Persona 3 Portable – Recensione

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Con il rapido successo riscosso grazie a Persona 5, ATLUS ha sfruttato l’occasione per rilasciare gli ultimi 3 capitoli della serie in formato multipiattaforma, per permettere a chiunque di recuperarli. Sono rimasti gli stessi giochi che ricordiamo? O qualcosa è andato perso nel passaggio alla generazione corrente? Scopriamolo insieme.

Pillole di storia del brand

Persona 3, arrivato qui sotto forma di Persona 3 Portable, è la remaster della versione PSP del gioco originale, uscito nel 2009. La scelta di aver portato questa versione del gioco causa ancora adesso diversi grattacapi, ma fortunatamente la struttura di gioco risulta essere sostanzialmente la stessa (se siete interessati a capire il perché, vi rimandiamo a questo articolo).

Le differenze tra Persona 3 Portable e FES, quella revisionata uscita due anni prima, sono lampanti. Oltre al lato grafico, si intende.

La trama di Persona 3 Portable

Seguiremo la storia di Makoto Yuki o Kotone Shiomi, uno dei due personaggi che il gioco ci permette di scegliere. Oltre all’opportunità di scegliere il sesso del protagonista e il suo nome, molte vicende si svilupperanno in maniera diversa a seconda di chi sceglieremo. Il protagonista maschile è consigliabile nel caso in cui stessimo giocando a Persona 3 per la prima volta, mentre la protagonista femminile è consigliabile a chi ha già vissuto Persona 3 nella sua interezza. Indipendentemente dalla scelta, Persona 3 Portable segue la storia di questo protagonista che si è appena trasferito in una nuova città, proprio come nei giochi successivi.

Durante il gioco interagiremo con un sacco di personaggi. Ad esempio, Yukari sarà la nostra guida per un po’.

Durante il suo trasloco la città viene congelata e tutte le persone vengono racchiuse in delle bare. Questa è l’Ora Buia, momento speciale della giornata chiamato anche “la venticinquesima ora”. In quest’ora particolare, che scatta dopo la mezzanotte, le cose cambiano non poco: oltre alle suddette bare, il mondo viene invaso da Ombre, e la scuola che frequentano i personaggi cambia completamente forma, diventando una torre di 264 Piani chiamata “Tartaro”.

Ed eccola qui, Gekkokan High, completamente trasfigurata in Tartaro. Ricorda un po’ Catherine, no?

Attraversando questo ambiente piuttosto bizzarro, il protagonista si ritroverà al sicuro nel dormitorio della sua scuola, a Iwatodai. Un ragazzino lo accoglie ben presto con un contratto da firmare. Da questo momento in poi le cose si muovono piuttosto velocemente. Il protagonista viene introdotto a diversi personaggi appartenenti a un comitato studentesco che di notte combatte le ombre, chiamato “S.E.E.S.”, o “Squadra Esecutiva Extracurriculare Specializzata”.

Non si chiamerebbe ‘Persona’ se non ci fosse la Stanza di Velluto! L’assistente di Igor, stavolta, è Elizabeth, ma nel caso della protagonista femminile può anche essere scelto Theodore, sua controparte maschile.

Tutto molto bello, ma come si gioca?

È da questa introduzione di circa un’oretta che il gioco inizia ad aprirsi, permettendo al giocatore di imparare il loop del gameplay a ritmo costante. Persona 3 è stato il primo gioco a introdurre il sistema giorno-notte. Di giorno si vive normalmente la vita da studente, sviluppando Affinità Sociali per potenziare i propri Persona e le proprie abilità come “Sapere” o “Fascino”. Di notte, invece, si combattono le ombre, prevalentemente esplorando Tartaro.
Gran parte delle strutture già conosciute della serie di Persona sono presenti in maniera quasi intatta: dallo scandire del tempo al combat system, quasi tutto è al suo posto. L’unica vera differenza è che Persona 3 è un Dungeon Crawler nudo e crudo. L’obiettivo è scalare la torre di Tartaro entro la fine dell’anno, e il concetto dei Persona non viene esplorato tanto quanto nei titoli successivi. È proprio questa formula piuttosto ripetitiva che rendeva Persona 3 Portable un titolo perfetto per la PSP. È ancora oggi sorprendente quanto la sua struttura sia divertente e dinamica.

