Il sequel che speri ma che non ti aspetti
Difficile non amare Persona 5, specie la sua riedizione Royale che aggiungeva contenuti di spessore e traduceva finalmente tutti i testi in italiano. Il JRPG è stato accolto da pubblico e critica con moltissimo entusiasmo e quando ATLUS ha scelto di creare un seguito tutti si sono esaltati. Quando però è venuto fuori che Persona 5 Strikers avrebbe seguito la strada del musou e non quella del gioco di ruolo classico, in tanti hanno sgranato gli occhi. Omega Force e Koei Tecmo hanno già dimostrato di saperci fare con queste uscite e l’ultimo Hyrule Warriors: L’era della Calamità che fa da prequel per Zelda: Breath of the Wild è un ottimo esempio, ma i dubbi restavano. Ora abbiamo finalmente testato Persona 5 Strikers e possiamo aiutarvi a capire se il gioco fa per voi.

Prima di raccontarvi qualcosa sulla trama è giusto dirvi subito che Persona 5 Strikers è un sequel diretto di Persona 5, ma non prende in considerazione il semestre successivo, aggiunto con l’edizione Royale. Questo perché Strikers e Royale sono stati sviluppati contemporaneamente e quindi si è scelto di non incrociare ulteriormente gli sviluppi di trama. L’idea è quindi quella di far riunire Joker, Ryuji, Ann, Morgana e il resto dei ladri fantasma per una vacanza estiva rilassante. Purtroppo il metaverso ha altri piani e si troveranno ben presto coinvolti in una losca situazione in cui al posto dei Palazzi in cui infiltrarsi ci sono delle Prigioni in cui un Monarca tiene prigionieri i desideri delle persone di cui ha sconvolto le vite. I nostri così entreranno in azione e si troveranno a viaggiare per tutto il Giappone a caccia di Monarchi da sconfiggere e di desideri da liberare. La narrazione è rimasta invariata nei modi, rispetto alla sceneggiatura del capitolo originale, e questo significa che dopo una breve introduzione, che ci mostra il gameplay di base all’opera, dovremo assistere a molte cut scene con personaggi che parlano e dialogano tra loro. Nel nostro caso ci siamo ritrovati nella prima vera prigione dopo circa un’ora e mezza dall’avvio, dopo aver assistito a siparietti divertenti per chi conosce i personaggi ma anche abbastanza inutili ai fini della trama per chi pensa di aver comprato un classico musou. Va quindi chiarito che comprando Persona 5 Strikers acquistate un titolo che con i musou classici ha pochissimo in comune.

Andiamo dritti al sodo e parliamo del gameplay. Molte delle dinamiche presenti in Persona 5 sono tornate, ma sono anche state notevolmente semplificate. Per esempio non dovrete più stare attenti alla progressione della giornata; la data in alto a sinistra mentre si è nel mondo reale è sempre presente, ma andare in giro per vari negozi, entrare o uscire dalle prigioni o visitare la Velvet Room non fanno avanzare il tempo, lasciandolo quindi come semplice elemento temporale utile alla narrazione. La clinica e il negozio di soft-air sono ora chiusi e tutto si riduce ad un menu raggiungibile tramite lo smartphone del gioco. Anche la gestione della Velvet Room è stata semplificata in termini di Persona da creare, ma alla fine si capisce che queste semplificazioni sono state utili per evitare che il gioco rallentasse ulteriormente la componente action. Questa è sicuramente presente con le dinamiche classiche del genere dei musou, ma prestissimo ci si accorge che alternare colpi normali ad altri speciali può essere utile solo contro i nemici comuni, ma non certo contro i diversi boss e mini-boss che ci sbarreranno la strada.

Ogni Prigione in cui ci imbatteremo non è altro che un grande dungeon con nemici che lo pattugliano. Tendere loro un’imboscata come nel titolo originale ci dà un buon vantaggio visto che indebolisce i più deboli e spesso ci permette di attivare un Assalto che colpisce tutti e ne decima una buona parte. Con quelli che rimangono si possono usare i colpi standard e speciali, oppure si può creare molta più confusione scatenando i poteri delle proprie Persona, usando abilità e magie. I nemici hanno infatti resistenze e debolezze visibili usando la visuale speciale chiamata Terzo occhio e scatenare fulmini, fuoco o proiettili, le renderà suscettibili ad ulteriori colpi. Nel calderone arrivano poi colpi tecnici che si attivano quando si va a segno contro nemici storditi, avvelenati o in fiamme, e meccaniche come la Staffetta che ci permette di passare ad un altro personaggio usando al contempo una magia. Se queste dinamiche funzionano a meraviglia durante un JRPG a turni, quando lo scontro avviene in tempo reale, con effetti speciali, nemici, menu e attacchi diretti verso di noi che riempiono lo schermo, inizia a diventare difficoltoso gestire ogni cosa. Finché i nemici restano quelli standard non i sono grossi problemi, ma quando iniziano a comparire avversari più potenti, capita di ricevere colpi anche da nemici fuori portata e di non poterli dunque evitare. Se a questo si aggiunge un quantitativo di danni che già a livello normale perdona pochi errori, si rischia di imbattersi in game over che però sono imputabili più alla difficile leggibilità delle battaglie che ai nostri errori o alla potenza dei nemici.

