Mad Rat Dead – Recensione

Ventiquattro ore per un desiderio irrealizzato… A colpi di ritmo!

Il mondo è bello perché è vario. Questa è una delle massime che ci insegnano da tempi immemori e che, spesso e volentieri, ci fa crescere in un mondo sempre più inclusivo e in grado di accettare il prossimo per ciò che è, senza pregiudizi. A volte, però, sono proprio i pregiudizi a persistere, e ciò succede non solo in contesti sociali, ma anche nei confronti di produzioni atte all’intrattenimento, siano esse film, libri o videogiochi. Posso dire di essere stato parzialmente colpevole di pregiudizio quando mi è stata offerta l’opportunità di giocare a Mad Rat Dead, sviluppato da Nippon Ichi Software, conosciutissimi per la fortunata serie Disgaea, ormai una delle più affermate del genere JRPG strategico.

Mad Rat Dead

Mad Rat Dead, rispetto ai titoli più comuni della compagnia e a scapito delle prime impressioni, decide di raccontare una storia semplice in una maniera molto diversa e tutta sua: mescolando Platform 2D e Gioco di Ritmo altamente rigiocabile, dalla durata concisa ma intensa. Potremmo definire il gameplay di Mad Rat Dead come il figlio illegittimo di Crypt of the Necrodancer e il più classico dei Sonic 2D. Molte delle caratteristiche di Sonic come, ad esempio, la velocità generale, il level design largo e complicato, features più recenti come il famoso attacco a ricerca della serie più moderna del riccio blu, insieme al movimento a ritmo di musica di Necrodancer formano un’esperienza piuttosto strana e forse poco riuscita sulla carta, ma dall’esecuzione a dir poco eccelsa, che pochissimi giochi possono vantare di offrire.

Mad Rat Dead

La cosa interessante di Mad Rat Dead è che giustifica il gameplay a tempo di ritmo con la sua stessa storia, che vede un povero ratto da laboratorio venire sezionato da un essere umano nei primi momenti di gameplay, mentre ci vengono poste delle domande a cui dovremo rispondere con i pulsanti dorsali. Sorpresa, però: il topo, nonostante sia morto, viene salvato da un dio dei ratti che gli promette di rivivere le sue ultime ventiquattro ore a patto di realizzare il suo desiderio più grande che, per inciso, sarà quello di vendicarsi contro l’umano che l’ha privato della sua vita. È da questo momento che la meccanica principale del gameplay si paleserà senza troppe fanfare: per muoverci in maniera rapida e affidabile, dato che il ratto è la cosa più vicina possibile a un vero e proprio zombie, il dio dei ratti ci consiglierà di concentrarci intensamente sul nostro cuore, che “comunicherà” con il ratto e il giocatore tramite la parola, diventando a tutti gli effetti un personaggio in grado di interagire con il topo, tramite il controller e tramite la musica di sottofondo di ogni livello. Nello specifico caso del controller, in esso si cela il contatto più interessante col giocatore, dato che vibrerà allo stesso ritmo del cuore per aiutarci a tenere il tempo in maniera ancora più affidabile. A livello di possibilità di movimento, comunque, Mad Rat (chiamato così dal suo cuore) è estremamente versatile: tra doppi salti, corse e attacchi a ricerca, possibili anche in varianti caricate con il tasto triangolo (o X su Switch), sempre rigorosamente a ritmo, si rimarrà spesso sorpresi dall’estrema versatilità e velocità di gameplay. E potremmo dire che sia tutto qui, almeno per ciò che concerne i movimenti di base. La vera forza di Mad Rat Dead non sta tanto nel connubio perfetto tra i due stili di gameplay, ma in come si intrecci l’intero gioco con la storia, che sa essere davvero semplice, ma offre momenti a dir poco toccanti se ci si lascia prendere dai personaggi e da come si comportano.

