Shenmue I & II – Recensione

Tra i giochi che sono entrati nella leggenda c’è sicuramente Shenmue. La creazione di Yu Suzuki (personaggio di spicco di SEGA che ha dato i natali a videogame come Out-Run!, Hang-On e Virtual Fighter) ha fatto da apripista al concetto del videogioco moderno, con una storia e una cura nei dettagli che stupiscono ancora oggi. La sua intuizione non fu però quella di far giocare un’avventura, bensì di calarci in un mondo digitale realistico e così ben caratterizzato da farci addirittura affezionare a personaggi primari e secondari. Particolare di ulteriore rilevanza sta nel narrare una storia che, pur con due capitoli all’attivo, finirà solo tra un anno, con l’uscita dell’attesissimo Shenmue 3 per il 27 agosto 2019. Per prepararci a questo evento tanto atteso quanto temuto, SEGA ha riportato su console i due capitoli già pubblicati nel 1999 e 2001 su Dreamcast con Shenmue I & II, permettendo così a tutti di (ri)giocarli e di prepararsi alla fine del viaggio di Ryo Hazuki. Vediamo com’è andata.

Come facilmente preventivabile in Shenmue I & II sono presenti i due titoli, installabili e selezionabili in maniera indipendente dal menu di sistema della propria console. Inoltre potrete anche importare il salvataggio del primo episodio nel secondo, così da trasportare con voi alcune scelte vissute nella vostra storia. Fornendo una breve descrizione di entrambi i capitoli qui contenuti, iniziamo proprio dalla trama: in Shenmue impersonerete Ryo Hazuki, un giovane che rientrando a casa la sera del 29 novembre 1986, assiste all’omicidio del padre da parte dello spietato Lan Di, misterioso antagonista che conosce le arti marziali e non si fa problemi ad usarle nel peggiore dei modi.

Tutto il primo episodio si svolge in Giappone, a Yokosuka, una cittadina che è stata fedelmente riprodotta rispettando il periodo storico in cui si ambienta la vicenda. Per farlo non ci si è limitati a ricreare strade e luoghi, ma anche le condizioni atmosferiche che si sono realmente verificate durante il trascorrere dei giorni. La ricerca dell’assassino porterà Ryo a svelare segreti di famiglia sepolti, ma ci condurrà attraverso eventi ora movimentati, ora più esplorativi, con una maggiore predominanza di questi ultimi. In altre parole in Shenmue passerete molto tempo a chiacchierare con NPC utili per far avanzare il registro delle attività, così da sbloccare l’evento successivo.

Quello che può sembrare molto lento al giorno d’oggi… in effetti lo è. Dover aspettare l’apertura di un bar o l’apparire di un NPC davanti ad un negozio quando mancano ancora sette ore (parliamo di tempo in game e non reale, ma non è comunque poco) potrebbe sembrare folle se non fosse che nelle strade della cittadina sono presenti diversi modi per passare il tempo. Un po’ come accade oggigiorno nella serie Yakuza (che deve moltissimo a Shenmue) anche qui potrete trovare sale giochi con cabinati d’epoca con cui giocare per esempio a Space Harrier e a Hang-On. Ci saranno collezionabili da sbloccare, piccoli favori da completare, ma tutto in un ambiente che vuole mantenere l’esperienza il più reale possibile.

Per fare un esempio banale, se cercate un negozio non avrete un menu con la classica mappa da videogame o tanto meno un GPS, ma dovrete cercare il cartello nell’area in cui vi trovate che possa mostrarvi dove siete, facendovi capire dove andare. Queste scelte di design operate nel 1999 funzionano ancora oggi, ma potrebbero andare a compromettere l’esperienza di chi pensa di giocare Shenmue come una classica avventura. Se siete tra questi posso dirvi che anche le fasi ci combattimento, siano esse sviluppate tramite Quick Time Events (che tra l’altro sono stati sdoganati proprio da Shenmue…), siano esse articolate tramite il sistema di mosse e prese che deriva da Virtua Fighter, sono relativamente rare, specie all’inizio, e il solo andare in giro da una parte all’altra a caccia d’indizi potrebbe demotivarvi prima del previsto.

