Non chiamatelo Game as a Service!
La vita dei giochi Game as a Service non è affatto facile. Gli sviluppatori devono creare un gameplay appassionante ma anche contenuti frequenti e costanti che non stanchino i giocatori, mentre i giocatori devono capire se l’impegno richiesto in termini di ore può effettivamente valere la candela. Per questo motivo i giochi con più anni alle spalle hanno anche una fan base più solida e un qualsiasi nuovo titolo che arrivi sul mercato viene guardato con sospetto. Outriders, dal nostro modo di vedere, non dovrebbe essere inquadrato in quest’ottica. Non è un Game as a Service perché nasce già completo, un po’ come se si incrociassero Diablo e Gears of War. Potreste quindi pensare che sia simile nelle meccaniche a The Division, ma si discosta notevolmente anche dal gioco Ubisoft, mostrando una sua indipendenza creativa e di gameplay che proveremo a spiegarvi.

In un futuro lontano ma non troppo la Terra sta morendo e l’unica speranza per il genere umano è spostarsi su un altro pianeta. Dopo un atterraggio atto ad esplorare questa nuova casa, qualcosa va storto e, per motivi che non vi spiegheremo e che potrete scoprire nel prologo, il vostro personaggio si risveglierà dopo 31 anni dal primo contatto con il suolo del pianeta Enoch; quello che troverà sarà tremendamente diverso da quello che si sarebbe aspettato. Dopo essere stato lasciato a morire davanti ad un misterioso fenomeno noto come l’Anomalia, questo gli donerà alcuni incredibili poteri che varieranno in base alla “classe” che sceglierete di impersonare.
Il primissimo approccio con la storia non colpisce per originalità e costruzione dei dialoghi, ma basterà superare il prologo (tra l’altro skippabile se vorrete creare altri personaggi di classi diverse), per abbracciare la follia che da sempre caratterizza gli sviluppatori polacchi di People Can Fly. Tutta la progressione del gioco riguarda un viaggio che il nostro Outrider e alcuni altri personaggi dovranno compiere sul pianeta Enoch, e il loro continuo spostarsi in aree differenti aiuta la storia ad introdurre personaggi sempre nuovi e soprattutto aree inedite che, a modo loro, ci raccontano quanto la colonizzazione sia stato un fallimento. Oltre alla missione principale che ci porta a “sbloccare” le varie aree e i diversi viaggi rapidi della zona, non mancano poi missioni secondarie che ci raccontano ancora qualcosa in più del mondo in cui il nostro Outrider si è risvegliato. All’inizio questi compiti extra si svolgono per il bottino, ma pian piano ci si accorge che queste attività offrono un ulteriore livello di profondità e si finisce per cercare di portarli tutti a termine. Tra l’altro lo spostamento tra le varie zone proposte nel nostro viaggio è sempre reversibile e quindi se lasciate qualche missione indietro, potrete sempre tornare a completarla più tardi.

Anche se Outriders non è un Game as a Service, è comunque un Loot Shooter. Fin da quando il vostro personaggio si risveglierà, avrete a che fare con bottino da equipaggiare. Armi di vario tipo, caschi, guanti, scarpe, corpetti e pantaloni saranno costantemente aggiornati durante la vostra avventura, mantenendo comunque un design credibile per il ruolo che andrete ad interpretare. Ora, solitamente, in questo genere di giochi quando si ottiene un oggetto con un numero superiore a quello che si indossa, lo si equipaggia senza fare troppe storie. Questa pratica in Outriders funziona solo all’inizio, diventando poi molto meno banale man mano che si avanza; gli oggetti rari di colore blu portano con sé una modifica che può rendere più vantaggiosa un’arma relativamente debole in termini di danno, ma dotata per esempio dell’abilità di congelare saltuariamente i nemici. Questo rende molto interessante la build del personaggio, tenendo anche a mente che dopo poche ore, salterà fuori un PNG che potrà migliorare le armi facendole salire di grado in termini di rarità, di livello o cambiando anche le mod. Ogni arma smontata, oltre ai materiali, sbloccherà da una lista anche la mod che porta con sé, permettendoci di usarla poi in futuro ed evitando di farci rimpiangere troppo quell’arma viola che ormai non ci serve più (a meno che non scegliamo di potenziarla).

Queste dinamiche molto più varie rispetto ad altri titoli simili come Destiny o The Division, ci portano al gameplay di Outriders. Volendo essere cristallini, in questa nuova produzione di People Can Fly non ci sarà una sola situazione in cui non si finisce per sparare ad almeno una ventina di nemici. Anche quando sceglierete di andare a prendere alcuni reperti storici del mondo che ormai non c’è più, troverete quell’oggetto alla fine di un mini dungeon che assomiglia più ad una grossa arena che ad un luogo da esplorare. Le zone in cui vi avventurerete sono sempre molto lineari e avrete un navigatore che vi porterà per mano all’obiettivo; voi dovrete solo cavarvela contro i nemici che vi troverete davanti. Il limite di essere un gioco in cui si spara e basta, viene però superato nel caso vi piacciano i giochi con un gunplay ben sviluppato e profondo. Ogni tipologia di arma è caratterizzata con cura, ma quando inizierete a testare sul campo quelle più potenti e dotate dei modificatori, la qualità del gameplay aumenterà ancora. A sancire la bontà di quanto realizzato da People Can Fly ci pensano poi le quattro classi, aventi un albero delle abilità così ricco per ciascuna di essa, da dividersi in ulteriori 3 sottocategorie ciascuna. Qui la personalizzazione si fa ancora più forte visto che i punti abilità spesi si possono recuperare con la sola pressione di un pulsante, senza oggetti costosi da acquistare o da ottenere in chissà quale modo. Infine una nota di merito va alle abilità che sbloccherete salendo di livello e che potrete equipaggiare fino ad un massimo di 3. Già al livello 4 avrete occupato i tre slot in cui inserirle, ma andando avanti potrete scegliere di sostituirle in ogni momento per lanciare quella che vi sembra più efficace.

