Il musou torna al Giappone di Nobunaga
Da genere tipicamente giapponese, i musou si sono trasformati via via in un fenomeno che ha coinvolto un po’ tutti. L’impresa è riuscita grazie all’aggancio di nomi importanti come ONE PIECE e The Legend of Zelda che hanno dimostrato di poter prestare i propri personaggi ai campi di battaglia su cui falciare migliaia di nemici. I primi musou nascevano però per riportare in scena in modo estremamente spettacolare e arcade le battaglie del Giappone Feudale e, dopo un Dynasty Warriors 9 che provava ad evolversi senza però riuscirci del tutto, è il turno di Samurai Warriors 5, titolo che tenta una strada più conservativa.

Il nuovo gioco di Omega Force e Koei-Tecmo fa un passo indietro molto ampio dal punto di vista narrativo. Per cercare di catturare più giocatori ci racconta l’ascesa e successiva caduta di Oda Nobunaga, “cattivo” dei precedenti episodi e ora protagonista della vicenda. Per chi non lo sapesse, il condottiero e gli eventi qui narrati, seppur rielaborati ed enfatizzati, attingono dalla storia giapponese realmente accaduta e questa poteva essere una buona occasione per giocare e divertirsi, imparando al contempo qualcosa sulla storia di questa grande nazione. Il problema sta nel riuscire a ricordarsi i nomi, ad accostarli ai vari personaggi e a seguire anche i dialoghi che spesso arricchiscono le missioni. Già il gioco non è stato tradotto in italiano, rendendo alcuni passaggi un po’ ostici per chi non legge fluentemente l’inglese, ma il doppiaggio unicamente in giapponese rende quasi impossibile seguire gli scambi di battute durante le fasi di gameplay, lasciando flebili speranze a chi riesce a leggere i sottotitoli inglesi. Succede così che, quando cambiano gli obiettivi durante le missioni, si finisca per muoversi verso un obiettivo più perché il gioco ce lo segnala graficamente sulla mappa, che non perché si è capito il reale motivo.

Quando invece la storia avanza tramite cutscene e filmati (anche rivedibili da un’apposita galleria) si nota una maggiore cura in termini di storia, cercando di mostrarci i punti salienti della vita di Nobunaga Oda e del suo braccio destro Akechi Mitsuhide. Inizieremo infatti una serie di missioni che raccontano la vita del celebre condottiero, ma una volta terminata ci troveremo a riviverla attraverso la diversa visione del suo compagno d’armi, avendo così un buon incremento alla longevità. Non bisogna poi dimenticare la modalità Citadel, sbloccabile dopo aver completato il primo capitolo di cinque missioni e perfetta per proporre missioni alternative che possano aumentare il numero di ore giocate attraverso il miglioramento degli edifici presenti nel Castello. Fisicamente il Castello che fa da hub per potenziamenti e miglioramenti è solo un menu in cui sono presenti negozi come il fabbro, il negozio, il dojo e altre opzioni che permettono di aumentare il livello degli eroi che si sbloccheranno. Inizialmente avrete solo Nobunaga, ma presto si uniranno alle sue fila una serie di eroi che aumenteranno la scelta e che andranno quindi gestiti, insieme alle loro armi.

Il gameplay di Samurai Warriors 5 è esattamente come ve lo immaginate: si picchia sui tasti colpo debole e colpo potente per quasi tutto il tempo, con l’eccezione che ora il colpo potente può essere usato anche come scatto in avanti che colpisce i nemici e velocizza la pulizia di alcune aree. Dopo averlo premuto però diventa utile usare anche i colpi deboli che possono dare il via a combo più focalizzate che fanno da apertura per un colpo più potente che coinvolge nuovamente l’attacco forte. A questo si uniscono quattro abilità che possono andare dal potenziare l’attacco o la difesa, restituire un po’ di barra per eseguire la mossa speciale o eseguire direttamente un colpo che potrebbe essere utile contro alcuni nemici come per esempio quelli muniti di scudo. C’è poi la barra dal Rage e addirittura attacchi combinati con alcuni elementi del proprio esercito. In molte missioni poi potremo scegliere un alleato da muovere in battaglia ma anche di cui prendere il controllo, lasciando l’altro alla CPU. Inoltre vi ricordo che tutte le missioni che permettono la presenza dell’alleato, possono essere anche giocate con un altro giocatore anche tramite split-screen. Sicuramente una valida aggiunta per chi vuole fare a botte in compagnia.

Il problema della ripetitività del genere è ovviamente presente anche qui, ma è importante evidenziare che la quarantina di personaggi del roster possono garantire una certa varietà. Questa è da attribuire principalmente alla tipologia di armi che vorrete usare. Ogni eroe nasce con un’arma specifica, ma può essere cambiata per farlo specializzare anche con le altre. Questa dinamica cade un po’ quando si capisce che il move set dei personaggi è legato alla tipologia di arma che impugna e che specializzarli con strumenti diversi da quello in dotazione fin da subito, diventa presto dispersivo. Un po’ troppo efficace invece la funzione dell’attacco potente che proietta in avanti e colpisce, visto che permette di sbaragliare centinaia di nemici semplici con il minimo sforzo. Alcuni lo apprezzeranno perché velocizza gli scontri, altri lo troveranno troppo risolutivo, almeno finchè non si incontra un nemico più potente. In quel caso diventa utilissimo, se non fondamentale, imparare a usare la guardia anche al livello di difficoltà normale e questo per fortuna rende gli scontri un pochino più tecnici.

A parte alcuni piccoli cambiamenti nel gameplay, la componente che è stata maggiormente rivista è quella visiva. Finalmente è stata abbandonata la grafica più realistica per abbracciare un cel-shading che impatta alla grande sui personaggi e restituisce modelli curati e dettagliati che sembrano uscire da un anime di qualità. Meno belli da vedere invece gli scenari, che sembrano aver ignorato questo cambio di rotta e rimangono un po’ troppo anonimi. Belle le animazioni, accompagnate da 60 frame per secondo costanti, presenti anche quando si gioca in split-screen (questo su Xbox Series X). Un po’ migliorata poi l’apparizione degli eserciti che ora si verifica in modo molto meno evidente. Nulla da dire sulla componente audio che svolge il compito senza stupire ma che ci accoglie con sonorità orientali eccellenti e con un doppiaggio validissimo e ben enfatizzato.

Samurai Warriors 5 prende la strada più semplice proponendo un prequel, cambiando parzialmente la componente grafica e proponendo bene o male il gameplay che conosciamo da anni. Per chi inizia ci sono sicuramente musou più interessanti e meglio confezionati come Hyrule Warriors: L’era della Calamità o più particolari e ibridi come Persona 5 Strikers, ma per chi vuole un picchiaduro a scorrimento classico (perché in fondo di questo si tratta), Samurai Warriors 5 si dimostra una discreta scelta. Bisogna però essere consapevoli dei limiti di questo genere senza aspettarsi nulla di diverso rispetto a quello che già si è visto in altre uscite analoghe. Solo a quel punto potrete affilare la spada e conquistare il Giappone.
- – Racconta le origini di Nobunaga Oda
- – Gameplay veloce e frenetico
- – Tanti personaggi e armi
- – Eroi fluidi e in cel-shading
- – C’è lo split-screen
- – Nulla di realmente nuovo
- – Storia non così semplice da seguire
- – Più di nicchia rispetto ad altri musou
- – Ripetitivo come sempre