Con Shenmue II le meccaniche del capostipite non vengono toccate di una virgola, ma l’arrivo di Ryo a Hong Kong cambia notevolmente gli equilibri. A Yokosuka ci si muoveva in un ambiente relativamente familiare per il protagonista, con persone che lo conoscevano e che cercavano di aiutarlo, ma a Hong Kong anche Ryo, come noi, si trova spaesato dal luogo e da chi incontrerà, non sapendo più se fidarsi o meno. Questo secondo capitolo possiede più ritmo del predecessore, ma mantiene viva la sua immersività introducendo anche personaggi che personalmente ho trovato più interessanti e meglio scritti. Anche qui verranno a galla ulteriori misteri, compreso quello inerente il finale che lascia tutt’ora con un grosso punto interrogativo e che sarà svelato (si spera) solo nell’agosto 2019. Alcune cose si sono poi evolute introducendo una mappa acquistabile che comparirà ogni volta che visiteremo la zona per cui l’abbiamo comprata, ma ci sarà anche la possibilità di chiedere ad un NPC di accompagnarci in un negozio che non conosciamo, così da evitare inutili ricerche a vuoto solo perché non abbiamo notato un vicoletto laterale.

L’ostacolo della lentezza nella progressione si accompagna con il salto tecnico e tecnologico a cui abbiamo assistito in questi quasi vent’anni. Se nel 1999 Shenmue era qualcosa di impressionante, oggi non può più contare su questa carta. La grafica anzi può essere d’ostacolo agli occhi dei meno informati: seppur leggendario, oggi, nel 2018, Shenmue I & II va considerato come retrogaming. Vi basterà una qualsiasi cutscene per notare una modellazione poligonale squadrata e approssimativa, con texture che sono state ripulite da un filtro, ma solo in modo superficiale. Questa collection infatti aggiunge alcune caratteristiche come il passaggio del formato 4:3 delle TV del 1999 a quelle 16:9 di oggi che agiscono però solo in game e non nelle cut scene, ma non vuole volontariamente modificare l’opera originale, nemmeno nella parte estetica.

Shenmue I & II non è un remake, ma una riedizione che al prezzo di 35 euro circa, propone due pietre miliari dei videogiochi. Le musiche sono ancora oggi perfette, mentre il doppiaggio, specie nel primo capitolo, mi è parso un po’ più basso del resto, quasi lontano. Non è affatto un problema, ma si nota una qualità non proprio eccelsa che oggi fa storcere il naso. Come era lecito aspettarsi poi i due giochi non sono stati tradotti neanche stavolta in italiano, mantenendo le lingue già presenti nell’originale tra cui l’immancabile inglese che non dimostra però particolari difficoltà. Per chi lo volesse è comunque presente sia il doppiaggio in inglese che quello in giapponese, così che si possa ascoltare Ryo nella sua lingua madre, piuttosto che in quella più internazionale.

Shenmue I & II è un’ottima occasione per giocare due pezzi di storia che potrebbero esservi sfuggiti ai tempi per i motivi più svariati. I videogiochi di oggi devono moltissimo a questa saga, ma bisogna considerare che nel frattempo sono avvenuti cambiamenti e perfezionamenti che mettono in luce alcune imperfezioni. Sorvolando sulla grafica datata e su cui si è comunque fatto il possibile per non snaturare le opere originali, prima di passare alla cassa dovreste tenere in considerazione il vostro modo di giocare e di intendere i videogame. Shenmue non ha mai voluto piacere a tutti, ma ha sempre voluto raccontare una storia in ambienti che potessero sembrare vivi anche a distanza di anni. Il suo ritmo blando, lontano anni luce dalle avventure alla Uncharted e dagli action moderni, dovrebbe essere preso in considerazione solo da chi vuole entrare davvero nel mondo di Yu Suzuki, sorridendo davanti alle idee geniali del suo creatore, rese imperfette più dalla tecnologia dell’epoca che ad una svista. Solo prendendovi il vostro tempo e viaggiando insieme a Ryo senza fretta, capirete perché questa saga è leggenda. Diversamente vi sembrerà solo un gioco con una grafica estremamente datata in cui non si sa dove andare perché manca il GPS. I capolavori non sono sempre per tutti.

Pro
  • – Due giochi leggendari in un’unica compilation
  • – Immersivo come pochi altri giochi al mondo
  • – Alcune meccaniche sono ancora oggi innovative
  • – Storia appassionante per prepararsi al terzo capitolo
Contro
  • – Tecnicamente datato
  • – Alcuni giocatori moderni potrebbero trovarlo lentissimo
  • – Controlli in stile “carro armato”
  • – Testi solo in inglese

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