The Dark Pictures Anthology: House of Ashes – Recensione

La serata horror interattiva arriva alla terza puntata

A ridosso di Halloween torna a mostrarsi il nuovo capitolo dell’antologia di Supermassive Games The Dark Pictures. Dopo la prima avventura su una misteriosa nave e un secondo episodio che ci portava in una cittadina ricca di segreti, House of Ashes propone un setting più semplice e immediato per tutti quei giocatori che vogliono un’avventura a base di prove da superare, personaggi da non far morire e qualche bel brivido.

Il gioco si presenta subito tramite un menu in cui la prima opzione viene identificata come Non giocare da solo. Qui troviamo la possibilità di vivere la storia insieme ad un altro giocatore online, ma anche di affrontare l’avventura in locale insieme a quattro amici, con ciascuno di loro che impersonerà uno dei cinque protagonisti principali. Una soluzione già vista in passato e che qui, vista anche l’ambientazione del tempio sotterraneo, si presta benissimo per un’avventura condivisa. Se invece volete giocare in single player, vi aspetta la modalità Gioca da solo, in cui, mentre la storia andrà avanti, vi troverete a gestire ogni volta un personaggio diverso, esattamente come accadeva in Until Dawn, esclusiva PlayStation, sempre di Supermassive Games. La progressione avviene sempre attraverso sezioni in cui assisteremo ad una grande dose di cut scene e dovremo intervenire quando richiesto per eseguire correttamente un Quick Time Event o per prendere una decisione in un dialogo. A volte si risponde a semplici domande che possono modificare in meglio o in peggio il rapporto con un personaggio, altre volte invece queste scelte possono cambiare alcuni eventi, portando anche alla morte di alcuni di loro. Allo stesso modo premere più o meno efficacemente il tasto giusto al momento giusto può fare la differenza tra la vita e la morte. Tutto ciò, va a ricreare quell’atmosfera da film horror che tanto piace agli appassionati, facendoli prima empatizzare con i personaggi per poi vederli faticare nelle mille difficoltà che li separano dalla sopravvivenza.

Prima ho accennato al fatto che House of Ashes proponga un setting più classico per gli appassionati. All’inizio vivremo un prologo che ci porta al tempo di Naram-Sin e dei suoi guerrieri accadici, ma poi tutto si sposterà nel passato recente, un 2003 che vede gli americani indagare sulle armi chimiche di Saddam. È proprio tramite una ricognizione che i nostri precipiteranno in questo tempio antico e misterioso, finendo presto per essere preda di mostri che non potranno che riportarvi alla mente gli alieni di un certo James Cameron. I protagonisti sono un po’ stereotipati e non rimangono impressi per una scrittura particolarmente brillante, eppure è facile creare un legame superficiale che ci fa simpatizzare per l’uno e per l’altro. Siccome il gioco fa della storia il suo punto di forza, con i già citati cinque protagonisti da far sopravvivere possibilmente fino alla fine, il gameplay generale viene palesemente ridimensionato, pur proponendo alcune sezioni in cui si controlla il soldato del momento in un ambiente tridimensionale a caccia di indizi, tavolette premonitrici e strumenti per proseguire. La libertà in queste sezioni è comunque estremamente bassa e spesso ci si trova ad esplorare gallerie con solo uno sbocco, se non per qualche collezionabile. In aree più ampie invece può essere importante controllare bene l’oggetto con cui si sta per interagire, poiché alcuni, segnalati con un pulsante d’interazione graficamente diverso, manderanno avanti la trama impedendo poi di esaminare ulteriori oggetti nei dintorni che potreste aver momentaneamente trascurato.

Non esistono combattimenti in tempo reale e tutte le scelte si compiono in una finestra temporale più o meno grande, eppure, bisogna considerare che alcune di esse ci permettono di scegliere se agire oppure no. Colpire un nemico che sta fuggendo, anche se compare il quick time event che ci mette nella posizione di farlo, potrebbe non essere sempre la soluzione migliore. Questa possibilità aumenta effettivamente la libertà di scelta, anche se, ad essere chiari, il gioco corre comunque lungo una narrazione unica, che può o meno inserire i personaggi che sono sopravvissuti fino a quel momento. Arrivare in fondo con tutti i personaggi vivi porta ad un finale, farlo con soli tre di loro porterà comunque a qualcosa di simile. Non aspettatevi veri e propri capovolgimenti di fronte, però ci sono parecchio variabili che possono motivare la rigiocabilità per scoprire cosa cambierà facendo scelte diverse. In questo caso, poter giocare il titolo in compagnia aggiunge pepe a quello che succede sullo schermo e può creare bei momenti, anche nel caso si voglia tradire il compagno per salvare la propria pelle.

Tecnicamente House of Ashes mostra diverse incertezze e mette in luce il suo essere venduto ad un prezzo budget di circa 30 euro. Alcuni personaggi appaiono un po’ ingessati, specie durante le fasi in cui ci si muove negli ambienti e la telecamera finisce per andare a scontrare contro la loro testa, impallandosi. Inoltre, anche se giocato su console next-gen, il caricamento delle texture non è dei più rapidi, e capita spesso che alcune inquadrature mostrino prima l’ambiente grezzo e poi l’arrivo della copertura più definita. Sempre in tema di texture, queste non sono particolarmente brillanti quando mostrano le tante caverne in cui ci muoveremo, ma durante le tantissime cut scene di cui il gioco si compone, la cosa si nota un po’ meno. Qui salta all’occhio la realizzazione di alcuni personaggi, non sempre espressivi come vorremmo durante i filmati che li coinvolgono, ma comunque sufficientemente validi per renderli credibili. Il gioco è tradotto completamente in italiano, sia nelle voci che nei testi, e questo favorisce l’impressione di essere davvero davanti ad un film interattivo.

The Dark Pictures: House of Ashes continua nel solco tracciato dai precedenti lavori, ma proponendo il setting del “tempio maledetto” che è un classico dell’horror e non solo, finisce per risultare più immediato e concettualmente semplice per chi lo giocherà. Alla fine lo scopo di questa serie è proporci storie che possano sembrare film interattivi in cui il finale dei personaggi viene scritto dalle nostre scelte e dalla nostra capacità di premere pulsanti; in questo House of Ashes funziona bene. Non caratterizza troppo i personaggi, ma lo fa quanto basta per rendere efficace il gioco di vita o morte tipo degli horror. Si rivela più efficace se giocato insieme ad amici, specie in fredde sere autunnali come queste che stanno arrivando, ma se non siete troppo pretenziosi, andrà benissimo anche giocato da soli, specie se vorrete scoprire i diversi bivi e le diverse possibili morti pensate dai “crudeli” sviluppatori.

Pro
  • – Ambientazione affascinante
  • – 5 personaggi da far sopravvivere
  • – Tante scelte e variabili
  • – Giocare con amici aumenta il divertimento
Contro
  • – Sviluppo abbastanza semplice
  • – Sezioni libere poco interessanti
  • – Graficamente mostra diverse debolezze

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