Respawn Studios, il single player e la Forza
Lavorare su un gioco di Star Wars dev’essere eccitante quanto terrificante. Negli anni abbiamo scoperto che creare un’avventura degna di essere vissuta (tanto con un controller in mano quanto al cinema), è un’esperienza davvero difficile, un po’ per la materia trattata e un po’ per l’equilibrio che ci vuole per dosare fan service e strizzate d’occhio senza perdere di vista il cuore della famosissima saga. Dopo Star Wars Battlefront II, focalizzato principalmente sul multi giocatore, è stata dunque una sorpresa vedere che Respawn Studios, quelli di Apex Legends e Titanfall, ci avrebbero riportato nella galassia lontana lontana per farci giocare ad un titolo unicamente single player. In questo modo sarebbe stato più facile raccontare una nuova storia, ma questo Star Wars Jedi: Fallen Order sarà solo un antipasto per il capitolo finale della terza trilogia o ci darà la possibilità di giocare a qualcosa di davvero convincente?

Sapendo quanto i fan si siano divisi con gli episodi VII e VIII (in attesa del IX in arrivo dal 18 dicembre), gli sviluppatori hanno scelto il periodo d’ombra tra episodio III ed episodio IV, un po’ prima che un giovane Luke parta da Tatooine, ma dopo che Anakin si è tramutato in Darth Vader. In questo periodo l’Impero è al suo apice e con l’ordine 66 ha avviato l’epurazione dei Jedi, cacciandoli ed eliminandoli inesorabilmente. Uno di questi è Cal Kestis, nascosto sul pianeta Bracca, luogo in cui si smantellano navi spaziali e si muore facendolo. L’introduzione che fa anche da tutorial in modo molto rocambolesco ci porta a fuggire, inseguiti da un Impero che ora sa a chi dare al caccia. Con una sua nuova squadra, Cal inizierà un viaggio su vari pianeti, alcuni già conosciuti e altri totalmente inediti, alla ricerca di un modo per ripristinare i Jedi nell’universo e farli tornare a combattere contro il nemico. Anche se sappiamo già chi sarà a sconfiggere l’Impero, è impossibile non appassionarsi a questa nuova avventura che tra ambientazioni eccellenti e personaggi credibili (ma quasi mai memorabili) ci porta a vivere avventure inedite che approfondiscono alcuni aspetti della monumentale opera di George Lucas. Non aspettatevi grandissimi filmati ma una narrazione fluida, che ci segue durante le nostre esplorazioni e che rallenta solo quando torniamo alla Mantis, l’astronave che fa un po’ la parte del Millennium Falcon, senza poter però contare sul suo inimitabile fascino. La comparsa di personaggi più o meno celebri per chi ha seguito tutte le pellicole, compresi gli spin-off, lega ancor di più quest’avventura tra spade laser e Forza all’universo di cui porta il nome sulla copertina. E il fatto che non lo faccia mai rimpiangere è già un grande punto a suo favore.

La trama è piuttosto semplice nella struttura, con viaggi di pianeta in pianeta fino ai titoli di coda. Nonostante si parli di Jedi, Impero e Forza, la caratteristica che più mi ha colpito di Star Wars Jedi: Fallen Order è però il gameplay. Crearne uno per un FPS online come Battlefront non è troppo complicato vista l’attinenza con molti altri esponenti analoghi (compreso Battlefield), ma sviluppare un gioco in terza persona senza riportare alla mente i due Il Potere della Forza della scorsa generazione di console, è un altro paio di maniche. Ecco quindi che stavolta l’ispirazione arriva dai soulslike e più nello specifico da Sekiro, titolo che, visto l’uso della katana, si presta ed essere introdotto nel nuovo Star Wars. Ai colpi standard si affiancano quelli potenziati dalla Forza, potere che si presta anche ad usi più classici come la spinta e a rallentare il bersaglio. Ovviamente non possono mancare le parate, sia quelle classiche che vanno però a danneggiare la vostra postura, che quelle perfette, capaci di incrinare la postura nemica, così come di respingere al mittente i colpi dei blaster dei poveri Stormtrooper. Non va poi dimenticata la possibilità di modificare la propria spada laser rendendola doppia e potendo così emulare le mosse più coreografiche di quel gran figo di Darth Maul.

