Un inizio controverso per il re dei picchiaduro
A sette anni dal quarto episodio e dopo due edizioni rivedute e corrette, è arrivato sugli scaffali fisici e digitali Street Fighter V. Di solito l’uscita di un nuovo capitolo ufficiale di questa incredibile serie viene accolta con entusiasmo e devozione, eppure questa volta qualcosa è cambiato. Con la scelta di Capcom di abbandonare il vecchio metodo inaugurato dalla Champion Edition dell’immortale Street Fighter II, si è reso preferibile un modello di aggiornamento di roster e di bilanciamento nel gameplay da gestire tramite patch e download gratuiti. La notizia di non dover già preventivare almeno due versioni per ottenere uno Street Fighter V definitivo ha immediatamente esaltato tutti eppure, dopo l’uscita, in molti hanno avuto l’impressione che il gioco sia solo lo spettro di quello che sarebbe dovuto essere.

Da un picchiaduro del 2016 ormai ci si aspetta una serie di contenuti abbastanza vasti: modalità Arcade, modalità Storia, Training, Survival, Time attack, Versus tra due giocatori, magari la possibilità di organizzare tornei casalinghi, più una serie di opzioni per gestire i combattimenti online. Senza girarci troppo intorno, Street Fighter V delude proprio su questo versante. Premesso che il gioco inizierà ad essere espanso gratuitamente già a partire da marzo con l’arrivo del primo lottatore extra, a cui mensilmente ne seguiranno altri cinque tutti acquistabili anche con la moneta di gioco, quello che ci si trova davanti in queste primissime settimane dà l’idea di un titolo che sia stato messo in vendita senza essere stato realmente completato. In molti lo hanno definito un Early Access a prezzo pieno dando il via ad una tempesta di utenti insoddisfatti che ha fatto il giro del mondo. Attualmente il gioco offre uno Story mode per ciascun personaggio incredibilmente povero, fatto di qualche vignetta statica e composto da un massimo di tre incontri da appena un round.

Oltre a ciò, è fortunatamente presente una modalità Survival che rappresenta però l’unico motivo per cui un giocatore che ama il single player dovrebbe avviare il titolo. Questo è strutturato in quattro differenti difficoltà che richiedono di sconfiggere dieci, trenta, cinquanta e infine cento avversari consecutivi, offrendo tra un match e l’altro, la possibilità di spendere il punteggio ottenuto per ripristinare la salute, per riempire una barra o per ottenere degli svantaggi che attiveranno dei moltiplicatori. Oltre a questa piacevole trovata, al massimo potreste allenarvi in un training ben sviluppato e con tanto di scorciatoie per far eseguire all’avversario il movimento desiderato. A giugno arriverà gratuitamente il vero Story mode, a marzo si sbloccheranno le sfide giornaliere e si spera in qualche altro contenuto, ma attualmente chi pensa di potersi divertire in solitaria ha davvero pochissimo chance.

Per gli amanti della competizione online invece le cose vanno un po’ meglio, anche se i margini per migliorare ci sono tutti. Street Fighter V offre un comparto multigiocatore cross-platform tra PlayStation 4 e PC e il fatto che le icone dell’online siano le più grandi nel menu principale dà un forte indizio in questo senso al giocatore appena arrivato. Purtroppo le possibilità offerte rimangono molto limitate anche in questo caso: oltre alla scelta tra match amichevoli piuttosto che classificati non c’è molto altro, se si esclude la possibilità di vedere la classifica dei migliori lottatori e di sbirciare il loro ultimo combattimento. Anche la creazione delle lobby è estremamente limitata, permettendo l’ingresso a soli due partecipanti e intralciando la possibilità di affrontare modalità come per esempio la King of the hill in cui chi vince continua a giocare e chi perde si rimette in coda. Oltre ai limiti appena citati ci si mette poi anche un netcode non sempre stabile e una matchmaking che a volte sembra girare e vuoto e fatica a trovare giocatori.

Ammetto che fin qui la situazione è piuttosto drammatica e io stesso ho iniziato chiedermi se la scelta di Capcom di affrettare l’uscita solo per inserire il titolo negli e-sports di quest’anno, non sia stata controproducente per la salute di un brand a cui moltissimi giocatori non professionisti – quindi più del 99 per cento dell’utenza – sono affezionati. Questa mia domanda ha però dovuto fare i conti con il gameplay che si dimostra ancora una volta favoloso. Anche se i personaggi attualmente sono solo sedici, la loro differenziazione è netta in moltissimi aspetti. Se con le vecchie glorie ci si trova subito a proprio agio e si apprezzano alcune leggere modifiche come il calcio rotante di Ken che va a salire premendo il tasto potente o il colpo a distanza di Nash che abbandona l’esecuzione a carica per diventare eseguibile con il quarto di giro da giù verso avanti, con i quattro nuovi arrivi e comunque anche con alcuni ritorni meno famosi, si scopre rapidamente un sistema di gioco incredibilmente flessibile e capace di offrire a tutti almeno un lottatore perfetto per il proprio stile di combattimento.

