Super Mario Odyssey – Recensione

Quando Nintendo Switch è uscita, è stata accompagnata da quel capolavoro di The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Per qualcuno quel singolo titolo poteva sembrare troppo poco per capire il reale valore della console e non era raro sentire frasi del tipo, “vediamo che succede nei prossimi mesi”. L’obiettivo di moltissimi scettici o comunque di giocatori che non volevano rischiare un abbaglio, magari perché scottati da Wii U, era il nuovo Super Mario Odyssey, il gioco che avrebbe riportato sotto i riflettori il piccolo idraulico baffuto come non si vedeva dall’incredibile Super Mario Galaxy 2. Ora la nuova Odissea della mascotte Nintendo è finalmente arrivata in pompa magna e dopo tante ore giocate e, soprattutto, tante Lune raccolte, è giunta l’ora di raccontarvi cosa ne pensiamo di questo titolo tanto atteso e spesso bramato.

Ve lo devo dire? Ok: Bowser rapisce Peach e Mario intraprende un viaggio per riportarla in salvo. Per l’ennesima volta la storia ci dà il solito pretesto per rimetterci in movimento tra monete e blocchi, con l’unica differenza che ora il Re dei Koopa vuol fare le cose in grande, organizzando addirittura il matrimonio con la principessa del Regno dei Funghi. Nel tentativo di salvataggio che vedremo nel filmato iniziale, il cappello del nostro Mario farà una brutta fine, ma verrà immediatamente rimpiazzato dal celebre Cappy, copricapo parlante che è poi la più grande novità di quest’avventura. Con la sua sorellina rapita anch’essa da Bowser per adornare la testa di Peach al matrimonio, Cappy si unisce a Mario per fargli rimettere in funzione la Odyssey e iniziare così la missione di recupero. Per chi se lo stesse chiedendo la Odyssey che dà il nome al gioco altro non è che una sorta di astronave a forma di cilindro che servirà ai due eroi per viaggiare tra i mondi che ci porteranno da Bowser. Per volare però avrà bisogno di energia, e l’unico modo per alimentarla sarà caricare nel suo serbatoio delle Lune che potremo trovare nei luoghi in cui approderemo.

La progressione attraverso il gioco avviene in due fasi abbastanza distinte. Appena arrivati in un mondo si ha una “missione principale” da portare a termine, solitamente legata all’inseguimento di Bowser o dei suoi scagnozzi che qui svolgono il ruolo di wedding planner. In questa fase ci si muove seguendo una sorta di “strada” più o meno tracciata che ci fa attivare alcuni checkpoint, utili in seguito per il viaggio rapido, oltre che esplorare in modo comunque abbastanza superficiale la zona di quel momento. Una volta completata questa prima parte che ci farà finire in tasca un quantitativo di lune che non supera la decina, si torna alla Odyssey per verificare se un nuovo mondo è a portata della nostra nave. Se lo è, ci si può imbarcare verso la prossima meta e affrontare le sue “missioni principali”, altrimenti occorrerà soffermarsi un po’di più. Premesso che andando avanti occorreranno Lune extra rispetto a quelle recuperabili seguendo solo la trama, va anche detto che finire il gioco limitandosi a recuperare quelle necessarie a proseguire si potrebbe definire un comportamento criminale. La scelta di non bloccare mai il giocatore la trovo giusta nei confronti dei più piccoli che potranno così avanzare, scoprendo sempre mondi nuovi, ma un vero giocatore troverà il vero motivo per continuare a giocare con Super Mario Odyssey nell’esplorazione.

Mario è sempre Mario e ogni sua nuova uscita riesce ad apparire familiare tanto a chi lo segue da 30 anni, quanto per chi lo ha conosciuto solo oggi. Super Mario Odyssey però, riprende il concetto esplorativo visto prima in Super Mario 64 e poi in Super Mario Sunshine. Gli ultimi giochi del protagonista, compresi i due Galaxy e Super Mario 3D World, erano molto più limitati in questo ambito, fornendoci livelli con punti d’inizio e altri d’arrivo. Stavolta il concetto è simile solo quando si affrontano le missioni che per comodità ho definito principali. Il fatto è che le Lune presenti in un singolo mondo possono superare anche la cinquantina, facendo subito capire quanto la loro caccia sia fondamentale per godersi al massimo il gioco. Essendocene in totale più di 800, non tutte sono legate a boss da sconfiggere o a punti difficili da raggiungere, ma possono saltare fuori anche da attività apparentemente più semplici. In alcune zone dovremo raccogliere cinque frammenti di Luna per farne comparire una intera, un po’ come accade con le monete rosse. In altri casi basterà avere un buon colpo d’occhio nello scovare Captain Toad e in altri ancora basterà calciare più e più volte quella che potrebbe sembrare una semplice pietra. Di esempi ne potrei fare molti altri, ma servirebbero solo a rovinarvi il piacere della scoperta, una caratteristica che rende Super Mario Odyssey unico nel suo genere. Arrivare in un nuovo mondo infatti elettrizza per la novità in sé che ci obbliga a conoscere una nuova mappa, ma anche per le possibilità offerte, spesso legate a doppio filo a Cappy e alla sua abilità di Cap-Tura.