La progressione nelle prigioni è comunque divertente e ben sviluppata, con un design che ci porta ad esplorare sezioni a caccia di tesori, ma anche a metodi alternativi per evitare i nemici o per tendere loro imboscate pronte a fornirci punti esperienza e yen per i futuri acquisti. Non mancano enigmi interessanti e situazioni che diversificano il progresso, come per esempio le aree in cui bisogna proteggere Oracle mentre hackera alcuni pannelli. Nel complesso tutto procede spedito e senza intoppi particolari per tutte le 40 ore necessarie per portare a termine il gioco. Poi non resta molto, a parte due ulteriori livelli di difficoltà, ma il divertimento e la compagnia dei protagonisti fanno il loro lavoro alla grande. E già che parliamo dei personaggi, sappiate che potremo usare fin da subito tutti i membri dei Ladri Fantasma, più alcune nuove entrate, rendendo immediatamente disponibile la possibilità di gestire i membri del party da portare in missione. Come saprete ogni membro del team ha una Persona diversa, ma anche diversi attacchi e mosse speciali che potranno aumentare usandolo in battaglia. Inoltre si otterranno punti Legame che, senza puntare al profondo sistema del Social Link dell’originale Persona 5, sceglie di farci sbloccare vari bonus a scelta da un menu. Si mantiene la personalizzazione e al contempo si evita di complicare troppo le cose ai giocatori che cercano l’azione del campo di battaglia.

Abbiamo giocato Persona 5 Strikers su PC, con una buona configurazione e una discreta scheda video (una RTX 2060) e abbiamo potuto giocare senza difficoltà in 4K con tutte le impostazioni al massimo e con una fluidità fissa sui 60 fps. Passando su PlayStation 4 non avrete alcun problema (tanto meno su PS5 con la rerocompatibilità), mentre su Switch dovrete accontentarvi di 30 fps e una riduzione degli effetti speciali. In nessun caso il gioco viene compromesso, ma se lo volete giocare su Nintendo Switch in portabilità potrebbe essere ancora più complesso seguire l’azione generale e i colpi in arrivo. Lo stile è quello a cui ci ha abituato il capostipite e questa è un’ottima notizia che farà felici tutti quelli che si sono innamorati dei menu, dei colori accesi e del modo in cui vengono ritratti e caratterizzati eroi, nemici e ambienti. Altissima qualità anche per la colonna sonora che comprende remix e riproposizioni di tracce famose e apprezzatissime. Ovviamente anche volta il gioco propone doppiaggio in inglese e giapponese, con sottotitoli completamente in italiano.

Persona 5 Strikers si dimostra un ibrido piuttosto insolito: da una parte sorprende i giocatori che amano l’azione chiedendo loro di conoscere i personaggi e di accettare le loro chiacchiere, dall’altra semplifica molte caratteristiche che hanno fatto la fortuna dell’originale per renderle più accettabili a chi non le ha conosciute in Persona 5. Il risultato è un gioco valido che però non può essere considerato un semplice musou. La storia è importante, ma è nel gameplay un po’ troppo confusionario che perde punti contro per esempio l’ultimo Hyrule Warriors: ci sono moltissime meccaniche di cui bisognerebbe tenere conto e molte di loro non bastano comunque quando si viene colpiti da attacchi che si sono confusi nel putiferio che si scatena a schermo. Un putiferio bellissimo da vedere, coloratissimo e ricco di stile, ma anche un po’ troppo imprevedibile per chi ama l’azione e vuole capire quando schivare un colpo. Detto questo, resta un gioco consigliatissimo per chi ha amato Persona 5, i Ladri Fantasma e il loro incredibile mondo, mentre tutti gli altri dovrebbero prima provare il JRPG originale e poi tornare qui quando lo hanno completato. Purtroppo gli utenti Switch e PC sono tagliati fuori da questo discorso e ciò presenta un bel limite per un sequel che, per loro, non può utilizzare le solidissime basi di un primo capitolo così valido.
- – Il sequel di Persona 5!
- – Situazioni insolite e spassose
- – Tante idee ben realizzate
- – Design e soundtrack sempre al top
- – Azione spesso confusionaria e non sempre gestibile al meglio
- – Molte chiacchere rallentano la narrazione e non piaceranno a tutti
- – Progressione e gestione molto semplificate