Per ora mancano ancora le sfide dedicate all’esecuzione delle mosse, quindi per imparare i vantaggi di ogni lottatore dovrete testarlo nel training scrutando una move list non esagerata ma perfetta allo scopo. Scoprirete così che il focus attack presente nel quarto episodio ha lasciato il posto ad altre tecniche chiamate V-Skill, V-Trigger e V-Reversal. Queste sono uniche per ogni personaggio, con Ryu eseguirà una potente parata con la V-Skill ed elettrificherà e potenzierà le sue mosse speciali con il V-Trigger, Ken si infiammerà eseguendo mosse più ampie e con più colpi, Rainbow Mika chiamerà rapidamente un supporto per attaccare l’avversario e via di questo passo tra abilità di attacco e di difesa. Non mancano poi le classiche super mosse, le special potenziate usando un segmento della barra e, più in generale, quel gameplay che ha reso questa saga così importante. Non bisogna inoltre dimenticare che anche i normali colpi hanno ora un impatto maggiore sul match, con danni più consistenti che permettono un po’ a tutti di divertirsi. Inutile comunque avvisarvi che chi ha difficoltà nell’eseguire il classico “hadoken” avrà ben poche speranze di vincere, se non allenandosi con determinazione per iniziare a sparare quella malefica bolla.

Per realizzare questo quinto capitolo, Capcom ha scelto di utilizzare l’Unreal Engine, motore grafico piuttosto insolito per chiunque voglia realizzare un titolo prettamente giapponese come questo. Se all’inizio la scelta potrebbe apparire azzardata, con il look di alcuni personaggi che appare forse eccessivamente tozzo, dall’altra ho notato una pesantezza nelle cadute e nei colpi inferti che non ricordavo nei capitoli passati. Pur non ambendo al realismo di altri picchiaduro, mi sono accorto che questa maggiore potenza viene qui meglio espressa e ciò non può che essere un bene. Il gioco scorre via fluido e con animazioni eccellenti, e solo i fanatici che contano i frame per gestire il proprio stile di combattimento si accorgeranno della mancanza o meno di movimenti più o meno secchi, seppur mai e poi mai scattosi. Il design con cui vengono rappresentati i nostri diventa invece una questione di gusto personale e se da una parte non riesce a convincermi il look del nuovo Ken, dall’altra è piuttosto impressionante vedere in movimento il vecchio Dhalsim o quel simpatico gigante di Zangief. Il comparto audio si dimostra invece convincente su tutta la linea, con musiche inedite ben ritmate e soprattutto con alcuni bellissimi riarrangiamenti dei vecchi temi che non potranno fare a meno di esaltare tutti gli appassionati di lungo corso.

Street Fighter V è un gioco in continua espansione, tra personaggi extra e modalità aggiuntive e questo bisogna tenerlo bene a mente per poterlo valutare il più obbiettivamente possibile. Il suo vero, grosso problema però è che ha affrontato un lancio a prezzo pieno senza essere davvero pronto. La mancanza della quasi totalità di modalità single player e un comparto online sicuramente migliorabile sono difetti notevoli che, giustamente, hanno stizzito un po’ tutti gli acquirenti del primo giorno. Il fatto che questi problemi vengano risolti in futuro, non lo rendono oggi l’ottimo titolo che sarebbe dovuto essere. Il gioco per fortuna ha preservato intatto il suo favoloso gameplay, ma poterlo sfruttare in così poche modalità è davvero un gran peccato. Il nostro consiglio per chiunque non sia un super appassionato, è quello di attendere pazientemente almeno fino a giugno, mese in cui saranno già state pubblicate diverse patch correttive e in cui arriverà uno story mode più interessante dei vari prologo ora presenti. A quel punto potrete iniziare a gustarvi il titolo che in teoria sarebbe sempre dovuto essere fin da questo tremolante inizio. Chi invece non resiste potrà iniziare a divertirsi fin da subito, accumulando anche un po’ di valuta in game per l’acquisto dei nuovi lottatori, ma non potrà fare a meno di desiderare ardentemente l’arrivo degli update futuri.
- – Gameplay profondo come sempre
- – 16 lottatori ottimamente diversificati
- – Divertente e vario il survival, discretamente funzionale l’online
- – Sempre fluido e con un’ottima gestione dei colpi
- – Musiche notevoli tra nuove entrate e vecchie glorie
- – Contenuti per giocatore singolo quasi assenti
- – Matchmaking non così reattivo come ci si aspetterebbe
- – Alcuni problemi di lag possono rovinare gli incontri
- – Scenari non al top