Spariscono le armi da fuoco in Persona 3, ma quelle bianche sono divise in 3 tipi: taglio, punta e colpo.

Complice di questo parere è sicuramente la difficoltà: Persona 3 non fa sconti per nessuno. Anzi, porta il giocatore ad agire aguzzando l’ingegno anche nelle battaglie più banali, scoprendo le debolezze e sfruttandole il più possibile. Meccaniche come il “Turno +1” o gli attacchi All-Out esistono proprio a partire da questo gioco, e funzionano in maniera identica ai suoi successori. Diverso è, invece, il sistema di esplorazione e di sblocco dei Persona. Trattandosi di un porting della versione portatile, il gioco si vive in due maniere diverse. La prima è vicina a una visual novel, in cui un cursore ci permetterà di navigare negli ambienti per interagire con cose e persone. La seconda è invece identica agli altri titoli della serie, e sarà possibile muovere fisicamente il protagonista per esplorare i piani di Tartaro.

Di tanto in tanto appariranno dei boss anche in città, ma è una situazione piuttosto rara.

Le sezioni di giorno, quindi, non saranno contornate dalle animazioni dei modelli dei personaggi, ma resteranno piuttosto statiche e bidimensionali. Per sbloccare e collezionare i Persona, invece, Persona 3 Portable sfrutta la “Mano Arcana”. È un sistema di bonus collezionabili al termine della partita sotto forma di carte da gioco. Riuscendo a pescare la carta di un Persona avremo accesso alle sue abilità. Questo sistema è completamente diverso rispetto agli altri titoli, in cui per sbloccare un Persona è necessario convincerlo a seguirci.

Scalare Tartaro è una faticaccia!

Il Lato Tecnico di Persona 3 Portable

Per quello che riguarda, invece, il lato tecnico, c’è da dire che Persona 3 Portable è un piccolo gioiellino. Il gioco è rimasto sostanzialmente lo stesso di quattordici anni fa, e gli unici nei che abbiamo potuto constatare riguardano prevalentemente il comparto audio. Essendo stati registrati nei primi del 2000, molti suoni risultano essere piuttosto sporchi o disturbati. Ne sono colpevoli alcune cutscenes specifiche, in cui i personaggi in 3D interagiscono su schermo con registrazioni audio poco chiare. Non è rimasto tutto intatto, specie su questo livello.
Dal punto di vista grafico, invece, si nota un upscaling a 1080p e 60FPS anche su Old Gen e Nintendo Switch. Su Xbox Series X il gioco raggiunge i 120FPS. Importante da menzionare è l’utilizzo di un’Intelligenza Artificiale per upscalare anche le sprite di gioco e le texture, che risultano essere accettabili. Ultimo plauso alla traduzione italiana: finalmente Persona 3 è arrivato anche nella lingua nostrana! A parte qualche inciampo che fa storcere il naso (come, ad esempio, la scelta di definire Persona al femminile, piuttosto che al maschile, o l’italianizzazione del nome Tartarus in Tartaro) il lavoro effettuato è stato davvero di ottima fattura.

Nonostante i modelli non siano dettagliati, Persona 3 Portable ha un’estetica senza pari.

Commento Finale

Persona 3 è tornato ad essere un titolo recuperabile senza spendere un bancale. È importantissimo che sia alla portata di tutti, specie se si conta il suo impatto puramente narrativo. È ancora oggi del tutto inedito e degno di essere ricordato. Persona 3 gioca molto con la psiche e l’esistenzialismo, portando il giocatore a riflettere sulla vita e l’inevitabilità del futuro, di ciò che ci aspetta nel bene e nel male. È un gioco scomodo, che cerca di radicare nel giocatore emozioni molto intense e preziose. Non va assolutamente ignorato, soprattutto se siete fan dei JRPG o volete avvicinarvi alla serie di Persona. Non fatevi ingannare dal porting: è una delle storie migliori del brand!

Pro
  • Persona 3 in Italiano, finalmente!
  • Graficamente robustissimo, Frame Rate granitico anche su Old Gen e Switch
  • Una delle storie migliori mai raccontate nel brand
Contro
  • Questa versione del gioco potrebbe risultare alienante per i nuovi fan
  • A volte piuttosto punitivo
  • Audio a tratti sporco e imperfetto

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