No More Heroes 3 – Recensione

Suda51 ci riporta a folleggiare per Santa Destroy

Amo i videogiochi di oggi perché se da una parte trovi i battle royale, dall’altra trovi anche giochi come No More Heroes 3, che se ne fregano di conquistare il pubblico generalista e puntano invece tutto sui giocatori che cercano qualcosa di alternativo. Può darsi quindi che il nuovo e ultimo capitolo di Travis Touchdown non faccia per voi, come non facevano per voi anche i primi due episodi e il recente spin-off. Ma se per caso siete tra quelli che si sono divertiti a giocare gli imperfetti ma appassionati capitoli precedenti, allora il discorso potrebbe cambiare.

Goichi Suda è un autore decisamente sopra le righe e, basandosi sulla popolarità ottenuta dai supereroi negli ultimi anni, li ha fatti diventare parte integrante del suo progetto. Solo che li ha resi alieni, li ha trasformati nei nemici e ha allestito la classifica dei Supereroi Galattici che il protagonista Travis Touchdown dovrà scalare per sconfiggere il loro capo supremo chiamato FU. Vent’anni fa FU era solo un piccolo alieno che, insieme ad un bambino visto nello spin-off Travis Strikes Back, è riuscito a tornare a casa, in puro stile E.T.. Peccato che crescendo il piccolo FU sia diventato uno spietato conquistatore di mondi e che ora abbia preso di mira proprio la Terra. La storia sembra semplice, ma l’autorialità di Suda 51 trasforma ogni sequenza in un momento da gustarsi, tra citazioni pop, scene pulp, rotture della quarta parete, azione frenetica, momenti in cui la narrazione scorre attraverso fasi di gaming che arrivano dal passato e filmati in stile anime. La trama di No More Heroes 3 non annoia mai, talvolta incastra sequenze che sembrano fuori contesto, ma poi tutto torna e si capisce perché lo stile di Goichi Suda sia così apprezzato. L’aver poi applicato all’intera produzione una sorta di filtro anni ’80 è un ulteriore punto a favore, al contrario di tanti altri prodotti che hanno usato quel periodo più per creare l’effetto nostalgia che per una reale scelta di design.

Riguardo il gameplay, dopo la prima ora di gioco in cui lo spirito action e ribelle emerge con forza, possono iniziare a comparire i primi dubbi, visto che si raggiunge la citta di Santa Destroy e inizia la fase “free roaming”. La progressione in No More Heroes 3, ricalca quella vista nei due giochi precedenti, con minigame da svolgere per guadagnare il denaro utile poi per iscriversi alla battaglia contro il prossimo cattivo in classifica. Una volta battuto si ricomincia il giro per iscriversi al combattimento successivo. Questo sistema non ha mai convinto tutti, visto che falciare il prato o raccogliere noci di cocco può essere divertente giusto le prime due volte, diventando poi una rottura di scatole che interrompe un ritmo generale che deve tutto ai combattimenti. Con questa idea bene in mente, i minigiochi alternativi sono rimasti al loro posto, ma è aumentato il numero di scontri ad ondate contro le varie tipologie di nemici. Questi verranno introdotti man mano che si completano gli incontri designati, ossia battaglie obbligatorie sparse per la mappa, che vanno superate per dimostrare di essere pronti, e poter così pagare la quota d’iscrizione per il prossimo boss, spendendo un po’ del denaro guadagnato. Chi teme di dover effettuare farming per ricevere denaro può stare tranquillo, perché affrontando qualche minigioco e azzuffandosi negli scontri facoltativi che trovate, non dovreste aver mai problemi di fondi, potendo procedere abbastanza spediti. Infine vanno almeno nominate le nuove battaglie spaziali, in cui Travis indossa un’armatura che sembra uscita da Zone of The Enders per combattere contro minacce aliene giganti. Non sono rocambolesche come gli scontri standard, ma offrono un po’ di varietà che non guasta mai.

