Lost Sphear – Recensione

Il mito degli JRPG di una volta non si è mai esaurito e non a caso Square Enix ha recentemente creato uno studio di sviluppo che si concentra proprio su meccaniche storiche ma sempre apprezzate dai fan. Così, dopo il titolo di esordio I Am Setsuna, lo svilppatore Tokyo RPG Factory si cimenta con Lost Sphear, seguito solo spirituale del loro primo lavoro e con molte dinamiche prese da glorie del passato come un certo Chrono Trigger.

Nell’universo di Lost Sphear la Luna ha creato il mondo su cui vive Kanata, protagonista dell’avventura che, dopo aver visto sparire il suo pacifico villaggio, scoprirà di avere un potere che permette di ripristinare la situazione. Una nebbia bianca infatti inizia a far scomparire oggetti, luoghi e intere parti del suo universo, ma il nostro eroe, insieme ad un party che arriverà ad essere composto da otto diversi personaggi, potrà riportare tutto alla normalità usando le Memoriae ottenibili dai mostri, parlando con alcuni PNG o leggendo qualcosa.

Il tema della memoria, utile per far esistere qualcosa che è scomparso, è molto interessante e gli sviluppatori giocano con questo concetto amalgamandolo ad altri più classici per il genere, tra imperi corrotti, armi potentissime e misteriose profezie. L’impressione di già visto potrebbe inizialmente scoraggiare, ma la narrazione si svolge in modo rapido e senza troppi fronzoli, cosa che permette uno sviluppo della trama che non lascia spazio a quei pochi tempi morti che arrivano giusto intorno a metà avventura. Passati quelli, si procede verso un finale ben sviluppato che non si fa mancare nemmeno qualche sorpresa che fa scivolare Lost Sphear tra i JRPG dotati di un valido impianto narrativo.

La durata dell’avventura è inferiore alla media, attestandosi intorno alle 30 ore circa. Qualcuno potrebbe vederlo come un difetto, ma in realtà questo tempo è perfetto per godersi il gioco così come è stato pensato. Lo sviluppo lineare della trama non è infatti supportato da quest secondarie o da attività opzionali che avrebbero solo allungato l’esperienza senza concreti motivi. Inoltre bisogna sapere che durante l’avventura non avrete motivo di fermarvi in particolari aree per potenziare il vostro gruppo combattendo ad oltranza sempre gli stessi mostri.

I motivi sono due: il primo è che il gioco è bilanciato per non bloccare mai il giocatore con scontri troppo difficili per il party che ha con sé. Il secondo motivo invece è che i mostri che incontrerete in Lost Sphear non si rigenerano come accade con i JRPG più classici, ma sono unicamente quelli che incontrerete nei vari luoghi. Una volta sconfitti, e non parlo solo dei boss, non li potrete riaffrontare visto che non esistono le battaglie casuali. Ogni nemico è ben visibile sullo schermo ed eliminarlo è un processo definitivo. Se la scelta sulle prime sembra controproducente (ed è stato il mio primo pensiero), andando avanti con la storia ci si accorge di come il progresso dei personaggi sia perfetto così com’è, con miglioramenti nelle statistiche e con approfondimenti nello sviluppo caratteriale di ciascuno di loro.

Ok, le battaglie non sono casuali e ripetibili, ma sono divertenti? La risposta è inequivocabilmente “Sì!”. Le dinamiche che regolano queste fasi si appoggiano sulla barra ATB (Active Time Battle) già vista ai tempi di Final Fantasy VII: una volta che tale barra si è riempita, potremo eseguire l’azione del personaggio corrispondente. Nulla di innovativo, se non fosse che le battaglie sono molto più tattiche di quello che sembrano visto che potremo muovere liberamente ogni personaggio nell’area di scontro prima di scegliere il comando da fargli eseguire.