Mad Rat Dead

Non stiamo parlando di Shakespeare, ma i personaggi sono genuini e ben scritti, e tutto questo si ripercuote in maniera inaspettata sul gameplay, che nei momenti più tranquilli o di ragionamento opterà per musiche dal beat decisamente più lento, mentre, in momenti concitati o caotici si verrà invogliati a fare tutto il più velocemente possibile.
Mad Rat, essendo già morto, non può tecnicamente morire contro nulla che gli si pari davanti, nonostante sia comunque molto fragile e un colpo lo possa stordire irreversibilmente. In quei casi specifici la musica si ferma e appare il cuore in sovraimpressione con una lancetta: muovendola con l’analogico potremo fare “rewind” à la Prince of Persia e tornare indietro di qualche beat, recuperando la partita. Questa semplicissima feature invoglia il giocatore a riprovare senza implementare fallimenti o contatori di vite, che ad oggi (viste anche le numerose difficoltà con giochi come Crash 4) non sono proprio graditissimi tra i meno abili. In realtà, però, un modo di fallire c’è, e se non saprete sfruttare i ritmi delle tracce musicali nei momenti giusti ne farete presto conoscenza. In alto a sinistra c’è un contatore che va costantemente verso lo zero, seguendo lo stesso ritmo della canzone. Non fatevi ingannare dal numero decisamente alto, però, perché ogni Rewind non ripristina punti, ma vi lascia con quelli che avevate prima di tornare indietro. Sarà facilissimo, soprattutto nelle tracce più ritmate, fallire senza troppi sforzi se si urtano nemici o se si cade in dei burroni. Per questo motivo vi consigliamo di fare pratica e tenere il tempo con un bel paio di cuffie comode.

Mad Rat Dead

Il gioco non vi forzerà mai a prendere ogni singolo beat, comunque: ciò che conta è arrivare alla fine di ogni livello con un numero piuttosto alto sul contatore (spesso maggiore di 100 è più che abbastanza per avere uno score alto) e un numero di combo di note consecutive riuscite con “Great”, anche questo, maggiore di 100. In risposta alla nostra performance, il gioco deciderà di nuovo di prendere spunto dal riccio blu, votandola di conseguenza dalla D alla S+. Generalmente, comunque, Mad Rat Dead resta un titolo davvero molto permissivo, più di titoli come Double Kick Heroes che si concentrano con tutta la loro forza sul ritmo perdendo sul lato accessibilità. Con Mad Rat possiamo fare il discorso inverso, fortunatamente: a parte le note finali (battuta intesa!), Mad Rat Dead resta uno dei titoli ibridi più accessibili che abbiamo avuto la fortuna di giocare, e il tutto viene accompagnato magistralmente da tracce tendenzialmente suonate con strumenti elettronici, ma che toccano in qualche maniera un po’ tutti i generi, dal funky al dubstep, in maniera davvero naturale e per niente artificiosa o poco armonica, livello finale a parte. I cambi di ritmo durante la stessa traccia, poi, risultano estremamente piacevoli e inaspettati, soprattutto durante la seconda metà del gioco.

Mad Rat Dead

Inizialmente risulteranno alienanti, ma il gioco ci verrà spesso incontro rallentando l’intera azione e permettendo di adeguarsi in quel paio di secondi che la musica ci concede in maniera naturale. È qui soprattutto che si nota il lato più ritmico dell’esperienza che, dopo essersi abituati, chiede solo un minimo di attenzione in più per la traccia. Man mano che andremo avanti, comunque, i livelli si complicheranno sempre di più con ostacoli a cui dovremo adattarci: tra corsi d’acqua che si alzano e si abbassano, turbini di vento che ci spingono in una direzione specifica e nemici invincibili in movimento ci sarà davvero da divertirsi, soprattutto se, come me, siete degli accaniti giocatori di Platform.
L’esperienza di Mad Rat Dead è una delle più belle e raffinate che abbiamo avuto il piacere di gustare su Playstation 4. Ci sentiamo di consigliarvi nello specifico questa versione, nonostante l’indubbio punto a favore nella portatilità di Switch dato che, pur con la sua grafica superficialmente semplice ma coloratissima e i suoi ottimi 60 FPS, abbiamo rilevato qualche sbavatura nel ritmo degli FPS, almeno su PS4 FAT, quindi questo problema potrebbe ripresentarsi anche sulla console Nintendo. Nulla di estremo però, anzi, si tratta di questioni quasi impercettibili che in un gioco di ritmo potrebbero eventualmente fare la differenza se si è in una sessione particolarmente difficile. Quindi possiamo dirlo senza ombra di dubbio: avere pregiudizi è sbagliato e Mad Rat Dead ce lo ha ricordato con un character design fresco e originale e un gioco corto, sulle sei ore, ma pienissimo di carattere, di amore e di passione, che sicuramente saprà ancora far raccontare di sé negli anni a venire.

Pro
  • – Grafica coloratissima, character design originale e divertente
  • – Tutto si muove a ritmo!
  • – Musiche orecchiabili, memorabili e perfette per il momento in cui sono inserite
  • – Storia divertente, profonda, toccante e ottimamente scritta
  • – Control System e Level Design a dir poco eccelsi, rispondono immediatamente ai comandi impartiti
Contro
  • – Qualche leggerissimo calo di FPS in zone particolarmente complicate
  • – C’è solo su PS4 e Switch!
  • – La lingua solo inglese potrebbe essere un ostacolo

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