Il fatto che siano aumentati i combattimenti attivabili per Santa Destroy è un’ottima notizia perché è in queste situazioni che No More Heroes 3 splende di più. Anche stavolta gli scontri con i boss sono i punti più alti della produzione, ma anche le battaglie contro i nemici comuni hanno parecchio da dire. Intanto il gioco si dimostra tosto già a difficoltà normale (qui chiamata Bitter), con avversari che colpiscono in modi inusuali e che le prime volte vanno studiati con attenzione. Il fatto che ognuno abbia una scheda di presentazione non è un caso, e capire chi si ha davanti è fondamentale. Poi se si muore si può attivare una sorta di ruota della fortuna che può offrirci qualche bonus per il tentativo successivo o anche resuscitarci sul posto con il pieno di energie, però questo non minimizza mai i combattimenti. Ai colpi deboli e potenti si aggiunge la schivata, che ora può attivare il classico rallentamento del tempo se eseguita poco prima di subire un colpo, si può parare, saltare e usare alcune abilità che si sbloccano dopo alcune ore e che sono soggette a cooldown prima di tornare disponibili. Bisogna poi tenere d’occhio la batteria della propria spada, da ricaricare quando è esaurita, e il livello di stordimento dei nemici, visto che quando hanno le stelline sopra la testa possono essere afferrati eseguendo mosse di wrestling che ricaricheranno anche la lightsaber di Travis. Non mancano nemmeno i potenziamenti da applicare scendendo al piano interrato del proprio appartamento, con bonus alla salute, all’attacco e mosse speciali extra, oltre a chip da creare con i tanti componenti che riceverete dalle attività, combattimenti compresi. Ogni scontro verrà valutato, offrendovi ricompense più o meno ricche in base a come vi siete comportati. E se per questo motivo voleste ripetere le boss fight, avrete anche una macchina del tempo con cui affrontarli nuovamente, migliorando possibilmente il risultato.

Quando si combatte, il gioco ci porta in aree abbastanza grezze, ma tutto scivola a 60 frame per secondo e ci si dimentica della conta poligonale grazie ai colori, allo slow motion e alle bellissime animazioni di Travis che muove la sua spada con eleganza, rendendo l’insieme un vero spettacolo. Tutto è pirotecnico e colorato, gli effetti speciali sono semplici ma riempiono lo schermo e si resta ipnotizzati davanti a quello che si sta combinando. Quando invece si deve girare per Santa Destroy, lo stile e la magnificenza restano al palo e ci si ritrova a guidare una delle moto più belle mai viste in un videogioco, in uno degli scenari più desolante degli ultimi anni. I palazzi sono brutti, talvolta sfuocati e composti da pochissimi elementi. Non c’è quasi traffico e ogni tanto compare un passante giusto per fare presenza. Nonostante questo il framerate è traballante e Switch ci ha portato giochi molto più belli e contemporaneamente più fluidi. Anche i vari quartieri della città, separati tra loro e raggiungibili solo dopo un caricamento, sono diversificati ma pur sempre limitatissimi, con l’area desertica Thunder Dome che, per esempio, propone anche dune di sabbia con muri invisibili. Quello che però è importante capire, è che No More Heroes 3 non è un free roaming e non vuole esserlo. Se considerate Santa Destroy come l’area di passaggio per raggiungere le varie attività e soprattutto gli scontri, molta dell’avversione verso la componente tecnica scompare e potrete godervi un titolo che ha molto da dire attraverso lo stile, piuttosto che dietro alle sgranate apparenze. Per giocare potete staccare i due Joy-Con e usare i sensori di movimento per mettere a segno i colpi finali e le prese di wrestling. Se invece preferite uno stile più sobrio, No More Heroes 3 funziona a meraviglia anche con il controller standard, senza farvi perdere nessun feeling particolare e diventando quindi giocabilissimo anche su Switch Lite. In portabilità potreste notare meno i problemi grafici elencati in precedenza, ma alcune trovate scenografiche si apprezzano meglio davanti alla TV. In un modo o nell’altro vi godrete al massimo tutto il comparto audio, con musiche azzeccatissime e con un doppiaggio davvero validissimo in inglese. Tutti i testi sono invece in italiano.

Che su internet tutti sparino sentenze a caso su mille argomenti diversi non è una novità. Che talvolta certi siti importanti (leggi “visitatissimi”) sparino a zero su certi titoli è invece un po’ più grave, specie se ci si ferma davanti all’apparenza. Sono d’accordo sul dire che No More Heroes 3 non è un gioco per tutti, ma bisogna ricordarsi che non vuole esserlo. È un gioco pensato per i fan dell’azione esagerata, delle follie giapponesi, dei dialoghi strambi e dei personaggi bizzarri… L’impianto tecnico problematico temo sia imputabile al budget limitato e alla scelta di Suda 51 di investire maggiormente su alcune sequenze di gioco piuttosto che sul miglioramento di una mappa che, di fatto, è secondaria all’esperienza. Non voglio campare scuse per un gioco che comunque ho pagato 60 euro, ma avendo giocato con estremo piacere i precedenti, sapevo cosa stavo comprando e non sono rimasto deluso. Se avete fatto il mio percorso, potete acquistarlo senza ripensamenti e salutare per l’ultima volta il mitico Travis; se invece siete nuovi potreste iniziare dal primo episodio, venduto su eShop a 20 euro, e capire se lo stile può fare per voi.

Pro
  • – Narrazione brillante
  • – Combattimenti eccellenti
  • – Tantissimo stile e idee
  • – Comparto audio molto valido
  • – I fan lo ameranno
Contro
  • – Comparto grafico povero
  • – Ripetitivo nel gameplay
  • – Alcuni minigiochi noiosi
  • – Sarà davvero l’ultima avventura di Travis?!?

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