Abbiamo già avuto modo di provare a più riprese My Time at Portia, tra beta e recensione per PC, ma se continuiamo a parlarne non è solo perché il gioco sta arrivando su altri dispositivi (ora è il turno delle console), ma principalmente perché il lavoro di Pathea e dello storico Team 17 ha qualcosa che affascina. Il suo strizzare l’occhio ad Animal Crossing, senza dimenticare alcune dinamiche più organizzate, ci ha convinto anche stavolta lasciando comunque insoluti i problemini già riscontrati in origine. Facciamo però un passo indietro a partiamo dall’inizio…
In My Time at Portia vestiremo i panni di un giovane che torna nel suo villaggio per rilevare la bottega lasciategli dal padre. Ad accoglierci ci saranno alcuni abitanti che, senza perdere tempo, ci introdurranno ad una serie di obiettivi sequenziali che hanno il doppio scopo di fare da tutorial e di chiarire che, al contrario di quanto accade in Animal Crossing, qui è presente un background di fondo che si evolve anche attraverso una storia che via via si fa più interessante, stimolando il giocatore a continuare a giocare. Inoltre il fascino del titolo è dato anche dal modo con cui si sviluppa il personaggio e sul fatto che qualsiasi azione compia (dal rompere pietre a combattere) porta punti esperienza che lo migliorano facendolo salire di livello e permettendo di acquistare abilità extra e perk da un nutrito albero delle abilità.

Se vi state quindi chiedendo come funziona il gioco è presto detto: la bottega che erediterete sarà il luogo dove dovrete costruire e creare gli oggetti che vi verranno commissionati o che comunque dovrete creare per raggiungere i vostri scopi. Vi chiedono di creare un piccone? Raccogliete un po’ di pietre e di legna e poi andate al tavolo di creazione per assemblare i componenti da un comodo menu. Se invece vi chiedono qualcosa di più complesso da costruire usando per esempio lamine di rame, ecco che dovrete prima realizzare lo strumento che lavori il rame grezzo per poi trasformarlo nelle lamine che faranno parte del vostro progetto finale.

Più i progetti diventano laboriosi, più richiedono tempo per trovare ed elaborare il materiale prezioso che li coinvolgono, più il risultato finale sarà ambito e utile per ottenere i fondi con cui incrementare la propria attività. Questo processo non è fine a se stesso, poichè ci saranno altre botteghe concorrenti che dovrete cercare di sbaragliare completando mansioni e realizzando progetti seganlati sulla bacheca cittadina. All’inizio sarà normale sentirsi smarriti, ma già dopo un’oretta diventerà piuttosto naturale gestire il menu di creazione e iniziare a darsi da fare tagliando i primi cespugli e rompendo le prime pietre.

Prima però parlavamo anche di combattimento, una caratteristica mai vista nel titolo Nintendo a cui My Time at Portia si ispira. A voler essere cattivi, un motivo per cui Animal crossing non ha mai introdotto questa dinamica potrebbe essere nel rischio di creare qualcosa di poco profondo visto il gameplay generale. Purtroppo per il gioco Pathea, è proprio questo l’elemento meno riuscito del titolo, per via di un sistema ripetitivo e poco interessante. I vestiti hanno statistiche, così come le spade e le armi che potremo creare o comprare, ma in fin dei conti andare a caccia o esplorare alcuni dungeon con lo scopo di ottenere speciali materiali non è particolarmente divertente. Questo accade per via dell’estrema semplificazione del sistema di combattimento, poco sviluppato e non in grado di valorizzare come dovrebbe queste sezioni che spesso regalano tesori, così come boss dotati di pattern d’attacco anche piuttosto interessanti. Speriamo che con il tempo e con qualceh patch la situazioni migliori perchè, tra tanti elementi notevoli, questo stona con l’alto livello della produzione.

La profondità del gioco è comunque ancora molta, con elementi come l’agricoltura per ottenere con costanza determinati materiali o, semplicemente, con i rapporti sociali da tessere con i circa 50 abitanti di Portia a cui potremo fare regali, con cui potremo anche lottare e con cui potremo anche sposarci se giocheremo bene le nostre carte. Da loro otterremo ulteriori richieste che amplieranno ancora la già notevolissima longevità del titolo. Dietro alla facciata “semplice” si nasconde infatti una lore piuttosto complessa, con strumenti antichi da rimettere in funzione e con misteri da risolvere prima di poter davvero dire di aver “completato il gioco”. E anche allora, nessuno vi vieterà di continuare a completare incarichi e ad espandere la vostra posizione nel villaggio.

La nostra prova si è svolta su due diverse console, una Xbox One che offre bene o male la stessa qualità di un buon PC e una Nintendo Switch che, inevitabilmente per il tipo di gioco, si dimostra la più azzeccata e ambita. In entrambi i casi mancano alcuni affinamenti tecnici che permettono per esempio di correre all’interno di una fontana senza emettere alcun spruzzo d’acqua, ma nel complesso il lavoro svolto è validissimo, specie se si considera il basso numero di persone che milita nella fila di questo abile sviluppatore. Se su Xbox non si nota nessun evidente downgrade rispetto alla versione PC, su Switch la pulizia video scende un pochino, così come la risoluzione quando di gioca in portabilità. In nessun caso però si riscontrano problemi tecnici, se non qualche testo – rigorosamente in italiano – che in certe circostanze appare un po’ troppo piccolo. Nella versione console non abbiamo poi trovato traccia del doppiaggio in inglese, ma nessuno si strapperà i capelli per questo. Musiche bucoliche e un livello di difficoltà rilassante e mai davvero punitivo, completano un quadro gradevolissimo per chi cerca avventure da vivere secondo i propri ritmi.

My Time at Portia continua la sua strada e convince anche su console grazie ad un insieme di elementi che lo rendono molto più profondo di quanto si potrebbe credere sulle prime. Il mondo di gioco è tra i più vasti di questo genere e le cose da fare, primarie o secondarie che siano, offrono decine di ore da vivere con in mente Animal Crossing, così come un buon RPG. L’eccessiva semplificazione dei combattimenti rende queste fasi meno esaltanti del previsto, ma ciò non compromette un titolo ricco di idee e dalla realizzazione tecnica comunque notevole per un titolo indie. Se vi manca il villaggio di animali ideato da Nintendo, dovreste davvero dare un’occhiata a questa uscita così diversa ma allo stesso tempo familiare, specie se avete la possibilità di provarlo su Switch. Ripristinare la stamberga che avete ereditato e iniziare a vivere a Portia potrebbe farvi innamorare.
- – Più profondo di quanto si pensi
- – Mondo di gioco complesso
- – Tantissimi progetti e obiettivi
- – Crescita del personaggio continua
- – Tecnicamente convincente su tutte le console
- – Combat System un po’ troppo superficiale
- – Inizialmente un po’ confusionario

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