Negli anni 90’ l’allora Squaresoft decise di provare a dar battaglia addirittura alla celeberrima saga di The Legend of Zelda sul suo stesso terreno. Nel 1993 arrivo infatti su SNES Secret of Mana, il primo (e tutt’oggi più celebre) capitolo di una saga che con il tempo sarebbe andata sparendo per lasciare spazio alle altre produzioni a cui l’attuale Square-Enix ci ha abituato. Il gioco però è stato ricordato con passione ed amore dai veterani dell’epoca, tanto da essere incluso tra i software che hanno accompagnato il lancio del SNES Mini anche qui in Europa. Per ridare lustro a questo amatissima vventura, si è pensato di creare un remake in uscita su PC, PSVita e PS4 (versione da noi testata), con una manovra che sulla carta avrebbe solo portato vantaggi. Il punto però è che in 25 anni le cose sono cambiate e di conseguenza ci si aspetterebbe una serie di variazioni che possano mantenere inalterata la freschezza di un gioco tanto amato.
La trama che il gioco ci racconta è molto semplice ma in linea con quelle di quegli anni: durante una piccola escursione con i propri amici, Randi (ma potrete chiamarlo come volete, così come gli altri personaggi principali) cade in una vallata e si trova a dover raccogliere una spada per poter liberar il passaggio verso il suo ritorno a casa. La spada incastonata in una roccia che il giovane estrae è però la Mana Sword, una potente arma che teneva imprigionate le forze le male. Dopo essere tornato al villaggio ed essere stato bandito per via della sua azione, dovremo intraprendere con lui un’avventura che lo porterà a ripristinare i poteri della spada attraverso otto speciali templi. Nel mentre si accoderanno ulteriori compagni come Prinn e il folletto Popoi, aumentando le possibilità tattiche e fornendo ulteriori retroscena ad una trama semplice ma anche appassionante ed epica, specie nel finale.

La storia procede così come procedeva in passato, ma l’aver ricreato il titolo con i poligoni ha messo in evidenza alcuni problemi non da poco. Il primo si ha proprio parlando della storia. Lo stile dei personaggi è stato mantenuto il più possibile fedele a quelli 2D ma lo sforzo produttivo in questo ambito è stato molto scarso. Le animazioni non sono infatti nulla di particolare, ricordando quelle che abbiamo visto due decadi fa sulla prima PlayStation. Se l’effetto potrebbe anche essere voluto, è difficile scusare l’immobilità dei personaggi durante i dialoghi: anche quando la storia incalza, ci troveremo a guardare modelli poligonali che non muovono nemmeno la bocca quando parlano tra loro, rendendo in alcuni casi anche difficile capire chi sta pronunciando la battuta. L’aggiunta delle voci è sicuramente gradita (presente sia in inglese che in giapponese) ma vedere alcuni personaggi non cambiare nemmeno espressione in base alla situazione del momento crea un gap narrativo francamente incomprensibile.

Il gameplay che regge il gioco è cambiato solo in parte e lascia anch’esso dietro di sé parecchi dubbi e domande. L’esplorazione della mappa e la mappa stessa non sono state modificate, rispettando la geografia pensata nel 1993; quello che però è cambiato è l’approccio che ora è completamente tridimensionale. Pur essendo un JRPG, Secret of Mana non propone battaglie a turni ma un particolare ibrido che strizza l’occhio al già citato The Legend of Zelda: il combattimento avviene in tempo reale e premendo il tasto dedicato potrete eseguire colpi di spada a ripetizione; il punto però è che solo il primo colpo infliggerà danni concreti, visto che tra un colpo e l’altro si riempirà una barra a fondo schermo che rappresenta una percentuale con l’efficacia dell’attacco. Solo quando questo raggiunge il 100% avremo nuovamente il massimo danno. Se poi manterremo premuto il tasto potremo eseguire un colpo caricato che effettuerà ancora più danni. Questa meccanica un tempo era relegata alle quattro direzioni cardinali in cui i personaggi potevano rivolgere lo sguardo; ora che il movimento è tridimensionale, può capitare di eseguire qualche colpo a vuoto, cosa perdonabile all’inizio ma decisamente più problematica nelle battute finali.

Questa tridimensionalità aumenta anche un problema relativo ai compagni di squadra. L’essere “accodati” al personaggio che abbiamo nominato leader del party, saltuariamente li blocca in zone da cui non riescono ad uscire, e se ciò avviene mentre si cerca di scappare da un combattimento, vi troverete con due membri morti in una situazione tutt’altro che semplice. Aggiungiamo il fatto che gli oggetti per riportarli in vita sono piuttosto costosi, e vi troverete a muovervi sperando che nessuno sia rimasto indietro. E già che si parla di oggetti, è importante far notare che gli equipaggiamenti non sono indicati quando già in possesso, obbligandoci ad entrare nel negozio per vedere gli articoli che ha in vendita, uscire per controllare nel proprio menu ed eventualmente rientrare nello shop per fare i giusti acquisti…

I problemi che questa versione di Secret of Mana porta con sé non fanno certo onore al capitolo originale, rendendolo uno dei remake meno riusciti poiché troppo focalizzato nel non modificare nulla. Il punto però è che l’anima di Secret of Mana, quello vero, è presente anche in questa uscita un po’ raffazzonata. Le musiche sono state ri-arrangiate ma potete comunque passare da quelle nuove a quelle classiche in ogni istante, la mappa in alto a destra è ancora disegnata con i pixel e più in generale il gioco è comunque lo stesso, con quella magia che sarà anche un po’ datata ma è comunque piacevole da scoprire. Il consiglio è di capire quello che desiderate: chi non ha mai giocato il titolo dovrà passare sopra ad alcune scelte discutibili (la scomodità dei menu) e la sola lingua inglese, ma potrebbe anche coinvolgere altri giocatori per guidare gli altri membri del party che così eviteranno di mettersi nei guai quando incontreranno un ostacolo.

Il prezzo di 40 euro non è basso in questo caso ma la storia che si andrà a vivere saprà dare emozioni anche attraverso modelli poligonali eccessivamente statici. Chi invece lo ha amato in passato potrebbe avere il dente avvelenato per la scarsa cura che è stata riservata a questo piccolo gioiello e, in quel caso, o si torna a giocare con la cartuccia gelosamente conservata, o si fa proprio un SNES Mini che costerà anche il doppio, ma vi permette di giocare il gioco nella sua versione originale e vi mette a disposizione altri venti titoloni indimenticabili.
- – Storia semplice ma magnetica
- – Progressione dei personaggi azzeccata
- – Musiche riarrangiate ma presenti anche in versione originale
- – Problemi con i menu
- – Problemi con la IA del proprio party
- – Personaggi troppo statici nelle cutscene
- – Testi in inglese