Portare un mago al centro di un gruppo di nemici per poi lanciare una magia ad area attorno a lui potrebbe essere un’ottima idea se gli avversari sono vicini ad esaurire le energie. Eseguire questa mossa a scontro appena iniziato potrebbe invece farlo finire molto male in breve tempo. Con attacchi che mostrano l’area d’effetto sul campo e con posizionamenti che potrebbero esporre o meno il proprio party a contrattacchi alleati, ci si trova a gestire ogni scontro con una certa attenzione.

A queste meccaniche si aggiungono comunque ulteriori variabili come il Momentum Charge che si carica dopo alcuni colpi andati a segno: quest’abilità può farvi agire due volte in un turno, può potenziare gli attributi del party o creare condizioni per un contrattacco. E per chi vuole anche qualche robottone, ecco le Vulco Suits, delle armature simili a mech che possono essere sfruttate nelle battaglie più ardue o comunque per aprirsi il passaggio in determinate situazioni esplorative. Il loro abuso è scongiurato da un’energie che viene consumata ad ogni loro azione, rendendole consigliate principalmente durante gli scontri contro i boss.

Lo spirito degli anni ’90 caratterizza la produzione anche per quanto riguardo il comparto grafico e sonoro. Nel primo caso si nota una notevole semplicità poligonale per i modelli dei personaggi, ma non mancano alcuni bellissimi scorci, specie naturali, che ci vengono mostrati durante il nostro peregrinare. L’aver evitato di affidarsi a tecniche moderne ha moderato il costo del gioco (che infatti per il pubblico è di circa 40 euro contro i canonici 60), ma non ha impedito di caratterizzare i personaggi e i luoghi che visiteranno.

Non affidandosi sulla potenza bruta, per chi avesse più sistemi di gioco, il nostro consiglio è di goderselo su Nintendo Switch, visto che la sua portabilità è supportata dalla possibilità di salvare in qualsiasi istante (ma non durante i combattimenti) attraverso un quicksave che fa fede al nome e si dimostra praticamente istantaneo. Anche giocando senza TV non ci sono problemi con i testi a schermo, sempre sufficientemente grandi per essere letti senza problemi.

L’unica nota a riguardo è che non sono stati tradotti e rimangono quindi in inglese. Per quanto riguarda l’audio si fa notare principalmente la valida colonna sonora, non indimenticabile come quella di altre produzioni, ma sicuramente piacevole e puntuale nel sottolineare i passaggi attraverso la storia. Infine, se si escludono alcune brevi frasi durante i combattimenti, non esiste un vero doppiaggio e potrete eseguire gli eventi unicamente attraverso i testi.

Lost Sphear è un JRPG a tratti insolito ma anche adatto ad un pubblico non esperto. Certo bisogna entrare nell’ottica di un gioco con un ritmo pacato (e soprattutto in inglese) ma il suo voler tracciare una rotta da far seguire al giocatore lo rende di facile fruizione anche per chi non ha mai provato un’uscita simile. Questo percorso obbligato potrebbe essere visto con scetticismo dagli esperti che avrebbero preferito maggiore libertà nel potenziare il proprio party, ma posso assicurarvi che il titolo è stato bilanciato per essere fruito in questo modo. Non è un capolavoro e ci sono ancora diversi aspetti da limare (una storia maggiormente originale, ulteriori meccaniche durante i combattimenti, alcune lotte non preventivabili dal giocatore…), ma la strada intrapresa da I Am Setsuna continua a diventare sempre più interessante.

Pro
  • – Storia classica ma non banale
  • – Sviluppo dei protagonisti
  • – Richiede tattica nelle battaglie
  • – 30 ore per un gioco “guidato” non sono poche
  • – Salvataggio comodissimo, specie per chi lo gioca su Switch
Contro
  • – Non tutti digeriranno le meccaniche più classiche
  • – La sua semplicità poligonale potrebbe deludere gli appassionati del “graficone”
  • – Mancata traduzione in italiano dei testi

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