Pensare a come affrontare le battaglie è una parte fondamentale di un gioco che si dimostra frenetico e furioso quando si combatte, ma anche strategico quando si effettua il respawn e si cerca di capire come superare un’area particolarmente affollata o un boss molto tosto. Ai giocatori esperti darà molta soddisfazione l’ottimizzazione e la sperimentazione della propria build, ma i giocatori meno navigati potrebbero semplicemente scegliere di abbassare il livello del mondo. Quando si combatte si guadagnano due tipi di punti esperienza: i primi, classici, portano il vostro personaggio a salire di livello, ma i secondi fanno invece salire il livello di difficoltà del gioco, permettendo però di ottenere bonus e risorse maggiori, oltre a incrementare le probabilità di ottenere equipaggiamenti notevoli. La particolarità è che quando si muore, una parte dei punti esperienza guadagnati sul livello del mondo vanno inesorabilmente persi, e se è vero che non si può venire “retrocessi” ad un livello inferiore, è anche vero che per guadagnare quello superiore bisogna morire il meno possibile. Considerate che il livello massimo del mondo è il 15 ma che già il livello 6, in solitaria, può darvi diversi grattacapi se non ottimizzate l’equipaggiamento. Giocando in multigiocatore cooperativo Outriders tende ad aumentare il numero dei nemici presenti, ma dovete tenere conto che avere più alleati con diverse abilità e classi a disposizione, crea situazioni tanto caotiche quanto esaltanti. Ricordate inoltre che il gioco supporta anche il cross-play tra piattaforme diverse grazie ad un codice da condividere e che, nonostante alcuni problemi al lancio, tutte le funzionalità, compresa quella tra console e PC, stanno venendo risolte. È comunque importante sapere che, sia che giochiate da soli, sia che giochiate in compagnia di amici o di sconosciuti, il gameplay di Outriders funziona sempre a meraviglia.

Arrivato ad inizio generazione per PlayStation 5 e Xbox Series X|S, Outriders preferisce concentrarsi più sulla fluidità che sul portare su schermo la pulizia grafica di altre uscite. Questo non vuol dire che il gioco sia visibilmente old-gen, ma solo che presenta alcuni piccoli problemi grafici e glitch che sporcano alcune immagini. Non preoccupatevi però, visto che il titolo offre panorami eccellenti anche su PS4 e Xbox One, ma anche arene in cui non si può stare a guardare il panorama. In queste sezioni siamo comunque rimasti a bocca aperta più di una volta quando abbiamo sfruttato le abilità dei vari personaggi. Nemici incendiati e trasformati in bombe, muri di fuoco e di pietra, lame che trasformano i nemici colpiti in scheletri prima di farli saltare in aria e bolle temporali in cui sono visibili i proiettili in arrivo e in cui i nemici reagiscono a rallentatore ai nostri colpi, sono tutte caratteristiche che rendono ogni scontro un piacere che va oltre l’ottimo gameplay. Molto valido anche il comparto audio che mette in scena musiche adrenaliniche ed effetti sonori che rendono al meglio i suoni della battaglia più classici, così come quelli unici di un titolo così fantasioso ed esagerato. In ultimo vi segnaliamo una traduzione completa dei testi e un doppiaggio in italiano davvero valido che comprende tra le sue fila doppiatori professionisti come Fabrizio Dolce, ottimo nell’interpretare la voce maschile del protagonista e che è passato sul nostro canale Youtube per un saluto.

All’inizio vi abbiamo detto che Outriders non è un Game as a Service e qui lo ribadiamo. È infatti un gioco completo, con un end game che propone ulteriori sfide ma che consente anche di rigiocare quando si vuole le missioni primarie e secondarie ai livelli di difficoltà che avrete nel frattempo sbloccato. Non sappiamo se arriveranno ulteriori contenuti, ma sappiamo che quelli che ci sono funzionano e intrattengono per più di 20 ore, specie se non vi fermate alle missioni principali o se volete usare più classi diverse. I giocatori di altri Loot Shooter noteranno una semplificazione nel cambio della propria build che non potrà che far piacere, facendoli pensare a quante artificiose complicazioni sono invece presenti altrove. Potreste vedere come negativo il fatto che non sia presente un comparto competitivo, così come potrebbe non piacervi il totale focus sullo sparare a più non posso, ma queste sono scelte di design che hanno permesso di creare uno shooter che, un po’ come successe a Bulletstorm, saprà divertire molti giocatori amanti dell’azione.
- – Gameplay frenetico e vario
- – Classi molto diverse e personalizzabili
- – Bottino frequente e sempre interessante
- – Dinamica del “Livello del Mondo” inserita con classe
- – Bello da vedere e da sentire
- – Giocabile online, anche in Cross-play, ma godibile anche da soli
- – Compreso dal day one su Xbox Game Pass
- – Prologo un po’ lento (ma poi si può saltare)
- – Ogni missione si risolve sparando furiosamente
- – Alcune imperfezioni grafiche
