrattive, proprio come i giochi più moderni.

Non troverete le sale giochi con Virtua Fighter o i classici di SEGA, ma potrete cantare al karaoke (con tanto di sottotitoli), pescare e affrontare molte altre attività. Completare ogni cosa vi porterà via decine di ore, mentre per chi vuole vivere “solo” la storia e divertirsi saltuariamente senza approfondire troppo, una trentina di ore saranno sufficienti.
Tra passato e presente
Il comparto tecnico è un altro elemento da valutare con cura. Il lavoro di abbellimento fatto dalla remastered è evidente, con una qualità visiva che rende molto credibili i volti. Inoltre il gioco scorre sempre a 60 frame per secondo (almeno su console next-gen). Le cutscene sono ricreate con il solito grande gusto cinematografico e offrono emozioni grazie a spacconate giganti e momenti più intimi. Ryoma, come Kiryu, è un duro dal cuore d’oro e non perde mai occasione per dimostrarlo nel modo più spettacolare possibile.

Poi talvolta qualcosa non torna, come quando si incontrano i nemici e li si sconfigge a colpi di katana. A fine scontro questi sono vivi, vegeti e chiederanno scusa al nostro per averlo attaccato. Nei vecchi Yakuza dove solitamente li prendevi a calci poteva starci, ma dopo che li hai affettati o usati come bersaglio con la pistola, appare un po’ strano.

Eccellente anche stavolta il comparto audio, con sonorità che si rifanno a quel periodo fatto di flauti e shamisen. Poi tutto salta quando arrivano le canzoni del karaoke, ma pur modernizzando quei temi, il feeling generale resta. Il doppiaggio giapponese è anche stavolta stellare ma capitano diverse situazioni secondarie in cui i protagonisti non si esprimono a parole, ma solo attraverso il testo scritto.
Commento finale
Like a Dragon Ishin è una remastered riuscita per molti motivi. Porta in occidente un capitolo inedito che integra la Storia con personaggi amatissimi della saga e lo fa traducendolo anche in italiano. I fan che si sono divertiti anche con il gameplay classico non avranno problemi ad amarlo, gli altri invece potrebbero trovarlo un po’ ingessato nei movimenti. A questi ultimi, se non siete interessati all’ambientazione storica, consiglierei di puntare sul primissimo Yakuza Kiwami, per poi proseguire con i successivi (che però sono tutti in inglese). Se invece volete puntare forte sui combattimenti, potreste buttarvi a capofitto su Judgment e il suo sequel, più moderni anche nelle dinamiche ed in italiano.
- – Una grande storia, anche stavolta
- – Tantissime attività, molte più di quanto si immagini
- – Tanta azione per quattro stili di lotta
- – Tecnicamente buono
- – Tutto in italiano
- – Alcuni movimenti poco morbidi
- – Telecamera ballerina
- – Alcune scelte stonano con l’ambiente storico più serioso