A dispetto delle decine di giochi che integrano level up, abilità da acquisire e più in generale una progressione sempre più dettagliata, Mario rimane lo stesso per tutta la sua Odissea. Addirittura rinuncia ai classici power up come il Super Fungo, il Fiore d Fuoco, la Campanella o la Foglia, limitandosi alla raccolta di monetine e di cuori in grado di ripristinare la sua salute, normalmente limitata a tre tacche. All’inizio così come alla fine, Mario sarà quindi sempre lui, con la stessa capacità di salto e le stesse manovre che abbiamo imparato a conoscere negli anni, tra salti in lungo e altri a parete. Nonostante questa apparente immobilità, la varietà è spinta all’estremo grazie al potere di Cappy di prendere possesso di nemici e di elementi dello scenario, portando per esempio il nostro nel corpo di un Goomba, piuttosto che in quello di un Pallottolo Bill. Ecco così che Mario potrà appilarsi su altri Goomba nel primo caso e volare per la mappa nel secondo, superando situazioni più o meno complesse ma, soprattutto, permettendogli azioni che, se usate nel modo giusto, potrebbero farci scoprire Lune nascoste. Le trasformazioni eseguibili sono decine ma tutte contestuali, così che non vi trasformerete mai in qualcosa di inutile nella zona in cui siete. Questo concetto spinge ancor di più sul pedale dell’esplorazione, portandoci a battere palmo per palmo ogni possibilità. La cosa geniale è che spessissimo questa nostra curiosità verrà premiata in qualche modo, fosse anche uno scorcio bellissimo da fotografare nella nuova modalità Foto. Ah sì, non vanno poi dimenticate le monete speciali di ciascun mondo, presenti in numero limitato e utili per comprare i vestiti speciali di quella zona. Agghindare Mario con un costume da bagno o con una maschera da immersione sarà spesso fine a se stesso, ma non mancheranno occasioni in cui un costume specifico vi aprirà le porte a sfide altrimenti inaccessibili.

Dover scovare centinaia di Lune rende Super Mario Odyssey un gioco complesso ma non difficile. Al giorno d’oggi sarebbe inutile frustrare il giocatore con vite limitate, così come lo sarebbe se non si fosse pensato ad un sistema di avanzamento che viene dettato dal giocatore stesso. Dopo aver completato le missioni iniziali, ogni mondo subisce delle piccole o grandi modifiche che lo rendono finalmente pronto per l’esplorazione più selvaggia. A questo punto sarete solo voi a decidere se sostare ancora in quel luogo o procedere andando avanti. Ovviamente potrete anche tornare nei mondi già visitati, ma spesso dopo aver imparato a conoscere le dinamiche di un’area, sarete desiderosi di soffermarvi ancora, per scoprire cos’altro propone. Questa curiosità è motivata dal sistema di viaggio rapido che si sblocca dai checkpoint, ma anche dalla scarsa penalizzazione che si ottiene quando si “perde una vita”. In realtà l’unica cosa che perderete saranno dieci misere monetine, recuperabili nel giro di pochi secondi e quindi subito rimpiazzabili. Inoltre se vorrete una mano nella vostra caccia alle Lune potrete avvalervi di due diversi aiuti: il più consigliabile e meno invasivo sta nel rivolgervi a Chiacchierotto, un pappagallo che vi dirà il nome di una Luna non ancora recuperata. Se per esempio questa si chiama “Il segreto nel bacino della cascata”, vi basterà guardarvi intorno, individuare una cascata degna di tale nome e poi iniziare la ricerca nel lago ai suoi piedi. Il secondo tipo di aiuto è più specifico ma costa invece 50 monetine: in questo caso un Toad vi piazzerà sulla mappa il bollino di una Luna non ancora recuperata e starà a voi andare a raccoglierla o, al massimo, capire come farla comparire. Anche in questo ambito è stato quindi fatto un lavoro grandioso, capace di accontentare ogni tipo di giocatore, da quello che vuole fare tutto da solo a chi non disdegna una mano, senza dover andare a cercare soluzioni su internet. E se poi volete proprio essere presi per mano, potete anche selezionare la modalità guidata che vi indicherà sempre dove andare per proseguire.

Arrivati a questo punto potrebbe sembrare inutile ma è importante chiarire l’assoluta eccellenza nella giocabilità di Super Mario Odyssey. Superando di slancio la questione della fisica dei salti (e di moltissime altre evoluzioni) che si dimostra come sempre perfetta, concentriamoci sull’importanza dei controlli. Essendo disponibile per Switch, il gioco può godere di ben quattro configurazioni: i Joy-Con separati e impugnati uno per mano sono la scelta consigliata dal gioco stesso fin dall’avvio, con l’uso dei sensori di movimento per eseguire vari lanci del cappello. Questa possibilità però viene meno nel caso vogliate giocare con i due controller agganciati al corpo della console in portabilità, seppur agitando leggermente l’hardware sia ancora possibile accelerare le scalate di un albero. Il gioco è quindi giocabile al 100% anche in questa modalità, praticamente identica a quando si impugna un Pro Controller o si agganciano i due Joy-Con al guscio in dotazione con la console. Questa semplicità avviene perché i tasti principali sono fondamentalmente due, venendo anche duplicati: A e B faranno sempre saltare Mario e X e Y gli faranno lanciare Cappy. Durante le trasformazioni compariranno sempre le nuove funzioni dei pulsanti e ciò faciliterà ulteriormente un processo di familiarizzazione adatto veramente a tutti. Infine, visto che parliamo di familiarizzare con comandi più o meno classici, non posso che segnalarvi come sia stata ricreata alla perfezione la dinamica dei salti nelle sezioni 2D a 8-bit, capaci di far fare un incredibile tuffo nel passato a chi ha avuto la fortuna di giocare i titoli a cui si ispirano queste fasi, magari negli anni in cui erano appena usciti.

