Il remake di un classico che era già un capolavoro
Dietro le sterili polemiche buttate lì da qualche politico che ci teneva a dimostrare la propria ignoranza in materia, l’originale Mafia, pubblicato nel 2002 ad opera della fu Illusion Software è stato un gioco memorabile per chiunque lo abbia giocato. Con tutto questo affetto, poi smorzato con i successivi due capitoli (mai davvero in grado di riportarci certe emozioni), quando 2K Games ha annunciato di stare lavorando al suo remake ha fatto felici diversi giocatori, o comunque tutti quelli che 18 anni fa avevano già conosciuto la vicenda di Tommy Angelo e ora sognavano di poterla rivivere con le moderne tecnologie. Vediamo com’è andata.

Siamo negli anni 30 del secolo scorso, in una fittizia città americana chiamata Lost Heaven che prende in prestito diverse affluenze da luoghi come New York, Chicago e San Francisco per proporci una mappa viva e realistica. Con il crollo della Borsa nel ’29 e il proibizionismo in atto, la vita è difficile e guidare il taxi è un lavoro onesto come tanti altri poco redditizi ma teoricamente più tranquilli. Dico teoricamente perché è proprio durante una sosta con il suo taxi che il protagonista Tommy Angelo si trova coinvolto nel mondo della malavita: obbligato a caricare come passeggeri due gangster inseguiti da una famiglia rivale, il nostro personaggio finirà per scalare la gerarchia criminale svolgendo “lavoretti” sempre più complessi. Vista così la storia ricorda il classico GTA di inizio millennio, con un personaggio “vuoto” che ci serve solo per farci interagire con il suo mondo, ma per fortuna stavolta la questione è molto più complessa. Il nostro Tommy infatti non è un gangster e all’inizio non vuole nemmeno esserlo. I primi incarichi per cui viene reclutato non prevedono nemmeno l’uso della forza letale e questo rende la sua discesa in questo mondo molto più lenta, graduale e credibile. Abbiamo a che fare con un personaggio profondo, con cui è facilissimo empatizzare se ci si immedesima nei problemi del periodo e nel modo in cui la famiglia Salieri lo accoglie tra le sue fila. Si parte insomma con le migliori intenzioni e poi va tutto a rotoli come da copione, ma in modo omogeneo e funzionale, evitando situazioni impossibili o comunque poco credibili.

Trattandosi di un remake diverse cose sono cambiate dall’originale, pur mantenendosi fedeli a quanto creato diciotto anni fa. La caratterizzazione di Tommy è rimasta grandiosa e anche se c’era qualche dubbio riguardo la riscrizione dei dialoghi da parte dei ragazzi di Hangar 13, sviluppatore di questa edizione, così come del terzo capitolo, tutto funziona ottimamente. È stata aumentata la presenza e l’importanza della bella Sarah, personaggio femminile ora con un carattere molto più definito, così come è stato approfondito Paulie, gangster amico del protagonista che ora appare più violento ma anche più insicuro. Diverse cose sono state riscritte quando si parla dei personaggi di questa nuova edizione di Mafia, ma in tutti i casi si nota la voglia di rendere più umani i tanti elementi che prima, complice anche una mimica facciale limitatissima, erano molto più ingessati. Ora tutto ha assunto un aspetto molto più cinematografico, con inquadrature più ricercate e capaci di ricordare in più situazioni classici di genere come l’immortale Il Padrino.

Anche per quanto riguarda il gameplay ci sono diverse novità ma prima di approfondire conviene specificare il tipo di gioco a cui è sempre appartenuto l’originale Mafia: non si tratta in alcun modo di un free roaming, bensì di un’avventura d’azione che ci porta a muoverci in una grande città e dintorni. Non pensate di prendere la macchina e andare a caccia di collezionabili o di missioni secondarie, perché il gioco avanza linearmente attraverso una ventina di capitoli che scandiscono la vita di Tommy attraversando diversi anni. Chiarito che ogni capitolo ha una missione e solo quella da compiere (se volete girare per la città c’è una modalità raggiungibile dal menu principale ma non ha utilità ai fini del gioco), vediamo come è stato modificato il gameplay. Intanto ora è molto più guidato, con azioni specifiche da compiere anche quando in passato si poteva scegliere come agire. Se gli sviluppatori vogliono farvi entrare in un magazzino sparando, quello sarà l’unico modo possibile. Viceversa, se vi dicono che bisogna agire in modalità stealth, dovrete stare attenti a non farvi vedere pena il ricominciare la missione. Questo maggiore limite stupirà chi conosce il titolo originale, ma non darà problemi agli altri visto che comunque la varietà di situazioni è sempre mantenuta e anzi ci saranno missioni in cui sarete piacevolmente sorpresi da quello che dovrete fare.