Eppure la caratteristica più evidente e sorprendente del gameplay arriva dalla struttura delle mappe e del gioco che, in pratica, si rifanno alla concezione dei metroidvania. I ragazzi di Respawn Studios hanno creato mappe di vari pianeti, collegate tra loro dalla Mantis, quasi fosse il classico ascensore di Metroid. Ecco che quindi, dopo un prologo altamente spettacolare ma anche lineare, ci troveremo sul primo dei tanti pianeti proposti, con una mappa in 3D che ricalca le dinamiche di quelle uscite, con passaggi evidenziati in giallo quando potremo usarli e altri in rosso quando invece non avremo ancora le abilità per attraversarli. La loro complessità è notevole, con passaggi su più livelli, porte che “si aprono dall’altra parte” e che quindi sbloccano scorciatoie anche importanti e una serie di dinamiche che favoriscono l’esplorazione e soprattutto la voglia di farlo. Anche il ritorno obbligato alla Mantis dopo essere arrivati alla “fine” di un pianeta (non esiste la scorciatoia da menu “torna alla nave” una volta raggiunto l’obiettivo) avviene sempre da un percorso alternativo e quindi ci mostra un modo diverso per percorrere la mappa che all’andata abbiamo attraversato con fatica. Il fatto poi che i nemici vengano rigenerati ogni volta che riposerete alle zone di meditazione (identiche al falò di darksoulsiana memoria) scongiura il pericolo di riattraversate aree senza avversari. Questi poi sono molto vari, dai poveri Stormtrooper armati di blaster, passando per le loro varianti con lanciarazzi e lanciafiamme e arrivando anche a droidi corazzati, guardie imperiali, creature mostruose di varie forme e dimensioni e alcuni iconici veicoli.

L’attinenza totale al mondo di Star Wars è stata ricreata grazie ad un comparto tecnico convincente. I pianeti sono tutti caratterizzati con abilità, sia quelli mai apparsi prima, sia quelli che invece hanno già avuto un qualche ruolo all’interno della galassia lontana lontana. Talvolta manca la pulizia assoluta che ci si aspetterebbe da una produzione con questo nome sopra, ma si tratta principalmente di qualche compenetrazione poligonale un po’ strana a ridosso di muri e ostacoli, incapace però di rovinare l’azione e il feeling generale. Cal è modellato ottimamente, ma è soprattutto attraverso le animazioni che lo portano a muoversi sullo schermo che la magia si realizza: le mosse con cui termina gli scontri, i diversi colpi effettuati con la spada laser, le capriole, le parate e le schivate, unite agli iconici effetti e alla colonna sonora creano momenti esaltanti. Poi magari vi chiederete come mai non potete aprire una porta chiusa con la light saber, però lì entra in gioco il level design e, siccome è davvero ben realizzato, non ci si fa troppo caso. Infine, a chiudere il discorso sull’eccellente sonoro, ci pensa il doppiaggio, ben recitato anche in italiano e perfetto per restituirci l’impatto cinematografico che ci si aspetterebbe.

Star Wars Jedi: Fallen Order sceglie di concentrarsi su un’avventura esclusivamente single player e già per questo molti giocatori gli vorranno bene. Per fortuna però, il progetto è supportato da una trama interessante ma soprattutto da un gameplay che invoglia a giocare già solo per il fatto che è divertente esplorare e combattere. Sugli appassionati avrà sicuramente un fascino maggiore, ma grazie alla bontà generale, anche un giocatore che cerca solo un valido action adventure dovrebbe dargli una possibilità. Ricordando talvolta Uncharted, i soulslike e i metroidvania i paragoni si sprecano, ma tutti questi generi mischiati insieme all’universo di Star Wars, ci portano uno dei giochi migliori di questa fine 2019.
- – Una bella storia
- – Esplorazione e scoperta
- – Combat system reattivo
- – Tanti pianeti e nemici
- – Animazioni eccellenti
- – Comparto audio perfetto
- – Sistema di combo non profondissimo
- – Qualche compenetrazione poligonale
- – Non proprio originale…

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