Nintendo Switch avrà anche un hardware meno performante rispetto ad altre console, ma davanti a giochi di questo calibro c’è veramente poco da fare. Ogni aspetto di Super Mario Odyssey è curato all’estremo e se in alcuni casi il design può apparire eccessivamente diverso dal solito, è anche facile finire per apprezzarlo proprio per il suo coraggio nel voler proporre qualcosa di più “realistico” (le virgolette sono d’obbligo). Quando si guarda il mondo dall’alto si può notare qualche albero che compare all’improvviso, così come qualche imperfezioni in lontananza, ma in linea generale tutto quello che vi serve vedere sarà sempre chiaro e perfettamente riprodotto. Anche la telecamera, solitamente cruccio dei platform 3D, non ci ha mai dato alcun problema, seguendo sempre l’azione nel modo che avremmo voluto. Per quanto riguarda invece il level design è impossibile fare appunti di qualsiasi genere, visto che ogni elemento, comprese le monetine, è stato studiato e inserito per un motivo, rendendo una gioia continuare a cercare quell’ultima Luna, così come continuare a correre e saltare solo per il gusto di farlo. Tutto ciò avviene sia che giochiate in portabilità che sullo schermo di casa, con una fluidità sempre invidiabile che renderà naturale e splendido ogni momento passato sul gioco. Non si potrebbe parlare di un vero Super Mario se non ci fosse un comparto audio all’altezza. Il doppiaggio, neanche a dirlo, è assente come sempre, con appena una manciata di frasi ormai celebri ad accompagnarci, ma la stragrande maggioranza del lavoro è fatto dagli effetti sonori e soprattutto dalla soundtrack. Le musiche sono anche oggi dei piccoli capolavori di stile e sonorità sempre differenti, con ritmi di ogni tipo che ci accompagnano in maniera eccellente in qualsiasi situazione. Vi basti sapere che se mi chiedessero di fare una classifica dei miei brani preferiti, sarei davvero in difficoltà. Come nota finale vi segnalo che Super Mario Odyssey può essere affrontato con un secondo giocatore che userà Cappy. In questo modo il gioco divide le funzioni su due controller (che possono anche essere i due Joy-Con) e permette l’ingresso di un amico in ogni istante, trasformando in “doppio” anche le partite originariamente iniziate in singolo. Non è una rivoluzione, ma rimane una simpatica aggiunta per coinvolgere e far divertire anche i meno abili.

Ed eccoci arrivati a tirare le conclusioni. Posso dire senza timore di smentita che chi ha aspettato a comprare Nintendo Switch per vedere cosa avrebbe combinato Mario, ora non ha più scuse. Questo nuovo capitolo riporta al centro l’esplorazione che era un po’ mancata nelle ultime uscite, senza però dimenticarsi di inserire sezioni platform di altissima qualità e difficoltà. Per una precisa scelta di game design queste sezioni saranno però raggiungibili solo dai giocatori più esperti e curiosi, portandoci un gioco dalla doppia natura: giocabile e godibile da chiunque ma complesso e profondissimo per chi vorrà raccogliere fino all’ultima Luna. Tutto ciò senza inserire elementi di frustrazione e anzi ricordandoci che sì, giochiamo per la sfida, ok, giochiamo per vedere mondi sempre nuovi, ma alla fine giochiamo principalmente per divertirci. In questo, e in molto altro, Super Mario Odyssey è un maestro; riesce a farti accendere la console anche solo per farti prendere una Luna o due e poi ti ritrovi dopo ore a chiederti come fa ad essere già sera. L’unico consiglio che possiamo darvi è giocatelo e godetevi ogni mondo, ogni sfida e ogni luna con la curiosità di bimbo. Se invece siete ancora indecisi, allora probabilmente nulla potrà farvi cambiare idea e Switch semplicemente non fa per voi. Il che, se me lo concedete, sarebbe un gran peccato.

Pro
  • – Gameplay maestoso
  • – Esplorazione di nuovo protagonista
  • – Sfide e Lune a non finire
  • – Controlli perfetti in qualsiasi configurazione
  • – Mondi dal meraviglioso (level) design
  • – Musiche orchestrate che canticchieremo a lungo
  • – Giocabile anche in due
  • – Longevità enorme per chi punta ad ogni Luna
Contro
  • – I costumi potevano essere sfruttati di più

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