Guidare e sparare sono le due azioni più comuni ed entrambe hanno subito modifiche non sempre positive. Intanto a Lost Heaven sono arrivate le motociclette e già il fatto di poterle guidare dovrebbe essere un piccolo regalo da parte degli sviluppatori. Difficilmente le userete, ma intanto ci sono. Più importante invece il rimaneggiamento del sistema di guida, sempre selezionabile in vari modi così da proporre uno stile più arcade o “simulativo”. Guidare e derapare è sempre un piacere, specie durante gli inseguimenti, ma è stata – perdonate il gioco di parole – limitata l’importanza del limitatore, funzione che vi permette di guidare senza superare i limiti di velocità. Un tempo infatti i tutori dell’ordine erano molto più presenti a Lost Heaven, c’era bisogno di guardare i semafori quando si attraversava un incrocio e, nei casi migliori si rischiava anche di prendere una multa. Ora è tutto molto più semplice, fosse solo per il fatto che di semafori ce ne sono molti meno e quindi sfrecciare non è quasi mai un problema.

Per le fasi che richiedono le armi da fuoco invece la questione è un po’ più complessa, visto che si usa un sistema di coperture che ci consiglia di rimanere dietro al nostro riparo gestendo da lì la situazione, cambiando muretto giusto quando chi ci spara è un po’ troppo lontano. Le armi sono quelle dell’epoca e garantiscono tutte un discreto feeling, anche se le pistole, per esempio, si assomigliano un po’ troppo. Anche i nemici non hanno chissà quali particolarità, ma essendo un gioco che riproduce scontri più o meno realistici, è anche giusto così. Rimane il fatto che una volta capito che riparandosi, sparando un po’ di colpi e poi tornando al riparo, quasi tutte le situazioni si risolvono, a patto di controllare qualche brutto ceffo che tenta di aggirarvi. Il premio di solito è un’ottima cut scene che porta avanti la storia e ci fa dimenticare che quella fase di shooting era un po’ troppo legata a dinamiche di qualche anno fa. Poi comunque ci si diverte anche in quelle, fosse solo per l’energia che si ricarica in minima parte e che richiede l’uso di speciali medikit sparsi realisticamente nella mappa, però qualcosa in più me lo sarei aspettato.

Anche tecnicamente il lavoro di Hangar 13 è abbastanza altalenante. Il grandissimo lavoro fatto sulla città e sulle cut scene è davvero ammirevole e poter vedere Lost Heaven con questa nuova veste grafica è un piacere per gli occhi. Purtroppo, le animazioni si dimostrano un po’ “fuori dal tempo”, con movimenti talvolta non collegati propriamente tra loro e con un’inespressività che viene fuori quando per esempio si viene uccisi. Le auto sono bellissime e alcuni panorami aprono il cuore. I personaggi sono ricreati splendidamente quando “recitano”, ma quando l’azione diventa giocabile tutta la magnificenza grafica si incastra un po’ finendo per uscirne più limitata di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Sempre grandiose le musiche, anche se le canzoni da ascoltare in auto mi sono sembrate meno di quanto non fossero tanti anni fa. Nulla da dire invece per quanto riguarda il doppiaggio che si presenta in diverse lingue, tra cui l’italiano. Visto il contesto e vista la cura con cui sono stati interpretati i vari personaggi, senza scadere mai nel macchiettistico, goderselo nella nostra lingua è più che consigliato.

Mafia: Definitive Edition è un gioco che poteva riuscire ancora meglio se solo ci fosse stata maggiore cura su alcuni aspetti di gameplay e sul reparto animazioni. Volendo però guardare i lati positivi è impossibile non dirvi che il ritorno del primo Mafia e di Tommy Angelo merita tutta la vostra attenzione, specie se amate i giochi story driven. Ribadisco che non è un free roaming e non vuole esserlo, ma è un gioco con un cuore enorme che racconta una storia che scava nell’animo umano, nelle tentazioni e nelle sue conseguenze. Se volete andare in giro a fare casino non faceva per voi prima e non lo fa nemmeno adesso. Se invece cercate ottimi personaggi, azione e volete capire perché in tanti abbiamo amato il primo capitolo di una serie con un nome così tristemente italiano, approfittate del prezzo budget e non dimenticate i cannoli.
- – Storia memorabile ancora oggi
- – Città e personaggi ricreati alla grande
- – Missioni molto varie
- – Più cinematografico di prima
- – Gameplay rimasto indietro di qualche anno
- – Guidare ha perso un po’ di fascino
- – Alcune animazioni in game appaiono poco curate
